Orgoglio nelle lenzuola stropicciate con il peso dell'amante che è l'altra vostra metà. Orgoglio nella sala riunioni con giarrettiere alla lavanda decorate con fronzoli sotto il vostro abito elegante. Orgoglio nella frusta arrotolata come un serpente addormentato accanto al vostro innario, custodita nel cassetto delle vostre migliori mutandine da chiesa. Orgoglio nel parcheggio del quinto piano del grattacielo del Porto di Spagna, dopo una cena costosa, prima del lento ritorno a casa, godendo di ciò che avete mangiato, con teneri ringraziamenti nella vostra gola per l'uomo che è passato fra le vostre labbra e vi ha associato a del buon cibo.
Orgogliosi di essere fuori, cartello sventolante, il fondoschiena ereditato da generazioni di zie paffutelle e spumeggianti della Black Rock, una piccola bandiera arcobaleno disegnata sulla guancia, per abbracciarsi e per baciare. Orgogliose di essere dentro, rannicchiate nel letto, assistendo alla rivoluzione in live streaming, stringendo la mano della vostra fidanzata, due torri di manga che incorniciano il vostro portatile rosa, la sua custodia di plastica impreziosita con scritte come “I trans contano”. Orgogliosi di essere parte sia nel caso in cui siete in mezzo alle proteste sia se ne postate i contenuti sul blog, sia se vi mettete fisicamente in gioco sia se usate la vostra voce su Twitter.
L'orgoglio arcobaleno è bellissimo. Ed è politico. E nasce da una loro storia sanguinosa e tumultuosa, dalle radici di una profonda consapevolezza che l'accettazione non era l'unico obbiettivo perseguibile, almeno non l'accettazione da parte della corporazione, della oligarchia, dell'ambito evangelico, dell'élite. E quindi sia che la tua presenza fosse visibile nella parata o meno, essere gay è la stessa ribellione mozzafiato delle leggi dell'odio puro. Tu sei vivo. Tutte le cellule in te, ardentemente gay. Lesbiche senza freni. Meravigliosamente bisessuali. Terribilmente transgender. Indubbiamente intersex. Nonostante le cavolate che ci propina la società, non binarie. Essere gay è la quintessenza.
Vedete? Ecco quello che è la parata. La parata siete voi. Voi scegliete di essere lì, per quello che siete, secondo le vostre condizioni, nella vostra stessa pelle, esistendo. Respirando. Col pugno alzato o la mano stretta. Ateo o accolito. Devoto o indisciplinato. Siete sopravvissuti a qualcosa di vecchio e complicato e tossico, qualcosa che avete voluto voi o qualcuno come voi, che è morto, convertito o disattivato, nel nostro tempo a partire dall'antichità.
Voi meritate di essere orgogliosi di voi stessi, bellezze rare e tumultuose. Avanti, fatevi un grosso, enorme applauso.
La raccolta di poesie di Shivanee Ramlochan del 2017, Everyone Knows I Am a Haunting, è stata selezionata per il Felix Dennis Award 2018 per la migliore prima collezione.