La nuova serie tv USA sui “giovani macedoni che hanno fatto eleggere Trump” perpetuerà un trito cliché?

Nel settembre 2020 il libro How we elected an American president (Come abbiamo eletto un presidente americano)  è stato messo in vendita al Salone del libro di Skopje. Foto di Filip Stojanovski, CC BY.

I cosiddetti “giovani macedoni”, che alla vigilia delle elezioni statunitensi del 2016 hanno creato network di siti di fake news, continuano a generare profitti, non più tanto per sé stessi, ma per i produttori che desiderano sfruttare questa montatura.

Ricapitoliamo: nel 2016 un gruppo di macedoni di Veles creò diversi siti scandalistici che diffondevano disinformazione, tra cui teorie del complotto infondate, che rispondevano ai gusti degli elettori di Donald Trump [en, come i link seguenti, salvo dove diversamente indicato]. I link venivano fatti circolare sui social network e il loro vero obiettivo era economico [it]: racimolare il maggior numero possibile di click per guadagnare dalle pubblicità.

Questo tipo di network esiste in tutto il mondo, ma l'alta concentrazione di quei siti in una cittadina macedone, identificata in primis da Buzzfeed, attrasse molto l'attenzione dei media e portò Channel 4CNN, Wired, NBC e altri a parlarne.

Quattro anni dopo, si dice che la piattaforma streaming Quibi stia preparando una serie tv dal titolo Clickbait. Secondo la rivista statunitense Variety [en], la serie racconta la «vera storia di un gruppo di giovani macedoni che hanno guadagnato una fortuna creando notizie false durante la corsa alle presidenziali 2016».

Nella serie reciterà l'attore britannico Fionn Whitehead [it], attore protagonista del lungometraggio storico Dunkirk. Impersonerà un «giovane capobanda macedone» di nome Niko, descritto da Variety come «un ragazzo che, disperato, vuole fuggire dalla sua vita e trova nella pubblicazione di fake news una possibilità di riscatto».

L'attore Fionn Whitehead alla prima mondiale della pellicola di Christopher Nolan, Dunkirk a Londra nel 2017. Foto tratta dall'utente Wikipedia Foxy59, CC BY-SA 4.0.

Tra i produttori della serie figurano il regista statunitense Matt Reeves [it] (celebre per Cloverfield e per i sequel del Pianeta delle scimmie) e Ann Ruark (Boy Erased – Vite cancellate).

In Occidente i media tradizionali però pomparono l’idea che quei siti di notizie false fossero gestiti da ragazzini. Nel 2018 l'Investigative Reporting Lab Macedonia rivelò che quei network non erano solo un lavoretto da giovani “hacker“, ma molti erano gestiti da adulti, tra cui un avvocato macedone affiliato ai conservatori americani.

L'agenzia stampa macedone SakamDaKazam.mk ha approfondito la storia di Variety intervistando [mk] fonti di Veles, le quali hanno confermato che nell'estate 2019 si è recato in città un gruppo di produttori.

Uno degli intervistati, che vuole rimanere anonimo, era uno di quelli che nel 2016 gestivano quei siti, ma i produttori della serie non l’hanno contattato. Su SakamDaKazam.mk ha espresso i suoi dubbi sull’obiettività della serie, che molto probabilmente ricalcherà il cliché dei «ragazzi che non parlano inglese ma pubblicano notizie, degli adolescenti con scarpe da tennis consumate che modellano l'opinione pubblica».

Secondo l'articolo di SakamDaKazam.mk, la serie è stata girata d'estate a Bucarest, in Romania, perché simile dal punto di vista architettonico a Veles.

Prima della serie, c'è stata un'avventura commerciale legata al caso Veles meno nota: un romanzo pubblicato nel 2019 di Aleksandar Kukulev, uno scrittore proprio di Veles.

How we elected an American president (Како избравме американски претседател) cioè (Come abbiamo eletto un Presidente americano) [mk] è un thriller di spionaggio ambientato a Veles e dintorni. Coniuga i riferimenti storici ai Bogomili [it], che nel Medioevo vissero nella zona di Veles, ai i tesori artistici rubati e nascosti dai nazisti nelle gallerie della zona durante la Seconda guerra mondiale.

In un'intervista dell'aprile 2020 a Veles365, un sito locale, Kukulev ha detto di non aver mai incontrato di persona nessuno dei «ragazzi di Veles», sono solo personaggi secondari nel suo romanzo. Ha aggiunto che i ragazzi «l'hanno fatta al mondo intero… Quei ragazzini non devono essere giustificati, devono essere rispettati». Nella stessa intervista Kukulev ha anche dichiarato di non aver ricevuto il premio di romanzo dell'anno 2019 per motivi politici.

Meta.mk News Agency, partner di Global Voices, è stato tra i primi mezzi di comunicazione che parlò ai cittadini di Veles coinvolti nel 2016 nei network di fake news. Goran Rizaov, caporedattore di Meta.mk (che collabora sua volta con Global Voices), sul fenomeno ha detto:

When we first interviewed the owners of these disinformation websites in April 2016, President Trump wasn't yet an official presidential nominee. Almost all of them were eager to talk to us on the record. Some claimed they do it for financial gain, some said they liked Trump and others denied even having such websites. It's interesting to note that very shortly after publishing the first article they anonymously re-registered their websites and their names and phone numbers disappeared from official whois records.

Our thorough investigation that followed afterwards showed more about what the actual Veles “fake news factory” is not, instead of what it is. It was very clear that most of them are not teenagers, they don't have sufficient knowledge of the English language to write news articles and Veles wasn't the only town in Macedonia that had a “fake news hub.”

By the time Trump won the elections, this was widely spread and some people made a fortune out of it.

After the election results surprised everyone, we had dozens of calls and emails from foreign journalists that wanted to talk to them, but it was almost impossible. The community was closed for public. Those that actually talked to the foreign press were actually real teenagers that had none or little involvement in the websites that pushed the most popular content.

Quando nell'aprile 2016 intervistammo per la prima volta i titolari dei siti di disinformazione, il presidente Trump non era ancora candidato ufficialmente alle presidenziali. Quasi tutti erano disposti a farci registrare le loro dichiarazioni. Alcuni affermavano di farlo per guadagnare, ad alcuni Trump piaceva, altri arrivavano a negare di possedere quei siti. È interessante notare che subito dopo la pubblicazione del primo articolo, hanno registrato i siti nuovamente in forma anonima. I loro nomi e i loro numeri di telefono erano scomparsi dai registri ufficiali di Whois.

L'indagine accurata che ne seguì dimostrò non tanto cosa fosse la “fabbrica delle notizie false” ma cosa non fosse. Era chiarissimo che la maggior parte dei titolari non fossero giovani, che non sapessero abbastanza bene l'inglese da scriverci articoli e che Veles non fosse l'unica città in Macedonia con un “polo di notizie false”.

Prima che Trump vincesse le elezioni, questo fenomeno si diffuse su vasta scala e alcuni ne trassero una fortuna.

Dopola sorpresa di tutti davanti ai risultati elettorali, ricevemmo decine di chiamate e email da giornalisti stranieri che volevano parlare loro, ma era quasi impossibile. La community era chiusa al pubblico. Coloro che parlarono alla stampa estera erano davvero dei ragazzi, poco o per niente coinvolti nei siti che hanno divulgato i contenuti più noti.

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