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Il ricordo dell'invasione sovietica della Cecoslovacchia del 1968

Categorie: Repubblica Ceca, Slovacchia, Censorship, Citizen Media, Cyber-attivismo, Diritti umani, Film, Fotografia, Guerra & conflitti, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi, Politica, Protesta, Storia

I carri armati sovietici al centro di Praga il 21 agosto del 1968. Fotografia di Václav Bradáč, usata con consenso da parte dell'Istituto ceco per lo Studio dei Regimi Totalitari

La storia è la versione di eventi passati sui quali la gente ha deciso di concordare, proprio come disse una volta Napoleone Bonaparte. Nella Repubblica Ceca, i pareri contrastanti sul significato dell’invasione della Cecoslovacchia [1] [it, come tutti i link successivi] del 1968 da parte delle truppe sovietiche stanno progressivamente corrodendo quello che era un racconto di condanna a partire dalla caduta del comunismo del 1989. [2]

Mosca temeva che le riforme politiche avvenute in Cecoslovacchia nel 1968, conosciute col nome di Primavera di Praga [3], potessero minare la presa del Partito Comunista sulla società, e che potessero segnare una svolta per la liberazione di altri paesi dell'Europa centrale e orientale sottoposti al dominio sovietico. Nella notte del 21 agosto di quello stesso anno, le truppe sovietiche, con l'aiuto di altri membri dell'ex Patto di Varsavia, invasero il Paese.

Fino alla caduta dell'Unione Sovietica, il racconto ufficiale era che la Cecoslovacchia era stata “liberata” dalle truppe del Patto di Varsavia dopo essere caduta vittima di un complotto del mondo occidentale per rovesciare il governo comunista. Le fotografie o i filmati che ritraevano la resistenza della cosiddetta liberazione furono bannate, e distrutte se scoperte. I proprietari di certi documenti correvano grossi rischi se rintracciati, e perciò li tenevano nascosti. 

Ma il ricordo di quegli eventi fu trasmesso oralmente a familiari di fiducia e amici stretti. A partire dagli anni '90, il racconto ufficiale si ribaltò: il 21 agosto è stato segnato nella Repubblica Ceca da un'ampia copertura mediatica e da manifestazioni nelle principali città.

Più recentemente, sono diventate più comuni esposizioni all'aperto di foto e film mai visti prima, o spesso nascosti, e continuano ad emergere dati riguardanti eventi di 51 anni prima: mentre da tempo non si sapeva quante persone fossero morte a causa dell'invasione, nuove ricerche storiche aggiornano il totale a 137 vittime ceche e slovacche  [4][en].

Ma ora in quel racconto stanno lentamente emergendo delle lacune.

Secondo un sondaggio condotto nel 2018 [5] [ru], il 35 percento dei giovani della Repubblica Ceca di età compresa tra i 18 e i 34 anni non riesce a trovare un collegamento tra il 21 agosto del 1968 e l'invasione sovietica.

In particolare, l'attuale Presidente pro-Russia  [6][en] Miloš Zeman [7] dice poco dell'argomento. Lui è entrato nel Partito Comunista della Cecoslovacchia nel 1967, e afferma [8] [ru] di essere stato espulso nel 1970 per aver condannato l'invasione del 1968. Ciononostante, lo scorso anno, in cui cadeva il 50esimo anniversario dell'invasione, rifiutò di parlarne pubblicamente [9] [ru] o di essere a conoscenza dell'evento. 

Il suo silenzio sembra riecheggiare il punto di vista dell'opinione pubblica della Russia contemporanea, che non è ne inconsapevole ne a favore dell'invasione del 1968, così come dimostrano i sondaggi pubblici [10] [en].

Al giorno d'oggi, gli attivisti ricorrono a numerose strategie per mantenere viva la memoria nella coscienza pubblica, per esempio rispolverando vecchie collezioni e vecchi archivi di fotografie, film e musica risalenti a quel periodo, usando mappe interattive e moltiplicando l'azione di strada per accendere i ricordi della storia nelle generazioni più giovani. 

L'anno scorso, Prague City Hall ha organizzato un'esibizione di 21 immagini narranti [11] [en] di vari fotografi che raccontano l'invasione del 1968, presentate insieme per la prima volta, e che ritraevano la violenza dell'intervento militare, della resistenza da parte dei cittadini di Praga, e la gravità della crisi politica.

Anche l'Istituto ceco per lo Studio dei Regimi Totalitari  [12][en], una fondazione didattica e di ricerca, mantiene e pubblica archivi di foto che testimoniano il crescente numero di foto disponibile ad oggi:

I carri armati sovietici sull'iconica piazza del centro storico della città di Praga il 21 agosto del 1968. Fotografia di  Václav Bradáč, usata con il consenso dell'Istituto ceco per lo Studio di Regimi Totalitari.

I cittadini praghesi che circondando un carro armato sovietico. Fotografia di Václav Bradáč, usata con il consenso dell'Istituto ceco per lo Studio di Regimi Totalitari.

Nel 2016, è stato pubblicato un cortometraggio [13] [ru] che presentava filmati appena scoperti in cui i cittadini di Praga davano fuoco ai carri armati, dimostravano nelle strade e si riunivano attorno alla stazione radio che sarebbe diventata il centro della resistenza. I giornalisti delle radio affilate si sono opposti alla censura e hanno informato la popolazione di quanto stava accadendo nella città fino a quanto non stono stati castigati [14] [en] dai sovietici.

Inoltre gli attivisti stanno adottando un approccio creativo per rendere gli eventi più interessanti agli occhi dei più giovani. Per esempio, questo lungo film [15] [en] mischia filmati e fotografie con canzoni popolari della Repubblica Ceca e della Cecoslovacchia provenienti dalla Primavera di Praga. 

La musica ha ricoperto un ruolo fondamentale a quel tempo [16] [en] dal momento che le riforme politiche consentivano una maggiore tolleranza per le canzoni e la musica al di fuori della cornice dell'etica socialista, e includevano elementi del rock, punk e jazz occidentale. I musicisti che sostenevano apertamente la Primavera di Praga e si opponevano all'invasione del 1968 videro interrotta la loro carriera  [17][en] dopo l'agosto del 1968, oppure uscirono completamente di scena.   

Un'altra iniziativa è quella della mappa online [18] [ru] che celebra le 137 vittime che sono morte nei giorni vicino al 21 agosto ed è caricata dall'Istituto per lo Studio dei Regimi Totalitari  [12][en].

Manifestazioni

Il 21 agosto 2019, i partiti dell'opposizione politica, come anche i movimenti attivisti, hanno tenuto numerose dimostrazioni in tutto il Paese come forma di protesta all'invasione del 1968 e del silenzio dei vertici del governo, incluso il Presidente Miloš Zeman e il Primo Ministro Andrej Babiš [19].

Uno di questi gruppo è il movimento civile Un Milione di Momenti per la Democrazia [20] [ru], che ha tenuto la più grande dimostrazione antigovernativa a partire dal 1989, la Rivoluzione di velluto, avvenuta il 23 Giugno  [21][en]. Oggi, ha organizzato una marcia che ha coinvolto migliaia di persone [22] [ru] iniziata nella Piazza di San Venceslao, uno spazio tradizionale dedicato a proteste e commemorazioni. La marcia ha reso omaggio agli eventi del 1968 tanto quanto ha colpito Zeman e Babiš.

Nella foto sottostante, le mutande rosse sono un riferimento all'opera di Ztohoven [23] [en], un gruppo di attivisti il cui nome può significare “fuori di qui”, ma anche “cento merde” (scritto in modo diverso ma pronunciato in ceco in modo simile). Il segno tondo sulla destra è anche un gioco di parole che utilizza il primo nome di Zeman in una forma ritoccata dell'espressione “leccami il culo” (vyliž mi prdel in ceco). 

Dimostranti cechi di diverse generazioni che si uniscono alla marcia organizzata dal movimento Un Milione di Momenti per la Democrazia in memoria dell'invasione del 1968. Fotografia di Filip Noubel, usata con permesso.

La marcia è passata di fronte ai quartieri generali del Partito Comunista della Boemia e della Moravia [24], non condanna chiaramente l'invasione e si rifiuta di usare il termine “occupazione” [25] [ru] per descrivere il periodo successivo all'agosto del 1968 (anche se l'Unione Sovietica ha mantenuto le basi militari [26] [ru] in Cecoslovacchia dal 1968 fino al 1991). Nelle elezioni parlamentari del 2017, il partito ha ottenuto il sette percento dei voti [24].

I protestanti hanno poi distribuito del gesso e incoraggiato tutti a lasciare messaggi sul pavimento per esprimere il proprio parere. Nell'immagine sottostante, sono segnate tre date chiave: 1948 [27], che è quando il Partito Comunista ha perso il controllo della Cecoslovacchia nel dopoguerra, 1968, l'anno dell'invasione, e il 1969, la data in cui lo studente ceco Jan Palach sacrificò se stesso [28] per protestare contro l'invasione del 1968.

Fotografia di Filip Noubel, usata con permesso.

La battaglia per la memoria dovrà essere condotta in modo ancora più creativo negli anni a venire, se si vuole che i giovani cechi sappiano cosa accadde in una certa notte dal 20 al 21 agosto 1968.