Dalla Bielorussia alla Thailandia, lo spirito di resistenza di Hong Kong alimenta le proteste altrove

Foto del gruppo attivista sui media Studio Incendo. Uso non commerciale

Il seguente post, scritto da Shui-yin Sharon Yam, Assistant Professor di Writing, Rhetoric and Digital Studies presso l'Università del Kentucky, è stato originariamente pubblicato [en, come nei link successivi, salvo diversa indicazione] su Hong Kong Free Press il 22 ottobre 2020. È stato ripubblicato su Global Voices con il permesso dell'autrice mediante un accordo di partenariato sui contenuti.

Dall'approvazione della legge sulla sicurezza nazionale [it], le strade di Hong Kong sono apparse stranamente tranquille. Le marce su larga scala e le proteste di strada [it] simili a guerriglie non sono più uno spettacolo settimanale. Nonostante alcuni esperti occidentali ed espatriati si siano affrettati a dichiarare che Hong Kong e il suo movimento pro-democrazia fossero ormai morti, non solo lo spirito di resistenza degli hongkonghesi è sopravvissuto, ma ha anche assunto un orientamento transnazionale in quanto difensori dei manifestanti di tutto il mondo – più recentemente in Bielorussia [it], dove migliaia di persone hanno protestato per i risultati delle elezioni, e in Thailandia [it], dove vi è una crescente insoddisfazione nei confronti della monarchia.

Sin dall'inizio delle loro proteste del 2019 [it], gli hongkonghesi hanno patito per più di un anno sofferenze, traumi e violenze inflitti loro da un governo e da una forza di polizia i quali non possono essere ritenuti responsabili. Mentre le rivolte del popolo si sono diffuse in tutto il mondo in seguito all'avvento della pandemia della COVID-19 [it], la loro esperienza con la resistenza ha dato origine a una nuova ondata di solidarietà transnazionale. Gli abitanti di Hong Kong guardano i filmati di protesta all’estero molto somiglianti ai loro e sentono una connessione viscerale e una forte affinità con gli attivisti che stanno affrontando ostacoli simili.

Guidati dai giovani e dalla tecnologia

In maniera analoga alle proteste anti-estradizione di Hong Kong, questi movimenti globali sono per lo più decentralizzati e guidati dai giovani tramite l’uso di tecnologie digitali e tattiche di guerriglia volte a sfidare i governi autoritari. Ancora più importante, assumendo la guida dei manifestanti di Hong Kong che sfidano il governo di Pechino, cercano anche di smantellare i vecchi sistemi di potere e, così facendo, svelare le intenzioni dello stato di infliggere violenza alla sua gente, reprimere il dissenso e ripristinare lo status quo.

Comune a tutti questi movimenti sono i regimi statali che monopolizzano il potere e sono desiderosi di invocare stati di emergenza e attuare leggi draconiane per criminalizzare i manifestanti. Riflettendo alcuni aspetti dell'amministrazione di Carrie Lam, il governo thailandese ha recentemente dichiarato lo stato di emergenza e ha implementato un divieto di raduni in risposta alle proteste in corso contro il governo monarchico e militare.

All’incirca nel periodo in cui Pechino ha annunciato la legge sulla sicurezza nazionale, il regime di Duterte nelle Filippine ha implementato una radicale legge antiterrorismo con simili effetti agghiaccianti. La solidarietà che gli hongkonghesi provano nei confronti dei movimenti all'estero si basa quindi sulla lotta condivisa contro governi statali autoritari e forze di polizia militarizzate che non esitano a infliggere danni fisici ed emotivi ai propri cittadini.

Date queste somiglianze, giornalisti e commentatori hanno scritto considerevolmente su come le proteste di Hong Kong abbiano incoraggiato in tutto il mondo le cosiddette tattiche “Be water!” ispirate a Bruce Lee. Jeffrey Wasserstrom, uno storico americano della Cina moderna, mette in guardia dal rifiutare duramente il movimento di Hong Kong e considerarlo come un fallimento. A tal proposito, ha recentemente scritto:

The city’s latest struggles added significantly to the global repertoire of resistance.

Le ultime lotte della città si sono aggiunte in modo significativo al repertorio globale della resistenza.

Il sostegno si sposta online

L'influenza del movimento trasversale tra Hong Kong e altri luoghi è una strada a doppio senso. Mentre le proteste di Hong Kong del 2019 hanno influenzato le tattiche organizzative e di protesta nei movimenti antiautoritari all'estero, l'attuale ondata di rivolte spinge anche gli hongkonghesi a sviluppare una comprensione transnazionale dell'attivismo e della solidarietà.

Sebbene gli hongkonghesi si siano precedentemente concentrati sul fare pressioni sui potenti governi occidentali al fine di ottenere sostegno, da allora hanno ampliato la loro difesa a livello mondiale ai movimenti che sfidano i regimi statali. È un cambiamento importante, poiché questa difesa transnazionale – che si è trasferita online – evidenzia come la loro stessa lotta sia interconnessa tra i movimenti, nonostante la distanza geografica e le differenze storiche che li separano.

Durante le proteste di Hong Kong, le persone hanno fatto un uso efficace delle tecnologie digitali per aggirare la sorveglianza, far circolare le informazioni e sostenere le loro cinque richieste.

Mentre oggigiorno le proteste in Bielorussia e in Thailandia si intensificano, gli hongkonghesi stanno ancora una volta facendo uso delle piattaforme dei social media per dimostrare solidarietà alle nazioni. Oltre a ritwittare post di manifestanti e giornalisti bielorussi e thailandesi, gli utenti di Twitter di Hong Kong hanno anche condiviso tattiche di protesta e tradotto in cinese informazioni su queste proteste allo scopo di raggiungere un pubblico più ampio.

Alla fine di settembre, un illustratore di Hong Kong ha avviato una campagna artistica su Twitter, sfidando gli hongkonghesi a co-creare una catena umana dipinta che collegasse i due luoghi e movimenti. Sotto l'hashtag #HK2Belarus, originali opere d'arte e collage di foto manifestano il sostegno degli hongkonghesi ai bielorussi nella sfida al regime di Lukashenko:

La catena umana illustrata di HK 2 Belarus
[ HKers Link + Draw With You]
Qualche hongkonghese vuole fare una sfida artistica dal 20 al 26 settembre per mostrare solidarietà ai bielorussi?

Nel frattempo, mentre la #MilkTeaAlliance si è trasformata da meme sarcastico su internet a simbolo delle lotte anti autoritarie nelle varie nazioni, i netizen di Hong Kong hanno condiviso filmati e messaggi dei manifestanti thailandesi su Twitter per amplificare le loro voci. Utilizzando gli hashtag #StandWithThailand e #WhatIsHappeninginThailand, la piattaforma Instagram @hkpostmanchannel ha raccolto ben oltre 300 messaggi di supporto da parte degli hongkonghesi ai manifestanti thailandesi.

Dissenso “non limitato agli spazi digitali”

Sebbene queste azioni siano più visibili sulle piattaforme dei social media dove gli hongkonghesi possono proteggere la propria identità, esse non si limitano solo agli spazi digitali:

[Urgente: Petizione a #StandWithThailand]
Petizione

Noi hongkonghesi abbiamo affrontato una persecuzione politica senza fine durante la protesta che dura ormai da un anno. La lotta per la democrazia è una battaglia collettiva e noi siamo con i nostri compagni in #MilkTeaAlliance.

Prominenti attivisti e legislatori pro-democrazia come Joshua Wong [it], Ted Hui e Figo Chan hanno esposto uno striscione bilingue davanti al Consolato di Thailandia a Hong Kong per condannare la violenza contro i manifestanti thailandesi. Durante la notte, i graffiti si sono materializzati su un ponte stradale a Tai Koo: “#StandWithThailand [zh] #Save12HKYouths”. Ancora più coraggiosamente, un rappresentante del gruppo di difesa Student Politicism [zh] ha tenuto un discorso pubblico a Mong Kok, esortando gli hongkonghesi a sostenere gli attivisti nello Xinjiang, in Bielorussia e in Thailandia:

I hope we Hongkongers can expand our vision and support beyond our local struggle. When we were protesting, Thai people supported us not because they were obligated to. I hope that now when they are facing authoritarian suppression, we will support them too.

Spero che noi hongkonghesi possiamo espandere la nostra visione e il nostro sostegno oltre la nostra lotta locale. Quando stavamo protestando, i thailandesi ci sostenevano non perché erano obbligati a farlo. Mi auguro che ora, quando toccherà loro affrontare la repressione autoritaria, anche noi li sosterremo.

Facendo eco a questo sentimento, il commentatore politico Kevin Yam ha ricordato agli hongkonghesi che mentre si è tentati di evidenziare continuamente somiglianze tra le proteste di Hong Kong e quelle della Thailandia, è importante mantenere l'attenzione sulle lotte e sul coraggio del popolo thailandese.

Queste recenti espressioni di solidarietà alle nazioni evidenziano il sostegno reciproco con gli altri manifestanti che diventano co-lottatori contro l'autoritarismo. Questo orientamento decresce le strutture di potere tradizionali connettendosi direttamente con altri attivisti, invece che con i governi statali che sono spesso complici dell'oppressione.

I manifestanti in Thailandia e Bielorussia hanno risposto a tono, cantando slogan [th] e tenendo bandiere spiegate in solidarietà con il movimento di Hong Kong che non è più consentito dalla legge sulla sicurezza nazionale. Mentre gli attivisti di tutto il mondo sfidano lo status quo e si sforzano di smantellare le strutture politiche ingiuste, il nuovo orientamento transnazionale degli hongkonghesi garantisce loro un posto al tavolo laddove gli attivisti di tutto il mondo immaginano e creano nuovi futuri politici.

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