- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

I diritti digitali in Africa sono ancora ben lontani dalla libertà digitale che sogniamo

Categorie: Africa sub-sahariana, Camerun, Liberia, Nigeria, Nord Sudan, Rep. Dem. del Congo, Somalia, Citizen Media, Libertà d'espressione, Advox

Alcuni collaboratori dell’Africa subshariana, durante il Global Voices 2017 Summit a Colombo, Sri Lanka. Immagine di Raphael Tsavkko Garcia [1] 3 dicembre, 2017 (CC BY-NC-ND 2.0 [2]).

La Giornata internazionale per l'accesso universale alle informazioni (IDUAI), 28 settembre, ricorda ogni anno dei diritti dell’uomo all’accesso alle informazioni, istituita [3][en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] dall’Organizzazione delle Nazioni Unite per l'Educazione, la Scienza e la Cultura (UNESCO).

Questa giornata è di particolare importanza in Africa, dove l’accesso digitale alle informazioni è caratterizzato da un’eccessiva tassazione, arresti digitali e detenzioni di attivisti.

LEGGI ANCHE: Tassati, zittiti o gettati in cella: il nuovo paradigma di internet in Africa [4] [it]

Inoltre, il terribile scenario della libertà e diritti digitali nel continente è stato esacerbato dalla pandemia da COVID-19.

La pandemia della #COVID19 si è prestata ai sistemi di sorveglianza. Per molti in Africa, anche quando il bilancio dei casi è in calo, i governi ha sfruttato l’emergenza sanitaria pubblica con azioni istituzionalizzate e permanenti che consolidano ulteriormente il loro potere.

Alla luce di ciò che è stato detto in precedenza, alcuni collaboratori dell’Africa subsahariana (SSA) della Global Voices hanno discusso, di recente, sulla futura libertà di internet come parte del loro contributo per il Forum su Internet Freedom (Libertà di internet) in Africa 2020 (#FIFAfrica20 [10]), organizzato dalla Collaborazione sulla politica internazionale in materia di TIC per l'Africa orientale e australe (CIPESA).

In brevi video realizzati da Faaris Adama [11] (Somalia), otto collaboratori provenienti da sei stati africani hanno espresso il loro punto di vista: Adéṣinà Ayeni [12]  (Nigeria), Adetomiwa Isiaka [13] (Nigeria), Baraka Providence [14] (Repubblica Democratica del Congo), Daniel Ekonde [15] (Camerun), James Propa [16] (Uganda) Khattab Hamad [17] (Sudan) Mark Neywon Mengonfia [18] (Liberia) and Nwachukwu Egbunike [19] (Manager della comunità GV per SSA).

I report SSA di GV hanno identificato sette problematiche che molto probabilmente plasmeranno il futuro della libertà di internet e dei diritti digitali in Africa.

La sinistra penetrazione di internet in Africa

Da marzo di quest’anno, i 527 milioni di utenti internet in Africa sono come una goccia in un oceano formato da circa 5,8 miliardi di utenti globali. Il 39% della penetrazione in internet in Africa rimane indietro rispetto al 59% della media globale e al 63% con il resto del mondo, secondo [20] Internet World Stats.

Pertanto, una nazione come la Liberia, con una popolazione di 4,5 milioni, vanta [20] miseramente 624.620 utenti e una scarsa penetrazione in internet del 12,3%. Di conseguenza, sia “il Governo liberiano e l’Unione Africana” dovrebbero impegnarsi assiduamente per “espandere i confini” di internet, afferma Mark Neywon Mengofia.

Blackout digitali

Nel 2007, la Guinea divenne la prima nazione dell’Africa subsahariana [21] a staccare internet durante le proteste contro l’ex presidente Lansana Conté.

Da allora, i blackout digitali in Africa sono diventati una norma durante i disordini, o incertezze, politici.

Daniel Ekonde, dal Camerun, afferma che i governi africani stanno sempre più stringendo la morsa su internet. Di conseguenza, un ambiente digitale libero da “interferenze governative o sorveglianze o indebolimento dei diritti di diversi netizen africani” sta diventando sempre più sottile di giorno in giorno, pensa Nwachukwu Egbunike dalla Nigeria.

Ad esempio, ci sono “ripetute interruzioni della rete internet ogni volta in cui ci sono proteste” in Etiopia. Lo stesso fenomeno si presenta in “Camerun dove internet è manipolato quando vengono annunciate delle proteste” afferma Ekonde.

Tuttavia, Khattab Hamad del Sudan crede sia ancora possibile “immaginare, in Africa, un futuro privo di arresti di rete e di violazioni dei diritti digitali.” Eppure, ciò dipende da tre fattori, secondo Hamad, che renderanno i futuri blackout digitali una scelta difficile:

First, a law that enshrines network neutrality so that the internet remains free and open, including during political crises; second, a law that criminalizes the denial of internet access; and third, a law to prevent violations of users’ privacy and personal data.

Prima di tutto, una legge che sancisca la neutralità della rete per far sì che internet rimanga aperto e gratuito, soprattutto durante le crisi politiche; secondo, una legge che condanni la negazione dell’accesso ad internet; e terzo, una legge che prevenga la violazione della privacy e dei dati sensibili degli utenti.

Legislazione per promuovere i diritti digitali in Africa

La legislazione non dovrebbe solamente limitare gli arresti di rete ma piuttosto promuovere i diritti digitali.

James Propa, dall’Uganda, prevede un futuro in cui “comunicazione, educazione e piattaforme digitali” in Africa non saranno “tassate o prezzate pesantemente”, perciò, prevenendo “molti utenti giovani ad usare queste piattaforme”.

Questo accade contrariamente alla situazione prevalente nel continente dove “abbiamo una legislazione che supporta solamente i leader per farli rimanere più a lungo al potere oppure per arricchirsi o anche per i loro semplici scopi personali”, dice Propa.

Inoltre, queste leggi dovrebbero essere proattive. Adetomiwa Isiaka, dalla Nigeria, propone delle norme costituzionali che garantiscono l’accessibilità universale dei “diritti digitali” come i “diritti educativi, i quali sono gratuiti e accessibili.” Ciò si può raggiungere rendendo l’accesso digitale “obbligatorio per tutti nella nazione,” afferma Isiaka.

Inclusione digitale delle lingue africane

Un gruppo di collaboratori di GV SSA al Global Voices Citizen Media Summit del 2012, Nairobi, Kenya.
Immagine da www.viajesyrelatos.com [25], 3 luglio 2012, (CC BY-NC-SA 2.0 [26]).

Lo swahili – una delle lingue ufficiali dell’Unione Africana [27] – è la lingua parlata più diffusa nel continente. In maniera simile, lo Yorùbá conta 30 milioni di parlanti [28] nel sud della Nigeria, e nei paesi dell’Africa occidentale.

Tuttavia, lo Swahili e lo Yorùbá, come la maggior parte delle lingue africane, non solo sono messi da parte in internet ma sono anche invisibili negli spazi digitali.

LEGGI ANCHE: Matrice identitaria: le lingue africane e i diritti digitali [29] [it]

Conseguentemente, Adésinà Ayeni, dalla Nigeria, vorrebbe proprio un internet “multilingue” che sia “accessibile in lingue africane.” Pensa che sia un suo diritto scrivere il suo nome “in Yorùbà con i diacritici, i quali indicano il tono”. Ma non può farlo perché appare sempre questo messaggio: “Errore, caratteri non riconosciuti”. Questo “non dovrebbe accadere”, reclama Ayeni.

Contenuto pericoloso online: la doppia responsabilità dei netizen e delle aziende tecnologiche 

Contenuto dannoso come disinformazione o informazioni sbagliate o discorsi incitanti all’odio etnico sono sempre più usati come armi sulle piattaforme digitali per tacere critiche e marginalizzare voci dissenzienti.

LEGGI ANCHE: il progetto «matrice d'identità»: la gestione delle minacce online sulla libertà di espressione in Africa [it] [30]

Ekonde polemizza che i netizen dovrebbero essere più “responsabili” riguardo ai contenuti che condividono sulle piattaforme digitali e astenersi da “ discorsi di odio, prendere di mira persone sui social media e notizie false.” Tutto questo, secondo Ekonde, “migliorerà” notevolmente i diritti digitali nel continente.

Per di più, le aziende tecnologiche e le piattaforme dovrebbero moderare comportamenti negativi online come il cyberbullismo e il trolling, i quali solitamente non vengono segnalati nelle lingue minori.

Egbunike pensa che le aziende tecnologiche dovrebbero “assumersi tutta la responsabilità nel moderare i contenuti” piuttosto che lo scenario prevalente di “rendere un servizio di parole alle questioni derivanti dalle loro piattaforme digitali all'interno dei vari paesi del continente.”

Il rispetto dei diritti digitali

Nonostante tutte le probabilità, Baraka Providence, dalla Repubblica Democratica del Congo, afferma che l’Africa si sta muovendo verso la digitalizzazione, promettendo un futuro brillante per la libertà e i diritti digitali.

Tuttavia, Providence insiste sul fatto che la trasformazione digitale dell’Africa deve essere “incentrata sull’uomo” rimpicciolendo la prevalente “ineguaglianza tra persone.” Questo obiettivo sarà raggiunto accertandosi che le politiche tecnologiche non si trasformino gradualmente in “barriere contro l’accesso, accessibilità e integrazione delle minoranze.”

Ma soprattutto, la trasformazione tecnologica del continente non potrà mai essere raggiunta “a spese dei diritti digitali,” avverte Providence.