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Ad Haiti movimenti omofobici creano agitazione facendo leva sul discorso anti-coloniale

Categorie: Haiti, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Diritti umani, Governance

Foto di gruppo “Facsdis Haiti LGBT” su Facebook. Utilizzata con la loro autorizzazione.

Le classi conservatrici della società haitiana ritengono che l'omosessualità, ed i diritti LGBTQI+ siano “importati” dall'esterno.

Ad esempio, quando è stato pubblicato il progetto del nuovo codice penale haitiano [1] [fr, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione] con un decreto presidenziale il 24 giugno 2020, le chiese protestante e cattolica hanno apertamente espresso il loro disaccordo in quanto punisce, per la prima volta, la discriminazione di matrice sessuale; le chiese hanno interpretato il testo come un'apertura verso pratiche illegali, quali la zoofilia e la pedofilia.

La Chiesa cattolica ha rimproverato [2] al progetto del nuovo codice penale di provenire “da una nuova mentalità imperialista e neocolonialista” e ha incoraggiato i governi a “concentrasi sui veri problemi degli haitiani” anziché “cercare di importare valori estranei ed esterni alle nostre buone tradizioni”.

Inoltre, una petizione [3] [creolo haitiano] intitolata: “Rovesciare la legalizzazione della prostituzione infantile, l'incesto, la bestialità e l'omosessualità ad Haiti” lanciata dalla Federazione Protestanti di Haiti (FPH) e da Shekinah, due strutture della Chiesa protestante della diaspora haitiana, ha raccolto più di 130.000 firme.

L'omosessualità non è mai stata definita come un crimine nel codice penale haitiano precedente, questo progetto non ha quindi l'obiettivo di depenalizzare l'omosessualità, ma ha quello di punire la discriminazione basata sull'orientamento sessuale.

Detto ciò, nel 2007 il senato haitiano ha votato una proposta di legge che proibisce il matrimonio tra persone della comunità LGBTQI+ e qualsiasi promozione dell'omosessualità nel paese, ma questo progetto di legge non è mai arrivato alla camera dei deputati. D'altro canto, un decreto adottato [4] nel giugno 2020 permette alle persone transgender di cambiare la loro morfologia e di adattare il loro sesso nella loro carta d'identità.

Di fronte alle manifestazioni dei cristiani e alle reazioni omofobiche e violente sui social network, era necessaria una campagna di sensibilizzazione e di informazione per spiegare la transidentità e l'omosessualità, secondo le dichiarazioni fatte per telefono a Global Voices da Hetera Estimphil, una donna transgender, cristiana [5] e presidente dell'associazione LGBTQ+ KOURAJ. [6]

Démystifier l'homophobie et la transphobie en Haïti ??️‍⚧️

Geplaatst door Kouraj:LGBT Rights in Haiti / Lutter pour les Droits de la Communauté M [7] op Woensdag 19 augustus 2020 [8]

Demistificare l'omofobia e la transfobia ad Haiti ??️⚧️

Tuttavia, le accuse di collegamento tra l'omofobia e l'influenza straniera sono comuni nella società haitiana. Per esempio, in questa violenta dichiarazione, un utente [9] su Twitter fa sapere che se Jean-Jacques Dessalines [10] [it], l'eroe dell'indipendenza di Haiti, fosse vivo, “taglierebbe la testa a tutti questi omosessuali, perché fanno questa pratica merdosa dei bianchi”. 

Ad Haiti, alcuni considerano la protezione dei diritti fondamentali delle persone della comunità LGBTQI+ ad Haiti non soltanto come un'influenza esterna, ma anche come il risultato di un programma definito di politica estera. Nel giugno 2020, un tweet pubblicato [11] dall'ambasciata del Canada  in occasione del mese dell'Orgoglio [12] [it] (Gay Pride) ha una suscitato una grande protesta, poiché l'ambasciata del Canada aveva espresso il suo sostegno al movimento e aveva condiviso una foto della bandiera LBGTQI+ fluttuante nel cortile dall'ambasciata situata a Port-au-Price. Secondo Auguste d'Meza, docente dell'università statale di Haiti, il Canada avrebbe violato la Convenzione di Vienna [13] per aver issato una bandiera che rappresenta un movimento sociale. Il dibattito è stato ugualmente accesso [14] su Twitter.

Altri utenti di Twitter condividono quest'idea che l'omosessualità ad Haiti venga influenzata dall'esterno del paese [15]: “Continuare a fingere di non vedere che l'ambasciata del Canada distrugge tutto ciò che ci rimane come valore familiare nel paese attraverso la colonizzazione sociale. I bianchi sono omosessuali, sono obbligati a fare anche di noi omosessuali”.

L’omofobia latente ad Haiti

Così come la violenza contro le donne, la violenza contro la comunità LGBTQI+ ad Haiti è stata per lungo tempo un tabù o un argomento ignorato. L'associazione KOURAJ, il cui presidente è stato trovato morto [16] [en] nel novembre 2019, ha registrato solo le denunce di 14 aggressioni [17] tra il 2016 ed il 2018. Un totale di 13 uomini e una donna hanno dichiarato di essere stati aggrediti da uno o più membri della propria famiglia, da giovani, da individui in moto o da gruppi di uomini non identificati. KOURAJ incoraggia le vittime a denunciare gli atti d'aggressione, affinché le statistiche riflettano più fedelmente la realtà.

Sono stati messi a tacere i tentativi di rendere visibile la comunità LGBTQI+. Ad esempio, il Festival Massi-Madi Haiti (“Masisi” e “Madvin” sono delle parole comuni in creolo haitiano usate per riferirsi agli omosessuali) doveva avere luogo per prima volta nel 2016, ma è stato vietato [18] [en] a seguito di minacce e critiche provenienti soprattutto dalla Chiesa [19], dai social network [20], e da alcuni membri del governo [21] haitiano. Secondo le dichiarazioni raccolte nel 2016 da CTN News [22] [en] di Anthony Manuel Plagnes Paya, portavoce del festival a Montreal, “i membri el KOURAJ vengono minacciati (di morte) e hanno paura di uscire”.

A sostegno della comunità LGBTQI+ e della FOKAL, scrittori, artisti, attori, giornalisti ed altre personalità avevano lanciato una petizione [23] contro l'intolleranza ad Haiti. Nonostante le critiche, KOURAJ ha comunque organizzato il festival nella discrezione e nella clandestinità.

Nel 2020, i giornalisti hanno criticato la reazioni provenienti dai settori conservatori religiosi puntando il dito contro i loro silenzi riguardo le derive politiche del potere e la povertà del paese. A tal proposito, la giornalista Anne-Marline Eugene ha pubblicato: 

Di pastè a pou mwen lap bon poul lanse plizyè lòt petisyon paske se pa sel code pénal la ki ka anpeche Haïti antre "…

Geplaatst door Anne-Merline Eugene [24] op Maandag 13 juli 2020 [25]

Dì al pastore da parte mia che sarebbe bello se pensasse di fare altre petizioni. Perché non è solo il codice pena che può impedire che Haiti rientri nel suo “destino di luce delle nazioni”. Digli da parte mia che ci sono anche la miseria, la corruzione e la proliferazione di bande armare che Jovenel ed alleati tendono a legalizzare. Digli da parte mia, che i leader religiosi sono tutti molto interessati per queste questioni e che è loro dovere intervenire. Grazie!