Difensori dei diritti umani e giornalisti sotto attacco nel sud-est asiatico

La folla di fronte alla Corte penale mostra il saluto a tre dita di ‘Hunger Games’ dopo la sentenza sulla richiesta di detenzione temporanea di Anon e Panupong. Foto e didascalia da Prachatai, content partner di Global Voices.

Dal 31 luglio, diversi attivisti per i diritti umani e giornalisti nel sud-est asiatico sono stati arrestati o condannati, e hanno subito persecuzioni che riflettono l'aumento di attacchi alla libertà d'espressione da parte dello Stato.

In Thailandia un avvocato e uno studente attivista sono stati arrestati per aver partecipato alle proteste pro-democrazia. Un leader sindacale cambogiano è stato arrestato per delle dichiarazioni con cui esprimeva preoccupazione riguardo contadini cambogiani che starebbero perdendo le proprie terre al confine con il Vietnam. In Malesia tre uffici di aziende di media hanno subito un'irruzione per aver mandato in onda un documentario sul trattamento dei lavoratori migranti da parte del governo. Infine, otto imputati in Vietnam sono stati condannati per aver ‘compromesso la sicurezza’.

La Thailandia reprime la protesta pro-democratica

L'avvocato per i diritti umani Anon Nampa e il giovane attivista Panupong Jadnok sono stati arrestati il 7 agosto per la loro partecipazione alle proteste pro-democrazia dello scorso mese.

Negli ultimi mesi sono state organizzate [it] proteste per chiedere riforme democratiche nel Paese. I giovani attivisti hanno inoltrato tre richieste: cessazione della persecuzione contro i cittadini, stesura di una nuova costituzione e scioglimento del Parlamento. Hanno anche rifiutato un colpo di stato militare come soluzione alla crisi politica, intensificatasi quando l'esercito ha preso il potere nel 2014.

Anon e Panupong sono stati rilasciati su cauzione il giorno successivo. Inoltre è stato loro ordinato di non ripetere i crimini che avrebbero commesso. Dopo il rilascio, Anon ha giurato di continuare a esercitare la sua libertà di parola e ha aggiunto che intende comunque unirsi a una protesta il 16 agosto. Ha un messaggio [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] per le autorità:

We mean well to the country and respect those who think differently. We would like you to listen to us. We thank the officers who took good care of us, but as for those who do bad things, we are going to have to deal with them.

Vogliamo il bene del Paese e rispettiamo coloro che la pensano diversamente. Vorremmo che ci ascoltaste. Ringraziamo gli agenti che ci hanno trattati bene, ma per quanto riguarda quelli che hanno commesso cattive azioni, dovremo affrontarli.

Anon Nampa dopo il suo rilascio. Foto e didascalia di Prachatai, content partner di Global Voices.

Leader sindacale cambogiano detenuto

Rong Chhun, leader di sindacato cambogiano e membro del Cambodia Watchdog Council (Consiglio di vigilanza della Cambogia), è stato arrestato il 31 luglio dopo che la Commissione per gli affari di confine della Cambogia ha chiesto alle forze dell'ordine di incriminarlo per ‘istigazione a commettere un reato o causare disordini sociali’ per aver diffuso ‘fake news’ (notizie false) riguardo una questione territoriale al confine tra Vietnam e Cambogia.

Dopo aver visitato il confine il 20 luglio, Rong Chhun ha rilasciato una dichiarazione per il Cambodia Watchdog Council in cui esprimeva la preoccupazione delle comunità agricole locali per la perdita dei loro terreni, per cui incolpavano le azioni delle autorità.

Rong Chhun è stato poi accusato dalla Commissione per gli affari di confine della Cambogia di aver distorto la questione.

Circa 141 gruppi della società civile hanno firmato una dichiarazione in cui chiedono il rilascio del leader sindacale. Hanno anche sottolineato l'effetto dissuasivo della detenzione di Rong Chhun:

This latest arrest of a respected union leader is a direct threat to every Cambodian who exercises their constitutional right to freely express their beliefs without having to fear a midnight visit by police and years lost in prison.

Quest'ultimo arresto di un rispettato leader sindacale è una minaccia diretta a ogni cambogiano che eserciti il proprio diritto costituzionale a esprimere le proprie convinzioni senza dover temere una visita di mezzanotte da parte della polizia, e di perdere anni della propria vita in prigione.

Ieri le autorità hanno installato delle barriere di fronte alla Corte municipale di Phnom Penh per bloccare un gruppo di persone che chiedevano il rilascio del signor Rong Chhun, presidente della Confederazione dei sindacati cambogiani, arrestato il 31 luglio 2020 per un'osservazione sul confine tra Cambogia e Vietnam.

Uffici dei media perquisiti in Malesia

La polizia ha fatto irruzione nell'ufficio di Kuala Lumpur di Al Jazeera, che è al momento sotto indagine per sedizione dopo la pubblicazione di un documentario sul trattamento degli immigrati da parte del governo durante la pandemia di COVID-19. Anche le emittenti malesi ASTRO e UnifiTV sono state perquisite per aver mandato in onda il documentario di Al Jazeera.

Le autorità sostengono che il documentario ‘Locked Up In Malaysia’s Lockdown’ sia malevolo e inesatto, poiché sostiene che gli immigrati vengano maltrattati nei centri per gli immigrati.

Tuttavia il Centre for Independent Journalism (Centro per il giornalismo indipendente) ha osservato come il governo non abbia ancora ufficialmente smentito le accuse del documentario. Ha quindi consigliato alle autorità di concentrarsi sull'indagare la situazione degli immigrati anziché intimidire i media:

We reiterate our call for the government to conduct an independent inquiry or investigation into the allegations, as reported in the documentary, and base its course of action on the results of said investigation.

Reiteriamo la nostra richiesta al governo di condurre un'indagine indipendente sulle accuse così come riportate nel documentario, e di basare la propria linea di condotta sui risultati della suddetta indagine.

In aggiunta all'irruzione, i visti di due reporter di Al Jazeera non sono stati rinnovati dal governo malese.

Il Vietnam condanna otto giornalisti e attivisti

Il 31 luglio un tribunale a Ho Chi Minh ha condannato otto imputati per aver ‘compromesso la sicurezza.’

Uno dei condannati è Ngo Van Dung, giornalista e membro di un collettivo per la libertà di stampa chiamato gruppo Hien Phap (Costituzione). Questa rete di giornalisti e attivisti chiede l'applicazione di una norma nella costituzione vietnamita che garantirebbe la libertà di stampa.

Ngo Van Dung è stato detenuto prima del processo per quasi due anni dal suo arresto nel 2018. È stato condannato a cinque anni di detenzione seguiti da due anni di libertà vigilata.

Un'altra dei membri del gruppo Hien Phap, Doan Thi Hong, è tra i condannati nonostante il suo appello per il rilascio motivato dal fatto di avere un bambino sotto i tre anni. La legge vietnamita proibisce la detenzione di madri con figli sotto i tre anni.

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