Dopo l'uccisione di George Floyd, anche i neri delle Barbados si battono contro il razzismo

Manifestanti prendono parte a una marcia di solidarietà a Bridgetown, Barbados, il 13 giugno 2020, sostenendo il movimento Black Lives Matter negli Stati Uniti e opponendosi al razzismo e alla brutalità della polizia a Barbados. Immagine fornita dietro autorizzazione dal Bazodee Magazine.

L'uccisione dell'ennesimo afro-americano, George Floyd [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], per mano di un ufficiale della polizia bianco a Minneapolis, Minnesota, ha scatenato violenti e forti reazioni in tutto il mondo.

Sono esplose proteste anche al di fuori dell'America con le voci di chi ne aveva abbastanza, inclusi i cittadini di Barbados, un'isola ancora in lotta contro le forti disparità razziali, le cui radici affondano in una storia coloniale ben consolidata.

Dall'abolizione della schiavitù nelle colonie britanniche nel 1843 e dall'indipendenza dalla Gran Bretagna nel 1966, la maggioranza nera di Barbados ha fatto grandi passi avanti in campo economico, sociale e politico; tuttavia, durante uno studio sull’identità bianca nei Caraibi, alcuni barbadiani bianchi hanno affermato che il privilegio bianco non esiste.

Nonostante questa percezione, le tensioni razziali nel paese hanno continuato a inasprirsi e, alla luce dell'attenzione internazionale riguardo l'uccisione di George Floyd, non possono più essere ignorate.

I social media, utilizzati dalla comunità nera, sono diventati a Barbados uno strumento fondamentale per parlare contro il razzismo sistemico e interpersonale che molti affermano abbia macchiato la loro anima. Hashtags come #ScreenshotARacist, #DoTheWork, #BlacketyBlackBlackBlack e #SupportBlackBusiness racchiudono insieme il grido di battaglia dei neri di Barbados che stanno coraggiosamente alzando la voce contro l'iniquità razziale.

La ‘Rivolta Popolare’

Tranne la sommossa del 1937, che alcuni panafricanisti sostengono dovrebbe venire chiamata la “Rivolta Popolare”, il paese ha visto pochi disordini politici e sociali.

Ciononostante, queste sommosse sono state cruciali. Sollecitate dall'espulsione di Clement Payne, ben visto dalla comunità nera di Barbados in quanto leader del movimento dei lavoratori e sostenitore della nascita dei sindacati, le sommosse hanno contribuito alla riforma che sfocerà poi nell’indipendenza del 1966.

In “Crisi della tradizione intellettuale”, il professore Ian Boxhill suppone che, essendo stati colonizzati solamente dalla Gran Bretagna e avendo una popolazione nera relativamente passiva, “paesi come Barbados […] non hanno abbastanza turbolenze al loro interno […]. Sembrano avere una propensione al consenso o sono semplicemente troppo pacifici” e, in un articolo sulle relazioni razziali a Barbados, l'insegnante, ora in pensione, Ralph Jemmott ha dichiarato che “in generale, i neri appartenenti al ceto medio tendono a tenersi alla larga dagli impegni civici di massa riguardanti le questioni razziali”.

Questa convinzione dei barbadiani di colore che difendono lo status quo, nonostante le disparità sociali ed economiche tramandate dal razzismo sistemico, è una teoria che è stata nettamente sfatata da molti, tra cui l'attivista Luci Hammans durante la manifestazione per Black Lives Matter nella capitale, Bridgetown, il 13 giugno, dove ha dichiarato:

As we marched today, we took steps of resilience, because to protest in Barbados needs permission and requests […] the Public Order Act was created to stop Black Power protests in Barbados, and to appease the political and economic elite in 1937, because we were not passive then and we are not passive now!

Mentre manifestiamo oggi, adottiamo misure di resilienza, dal momento che per protestare a Barbados si richiedono autorizzazioni e petizioni […] il Public Order Act è stato creato per fermare le proteste del “Black Power” a Barbados e per placare la classe politica ed economica nel 1937, perché non eravamo passivi allora e non lo siamo oggi!

Diversi livelli di razzismo

Molti neri di Barbados hanno subìto in prima persona i danni emotivi del razzismo interpersonale. Tuttavia, il razzismo sistemico rappresenta un altro livello di sofferenza e di rifiuto, esternato da istituzioni societarie che protraggono l'ingiustizia razziale, nonostante viene stabilito di servire tutti i cittadini.

Caratterizzato da regole, codici e pratiche, esplicite e implicite, che creano vantaggi e svantaggi basati solamente sulla razza, il razzismo sistemico ingigantisce le sfide che le persone di colore si trovano a fronteggiare. A Barbados, ciò è evidente quando si tratta di istruzione, sanità, mobilità sociale e, soprattutto, di trasmissione intergenerazionale della ricchezza.

Mentre alcuni utenti sui social media hanno preso parte a un elenco di iniziative volte a sensibilizzare i barbadiani “ALL White (TUTTI Bianchi) o ‘pass-fuh-white’ (il pass dei bianchi) e altri bianchi che vivono a Barbados” su come diventare anti-razzisti, molti bianchi hanno risposto sui social media affermando che la comunità nera di Barbados sta seguendo la tendenza del movimento Black Lives Matter e che il marchio americano di razzismo non ha nulla a che fare con Barbados.

Su Facebook, Risée Chaderton-Charles replicato:

It is quite fascinating to see white/white adjacent Bajans and those seeking the shelter of their privilege try to convince themselves and us that the real reason there is racism in Barbados is because “the blacks” just won’t play nice with them and simply ignore the things they say.
Apparently racism was well on its way to being solved in Barbados until upstart activists—influenced by America and her completely unrelated racism of course—started “bullying” good, kind, decent people who “don’t see colour” and whose magically lily white circle of close friends was just a matter of happenstance.
I swear this is PhD level gaslighting.

È veramente affascinante vedere barbadiani bianchi/quasi bianchi e coloro che cercano il riparo del loro privilegio provare a convincere loro stessi e noi che il vero motivo per cui c'è il razzismo a Barbados è solo perché i ‘neri’ non vogliono comportarsi bene con loro e ignorano semplicemente le cose che loro dicono.
Apparentemente il razzismo a Barbados stava sulla buona strada per essere risolto finché questi attivisti novellini, influenzati dall'America e ovviamente dal suo razzismo a sè, hanno iniziato a ‘bullizzare’ persone brave, gentili e perbene che ‘non vedono il colore’ e la cui cerchia di amici stretti, magicamente bianca come un giglio, è solo puro caso.
Giuro che questa è manipolazione di altissimo livello.

Allo stesso tempo, però, molti giovani barbadiani bianchi hanno offerto il loro sostegno alla manifestazione per Black Lives Matter a Bridgetown.

Attivismo pungente

I giovani neri di Barbados, colti, consapevoli, eloquenti ed entusiasti, non hanno reagito con la passività così spesso attribuita alle generazioni passate. Al contrario, hanno alzato le loro voci per esprimere il senso di ingiustizia e hanno dato inizio a un livello di attivismo digitale estremamente pungente e persuasivo.

Cosa non meno importante, ci sono stati appelli alla comunità nera per riconoscere il potere che essa ha nell'influenzare l'economia locale. In risposta alle insinuazioni, secondo cui offrire sostegno alle attività commerciali degli afroamericani per un giorno, come gesto di solidarietà, equivaleva a incoraggiore l'odio dei bianchi, l'utente di Facebook, Shaka Mayers ha ironizzato:

This was said elsewhere but it bears repeating:
White People: “Black people should show more unity amongst themselves and support one another.”
Black People: “We're holding one day where we do nothing but support one another.”
White People: “THAT'S RACIST!”
Yuh can't ****ing win ?

Questo è stato detto altrove ma vale la pena ripeterlo:
Bianchi: “I neri dovrebbero mostrare maggiore unione tra di loro e sostenersi a vicenda.”
Neri: “Stiamo aspettando solo il giorno in cui non faremo nient'altro che sostenerci a vicenda.”
Bianchi: “QUESTO È RAZZISTA!”
Non potete vincere, ca**o ?

Gli attivisti di Barbados hanno anche preso parte al Blackout Day internazionale il 7 luglio e hanno utilizzato Facebook per puntare i riflettori sugli esercizi commerciali degli afroamericani, impegnandosi a “usare il potere economico per combattere l'ingiustizia razziale e la disparità economica”.

In risposta, alcune attività commerciali, tristemente note per valorizzare il denaro turistico rispetto alle spese locali, sembravano improvvisamente riconoscere l'influsso economico della maggioranza nera di Barbados, e hanno fatto subito marcia indietro nel tentativo di non perdere i clienti. Una simile azienda, che ha tentato di correggere la sua immagine sui social media, è andata subito incontro a un rimprovero digitale sorprendente, evidenziando il fatto che gli attivisti neri di Barbados non si lasciano influenzare facilmente dalle false promesse e rimangono fedeli alla causa di demolizione del razzismo sistemico.

Il loro messaggio è chiaro: non accetteranno più tacitamente lo status quo, il disfacimento del tessuto razzista della società barbadiana è iniziato e non si fermerà finché non avranno intrecciato una nuova realtà in termini di uguaglianza e giustizia per tutti i cittadini di Barbados.

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