Per le persone LGBTQ+ in Mongolia, il pregiudizio è un dato di fatto

Una bandiera arcobaleno fuori dal Grande Hural, l'edificio del Parlamento della Mongolia, Ulaanbaatar, marzo 2019. Copyright della foto: Il Centro LGBT della Mongolia [mn]. Usata dietro autorizzazione.

Durante l'estate del 2017 ho passato alcuni mesi a Ulaanbaatar, la capitale della Mongolia. Lì ho incontrato una giovane donna al secondo anno di università, che mi ha parlato delle difficoltà di essere una persona LGBTQ+ nel Paese. Sono stato subito colpito dalla gravità di alcune delle situazioni che descriveva. Nonostante avesse solo 19 anni, lei stessa aveva già affrontato discriminazione di quel tipo. Sapevo che avrebbe avuto una conoscenza preziosa di quello che stavano passando i membri più giovani della comunità LGBTQ+ del Paese.

La Mongolia è un Paese con una storia di discriminazione nei confronti delle persone LGBTQ+. Anche se esistono leggi che le proteggono, non è raro leggere notizie di persone omosessuali e bisessuali che vengono picchiate, stuprate o addirittura rapite da gruppi d'odio. Ci sono alcuni lievi segni di cambiamento. Alla fine dello scorso anno, la polizia ha messo sotto accusa [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] un gruppo di estrema destra dopo un'aggressione a una lavoratrice del sesso transgender, in un raro caso di indagini da parte delle autorità su un crimine d'odio anti LGBTQ+.

Quindi quando proposi che la intervistassi, mi rispose che doveva pensarci. Mi disse che aveva paura che rendere noto il suo nome avrebbe messo lei e i suoi parenti in pericolo. Alla fine ha accettato: bisognava rompere il silenzio. Aveva solo due richieste: che io nascondessi la sua vera identità e che lasciassi passare un po’ di tempo prima di pubblicare le sue parole.

Nel 2020, abbiamo deciso che tre anni erano abbastanza. Per onorare la sua richiesta sulla sua identità, ho deciso di darle lo pseudonimo di Erdene, che in lingua mongola significa “gioiello”. L'intervista è stata modificata per ragioni di brevità e stile.

“Ho avuto molti problemi per il mio orientamento sessuale”, esordì Erdene.

In Mongolia, proseguì, la discriminazione sessuale non colpisce sempre in modo diretto. “La gente non capisce davvero quando parli di ‘orientamento sessuale’. Se dicessi al mongolo medio che sono bisessuale, direbbe: ‘Oh…Ok’. Non reagirebbe né in modo positivo né negativo. Perché non capirebbe. Ma se lo dimostrassi con le mie azioni – quello lo sorprenderebbe”, continuò.

Amedeo Bastiano: Come reagirebbe?

Erdene: If you are a girl and you walk hand in hand with another girl, people will just think that you two are friends. No one would suspect you’re a couple. But you would never kiss another girl in public. If you did, people might insult you and yell at you. Especially the elderly and the conservative. Most likely, somebody would approach you and make you stop.

It happened to a friend of mine. She and another girl were dating; once, they went to a park and started kissing. Two guys approached them, saying: ‘Hey, what are you doing?! You both should be kissing guys. Why are you kissing each other?’ Then they forced my friend and the other girl to stop.

People react more strongly to males. If two guys hold each other’s hands, other people would beat them up. That's not uncommon.

Erdene: Se sei una ragazza e cammini mano nella mano con un'altra ragazza, la gente penserà che siate solo amiche. Nessuno sospetterebbe che siete una coppia. Ma non potresti mai baciare un'altra ragazza in pubblico. Se lo facessi, la gente potrebbe insultarti e urlarti contro. Soprattutto gli anziani e i conservatori. Molto probabilmente, qualcuno si avvicinerebbe per farti smettere.

È successo a una mia amica. Stava uscendo con un'altra ragazza; una volta sono andate in un parco e hanno cominciato a baciarsi. Due ragazzi si sono avvicinati, dicendo: ‘Ehi, cosa state facendo?! Voi due dovreste baciare ragazzi. Perché vi state baciando?’ Poi hanno costretto la mia amica e l'altra ragazza a smettere.

La gente ha reazioni più forti nei confronti dei maschi. Se due ragazzi si tenessero per mano, gli altri li picchierebbero. Non è raro.

AB: C'è qualche comunità che dà sostegno alle persone LGTBQ+ in Mongolia?

E: Yes, there is a small community, a small LGBT centre, and it’s trying to get its voice heard. I joined it. We have a pride march, a pride week and so on… But only a few people participate. Last time [in 2017], at the pride walk, there were fewer than 50 of us. There is no media coverage; almost nobody knows that such events take place. And when people don’t speak about our activities, the impact of what we do fades away quickly. Many don’t even know that an actual LGBTQ+ centre exists. The people who ‘work’ there are all volunteers. They get a very small fraction of tax money, because they are registered as a non-profit organisation.

E: Sì, c'è una piccola comunità, un piccolo centro LGBT, e sta cercando di far sentire la propria voce. Io ne faccio parte. Abbiamo una marcia del pride, una settimana del pride eccetera… Ma solo poche persone partecipano. All'ultima marcia del pride [nel 2017] eravamo meno di 50. Non c'è copertura mediatica: quasi nessuno sa che questi eventi esistono. E quando la gente non parla delle nostre attività, l'impatto di quello che facciamo sparisce in fretta. Molti non sanno nemmeno che esiste un vero centro LGBTQ+. Le persone che ci ‘lavorano’ sono tutte volontarie. Ricevono una piccolissima percentuale di contributi, perché sono registrati come organizzazione non-profit.

AB: Quindi, i volontari non sono pagati dal governo – o comunque non direttamente. Come viene visto il centro LGBT dalle istituzioni statali?

E: Not positively. Mongolia is officially a democracy, and as a democracy it is obliged to defend people’s rights – LGBTQ+ ones included. Our ability to have a community, to be heard, and so on. But in reality, politicians don’t like us. Regardless of their party. They don’t have any interest in protecting us. So they keep silent and hinder any possible change. The centre had to fight really hard to get the small governmental help it now receives. And that took about five years.

Sexual discrimination is a crime under Mongolian law. Harming people because of their sexual orientation or sexual identity [should] involve severe punishments. But this remains a dead letter: everyone ignores the law. If you call the police saying that you’ve been discriminated against, no one will come. And many people – many cops as well as many LGBTQ+ people – don’t even know that such a law exists.

E: Non in modo positivo. La Mongolia, ufficialmente, è una democrazia, e in quanto tale ha l'obbligo di difendere i diritti delle persone – incluse quelle LGBTQ+. Il nostro diritto di avere una comunità, di essere ascoltati e così via. Ma nella realtà, ai politici non piacciamo. A prescindere dal partito. Non hanno alcun interesse a proteggerci. Quindi stanno in silenzio e ostacolano ogni possibile cambiamento. Il centro ha dovuto lottare davvero duramente per avere quel poco aiuto governativo che riceve adesso. E ci sono voluti circa cinque anni.

La discriminazione sessuale è un crimine per la legge mongola. Fare del male a qualcuno per la sua identità o il suo orientamento sessuale dovrebbe comportare pene severe. Ma questo rimane lettera morta: tutti ignorano la legge. Se chiami la polizia dicendo di aver subito discriminazione, non viene nessuno. E molti – molti poliziotti come pure molte persone LGBTQ+ – non sanno nemmeno che esiste una legge del genere.

AB: Perché le persone sono così poco informate?

E: There are many reasons. The first is the obstructionism of politics; right after come money and fear.

Lately, there have been many new young people visiting the centre. They were 16 to 18 years of age. And they all lamented that they couldn’t retrieve details about the centre anywhere.

Let’s imagine that someone gets harassed or discriminated against. That person won’t know where to turn to. It’s just impossible to find something saying: ‘If you are in a difficult situation, call this number, or go to this place’. There's not even a panel, nor a flyer. When people get harassed, they will most likely be alone, feel alone, and will have to bear their suffering in silence, without the possibility to find comfort and help. They'll probably continue to face discrimination for a long time without seeing any possibility to improve their condition.

This is because those who run the centre don’t do enough advertising. It's not their fault, though. They don’t have enough money to print things out. And on the internet, despite them having a Facebook page and all that, people are afraid of having their name associated with the centre. Members of the community don’t want to share links, send e-mails, or invite their friends to events. Because they don’t want to be discriminated against. Or discriminated against even more. Those who run the centre do what they can. They work really hard. But after all, there's only four of them. You cannot ask too much of four people who work as volunteers. The possibilities are limited.

E: Ci sono molte ragioni. La prima è l'ostruzionismo della politica; subito dopo vengono i soldi e la paura.

Ultimamente, molti giovani nuovi hanno visitato il centro. Avevano tra i 16 e i 18 anni. E si sono tutti lamentati del fatto che non riuscivano a trovare informazioni dettagliate sul centro da nessuna parte.

Immaginiamo che qualcuno venga molestato o discriminato. Quella persona non saprà a chi rivolgersi. È semplicemente impossibile trovare qualcosa che dica: ‘Se sei in una situazione difficile, chiama questo numero o vai in questo posto’. Non c'è nemmeno un pannello, un volantino. Quando la gente viene molestata, molto probabilmente sarà sola, si sentirà sola e dovrà sopportare il proprio dolore in silenzio, senza la possibilità di trovare consolazione e aiuto. Probabilmente continuerà ad affrontare discriminazioni per molto tempo senza vedere alcuna possibilità di migliorare la propria condizione.

Questo è perché quelli che gestiscono il centro non si fanno abbastanza pubblicità. Però non è colpa loro. Non hanno abbastanza soldi per stampare cose. E su internet, anche se hanno una pagina Facebook e cose così, la gente ha paura che il proprio nome venga associato al centro. I membri della comunità non vogliono condividere link, mandare e-mail o invitare i propri amici agli eventi. Perché non vogliono essere discriminati. O discriminati ancora di più. Chi gestisce il centro fa quel che può. Lavorano davvero tanto. Ma dopotutto, sono solo in quattro. Non si può chiedere troppo a quattro persone che lavorano come volontari. Le possibilità sono limitate.

AB: Quanto è grande la comunità LGBT in Mongolia? 

E:Officially the community has between 300 and 500 members. But there are way more LGBTQ+ people in Mongolia. Way more. There has been a survey, and it showed around 30,000 people across the country. But even those who organised that survey know that the real number is much higher. People just don’t talk. Of all the Mongolians I directly or indirectly know, I can recall less than 10 people who fully came out, including public figures. And now that I think about it, they are all women. Not a single man admitted to be gay.

E: Ufficialmente la comunità ha tra i 300 e i 500 membri. Ma ci sono molte più persone LGBTQ+ in Mongolia. Molte di più. C'è stato un sondaggio e ha mostrato circa 30.000 persone in tutto il Paese. Ma anche quelli che hanno organizzato il sondaggio sanno che il numero reale è molto più alto. È solo che la gente non ne parla. Di tutti i mongoli che conosco direttamente o indirettamente, mi vengono in mente meno di dieci persone che hanno fatto un vero coming out, incluse le figure pubbliche. E ora che ci penso, sono tutte donne. Non un solo uomo ha ammesso di essere gay.

AB: Data la difficoltà della situazione delle persone LGBTQ+ in Mongolia, perché hai deciso di fare coming out?

E: I made this choice because of a friend. In the past, she had a girlfriend with a masculine appearance: she looked like a guy. A gay guy, maybe. She was beaten up twice just because of how she looked.

One time was on the streets at night. The other time was at an LGBTQ+ party. Sometimes we organise parties in the city. They are private events: we prepare a list, and only members of our community who register in advance are admitted. When this girl was beaten, there were three people waiting for us outside the place where we held the party. They tried to get inside the venue, but when they approached the entrance, the bouncer told them: ‘You cannot enter. There’s an LGBT party going on’. So they decided to wait for somebody to exit. He should have said: ‘Sorry, this is a private event’, and nothing else. But he decided to be specific.

He did it on purpose. By telling those three what was going on inside the place, he facilitated the situation. If you work in security, you should be able to tell at first sight when a group of jerks wants to get into a fight, right? You don’t give them a reason. Plus, when the three guys started hitting the girl – who was a customer of the venue he was working at – he didn’t lift a finger. He wanted her to be beaten.

Those three knew she was a girl. When they started, my friend told them. They could understand that from her voice. But they didn’t care. They just wanted to beat her. They felt justified by the fact she looked like a male, so they could get violent. That made me understand what discrimination can lead to. And that awareness is why I’m open about my orientation. I am open, because nobody [else] is. Because if nobody speaks out about the situation, nobody will know. And I want people to know. I want people in this society, especially people my age, to know and to start accepting those who are different.

E: Ho fatto questa scelta a causa di una mia amica. Nel passato, aveva una fidanzata dall'aspetto mascolino: sembrava un ragazzo. Un ragazzo gay, forse. È stata picchiata due volte solo per il suo aspetto.

Una volta è stato per strada di notte. L'altra volta è stato a una festa LGBTQ+. A volte organizziamo feste in città. Sono eventi privati: prepariamo una lista e solo membri della nostra comunità che si prenotano in anticipo sono ammessi. Quando questa ragazza è stata picchiata, c'erano tre persone che ci aspettavano fuori dal luogo in cui si teneva la festa. Avevano cercato di entrare nel locale, ma quando si sono avvicinati all'entrata il buttafuori ha detto loro: ‘Non potete entrare. C'è una festa LGBT in corso’. Quindi hanno deciso di aspettare che qualcuno uscisse. Avrebbe dovuto dire: ‘Mi dispiace, questo è un evento privato’, e nient'altro. Ma ha deciso di essere specifico.

L'ha fatto di proposito. Dicendo a quei tre cosa stava succedendo dentro, ha agevolato la situazione. Se lavori nella sicurezza, dovresti essere in grado di capire a prima vista se un gruppo d'idioti vuole attaccare briga, giusto? Non gli dai una ragione per farlo. E in più, quando i tre hanno cominciato a picchiare la ragazza – che era una cliente del locale in cui stava lavorando – non ha alzato un dito. Voleva che fosse picchiata.

Quei tre sapevano che era una ragazza. La mia amica gliel'ha detto quando hanno cominciato. Lo potevano capire dalla voce. Ma a loro non importava. Volevano picchiarla e basta. Si sentivano giustificati dal fatto che sembrasse un maschio, così potevano essere violenti. Questo mi ha fatto capire a cosa può portare la discriminazione. E questa consapevolezza è il motivo per cui sono sincera sul mio orientamento. Sono sincera, perché nessun altro lo è. Perché se nessuno parla apertamente della situazione, nessuno lo saprà. E voglio che la gente lo sappia. Voglio che le persone di questa società, specialmente quelle della mia età, conoscano e comincino ad accettare coloro che sono diversi.

AB: Come hanno reagito le persone vicine a te quando hai dichiarato il tuo orientamento?

E: I lost a few friends after saying that I am bisexual. Both male and female friends. But I’m actually happier. It’s better to have friends who accept you for what you are, than fake friends who will always be ready to turn their backs on you. My mother knows; my father doesn’t. But here in Mongolia, almost nobody tells their parents. LGBTQ+ people never speak – not even with close friends. They open up only with other members of the community.

When your parents discover your orientation, you almost always have a hard time. I have a direct example of this. I know another girl. Her parents knew she was engaged to someone of the same sex… But not because she told them. They got some clues, read a few messages… When they realised, they cut her internet connection, took her phone and her notebook, and forced her to stay home for two weeks. Then, they made her break up with her girlfriend. This is the typical situation young LGBTQ+ people go through in Mongolia.

For me, it was different. My mother studied abroad, and is a very informed, open-minded person. One time, she asked me if I was happy with the person I was dating. She probably suspected that I was seeing a girl. I said that yes, I was. The only thing she answered me was: ‘If you’re happy, do anything you want. I accept you, I love you, and will accept and love you no matter what. If you’re happy, I’m happy too’. That's extremely rare here.

My mother made me understand how big the impact of your parents can be. How important it is to have their love, how much they can influence your happiness. If it wasn’t for her, I would have felt much more alone and isolated.

E: Ho perso alcuni amici dopo aver detto che sono bisessuale. Amici sia maschi sia femmine. Ma in realtà sono più felice così. È meglio avere amici che ti accettano per quello che sei, che falsi amici sempre pronti a voltarti le spalle. Mia madre lo sa; mio padre no. Ma qui in Mongolia, quasi nessuno lo dice ai propri genitori. Le persone LGBTQ+ non ne parlano mai – neanche con amici stretti. Si aprono solo con altri membri della comunità.

Quando i tuoi genitori scoprono il tuo orientamento, quasi sempre passi un brutto momento. Ho un esempio diretto di questo. Conosco un'altra ragazza. I suoi genitori sapevano che era fidanzata con qualcuno della stesso sesso…ma non perché glielo avesse detto lei. Avevano trovato degli indizi, letto alcuni messaggi…Quando se ne sono resi conto, le hanno tolto la connessione internet, il telefono e il notebook e l'hanno costretta a stare a casa per due settimane. Poi l'hanno costretta a lasciare la sua fidanzata. Questa è la tipica situazione che affrontano i giovani LGBTQ+ in Mongolia.

Per me, è stato diverso. Mia madre ha studiato all'estero ed è una persona molto aggiornata e dalla mentalità aperta. Una volta mi ha chiesto se ero felice con la persona che stavo frequentando. Probabilmente sospettava che stavo uscendo con una ragazza. Ho detto che sì, lo ero. L'unica cosa che mi ha risposto è stata: ‘Se sei felice, fai quello che vuoi. Io ti accetto, ti voglio bene e ti accetterò e ti vorrò bene in ogni caso. Se sei felice, sono felice anch'io.’ Qui è una cosa estremamente rara.

Mia madre mi ha fatto capire quanto può essere grande l'influenza dei tuoi genitori. Quanto è importante avere il loro affetto, quanto possono influenzare la tua felicità. Se non fosse stato per lei, mi sarei sentita molto più sola e isolata.

AB: Pensi che ci sia qualche possibilità che in futuro la situazione migliori?

E: In Mongolia, plenty of people still think that homosexuality is a mental illness. When they find out that someone is gay or lesbian, they are disgusted, and will look for a way to cure the person.

Sometimes, Western people see being bisexual as better than being being lesbian, because you still ‘like the opposite sex’. But here, it’s more the fact that you’re attracted by the same one. People think that if you’re not 100 percent straight, you’re not able to feel love like ‘normal people’. They don’t believe you are able to have regular emotions, control over your sexuality, or a normal relationship. They think you cannot by any means be faithful.

The situation is getting better. The number of subscriptions to the LGBTQ+ centre is rising, especially among young people. We’re getting more visibility, and some foreign [LGBTQ+] centres are promoting our image abroad. Moreover, many Mongolians are now moving to other countries to study or work, and there, they can embrace a more tolerant point of view, like my mother.

But changes need time. That's why I want to leave: I’m proud of being Mongolian, but I cannot constantly be crushed by the hatred of my society.

E: In Mongolia, tante persone pensano ancora che l'omosessualità sia una malattia mentale. Quando scoprono che qualcuno è gay o lesbica, sono disgustati e cercano un modo per curare la persona.

A volte gli occidentali considerano l'essere bisessuale migliore che essere lesbica, perché ‘ti piace comunque il sesso opposto’. Ma qui, è più il fatto che sei attratta dallo stesso sesso. La gente pensa che se non sei etero al 100%, non sei in grado di provare amore come le “persone normali”. Non credono che puoi avere emozioni normali, un controllo sulla tua sessualità o una relazione normale. Pensano che tu non possa assolutamente essere fedele.

La situazione sta migliorando. Il numero di iscrizioni al centro LGBTQ+ sta crescendo, specialmente tra i giovani. La nostra visibilità sta aumentando, e alcuni centri LGBTQ+ esteri stanno promuovendo la nostra immagine in altri Paesi. Inoltre, molti mongoli si stanno trasferendo in altri Paesi per studiare o lavorare, e lì possono adottare un punto di vista più tollerante, come mia madre.

Ma i cambiamenti richiedono tempo. È per questo che voglio andarmene: sono fiera di essere mongola, ma non posso essere costantemente schiacciata dall'odio della mia società.

Nota dell'editor: Il centro LGBT della Mongolia non è stato coinvolto nella produzione di questo articolo.

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