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Ecco i contributi alla scienza di 10 donne latinoamericane

Categorie: America Latina, Citizen Media, Donne & Genere, Scienza
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Immagine pubblicata dalla Fondazione Karisma su autorizzazione Creative Commons (CC BY-SA 2.5 CO)

Quanto si presenta di seguito è una riedizione del testo redatto da Fundación Karisma [2] [es, come i link successivi, salvo diversa indicazione]. La versione originale è stata pubblicata su autorizzazione Creative Commons (Atribución-CompartirIgual 2.5 Colombia). 

Secondo l’Unesco [3] [en], nel mondo il 29% delle persone impegnate nella ricerca sono donne. In America meridionale questo dato è un po’ più incoraggiante, poiché la media sale al 45% presentandosi come la più alta cifra di ricercatrici nel mondo. In Colombia [4] la media raggiunge il 37%. In riferimento alla dirigenza di un gruppo di ricerca, tuttavia, si nota che dei 4000 team di ricercatori registrati su Colciencias – il Dipartimento Amministrativo di Scienze, Tecnologia e Innovazione in Colombia – solo il 34% è guidato da donne.

Nonostante i progressi, queste cifre dicono che c'è ancora molto da fare, soprattutto in termini di parità tra uomini e donne in ambito scientifico. Noi donne partecipiamo, ma non si può ancora parlare di uguaglianza di genere e di condizioni. È sufficiente stilare una lista di nomi di inventrici, scienziate, matematiche o ingegnere che abbiamo conosciuto grazie ai nostri studi, per renderci conto che in realtà non ne conosciamo molte.

Invitiamo i lettori a fermarsi un momento per conoscere la storia di dieci donne sudamericane che si sono dedicate alle scienze naturali, alla medicina, all'ingegneria, alla tecnologia e alla matematica. Questa rassegna ha l'obiettivo di far chiedere ai propri destinatari cosa accadrebbe alle professioni nel mondo se le donne cessassero di apportarvi il loro contributo.

1. Nayive Pino Benítez, biologa colombiana

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Ha studiato presso l'Università del Quindío, nel comune colombiano di Armenia. Ha conseguito la laurea in Scienze Biologiche, specializzandosi in Fitochimica presso la Pontificia Università Javeriana a Bogotá, Colombia. Attualmente insegna presso l'Universidad Tecnológica del Chocó, nel municipio colombiano di Quibdó.

La sua passione per la biologia è strettamente connessa con il luogo in cui è cresciuta: la zona del Pacifico colombiano, una regione dalla flora lussureggiante. Paradossalmente, tuttavia, la stessa regione è uno dei luoghi più poveri e sconosciuti al mondo. È proprio questa condizione che ha spinto Nayive a mobilitarsi per far conoscere la flora del dipartimento di Chocó, contribuendo a combattere la povertà che affligge questa regione colombiana.

2. Luz Amparo Triana Moreno, botanica, specialista di pteridofite e biologa colombiana 

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Ha studiato e svolto attività di ricerca presso il Dipartimento di Scienze Biologiche dell'Università di Caldas, nel dipartimento colombiano di Manizales. Il suo interesse di ricerca verte sulla pteridologia – branca della biologia che studia le felci e piante affini -, ma anche sulla botanica e sulle scienze ambientali. Grazie alla sua attività di ricerca è stata insignita di molti premi e borse di studio; la ricercatrice vanta inoltre una consistente produzione bibliografica e l'attivo coinvolgimento in convegni scientifici di portata nazionale e internazionale.

Fonti: Wikipedia [7] e CvLAC [8].

3. Bonnie Prado Pinto, ingegnera aerospaziale colombiana

 

È nata nel comune di Quibdó, capoluogo del dipartimento di Chocó nella regione del Pacifico colombiano. Nonostante le poche opportunità e il poco interesse delle amministrazioni per il territorio, Bonnie è riuscita a trarre da questa regione l'ispirazione per sognare l'impossibile: diventare un'ingegnera aerospaziale e lavorare per la NASA. La sua tenacia e la sua ambizione le hanno permesso di conseguire la laurea in Ingegneria Elettrica presso la Pontificia Università Javeriana a Bogotá, Colombia.

Nel 2015 Bonnie ha organizzato un campo estivo per adolescenti che vivevano in zone povere del dipartimento di Quibdó. L'iniziativa aveva l'obiettivo di invitare i giovani ad appassionarsi alla scienza, alla tecnologia, all'ingegneria e alla matematica. Nel 2010 il suo sogno è diventato realtà: un'attività di stage le ha consentito di lavorare alla NASA, dove ha fornito il suo contributo per la messa a punto di veicoli robotizzati impiegati nell'esplorazione dello spazio.

Fonti: ALE [9] [en], Purdue University [10] [en] & El Tiempo [11]

4. Ángela Restrepo, microbiologa colombiana

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Nata a Medellín, ha conseguito il diploma in un periodo storico in cui le donne avevano solo il dovere di sposarsi e badare ai figli. Ángela era diversa; grazie al nonno medico che le aveva fatto conoscere il microscopio, la donna ha capito di voler vivere la sua vita all'interno di un laboratorio, avendo a che fare con quei piccoli ma potentissimi organismi viventi capaci di causare così tante malattie.

Oltre ad aver contrastato l'opposizione di alcuni familiari che non accettavano di buon grado la scelta di studiare e lavorare nel mondo della scienza, il grande problema che la donna ha dovuto affrontare è stata la resistenza di alcuni dirigenti “poco propensi a riconoscere che le donne potessero mantenere la parola data e ritornare a insegnare dopo un periodo di ricerca all'estero”. Ángela consiglia alle scienziate “di non perdere mai l'ottimismo o il desiderio di aprire la strada, per tutte coloro che vogliano percorrerla”, di cercare di “cambiare il mondo” con il proprio lavoro, di “essere sempre entusiaste e sempre disposte ad avere grandi ambizioni”.

Fonti: IANAS [13] & EAFIT [14]

5. Kathrin Barboza, biologa boliviana

Dottoranda presso l'Università Internazionale Menéndez Pelayo in Spagna. Al momento svolge la sua attività di ricerca nel Museo Nazionale di Scienze Naturali di Madrid. Nel 2009 il National Geographic l'ha insignita della borsa di studio Young Explorers; nel 2012 ne ha ottenuta una seconda, “L'Oréal UNESCO” concessa alle ricercatrici.

Insieme alla collega Aideé Vargas, nel 2006 Kathrin ha confermato l'esistenza di una particolare specie di pipistrello che si considerava estinta da più di 70 anni. Il suo lavoro ha posto le basi per la creazione del primo santuario ecologico in America meridionale dedicato alla conservazione di una specie di pipistrello.

Fonti: Wikipedia [15] [en], L’Oréal-Unesco [16] [en] & La Información [17]

6. Valeria de Paiva, matematica, logica e informatica brasiliana

Le attività accademiche di Valeria de Paiva sono orientate allo studio degli aspetti logici della computazione; la donna si è avvalsa, in particolare, della teoria delle categorie, della rappresentazione della conoscenza e della semantica del linguaggio naturale; la stessa si è inoltre dedicata alla programmazione funzionale con un focus sui fondamenti e sulla teoria dei tipi. La sua produzione scientifica è prolifica e variegata.

La donna ricopre l'incarico di ricercatrice responsabile del progetto di ricerca in linguaggio naturale e intelligenza artificiale nel laboratorio di tecnologia Nuance, dove si occupa di creare ponti tra esperti di linguistica e ingegneria nell'ambito dell'intelligenza artificiale. È stata inoltre insegnante di computazione in diversi istituti di rilievo, come l'Università di Santa Clara e l'Università di Stanford.

Fonti: Nuance [18] [en], LinkedIn [19] & Valeria de Paiva [20]

7. Alicia Dickenstein, matematica argentina

Al di là degli incarichi ricoperti e dei riconoscimenti ottenuti, la concezione della matematica come linguaggio universale, che risponde sempre alle stesse leggi e garantisce la comunicazione tra diverse culture ed età in modo naturale è forse la conquista più soddisfacente della sua carriera. Un'assemblea di matematici provenienti da tutto il mondo l'ha eletta vicepresidente dell'Unione Matematica Internazionale dal 2015 al 2018; in 97 anni è la seconda donna a svolgere questo ruolo.

Fonti: Nexciencia [21], Intervista realizzata dalla Fondazione Karisma

8. Idelisa Bonelly, biologa marina dominicana

La donna è conosciuta come “la madre della conservazione della fauna marina nei Caraibi”. Ha favorito lo sviluppo della biologia marina nell'isola come docente dell'Università Autonoma di Santo Domingo, dove ha promosso l'istituzione del corso di studi in biologia con il dichiarato intento di motivare giovani donne a diventare scienziate. Ha inoltre collaborato alla creazione di un centro di ricerca su questo tema (CIBIMA [22]). Dal 1984 ha promosso, insieme a organizzazioni dominicane e internazionali, la protezione di zone di riproduzione delle megattere; ciò ha consentito che nel 1986 il sito Blanco de la Plata fosse designato come santuario. La zona è mira anche alla protezione di delfini e mammiferi.

Fonti: Wikipedia [23] [en] & UN Women [24]

9. María Amparo Pascual, esperta di biostatistica cubana

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Prima cubana esperta di Biostatistica, María Amparo si è dedicata inizialmente allo studio delle metodologie di ricerca, per poi occuparsi della ricerca clinica in oncologia. L'esperienza le ha consentito di collaborare alla creazione del Centro Nazionale di Coordinazione di Sperimentazioni Cliniche di Cuba (CENCEC), del quale è fondatrice e direttrice dal 1991, un'epoca storica in cui raramente le donne ricoprivano incarichi dirigenziali.

Fonte: Intervista realizzata da Fundación Karisma & Siempre Latina [26]

10. Nubia Muñoz, patologa ed epidemiologa colombiana
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Medico dell'Università del Valle (Colombia), assegnista presso l'Università di John Hopkins (USA) e del Centro Internazionale di Ricerca sul Cancro (Francia), dove si è specializzata come epidemiologa dedicandosi all'osservazione dei tipi di cancro che più colpiscono le popolazioni in via di sviluppo.

Il suo lavoro di ricerca ha portato alla scoperta degli agenti patogeni del cancro allo stomaco, al fegato e al collo dell'utero. Una delle più grandi soddisfazioni come studiosa è quella di aver scoperto che la principale causa del tumore al collo dell'utero è il virus del papilloma umano. Questa scoperta le valse il premio Canada Gairdner Global Health nel 2009 e la candidatura al Nobel per la Medicina nel 2008.