Governo australiano contro Google e Facebook riguardo i proventi delle notizie

Facebook News - U.S. website

Facebook News – sito americano (foto dell'autore raffigurante una pagina web).

Se ci riuscisse, il governo australiano sarebbe il primo a redigere una normativa che obbliga i giganti del web, Google e Facebook, a negoziare un compenso con i mezzi d'informazione per i link alle loro notizie. I giganti della tecnologia gettano il guanto di sfida.

La controversia nasce da una richiesta del governo federale all’Australian Competition and Consumer Commission (ACCC): nel dicembre 2017, all'ACCC è stato chiesto di valutare l'impatto dei motori di ricerca, dei social network e degli aggregatori di contenuti digitali (piattaforme online) sulla concorrenza nei mercati dell'informazione e dei servizi pubblicitari. Nel 2019 ha pubblicato la sua relazione finale [en, come tutti i link successivi] e il 31 luglio 2020 è stato presentato un disegno di legge.

La bozza della normativa istituirebbe un codice di comportamento che impone alle parti coinvolte di negoziare. Gli editori dei contenuti potrebbero così percepire un compenso. Nel caso non si riuscisse a raggiungere un accordo, è previsto un arbitrato obbligatorio.

La maggior parte dei grandi mezzi d'informazione è ovviamente a favore del codice di comportamento, compreso il Guardian che spiega:

The government, acting on the advice of its competition regulator, accepts the argument that the platforms benefit far more, and that their substantial market power means the news companies do not have the capacity to demand a better deal. It also accepts the argument that this lopsided relationship jeopardises the capacity of the media to continue to play their essential role in society.

Il governo, sulla base del parere dell'antitrust australiano, riconosce che le piattaforme ci guadagnano moltissimo e che il loro potere di mercato sostanzialmente consiste nell'incapacità dei mezzi d'informazione di esigere un accordo migliore. Inoltre, il governo riconosce che questo rapporto asimmetrico limita la capacità dei media di continuare a svolgere il loro ruolo essenziale nella società.

Gli interessi costituiti dei media australiani spiegherebbero perché sembri poco chiara la differenza tra l'uso dei link alle notizie e la pubblicazione del contenuto effettivo delle notizie. I media alimentano la convinzione diffusa secondo cui da quei link le piattaforme generano ricavi pubblicitari, ricavi che dovrebbero essere percepiti da chi scrive le notizie.

La reazione di Google e Facebook

Apparentemente Google è disposto a pagare i contenuti e ha avviato alcuni negoziati in materia. Ha organizzato una campagna pubblicitaria di lobby e sulle sue piattaforme australiane ha postato una lettera indirizzata all'ACCC. La versione aggiornata della lettera aperta riassume la sua posizione.

Google sottolinea anche che parte della proposta di legge gli imporrebbe di informare i grandi mezzi d'informazione dei cambiamenti relativi agli algoritmi e alle classifiche di ricerca. Mette in guardia sul fatto che «in Australia, Search e YouTube, servizi gratuiti, siano in pericolo», senza fornire dettagli sul loro futuro.

Per di più, secondo il colosso della tecnologia, in Australia Google News è sotto attacco.

Facebook minaccia di eliminare dal sito le notizie:

[…] we will reluctantly stop allowing publishers and people in Australia from sharing local and international news on Facebook and Instagram.

[…] saremo obbligati a impedire agli editori e ai cittadini australiani di condividere notizie locali e internazionali su Facebook e Instagram.

Facebook ha già cambiato le condizioni di utilizzo in Australia per impedirlo:

Effective October 1, 2020, section 3.2 of our Terms of Service will be updated to include: ‘We also can remove or restrict access to your content, services or information if we determine that doing so is reasonably necessary to avoid or mitigate adverse legal or regulatory impacts to Facebook’

A partire dal 1° ottobre 2020, aggiorneremo la sezione 3.2 delle condizioni di utilizzo e vi aggiungeremo: “Possiamo anche rimuovere o limitare l'accesso a contenuti, servizi o informazioni se lo riterremo ragionevolmente necessario per evitare o mitigare sanzioni giuridiche o governative”.

Facebook porge anche la carota:

We already invest millions of dollars in Australian news businesses and, during discussions over this legislation, we offered to invest millions more. We had also hoped to bring Facebook News to Australia, a feature on our platform exclusively for news, where we pay publishers for their content.

Abbiamo già investito milioni di dollari nei mezzi d'informazione australiani e, durante le trattative su questa normativa, abbiamo proposto ulteriori investimenti milionari. Speravamo anche di portare in Australia Facebook News, una funzionalità della nostra piattaforma del tutto dedicata alle notizie, su cui retribuiamo gli editori dei contenuti.

I commenti online

Secondo Bernard Keane, editorialista di politica per Crikey, un sito d'informazione australiano indipendente, si parlerebbe di somme superiori ai 600 milioni di dollari australiani [368 milioni di euro circa].

Tuttavia, Keane non approva la posizione del governo e sostiene che stia rubando risorse a società vincenti:

The government’s proposed News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code would be a draconian regulation to force two explicitly identified companies, Google and Facebook, to hand an unlimited amount of revenue over to Australian media companies, justified by a fiction that those companies steal news content.

[…] The code is justified by a News Corp lie, that Google steals news content and makes billions of dollars from it.

Il News Media and Digital Platforms Mandatory Bargaining Code (il codice di trattative obbligatorie tra i mezzi d'informazione e le piattaforme digitali) proposto rappresenterebbe una norma draconiana che obbliga esplicitamente due aziende, Google e Facebook, a cedere ai mezzi d'informazione australiani somme vertiginose, convinti erroneamente che quelle società rubino le notizie. […] Il codice si basa su una menzogna di News Corp, secondo cui Google ruba notizie, guadagnandoci miliardi di dollari.

Su Twitter Tim Dunlop, eminente scrittore australiano indipendente, ha riflettuto a lungo sull'approccio del governo:

Ecco l'enorme errore compiuto dal governo nel sottrarre i proventi delle notizie da FB & Google: il governo si è fatto imprigionare nella concezione del mondo dei mezzi d'informazione, soprattutto di News Ltd. Ha lo sguardo di un mezzo d'informazione non di un governo.

Qui si può leggere la discussione integrale.

Sulla rivista online Spinoff Hal Crawford ha spiegato ai neozelandesi perché cambiare strada:

Google, Facebook and other global companies are not sufficiently contributing to the public purse and the community life of the places where they conduct business. Both companies have made moves to support news locally, but these good initiatives are not yet enough to balance the books.

Google, Facebook e altre multinazionali non contribuiscono abbastanza alle finanze pubbliche e alla vita dei territori in cui fanno affari. Entrambe le aziende si sono adoperate per diffondere notizie locali, ma queste iniziative virtuose non riescono ancora a far pareggiare i conti.

Il ruolo di News Corp

Il governo australiano è sostenuto dai grandi mezzi d'informazione, soprattutto da News Corp di Rupert Murdoch. In effetti alcuni pensano che il governo stia seguendo una sua richiesta, visto che il codice di comportamento rispecchia il documento inviato da News Corp all’ACCC. Shane Dowling di Kangaroo Court of Australia non ha dubbi:

Rupert Murdoch’s News Corp and the Scott Morrison government are conspiring in an attempt to shakedown Google and Facebook for hundreds of millions of dollars.

La News Corp di Rupert Murdoch e il governo di Scott Morrison stanno complottando per cercare di spillare centinaia di migliaia di dollari a Google e Facebook.

Non si capisce perché News Corp insista visto che quasi tutti i suoi siti d'informazione online sono a pagamento. Il quotidiano nazionale The Australian è un chiaro esempio di servizio riservato agli abbonati.

Altri sono infastiditi dal fatto che l’Australian Broadcasting Corporation (ABC) e Special Broadcasting Service (SBS), emittenti nazionali, vengano esclusi dal codice proposto. Tra loro figura il Partito Australiano dei Verdi. Altri, però, temono che il codice riduca i finanziamenti statali e l'indipendenza degli emittenti:

L'#ABC non deve permettere ai #Verdi di farla franca. In questo modo si ridurranno i finanziamenti statali e @ABCaustralia dovrà attenersi agli interessi commerciali e alla crescita economica. “I Verdi potrebbero accettare che Facebook e Google siano obbligati a pagare per le notizie, se venisse incluso ABC”.

“Per fin troppo tempo l'ABC è stata il capro espiatorio di questo governo. Il mondo dell'informazione australiano ha bisogno che il codice sia corretto, che gli emittenti statali vengano inclusi e che APP sia esclusa”. Sono d’accordo, dobbiamo includere anche ABC & SBS.

Preoccupa anche il futuro dell'agenzia stampa Australian Associate Press (AAP) e la questione dei finanziamenti ai quotidiani regionali.

Non è una mera dimostrazione di forza. Se non rispetteranno il codice, i giganti del web incorreranno in multe pari al 10% del loro fatturato annuale in Australia. Si parlerebbe di centinaia di milioni.

La bozza della normativa è stata oggetto di consultazioni per un mese. Prima della fine dell'anno dovrebbe essere discussa in parlamento.

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