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La Corte d'Appello dichiara che per i risultati elettorali della Guyana si dovrà procedere al riconteggio

Categorie: Caraibi, Guyana, Citizen Media, Elezioni, Governance, Legge, Politica
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I tre giudici della Corte d'Appello della Guyana emettono la sentenza nel caso riguardante le elezioni di Misenga Jonens, il 30 luglio 2020. Screenshot preso da Stabroek News [1] durante la trasmissione in diretta del verdetto.

Il 30 luglio, la Corte d'Appello della Guyana ha emesso la sua sentenza riguardo l’azione proposta [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] da Misenga Jones, un sostenitore della coalizione di governo A Partnership for National Unity/Alliance for Change [3] (APNU+AFC), che ha presentato una petizione al tribunale per avere i numeri del riconteggio dell'elezione annullata.

Con una decisione presa all'unanimità trasmessa in diretta [1], la Corte d'Appello del paese ha determinato che i voti ricontati debbano essere usati per determinare e dichiarare i risultati delle elezioni generali, che si sono svolte [4] [it] quasi cinque mesi fa il 2 marzo.

Jones ha sostenuto che le cifre presentate da Clairmont Mingo [5], il funzionario elettorale responsabile della Regione 4, il distretto su cui verte la controversia dei risultati elettorali [6] [it], dovrebbero essere utilizzate per l'elaborazione del report del Direttore delle Elezioni.

In Guyana, i risultati elettorali devono essere verificati dalle Dichiarazioni delle Elezioni [7]; i risultati iniziali dichiarati da Mingo erano stati letti da un foglio di calcolo [6] [it].

Anche i tre giudici che presiedono la corte hanno decretato [8] che il Direttore delle Elezioni Keith Lowenfield, dovrà presentare il report ufficiale sulla base dei risultati del riconteggio.

Lowenfield ha inizialmente detto che riteneva ci fossero delle urne “infette” [voti che non possono essere considerati legittimi]; nonostante una chiara legislazione contraria, sostenne [9] che non li avrebbe inclusi nel conteggio. Adesso, a quanto pare, non avrà scelta.

La sentenza è in linea con quella [10] della Corte di Giustizia dei Caraibi (CCJ), che ha dichiarato:

Unless and until an election court decides otherwise, the votes already counted by the recount process as valid votes are incapable of being declared invalid by any person or authority.

Finché un tribunale non decida diversamente, i voti già contati durante il processo di riconteggio come voti validi non possono essere dichiarati invalidi da nessuna persona o autorità.

Entrambe queste sentenze sono contrarie alla posizione assunta dal governo, ribadita in una dichiarazione del 26 luglio, secondo la quale “i voti fraudolenti devono essere esclusi” dal conteggio. Le leggi della Guyana consentono di contestate la validità dei voti solo attraverso una petizione elettorale dopo che è stato proclamato il risultato elettorale e con un governo in atto. Non si può mettere alla prova la legittimità dei voti durante il procedimento stesso.

Anche il comunicato stampa della APNU+AFC ha dichiarato:

The APNU+AFC entered into the recount process with the expectation that the misgivings regarding the Mingo declarations would be investigated. Unlike 1997 [when Janet Jagan took the presidential oath [11] under the People's Progressive Party [12] (PPP)] President Granger did not have himself sworn in secretly, but suggested a recount as we have nothing to hide. What came out of the process was indications of massive fraud and ‘rigging’ perpetrated and to the benefit of the PPP.

La APNU+AFC è entrata nel processo di riconteggio con la speranza di indagare sui dubbi riguardanti le dichiarazioni di Mingo. A differenza del 1997 [quando Janet Jagan ha tenuto il giuramento presidenziale [11] sotto il Partito Progressista del Popolo [12] (PPP)] il giuramento del Presidente Granger non si è svolto segretamente e ha proposto un riconteggio dato che non abbiamo nulla da nascondere. Ciò che è emerso dal processo sono i segni di una grossa truffa e i ‘brogli’ perpetrati a vantaggio del PPP.

Gli avvocati che rappresentano l'opposizione PPP hanno sempre sostenuto [13] che qualsiasi contestazione relativa al riconteggio può essere affrontata soltanto tramite una petizione elettorale, e hanno chiesto [14] alla Corte d'Appello di consentire alla Commissione Elettorale della Guyana (GECOM) di ultimare le elezioni e dichiararne i risultati.

Adesso che la sentenza ha spianato la strada affinché ciò accada, non resta che vedere se la APNU+AFC si dimetterà con dignità.

Una volta resa pubblica la decisione, il Presidente David Granger ha dichiarato [15] che avrebbe accettato la dichiarazione della GECOM senza condizioni, anche se include voti che il suo partito considera non validi.

Tuttavia, in un video di Facebook [16] postato subito dopo la sentenza, il responsabile della campagna della APNU+AFC, Joseph Harmon, ha registrato il suo disappunto per “come è stata costituita la corte [d'appello]”, e ha insinuato che la sentenza “non segue la legge”. Ha inoltre ribadito la posizione del partito secondo cui “i voti fraudolenti non possono essere considerati per decretare una decisione finale”.

Le due posizioni differenti hanno accentuato la speculazione pubblica riguardo la presenza di una spaccatura crescente [17] all'interno della coalizione che mette a dura prova l'esistenza del partito.

In risposta al reclamo della APNU+AFC riguardo la presenza di schede fraudolente, la relazione del Team di Osservazione della Comunità Caraibica (CARICOM) ha concluso [18] che le irregolarità individuate non sono “ragioni sufficienti a invalidare la tabulazione dei voti al momento del conteggio e quindi […] NON costituiscono motivo sufficiente a contestare l'integrità del processo di riconteggio.”