- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

La ricercatrice melburniana Kylie Moore-Gilbert resta una “ostaggio politico” nella prigione iraniana di Qarchak

Categorie: Medio Oriente & Nord Africa, Oceania, Australia, Iran, U.S.A., Citizen Media, Diritti umani, Politica, Relazioni internazionali
Kylie Moore-Gilbert interview with The Modern Middle East October 2017 [1]

L'intervista di ottobre 2017 di Kylie Moore-Gilbert a The Modern Middle East – Screenshot video

Il trasferimento della ricercatrice dell'Università di Melbourne Kylie Moore-Gilbert [2] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] nella nota prigione di Qarchak [3] di Tehran ha concentrato l'attenzione mondiale sul suo dramma.

Qarchak è famigerata per le sue condizioni di salute e sicurezza. Kylie si è ammalata fisicamente ed ha sofferto di depressione. Rischia anche di contrarre la COVID-19.

Kylie ha la doppia cittadinanza dell'Australia e del Regno Unito e, nel 2018, è stata condannata a dieci anni di carcere per presunto spionaggio. La sua incarcerazione è stata resa un segreto virtuale per un anno per una strategia di diplomazia silenziosa del governo australiano. Alcuni suoi colleghi, spazientiti da questo approccio, hanno lanciato una petizione [4] sollecitando il governo australiano e la sua università a intraprendere una campagna pubblica.

L'iraniano americano Jason Rezaian, scarcerato a gennaio 2016 in un'apparente operazione diplomatica [5] dopo quindici mesi di reclusione per atti di spionaggio, ha twittato:

Qualsiasi cosa il governo australiano e del Regno Unito stiano facendo per liberare la loro cittadina, Kylie Moore-Gilbert, dal carcere in Iran sta fallendo miseramente. Questa donna innocente dovrebbe essere libera. Pochi stranieri presi in ostaggio in Iran sono stati trattati così male.

Moore-Gilbert continua a sostenere la sua innocenza, ma sostiene che l'intelligence iraniana abbia provato a recrutarla [11] in cambio della sua libertà.

Radio Zamaneh, parte di una compagnia di media di lingua Farsi che ‘supporta gli sforzi di attivisti per i diritti umani e la società civile in Iran’, sta seguendo da vicino [12] la vicenda [ar]:

آزاده دواچی، پژوهشگر در دانشگاه دیکن ملبورن و از دوستان و همکاران کایلی مور-گیلبرت در گفت‌وگو با زمانه می‌گوید او انسان بسیار آرامی است و اتهام‌هایی که به او وارد شده، برای افرادی که از نزدیک او را می‌شناسند، قابل باور نیست.

«ایشان محقق و پژوهشگر در حوزه اسلام‌شناسی و مدرس اسلام‌شناسی در دانشگاه ملبورن بودند. حوزه تحقیقی ایشان در مورد شیعیان بحرین و جنبش‌هایی بود که در آن منطقه وجود دارد. به همین دلیل به زبان عربی هم مسلط بودند و به کشورهای حوزه خلیج فارس هم سفر کرده بودند. چند سال پیش هم به ایران سفر کردند برای تحقیق در مورد شیعه و اسلام. بدون هیچ مشکلی هم برگشتند.

Azadeh Dawachi, un ricercatore della Deakin University di Melbourne e amico e collega di Kylie Moore-Gilbert, ha dichiarato a Zamaneh che [Moore-Gilbert] è una persona molto calma e che le accuse contro di lei sono incredibili per coloro che la conoscono nel profondo.

… Era una ricercatrice in Islamistica e docente di Studi Islamici all'Università di Melbourne. La sua ricerca si concentra sugli Sciiti del Bahrain e sui movimenti esistenti in quella regione. Parla fluentemente l'arabo ed è anche stata in Iran qualche anno fa per condurre delle ricerche sugli Sciiti e sull'Islam. È ritornata senza problemi.

Un'altra amica e collega, Jessie Moritz, in un post su The Conversation [13], ha richiesto di agire maggiormente e di ridurre la segretezza:

I have been keeping silent in the hopes a quiet diplomatic approach would secure her freedom.
But it is hard to overstate how horrific this week’s development is. Australia needs to do more.

Sono rimasta in silenzio nella speranza che un approccio di diplomazia silenziosa le avrebbe garantito la libertà.

Però, è difficile esagerare quanto siano orribili gli sviluppi di questa settimana. L'Australia deve fare di più.

La recente diffusione della sua situazione ha prodotto dei progressi e l'ambasciatore australiano ha promesso che vedrà Kylie. Ecco un tweet presente sull'account Twitter di @FreeKylieMG [14]:

Apprendiamo la notizia che forse l'ambasciatore australiano Lyndall Sachs sarà da Kylie domani. Comprendiamo che potrebbe volerci tempo per le negoziazioni per il suo rilascio, ma ci sono delle richieste non negoziabili che il governo australiano deve soddisfare OGGI.

Il sino-americano Xuyie Wang [17], un altro prigioniero rilasciato nel 2019 in seguito ad uno scambio di prigionieri dopo tre anni di reclusione in Iran, ha parlato [18] al programma Radio National Breakfast di ABC. Considera Kylie come una “prigioniera politica”, tenuta in ostaggio per fare una negoziazione come uno scambio. Afferma che, in questi casi, “è necessaria quanta più attenzione pubblica possibile”.

Reza Khandan, attivista per i diritti umani e marito di Nasrin Sotoudeh [19][it], imprigionata per difendere i diritti umani in Iran, ha condiviso sul suo Facebook che Kylie “è stata trasferita come atto punitivo”. Scrive che, durante una telefonata dalla prigione, Kylie ha descritto le condizioni come molto brutte. “Non posso mangiare niente… non so… sono molto delusa… sono molto… depressa…”.

Khandan aggiunge che nella sezione di isolamento della prigione di Qarchak, i prigionieri sono detenuti per svariate ragioni, tra cui omicidio, droga e crimini finanziari. C'è anche un numero importante di pazienti malati di COVID-19 nella sezione di isolamento della prigione.

Ad ottobre 2017, Modern Middle East, una trasmissione televisiva di attualità, ha intervistato Kylie. Con evidente dichiarazione riduttiva, la sua riflessione sui suoi viaggi precedenti le Primavere arabe nella regione ha un valore aggiunto a posteriori: “Il Medio Oriente era un po’ più stabile di oggi”.