Il vincitore caraibico del Commonwealth Short Story Prize 2020 Brian Heap ci parla di storytelling

Brian S. Heap, il caraibico vincitore regionale del Commonwealth Short Story Prize 2020. Screenshot preso dal video YouTube del Commonwealth Writers “#CWprize 2020 Shortlist”.

Questo è la seconda parte di un'intervista doppia. Leggi la Parte 1 qui [it].

Ha registrato il video nel Commonwealth Writers [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] dopo aver saputo che la sua storia, “Mafootoo”, era stata selezionata per il Commonwealth Short Story Prize 2020. Brian Heap definisce lo storytelling come “il più grande successo dell'essere umano”.

Insegnante in pensione ed ex direttore della Philip Sherlock Centre for the Creative Arts all'Università delle Indie Occidentali (UWI) presso il campus Mona a Kingston, in Giamaica, Heap è stato in stretto contatto con lo storytelling per la maggior parte della sua vita: raccontando se stesso, imparando le storie degli altri, rivelandosi un degno custode di queste narrazioni.

Ha anche diretto 15 pantomime giamaicane annuali, ha scritto diversi libri, pubblicazioni di conferenza e articoli, ed è stato onorato con la Medaglia Musgrave in argento dall'Instituto della Giamaica nel 2002.

Dopo la sua selezione come vincitore caraibico regionale del Commonwealth Short Story prize 2020, abbiamo chattato con lui via email parlando della sua storia, “Mafootoo”, dello storytelling in generale, e di cosa significasse questa vittoria per lui.

Brian S. Heap, Vincitore Caraibico Regionale del Commonwealth Short Story Prize 2020. Foto concessa da Heap, autorizzati all'uso.

EL: Sei visto come la luce guida del teato giamaicano. Questa è la tua prima avventura nella scrittura della prosa?

BH:I did do some prose writing many years ago, but I seem to remember that it wasn’t very well received at the time, or so I felt. I sort of convinced myself that I was better at drama and that I should stick to that particular genre. Plus, I was really fortunate to have the University of the West Indies supporting me in getting productions onto the stage. Otherwise, I think drama would have been an overwhelming challenge.

BH: Mi sono dedicato alla prosa alcuni anni fa, ma all'epoca non era molto apprezzata, o così mi sembrava. Mi sono in un certo senso convinto di riuscire meglio nel teatro e dovevo limitarmi a quel genere. Inoltre, fui davvero fortunato ad avere l'Università delle Indie Occidentali a supportarmi nella realizzazione delle produzioni sul palco. Altrimenti credo che il teatro sarebbe stata una sfida impegnativa.

EL: Qual è la differenza tra il raccontare una storia attraverso il teatro e attraverso un breve racconto?

BH: The difference is really between ‘showing’ and ‘telling.’ In drama, I get to work with wonderful shapeshifters called actors who bring the characters to life on stage in all their many dimensions. Good actors will take you into the deep psychological recesses of a character and show that to the audience.

The audience can see the relationships between characters unfold in time and space in front of them and respond accordingly. The audience is ‘reading’ a complex semiotic field of spoken word, gesture, body language, lighting, silence, movement, proxemics and stillness. Largely because of the development of film and television, modern audiences have become very sophisticated and adept at interpreting nuances in the dramatic performance.

Telling a story via the symbolic process of writing it down depends even more heavily on the skills of your audience for its interpretation. I often say that being able to read doesn’t necessarily make somebody a reader. A lot of functionally literate people don’t have the patience to get through a story, much less a novel. Yet, other people will get totally lost in reading a book. I laughed at one comment about ‘Mafootoo’ where the reader said she devoured it ‘in one gulp.’

BH: La differenza è tra ‘mostrare’ e ‘raccontare’. Nel teatro lavoro con meravigliosi mutaforma chiamati attori che danno vita ai personaggi sul palco in tutte le loro dimensioni. I bravi attori saranno in grado di portarti con loro negli anfratti psicologici di un personaggio e mostrare tutto questo al pubblico.

Il pubblico può vedere le relazioni tra i personaggi svilupparsi nel tempo e nello spazio di fronte a loro e reagire di conseguenza. Il pubblico ‘legge’ un complesso campo semiotico costituito da parole, gestualità, linguaggio del corpo, luci, silenzi, movimenti, prossemica e immobilità. Principalmente a causa dello sviluppo del film e della television, il pubblico moderno è divenuto particolarmente sofisticato e abile nell'interpretare le sfumature di una performance drammatica.

Raccontare una storia per mezzo del simbolico processo di trascrizione dipende fortemente dalle competenze del tuo pubblico nell'interpretazione. Dico spesso che il sol fatto di essere in grado di leggere non ci rende lettori. Molti persone istruite e colte non hanno la pazienza di entrare in una storia, ancor meno in un romanzo. O altre persone si perdono completamente nella lettura di un libro. Ho sorriso leggendo un commento su “Mafootoo” in cui il lettore diceva di averlo divorato ‘in un boccone’.

EL: Evadne, la tua protagonista, è una donna senza fronzoli, che va dritta al dunque. Hai mai incontrato una Evadne nella tua vita?

BH: I have met several no-nonsense women like Evadne; not all of them were Jamaican, though many were. I’m sure the same is true for you. Many readers of the story have commented that they know Evadne well, so I’m really encouraged by that kind of response.

BH: Ho incontrato diverse donne concrete come Evadne; non tutte erano giamaicane, ma molte sì. Sono sicuro sia lo stesso per te. Molti lettori della storia hanno commentndo dicendo di conoscere bene Evadne, e la cosa mi ha incoraggiato molto.

EL: Quali progetti futuri hai in mente?

BH: There may be a theatre festival later in the year, but it will probably have to go virtual since it is unlikely that theatres will reopen any time soon, due to COVID-19. I am working on a couple of other short stories which are slowly coming together. I think I’m going to have to pick up the pace if I want to put together a collection!

BH: Potrebbe esserci un festival del teatro verso fine anno ma probabilmente sarà virtuale perchè è difficile che i teatri riaprano presto a causa della COVID-19. Sto lavorando su un paio di altre brevi storie che pian piano arrivano a conclusione. Credo mi debba dare una mossa se voglio mettere insieme una collezione!

EL: Qual è l'importanza dell'umorismo nello storytelling?

BH: The Jamaican practice of ‘tekkin’ serious t’ing, mek joke’ [taking serious things and making jokes of them] is both inspired and inspiring — so, at what should be a tragic moment in the story, a phrase like ‘plug him out’ makes you want to laugh, all the more so because it is given an earnestly straight-faced delivery.

Jamaican language tends to have that effect because it is designed to subvert the English language. I love its frequent juxtaposition of archaic English words and African expressions and syntax, which can be used to sometimes devastating effect. That is not to say that Jamaican language cannot be tender or poetic, which it obviously can, but its wry comic impact can enrich a story immensely. A little humour can lighten the writer’s hand.

BH: La pratica Giamaicana di scherzare sulle cose serie è sia ispirato che stimolante — perciò, quello che dovrebbe essere un tragico momemnto del racconto, una frase come “stacca la spina” fa in modo che tu voglia ridere tanto più perchè ti viene detto con una faccia tosta.

La lingua giamaicana tende ad ottenere quest'effetto perchè designata per sovvertire la lingua inglese. Adoro le sue frequenti giustapposizioni di parole inglesi arcaiche e le espressioni e sintassi africane, che possono essere usate con effetti devastanti. Questo non vuol dire che la lingua giamaicana non possa essere tenera o poetica, poichè ovviamente può, ma il suo pungente impatto comico arricchisce immensamente una storia. Un po’ di umorismo può illuminare la mano dello scrittore.

EL: Cosa rappresenta per te questa vittoria?

BH: Making it to the shortlist of 20 writers from a field of 5,107 entries was already more than I could have imagined. To have actually won the Caribbean Regional Award left me in total shock. Winning the overall award would probably be, in the words of Rex Nettleford, “Gilding the anthurium.”

BH: Rientrare tra i primi 20 scrittori su un totale di 5107 candidati è stato più di quanto potessi immaginare. Aver addirittura vinto il Premio Caraibico Regionale mi ha scioccato. Vincere il premio globale probabilmente sarebbe, per usare le parole di Rex Nettleford, “la doratura dell'anthurium.”

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