Le lingue romanze si stanno orientando di più verso il genere neutro?

Immagine da Pixabay, diritti d'autore di Pixabay, modificata da Global Voices.

Nei prossimi mesi, Global Voices esplorerà le iniziative per realizzare un linguaggio non binario, inizialmente chiamato “linguaggio inclusivo”. Questo primo articolo collettivo esplora la questione del genere nelle lingue romanze [it].

La lingua può essere vista come una magia che ha un impatto sul mondo: ciò che diciamo e il modo in cui usiamo la lingua influenza il nostro modo di pensare, la nostra immaginazione e la nostra realtà.

Nelle maggior parte delle lingue romanze, ci sono elementi grammaticali che marcano il genere maschile o femminile per pronomi, nomi, aggettivi qualificativi, determinativi e dimostrativi. Nelle situazioni in cui il genere di una persona è sconosciuto, o quando ci si rivolge a un gruppo di persone di genere diverso, le attuali convenzioni delle lingue romanze prediligono la forma maschile come standard generale. A differenza del rumeno, che ha mantenuto il genere neutro dal latino, la lingua francese, spagnola, portoghese, italiana e catalana hanno solo forme binarie di genere e, di conseguenza, pongono particolari difficoltà per una neutralità [en] di genere.

L'attivismo per la neutralità di genere nella lingua è parte di un movimento più ampio che mira a mettere in discussione, combattere e smantellare il sessismo veicolato dal linguaggio. Le persone attive in questi movimenti sostengono [fr, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] che il ruolo dominante del genere maschile nelle lingue non sia neutrale, come si sostiene ma che piuttosto sia stato imposto nella storia attraverso processi ideologici e politici.

Negli ultimi decenni, vari movimenti hanno spinto per una maggiore visibilità delle donne e di altri generi nella lingua, promuovendo l'uso di pronomi e declinazioni neutri con differenti combinazioni di simboli e vocali.

In francese, le vecchie regole vengono messe in discussione

Foto di Chabe01, Wikimedia Commons, copyright CC BY-SA 4.0

I bambini che studiano il francese imparano presto la regola grammaticale spesso ripetuta “il maschile vince sul femminile”. Questo significa che, quando c'è un plurale che comprende più generi, si usa la forma maschile. Nelle comunità francofone negli ultimi anni un'ortografia conosciuta come scrittura inclusiva ha guadagnato risalto come metodo per affrontare questo bias di genere linguistico.

Il primo modo di adottare la scrittura inclusiva è usare dove possibile le forme neutre già esistenti, ad esempio “lectorat” (il pubblico che legge) anziché “les lecteurs” (i lettori) o “les lectrices” (le lettrici). La seconda tecnica è includere esplicitamente sia la desinenza maschile che quelle femminile. Per esempio, far seguire le desinenze “e” e “ice”, spesso usate per le forme al femminile, a quelle maschili, come in “lecteur·ice·s” (‘lettori e lettrici’).

Anche se questa ortografia è stata adottata da alcuni media, università e aziende, è ancora molto controversasoprattutto in Francia, dove i critici sostengono che non sia necessaria.

Il nuovo pronome più comune per riferirsi alle persone di genere non binario o a un gruppo di diversi generi è “iel” – una fusione di “il” e “elle” (‘lui/lei’). Tuttavia non c'è ancora un consenso su come marcare un genere neutro in altre parti del discorso. Per esempio, se anche si usa il pronome “iel”, i parlanti potrebbero comunque essere costretti a usare più avanti una delle opzioni binarie di genere per le desinenze di aggettivi e verbi. Per ora pronomi e alternative di genere neutro non hanno approvazione ufficiale e non sono generalmente usati al di fuori dei circoli queer, LGBTQI+ e femministi.

Dibattito in corso in spagnolo e portoghese

Cartello “Nessun bambinx nasce maschilista” durante una marcia per i diritti delle donne a Santa Fe, Argentina, 2017. Foto da Wikipedia, copyright CC BY-SA 4.0

Alcuni movimenti nel mondo ispanofono stanno spingendo molto per la neutralità di genere. L'attivismo linguistico è particolarmente forte in Argentina [en], dove è diventato un potente strumento retorico e politico [es, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] nel discorso pubblico: il Presidente Alberto Fernández ha usato alcune forme di linguaggio di genere neutro nei suoi discorsi, diverse università ne hanno permesso l'uso nei testi accademici e uffici pubblici come la Banca centrale l'hanno incluso nelle comunicazioni formali.

Negli scorsi decenni in spagnolo sono stati implementati diversi tentativi di neutralità di genere; i primi prevedono l'uso di “x” e “@” per rimpiazzare la vocale che marca il genere, come in ‘futbolist@’. Più di recente, negli ambienti attivisti si è cominciata a usare la “e” come desinenza neutra generica ed è emerso il pronome neutro “elle” come alternativa a “él/ella” (‘he/she’).

Anche se queste forme sono usate principalmente nelle comunità LGBTQI+ e femministe, un recente rapporto del sito di fact-checking Chequeado mostra che alcune parole di genere neutro sono già accettate (o tollerate) dai parlanti argentini. Inoltre un nuovo sondaggio dell'organizzazione spagnola Fundéu ha evidenziato il crescente uso di x, @, o “e” degli utenti ispanofoni su Twitter in vari Paesi.

Il portoghese è simile allo spagnolo per quanto riguarda le alternative per la neutralità di genere. Nel 2015, Andrea Zanella, una psicologa brasiliana, ha creato un manifesto per una “comunicazione radicalmente inclusiva” in portoghese con la collaborazione di un'azienda chiamata Diversity Box. Da allora Diversity Box crea guide per l'inclusione di genere per le aziende.

Come in spagnolo, l'uso di “x” o “@” è diventato popolare su Internet, specialmente nei gruppi femministi [pt], nonostante non siano parte delle regole grammaticali [pt] della lingua portoghese, che richiederebbero un cambiamento legale [pt] nel Parlamento brasiliano. La questione non è al momento nell'agenda legislativa del Brasile.

Gli italiani esitano sullo schwa 

Tabella delle vocali nell'IPA, da Wikipedia, copyright CC BY-SA 3.0

In Italia, anche se i dibattiti sulla neutralità di genere non sono prevalenti come nelle comunità ispanofone, è in corso una discussione [it, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] guidata dalla linguista italiana Vera Gheno riguardo lo schwa scevà (ә), un simbolo dell'alfabeto fonetico internazionale (AFI, o IPA in inglese).

Lo schwa viene da alcuni dialetti dell'Italia centro-meridionale e può essere usato per riferirsi a più persone in modo neutrale dal punto di vista del genere. Potrebbe rimpiazzare l'uso di * o @ alla fine delle parole declinate in base al genere, molto comune online ma non pronunciabile nell'italiano parlato. Nell'agosto 2020, la blogger italiana Alice ha scritto un post per spiegare come pronunciare lo schwa.

Questa proposta è stata fatta cinque anni fa dal progetto dal basso “Italiano Inclusivo”, anche se l'autorità linguistica ufficiale, l’Accademia della Crusca, tuttora rifiuta di accettare lo schwa (e qualunque alternativa) come un'evoluzione verso una lingua italiana neutra.

Femministe e comunità LGBTQI+ prendono l'iniziativa in Catalogna

Nelle zone dove si parla catalano sta guadagnando slancio un adattamento deIle soluzioni per il linguaggio non binario sviluppato nel mondo ispanofono nelle comunità femministe e LGBTQI+. “Elli” e “ellis” diventano alternative per “ell/ ella” (‘lui/lei’) e le forme plurali “ells/elles” (‘essi/esse’). 

Anche se molte istituzioni – tra cui il governo locale della Catalogna [es] – raccomandano da decenni l'uso di un linguaggio non binario, le linee guida [es] dell'Università autonoma di Barcellona si concentrano su strategie come la preferenza per alternative neutre già esistenti come “el professorat” (un gruppo di docenti) o forme con entrambi i generi come “els professors i les professores” (i professori e le professoresse), o il femminile generico.

Sfide per un linguaggio non binario in Romania

Il linguaggio non binario è una sfida particolarmente difficile in rumeno. Forme come “@” o “e” non funzionano per il rumeno dato che “o” di solito non è una desinenza maschile e i nomi femminili tradizionalmente sono formati aggiungendo un suffisso al maschile (“activist“>”activistă“). A volte viene usata la desinenza alternativa “X”, per esempio, “activistX” anziché “activiști”/”activiste (“attivisti”/”attiviste”). Tuttavia gli attivisti di genere usano i pronomi “ei” o “ele” (terza persona plurale) per evitare l'uso di marche di genere.

A differenza delle altre lingue menzionate, il rumeno ha mantenuto il genere neutro dal latino, ma è perlopiù usato per oggetti o entità collettive. Tutti i nomi neutri sono maschili al singolare e femminili al plurale, per cui un neutro grammaticale non corrisponde necessariamente una pari neutralità in una prospettiva linguistica non binaria. Di conseguenza, nonostante l'apparente vantaggio linguistico, la neutralità di genere in rumeno sembra lontana dal prosperare al momento.

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