Il 19 ottobre, soltanto dieci giorni dopo averlo introdotto, l'Autorità per le telecomunicazioni del Pakistan (PTA) ha revocato il divieto di usare TikTok.
Stando all'autorità di controllo, la decisione è stata modificata dopo che la compagnia cinese ByteDance ha assicurato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] alle autorità che i contenuti saranno moderati nel rispetto delle leggi del Pakistan. Come detto in una dichiarazione del 9 ottobre, il PTA ha imposto il blocco dopo che l'app per cellulare non ha rispettato le istruzioni da parte dell'autorità di adottare “efficaci meccanismi per garantire una moderazione proattiva di contenuti online illegali”.
In view of number of complaints from different segments of the society against immoral/indecent content on the video sharing application TikTok, pic.twitter.com/Vmp5umixeL
— PTA (@PTAofficialpk) October 9, 2020
In considerazione delle molte denunce da parte di diverse fasce d'età contro contenuti immorali/indecenti presenti sull'applicazione di condivisione video TikTok
Ai sensi della legge pakistana per i crimini elettronici (PECA 2016), considerata draconiana dagli attivisti per i diritti digitali, il PTA ha il potere di ordinare agli erogatori del servizio di bloccare o eliminare qualsiasi contenuto online. Già in precedenza ha bloccato molti servizi, incluso YouTube dal 2013 al 2016: il divieto triennale è stato revocato solo dopo che il sito web per la condivisione video di proprietà di Google ha lanciato una versione locale che permette al governo di ordinare la rimozione di qualsiasi materiale ritenga offensivo. Lo scorso agosto il PTA ha scritto di nuovo a Youtube affinché elimini i contenuti opinabili dalla piattaforma. Intanto, l'autorità ha anche bloccato il gioco online sud-coreano PUBG, per poi revocare il divieto il 30 luglio, dopo aver raggiunto un accordo con i rappresentanti legali di Proxima Beta Pte Ltd (PB), l'azienda che ha creato il gioco.
Ci sono stati molti dibattiti online sul divieto di TikTok da quando, negli ultimi due anni, la sua popolarità in Pakistan è aumentata.
A luglio 2019 all'Alta corte di Lahore è stata presentata una petizione civile per ottenere il divieto di TikTok a livello nazionale. Nella petizione si affermava che l'app è “un grande male del nostro tempo” e che sta “distruggendo i giovani e promuovendo attività immorali”. A luglio di quest'anno Arslan Khalid, un consulente di media digitali del Primo ministro pakistano Imran Khan, ha twittato:
The recent exploitation of female tick tockers, the objectification & sexualization of young girls on tik tok was causing huge pain to the parents & was proving detrimental for our society .Tik Tok is being given final warning to work on their filters stopping obscene content pic.twitter.com/bjAHPZCk2J
— Dr Arslan Khalid (@arslankhalid_m) July 20, 2020
Il recente sfruttamento delle tick tocker, l'oggettificazione e la sessualizzazione di giovani ragazze su tik tok arrecavano grande dolore ai genitori e si dimostravano nocivi per la nostra società. Viene dato a TikTok un ultimo avvertimento perché migliori i filtri che bloccano i contenuti osceni
Il 2 ottobre il governo ha rivisto le proprie regole per il blocco di contenuti online. Secondo il sito web Digital Rights Monitor, il governo federale ha inviato una notifica per l'implemento di nuove regole sui social media, ma la bozza vera e propria delle regole non è ancora disponibile né sul sito web del PTA, né su quello del Ministero dell'Informazione, della Tecnologia e delle Telecomunicazioni (MOITT).
The Federal Government had issued a notice for the the notification of Rules for Removal and Blocking of Unlawful Online Content (Procedure, Oversight and Safeguard) Rules 2020 on the 16th of October 2020. The Rules, that have been drafted under Section 37 of Prevention of Electronic Crimes Act (PECA) 2016, have continued to amass criticism from local civil society and media organisations and local and international private sector technology companies.
Il governo federale aveva inviato una notifica per la comunicazione delle Regole per la Rimozione e il Blocco di Contenuti Online Illegali (Procedura, Vigilanza e Salvaguardia) del 2020 il 16 ottobre 2020. Le Regole, che sono state scritte ai sensi della legge di prevenzione dei crimini elettronici (PECA) del 2016, hanno continuato ad attirare le critiche da parte della società civile locale, delle organizzazioni mediatiche e delle aziende tecnologiche del settore privato locale e internazionale.
Un gruppo formato da dodici organismi sociali e associazioni giornalistiche e più di quarantanove individui ha rilasciato una dichiarazione per esprimere i propri dubbi su queste nuove regole, affermando che non tutte le parti interessate erano state consultate sulla bozza rivista.
We would like to remind the cabinet and the government that drafting of rules that stand to have a detrimental impact on the digital ecosystem, economy, and online expression is not a task that should be rushed through without paying attention to the inputs of all involved stakeholders. […] The lack of transparency is not only alarming, it projects the intention of the government to disregard the concerns of individuals that have time and again been raised and communicated to government departments and officials.
Vorremmo ricordare al gabinetto e al governo che la stesura di regole destinate ad avere un impatto dannoso sull'ecosistema digitale, sull'economia e sulla libertà d'espressione online non è un compito da affrontare in modo precipitoso senza prestare attenzione alle opinioni di tutte le parti interessate. […] La mancanza di trasparenza non solo è allarmante, ma dimostra anche l'intenzione del governo di ignorare i dubbi individuali che sono stati ripetutamente sollevati e riferiti ai dipartimenti e agli ufficiali di governo.
Nella notifica inviata dal governo si diceva che l'Autorità delle telecomunicazioni pakistana è autorizzata a rimuovere qualsiasi contenuto online che ritenga illegale; i criteri dell'illegalità sono descritti nella sottosezione (1) della sezione 37 della legge. La sottosezione dice che, senza pregiudizi, il PTA può e deve rimuovere un contenuto online se esso è in contrasto con la gloria dell'Islam, con l'integrità, la sicurezza e la difesa del Pakistan, o con l'ordine pubblico, la salute, l'incolumità, la decenza e la morale.
Tutte le aziende di social media come TikTok, Facebook, Instagram e Twitter dovranno istituire delle linee guida comunitarie secondo le disposizioni locali per i loro utenti in Pakistan. Le piattaforme con più di mezzo milione di utenti pakistani dovranno essere registrate con il PTA e aprire un ufficio registrato nel paese entro nove mesi dall'implemento delle regole.
La Coalizione asiatica per Internet, un'associazione industriale che include aziende internet come Amazon, Apple e Twitter, ha scritto una lettera al Primo Ministro Imran Khan, manifestando il proprio rammarico per il fatto di non essere stata consultata durante la formulazione di simili regole.
Reazioni
Il blocco di TikTok ha incontrato molte critiche.
All'inizio di questo mese nell'Alta corte di Islamabad (IHC) e nell'Alta corte di Singh sono state presentate due petizioni civili in opposizione al divieto. Le petizioni sostenevano che TikTok “offre ai cittadini pakistani di talento una piattaforma per esercitare il proprio diritto di espressione e per mostrare la propria creatività” e che il divieto costituiva “una violazione dell'articolo 19 della Costituzione”, che stabilisce la libertà d'espressione.
Asad Baig, attivista di diritti digitali e dirigente di Media Matters for Democracy, ha twittato:
Tiktok is banned by PTA. Decision came weeks after IK expressed his displeasure over “obscenity & vulgarity” on the platform.
Arbitrary suspensions like these could throw Pak back to stoneages. We are alienating billion dollar companies & causing ourselves global embarrassment. https://t.co/UUdM06X4mb
— asad beyg (@asadbeyg) October 10, 2020
Tiktok vietato dal PTA. La decisione è arrivata settimane dopo che IK aveva espresso la propria disapprovazione per “oscenità e volgarità” sulla piattaforma.
Sospensioni arbitrarie come queste potrebbero rimandare il Pak all'età della pietra. Stiamo alienando aziende da miliardi di dollari e ci stiamo mettendo in imbarazzo a livello mondiale.
L'Amnesty International Sud Asia ha twittato:
PAKISTAN: In the name of a campaign against vulgarity, people are being denied the right to express themselves online. The #TikTokBan comes against a backdrop where voices are muted on television, columns vanish from newspapers, websites are blocked and television ads banned.
— Amnesty International South Asia (@amnestysasia) October 9, 2020
PAKISTAN: In nome di una campagna contro la volgarità, alle persone viene negato il diritto di esprimere se stesse online. Il TikTokBan si concretizza su uno sfondo dove voci vengono silenziate in televisione, colonne scompaiono dai giornali, siti web vengono bloccati e pubblicità televisive vietate.
Anche molte star pakistane di TikTok hanno criticato il divieto. Il creatore di contenuti Ashfaq Jutt, che è anche il vice-presidente senior della Federazione di Kickboxing del Pakistan, ha inviato un avviso legale al PTA esortandolo a revocare il blocco, dal momento che violava il suo diritto costituzionale all'informazione e di libertà d'espressione.
Nel frattempo su Twitter sono entrati in trend hashtag come #UnBanTikTok.
Bakhtawar Bhutto, figlia della defunta Prima ministra Benazir Bhutto, ha detto:
Immoral content is not on tiktok, it’s embedded in our sexist society where women cannot wear yoga pants on tv or drive at night, & children are picked up & assaulted. Have deteriorated so much. Look what’s happening in madrassas, in open public spaces- the problem is NOT tiktok.
— Bakhtawar B-Zardari (@BakhtawarBZ) October 9, 2020
Il contenuto immorale non è su tiktok, è radicato nella nostra società sessista dove le donne non possono indossare pantaloni da yoga in tv o guidare di notte, e i bambini vengono adescati e abusati. È peggiorata così tanto. Guardate cosa sta succedendo nelle madrase, negli spazi aperti pubblici – il problema NON è tiktok.
Marvi Soomro, attivista e tiktoker, ha scritto:
Let me remind you @PTIofficial
Until and Unless you stop this banning culture and get some good laws to moderating unlawful content in accordance with laws of Pakistan. Nothing will stop. Tiktok has been replaced with many other apps. #UnbanTiktok @fawadchaudhry pic.twitter.com/WjgAuMFd6n— MarviSoomro_Official (@MarviSoomro_) October 16, 2020
Lascia che te lo ricordi, PTIofficial.
Finché e a meno che non fermi questa cultura del divieto e non fai delle buone leggi per moderare i contenuti illegali ai sensi delle leggi del Pakistan. Non si fermerà niente. TikTok è stato sostituito da molte altre app.
Nasir Khan Jan, artista e modello, ha soprannominato il Pakistan “bannistan”:
TikTok has been banned. Abh sub theek hojaye ga, na rapes hongay, na ghalat kaam hoga. Welcome to Bannistan, where we ban music, art, poetry and the ability to question ones existence but then cry over why the people are extremists and there is so much violence in Pakistan! ❤️?
— Nasir Khan Jan (@NKJModel) October 9, 2020
TikTok è stato vietato. Abh sub theek hojaye ga, na rapes hongay, na ghalat, kaam hoga. Benvenuti in Bannistan, dove vietiamo la musica, l'arte, la poesia e la capacità di mettere in discussione la nostra esistenza ma poi piagnucoliamo sul perché le persone sono estremiste e c'è così tanta violenza in Pakistan!
E tuttavia, c'è chi ha difeso il divieto:
#TikTok has been #BANNED in #Pakistan. GREAT! That'll bring the rape numbers down.
— Shan Nayak (@Shanifestations) October 9, 2020
TikTok è stato vietato dal Pakistan. Ottimo! Così il numero di stupri scenderà.
#Pakistan #tiktokban #waqarzaka #JummaMubarak #JummahMubarak #FridayThoughts #FridayMotivation #fridaymorning #FridayVibes pic.twitter.com/GAvMJCH90q
— Peaceinwayofallah (@Peaceinwayofal1) October 16, 2020
La gente si preoccupa per il divieto ma non per il Corano lasciato chiuso a casa. Questi sono i musulmani di oggi.