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Il gruppo di Al Jazeera Balkans aggredito ad una protesta del partito dell'opposizione di destra a Skopje

Categorie: Europa centrale & orientale, Macedonia, Censorship, Citizen Media, Diritti umani, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Advox
Milka Smilevska, journalist [1]

L'inviata Milka Smilevska, la corrispondente di Al Jazeera Balkans da Skopje, Macedonia settentrionale. Foto usata con consenso.

Questa storia si basa sui fatti riportati dal partner di Global Voices Meta.mk News Agency [2] [en, come i link successivi, salvo diversa indicazione], un progetto della Fondazione Metamorphosis

Il 9 settembre, nel centro di Skopje, la capitale della Macedonia settentrionale, durante una protesta [3] organizzata dal partito dell'opposizione di destra VMRO-DPMNE, due giornalisti di Al Jazeera Balkans sono stati attaccati impedendogli di svolgere il loro lavoro. 

Mentre la giornalista Milka Smilevska e il cameramen Jorde Angelovik stavano raccogliendo una testimonianza da uno dei manifestanti, l'aggressore – un altro partecipante alla protesta- si è avvicinato e prima ha chiesto a Smilevska se lavorasse per Al Jazeera Balkans, poi l'ha spinta obbligandola a lasciare il microfono a terra.

La giornalista ha subito denunciato l'episodio a un agente di polizia che stava lí vicino e lo ha portato dall'aggressore che si trovava in mezzo alla folla di manifestanti. La polizia lo ha poi arrestato.

[4]

Screenshot dal video che la giornalista ha postato su Facebook e che mostra l'aggressore. Utilizzo corretto.

Smilevska ha descritto il violento episodio in un post pubblico su Facebook contenente due video [5] che mostrano cosa è successo [hr]:

Dečkoto na prvoto video što go prijaviv na policaecot, ne napadna so kolegata Jorde i mi go butna mikrofonot dodeka snimav izjava, prethodno me praša dali sum od Al Jazeera i toa beše povod za napadot. Policijata go privede i kje mu podnese prijava. Jas nema da go tužam. Na vtoroto video se sluša koga mikrofonot pagja. Koga go privede policaecot ne sakaše da se legitimira.

Nema potreba od agresija, borbata treba da e so argumenti i dela. Demokratijata znači i različni mediumi, ako nekoj ne vi se dopagja ne go gledajte ili čitate, ne go napagjajte fizički.

Ho accusato il ragazzo del primo video al poliziotto perché ha aggredito me e il mio collega Jorde, buttando il mio microfono mentre stavo raccogliendo una dichiarazione. Mi ha inizialmente domandato se fossi di Al Jazeera e questo è stato il pretesto per aggredirci. La polizia ha arrestato l'aggressore che sarà incriminato. Non gli farò causa per danni. Nel secondo video, si può sentire il suono del microfono che cade a terra. Quando la polizia si è avvicinata all'uomo, egli si è rifiutato di mostrare la sua cartà di identità.

Non c'è bisogno di aggredire, la battaglia [politica] deve avvenire a parole e con i fatti. Democrazia significa che è ammessa la presenza di diversi media, e se a qualcuno alcuni di questi non piacciono, è sufficente non guardarli o leggerli e non attaccarli fisicamente.

La Associazione dei Giornalisti di Macedonia (Association of Journalists of Macedonia-AJM) e il Sindacato dei Giornalisti e degli Operatori dei mezzi d'informazione, hanno condannato l'aggressione agli impiegati di Al Jazeera e si sono rivolti al Ministro degli Interni per sanzionare l'aggressore, la cui immagine è disponibile pubblicamente. Hanno rilasciato un comunicato stampa congiunto [6] in cui è scritto [mk]:

Ваквиот однос кон новинарите кои се на работна задача на терен е неприфатлив и потребно е да биде строго казнет од страна на Министерството за внатрешни работи затоа што насилството кон новинарите не е дозволив во демократски земји. Доколку ваквите инциденти се толерираат во иднина има ризик да се охрабрат нови посериозни насилства кон новинарите, а со тоа дополнително да се загрози нивната безбедност, правото на слобода на изразување како и правото на информирање на граѓаните.

Questo comportamento nei confronti dei giornalisti in servizio è inaccettabile e dovrebbero essere imposte delle sanzioni ad opera del Ministero degli Interni perché la violenza verso i giornalisti non è permessa nei paesi democratici. Se si tollerano questi episodi, si rischia di incoraggiare nuovi e più gravi atti di violenza contro i giornalisti nel prossimo futuro, e in più si metterà a rischio la loro sicurezza, la libertà di espressione e il diritto di informare i cittadini.

Anche l'organizzatore della protesta VMRO-DPMNE ha rilasciato un comunicato stampa [7] [mk], in cui condannava qualsiasi forma di violenza e di intralcio al lavoro dei giornalisti. Hanno fatto appello alle autorità affinché facciano chiarezza sulle circostanze dell'episodio durante la protesta.

Anche il partito al potere SDSM ha rilasciato un comunicato stampa [8] [mk] condannando l'aggressione, incolpando l'organizzatore per “le prepotenze e l'umiliazione riservate ai giornalisti,” e affermando che non si sono scusati per l'episodio con la giornalista donna aggredita.

In una colonna [9] [mk] per il portale del giornalismo investigativo Prizma pubblicata l'11 settembre, la giornalista Milka Smilevska, ha descritto l'episodio dettagliatamente e ha aggiunto anche che gli organizzatori le hanno telefonato per scusarsi personalmente. La giornalista ha segnalato le difficoltà aggiuntive che i giornalisti devono affrontare quando devono fare i conti con le successive manipolazioni politiche legate a simili episodi [mk]:

Токму поради ваквата ситуација и ваквите реакции, новинарите се обесхрабруваат да реагираат бидејќи не сакаме етикети, кои секако ни ги лепат. Не сакаме да нè ставате ни во едни, ни во други табори, ние сме само новинари повеќето од нас во нашата работа сме водени од јавниот интерес.

Се надевам дека ова ќе биде добар пример за сите новинари и медиумски работници, дека без оглед на сѐтреба да реагираме и да не молчиме кога некој ќе нѐ нападне на терен.

Precisamente questo tipo di situazione e queste reazioni scoraggiano i giornalisti a reagire a tali episodi in quanto non vogliamo essere etichettati come sostenitori di un determinato partito anche se verremo comunque identificati cosÌ. Non vogliamo essere messi in alcun gruppo politico, siamo solo giornalisti, e la maggior parte di noi, nel nostro lavoro, è guidato dall'interesse pubblico.

Spero che questo episodio serva da buon esempio per tutti i giornalisti e operatori dei mezzi di informazione affinché, a prescindere dalle circostanze, possano reagire e non rimangano in silenzio quando qualcuno li aggredisce sul campo mentre lavorano.