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Gli attivisti protestano contro la costruzione di una diga nel nord-ovest della Georgia

Categorie: Asia centrale & Caucaso, Georgia, Ambiente, Citizen Media, Diritti umani, Governance, Protesta

Un manifestante a Zhoneti si trova dietro ad uno striscione in lingua georgiana che legge “Stiamo difendendo la nostra patria”. Foto (c): Shota Kincha / OC Media. Utilizzato su autorizzazione.

Questo articolo è apparso originariamente su OC Media [1] [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione]. È stato ripubblicato qui su autorizzazione, modificato in conformità con lo stile tipico di GV.

Un progetto idroelettrico da 800 milioni di dollari previsto nei comuni di Tskaltubo e Tsageri, il più grande della Georgia, sta incontrando la resistenza dei residenti della valle del fiume Rioni.

Il 22 novembre, gli oppositori del progetto Namakhvani HPP Cascade si sono riuniti davanti agli uffici di Enka Renewables a Zhoneti, un villaggio 20 chilometri a nord di Kutaisi, la capitale della provincia occidentale di Imereti. Hanno richiesto all'azienda di abbandonare i loro piani per la costruzione della diga.

“Abbiamo protestato per gli ultimi tre anni, ma ora siamo passati ad un approccio più attivo, essendoci accampati qui negli ultimi 29 giorni”, ha riferito a OC Media Varlam Goletiani, un attivista locale di 27 anni, prima di recitare il Padre Nostro insieme agli altri manifestanti e marciare verso l'ufficio dell'azienda vicino a Zhoneti.

Durante la manifestazione, i dimostranti hanno affermato che la polizia ha impedito ad alcuni sostenitori di unirsi a loro.

Gli attivisti hanno anche criticato il Ministro della Protezione Ambientale per aver affrettato le discussioni pubbliche del progetto.

“Due anni fa, è stato proibito a quelli che tra noi che avevano domande sul progetto di entrare nei luoghi di discussione; queste sono state violazioni evidenti”, Varlam Goletiani ha detto a OC Media.

Il 22 novembre, l'avvocato d'ufficio georgiano Nino Lomjaria si è unito agli oppositori e ha ricordato [2] [ka] alle autorità che la partecipazione al processo decisonale sui progetti aventi un impatto ambientale è stata sancita nella costituzione.

Il progetto Namakhvani HPP includerebbe due dighe con una capacità combinata prevista di 433 MW. Il governo dice che questo produrrà 1514 GWh di elettricità all'anno, oltre il 12% del consumo di elettricità del paese.

Trecento famiglie sfollate

Zhoneti, un recente epicentro delle proteste, subirebbe in particolar modo le conseguenze dei 333MW della diga Lower Namakhvani e della centrale elettrica, che includerebbe un tunnel di 4,4 chilometri che inghiottirebbe il fiume Rioni.

Un rapporto sull'impatto ambientale [3] del 2019 dell'agenzia Gamma Consulting di Tbilisi, un gruppo criticato in passato da alcuni sostenitori della politica verde per l'approvazione di progetti energetici mal riusciti, ha confermato che il progetto sommergerà tre villaggi e le terre utilizzate dai residenti di altri due villagi del comune di Tskaltubo.

Inoltre, l'impianto Lower Namakhvani isolerebbe altri due villaggi, causando il reinsediamento di 297 famiglie in totale nel comune di Tskaltubo Municipality.

“Il governo non sente il dovere di comunicare alla propria popolazione perché costruiranno questo HPP, perchè le persone devono lasciare le proprie case e diventare migranti nel proprio paese”, Giorgi Ptskialadze, Segretario generale del gruppo Mtsvaneebi (Verdi), che era presente al raduno, ha detto a OC Media

Ha aggiunto che il governo favorisce le centrali idroelettriche invece di quelle a energia eolica o solare e questo “solleva molti dubbi”.

Gli oppositori hanno anche messo in guardia dagli effetti sulla vita delle persone lungo la valle del fiume Rioni. Inoltre, si aggiungono i danni al turismo della regione, alla biodiverisità, al patrimonio culturale e una minaccia per l'intera regione.

I residenti di Tvishi, un villaggio nel comune di Tsageri nella regione storica di Lechkhumi, così come gli esperti, hanno sollevato preoccupazioni per l'impatto del progetto sulla produzione di vino. Ritengono che le zone microclimatiche locali in cui si coltivano i vigneti di varietà autoctone di uva Tsolikauri e Usakhelauri potrebbero essere direttamente colpite.

L'anno scorso, Green Alternative, un gruppo di vigilanza che critica i progetti idroelettrici in Georgia, ha avvertito [4] che andare avanti con il progetto in un'area a rischio sismico [5] metterebbe “certamente in pericolo la vita umana e i diritti di proprietà”.

L'Institute of Earth Sciences dell’ Ilia State University ha dichiarato [6] nel 2019 che nel caso in cui un terremoto danneggiasse la diga di 105 metri vicino a Zhoneti, potrebbe innescare un'onda di 34 metri che colpirebbe la città di Kutaisi in 19 minuti, e che il flusso potrebbe anche inondare 18 comuni della Georgia occidentale.

“In pratica, Kutaisi e l'intera Kolkheti [pianure] stanno per essere sommerse…Stiamo parlando di un'onda alta 35 metri!”, Tinatin Mardaleishvili, un ingegnere di processo di 56 anni, ha detto a OC Media.

Enka Renewables, la società responsabile della costruzione della Cascade, ha affemato di essere attualmente in fase di “lavoro preparatorio” a Zhoneti.

L'azienda non ha risposto all'indagine di OC Media su che cosa intendessero con “lavoro preparatorio” o se avessero pianificato di incontrare i residenti locali che erano insoddisfatti del progetto.

Gli attivisti bloccano la costruzione della diga

Il 14 novembre, una settimana prima dell'ultima manifestazione, la polizia ha interrotto una protesta di Saving Rioni Valley, un movimento locale dal basso, dopo che i residenti di Zhoneti e dei villaggi vicini avevano bloccato l'autostrada che collegava Kutaisi con il Nord. Chiedevano all'azienda di lasciare la zona e ritirare le attrezzature di costruzione.

I manifestanti, tra cui donne, bambini, e anziani, si legarono gli uni agli altri bloccando la strada. Alcuni hanno riportato [7] di essere stati feriti a causa della reazione della polizia.

Inoltre, la polizia ha fronteggiato gli attivisti il 29 ottobre, ma non è riuscita a impedire loro di erigere una grande croce nel luogo in cui l'azienda stava tentando di iniziare le costruzioni.

Sia la pesante reazione della polizia del 14 novembre, che la valutazione complessiva del progetto da parte del governo, sono state criticate da diversi gruppi per i diritti georgiani, tra cui EMC e GYLA.

In una dichiarazione [8] congiunta del 19 novembre, un gruppo di studiosi georgiani ha inoltre condannato quello che definivano come il ‘linguaggio della forza’ usato dal governo contro i manifestanti. Hanno esortato le autorità ad “abbandonare il ruolo di lobby per gli investitori” e a ripensare alla politica energetica del paese.

Preoccupazioni “esagerate”

Il 19 novembre, il ministro della Georgia per l'economia e lo sviluppo sostenibile Natia Turnava ha espresso preoccupazione per il progetto Namakhvani considerato come ‘eccessivo’.

Parlando con OC Media il 22 novembre, l'organizzatore delle proteste, Varlam Goletiani ha detto che “si sono abituati a dichiarazioni del genere”.

“Cosa significa questo? Avevamo richieste specifiche, al momento vi è una causa in corso contro questo progetto… Quando si parla di qualcosa in particolare, loro dicono “il progetto è importante”.

Il ministro ha detto inoltre che la costruzione del progetto avrebbe dato lavoro a 1.600 georgiani.

In risposta a questo, Ramaz Tskhakaia, un veterano di guerra della città di Martvili che ha aderito alla protesta del 22 novembre ha detto a OC Media che i posti di lavoro non sarebbero stati di alcuna utilità se avessero perso le loro case.  “A cosa serve il lavoro se le nostre case sono allagate?!”

Uno dei ricorsi contro il progetto ancora in sospeso è stato presentato ad aprile presso il Tbilisi City Court dalla Green Alternative.

Il gruppo ha contestato [9] una decisione [10] del 28 febbraio del ministero georgiano per la protezione dell'ambiente per fare luce sui cambiamenti nel progetto per espandere la capacità della diga di Namakhvani vicino a Zhoneti. Green Alternative ha sostenuto la necessità di effettuare una nuova valutazione dell'impatto ambientale e sociale per i cambiamenti.

Né il ministero, né Enka Renewables hanno risposto a una richiesta di commento.