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Vi presentiamo il giornale brasiliano dedicato interamente alle persone che vivono per strada

Categorie: America Latina, Brasile, Citizen Media, Diritti umani, Libertà d'espressione, Media & Giornalismi

Marcos Scher vendeva il giornale al semaforo prima della pandemia. Foto: Charlotte Dafol/Usata con autorizzazione.

Diciannove anni fa è iniziato a circolare a Porto Alegre, nel sud del Brasile, un giornale dedicato alle persone che vivono per strada o in situazioni di vulnerabilità sociale. Il Jornal Boca de Rua [1] [pt, come i link successivi salvo diversa indicazione] (Giornale Bocca della Strada) è emerso dalla volontà di un gruppo di giornalisti che hanno notato che le persone stesse raccontano le loro storie, che quasi sempre sono vittime o soffrono lo stigma della miseria.

Il progetto è stato concepito nel 2000 e, un anno dopo, durante il primo incontro al Forum Sociale Mondiale [2] [it], è stata lanciata la prima edizione di Boca, come la conosciamo. Ad oggi, è l'unico giornale degli affiliati a Network Street Papers (INSP), associazione mondale delle pubblicazioni prodotto interamente ed elaborato da persone che vivono in situazioni disagiate.

La pubblicazione di Boca è trimestrale e gli argomenti trattati vanno dalle denunce di violenza di cui sono vittime le persone che vivono per strada a storie positive. Nel corso di tre mesi, il gruppo si organizza per definire le linee guida, lavorare sul campo, realizzare interviste, fotografare e cercare argomenti per gli articoli. La rotazione è alta, ma in media circa 50 persone lavorano per ogni edizione.

Dopo la stampa, ogni membro del gruppo riceve una quantità di copie da distribuire nelle strade di Porto Alegre. La somma ricavata è destinata ai reporter e ai giornalisti. Anche la pubblicazione è supportata da sostenitori, molti dei quali sono anonimi e non chiedono nulla per il loro contributo.

Rosina Duarte, una delle creatrici di Boca de Rua e della ONG ALICE [3] (Agenzia Libera per l'Informazione, Cittadinanza ed Educazione), legata al giornale, racconta che l'obiettivo iniziale era “dare voce a chi non ne ha”. Con il tempo si sono resi conto di quanto fosse pedante- le voci sono sempre state qui, la società non le ascoltava quasi mai, racconta.

In un'intervista per Global Voices racconta:

Quando nós chegamos, a gente tinha ainda aquele discurso bonito, que carrega muito resquício do “preconceito bonzinho”, como eu digo, que é o de querer dar algo a eles, de ajudar. Mas a gente percebeu que nós é que tínhamos que ser alfabetizadas na linguagem da rua. Eles não tinham a alfabetização da linguagem escrita, mas nós éramos analfabetas completas sobre a vida na rua.

Quando siamo arrivati, facevamo sempre questo bel discorso con molte tracce di “buoni pregiudizi”, come si dice, voler dar loro qualcosa, aiutarli. Ma ci siamo resi conto che dovevamo conoscere la lingua della strada. Loro non conoscevano il linguaggio scritto, ma noi eravamo completamente ignoranti sulla vita per strada.

Catarina e Daniel, di Boca de Rua. Foto: Luiz Abreu/Usata con autorizzazione.

L'idea iniziale dei giornalisti era la creazione di una radio trasmessa con altoparlanti installati nella città. Ma, incontrando un gruppo di persone che vivono per strada, sono state categoriche: “Vogliamo un giornale che parli di noi” Rosina ci dice che l'idea all'inizio l'ha spaventata ma ha funzionato:

Quando eles disseram que queriam um jornal, fomos atrás de financiamento, ainda tateando no escuro, sem saber o que fazer. Mas um dia caiu a ficha: ao contar o que acontecia nas ruas, eles faziam notícia. E, se eles tivessem consciência disso, o texto se organizava de uma forma muito clara. Porque a gente faz notícia o tempo inteiro. Tem os que fazem de uma forma mais objetiva, outros menos objetiva, mas a gente faz.

Quando hanno detto che volevano un giornale, eravamo indietro con i finanziamenti, ancora brancolando nel buio, senza sapere cosa fare. Ma è arrivato un giorno: hanno raccontato cosa succedeva per strada e hanno fatto notizia. E se ne erano a conoscenza, il testo era organizzato in modo molto chiaro. Perché facciamo sempre notizia. C'è qualcuno che lo fa in maniera obbiettiva, altri meno, ma lo facciamo.

Con il tempo, il giornale si è trasformato anche in una specie di movimento sociale. Il gruppo si riunisce tutte le settimane per discutere delle questioni collettive e delle possibilità di supporto per i singoli casi dei loro membri. È anche collegato a iniziative sull'ambiente, come il Movimento Nazionale del Popolo della Strada [4] e Amada Massa [5] (panetteria che ha come obiettivo generare autonomia nelle persone in situazioni vulnerabili e che vivono in strada a Porto Alegre).

Sul contenuto degli argomenti, Rosina ricorda:

Parece que é só sofrimento, parece que é só dificuldade. E não é. Descobrimos essa alegria, essa resistência, valorizamos essa imensa, fantástica capacidade de sobreviver, não só de se manter vivo, mas de manter viva a esperança, a alegria, o afeto e todas essas questões.

Sembra ci sia soltanto sofferenza, perché vi sono solo difficoltà. Ma non è così. Scopriamo allegria, resistenza, valorizziamo questa immensa e fantastica capacità di sopravvivenza, non soltanto di rimanere in vita ma, di mantenere viva la speranza, l'allegria e tutto questo.

Voci della strada

Elisângela Escalante, è entrata nel gruppo sei anni fa, quando viveva per strada, ha enfatizzato l'importanza del giornale nella sua vita, in un'intervista a Global Voices al telefono ci dice:

Muita coisa aconteceu comigo através do jornal. Ele me tirou da rua. Porque eu vivi três anos e meio na rua e eu saí depois de uns meses indo pro jornal. Eu fui guardando um dinheiro e comecei a alugar o meu espaço. Antes eu não ganhava o meu dinheiro, dependia do meu companheiro pra tudo. Faz diferença pra mim, eu gosto de ter meu dinheiro.

Molte cose sono passate attraverso il giornale. Mi ha fatto uscire dalla strada. Perché ho vissuto tre anni e mezzo per strada e sono uscita dopo tre mesi che collaboravo con il giornale. Ho messo da parte dei soldi e ho affittato un appartamento. Prima non guadagnavo nulla, dipendevo dal mio compagno per ogni cosa. Con me [il giornale] ha fatto la differenza, mi piace guadagnarmi i miei soldi.

Copertina del numero che ha attirato l'attenzione sulle difficoltà della maternità per le donne che vivono per strada. Foto: Agenzia ALICE / Street Mouth, usata con autorizzazione.

Elisângela ricorda in particolare un'edizione nella quale si trattava la questione: “Perché non possiamo essere madri?”. L'articolo raccontava le difficoltà che incontravano le donne che vivono per strada ad intraprendere la maternità.

Durante la stesura dell'articolo alcune componenti del giornale hanno potuto riprendere i contatti con i loro figli, che non avevano visto per anni, racconta Elisângela:

Eu acho que o que a gente fala [no jornal] é a verdade. É o que a gente sente e o que a gente vive dentro da sociedade. Se não fosse o Boca, não teria outra maneira de fazer isso e ser ouvido por tanta gente. Através dele eu consegui muitas coisas e ajudei muitas pessoas também.

Credo che quello che scriviamo [nel giornale] sia la verità. È quello che sentiamo e viviamo dentro la società. Se non ci fosse stato il giornale, non c'era altra maniera per farlo e di farmi sentire da tanta altra gente. Grazie al giornale sono riuscita a ottenere molte cose e ad aiutare molte persone.

Per la prima volta nella sua storia, il giornale non si può vendere per strada a causa della pandemia di COVID-19 [6] [it]. Per non sospendere la generazione del reddito e nuocere agli ingressi dei giornalisti, Boca de Rua si è convertita in una versione digitale.

Con un contributo minimo di 20 reales (3.75 dollari) ogni tre mesi [7], il lettore accede all'edizione più recente del giornale, e alle edizioni passate e altro materiale aggiuntivo.

Per i collaboratori e reporter, la cosa più importante è che le voci della strada continuino a farsi sentire anche durante la pandemia.

A Marcos Sher, membro del giornale da 13 anni, gli chiediamo per telefono cosa prova per il giornale:

Pra mim é bom, muito bom. Pra você ver que eu não largo, né? Às vezes eu dou um tempo, mas eu volto de novo. Pra mim o jornal foi uma maneira de sair do tráfico [de drogas] e voltar a trabalhar. É bom porque é alguma coisa pra fazer, pra me tirar de casa. Ter alguma coisa pra fazer é muito importante pra mim.

Per me è buono, molto buono. Così vedi che non ti lascio andare? Non è cosi? A volte lo lascio [il lavoro di report  per Boca de Rua] per un po’ ma ritorno sempre. Per me il giornale è stato un modo per uscire dal traffico [della droga] e ritornare a lavorare. È molto buono perché ho qualcosa da fare, per uscire di casa. Avere qualcosa da fare per me è molto importante.

Nota dell'editor: Talita Fernandes collabora con il giornale Boca de Rua (Porto Alegre, Rio Grande do Sul) e ha scritto la dissertazione “Strada, sostantivo femminile: donne in movimento e il diritto al corpo nella città”, dell'Università Federal do Rio Grande do Sul (UFRGS).