Maia Sandu è destinata a divenire la prima presidente donna della Moldavia dopo avere ottenuto una vittoria schiacciante alle elezioni di domenica.
Secondo i dati preliminari [ru, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] della Commissione Elettorale Centrale della Moldavia (CEC), Sandu ha ottenuto il 57,7% dei voti rispetto al 42,3% del presidente in carica Igor Dodon. Sandu, ex economista della Banca Mondiale, ha portato avanti una campagna su una piattaforma anti-corruzione, sulla necessità di attirare investimenti per uno dei paesi più poveri dell’Europa, sulla riforma del sistema giudiziario e sul portare trasparenza sul sistema politico infestato da scandali.
Questo è stato il loro secondo duello. Dodon, affiliato con il partito socialista (PSRM) era diventato presidente nel 2016, battendo di poco Sandu, con un vantaggio del 5%. Dodon, che si fa vanto delle sue qualifiche pro-Mosca [en], ha promesso “stabilità” e cantato le lodi di legami economici più stretti con Mosca. Sandu, che guida il Partito d'Azione e Solidarietà (PAS), è considerata più pro-Europa.
Gli osservatori stranieri generalmente considerano tutte le elezioni moldave come scelte geopolitiche, addirittura di civilizzazione, tra Russia ed Europa. Tuttavia per molti elettori la priorità è economica. In ogni caso, il paese è strettamente legato ad entrambe – la Moldavia effettua la maggior parte dei suoi scambi con l'Unione Europea, con la quale ha firmato un accordo di associazione nel 2014. Nel frattempo, soldati russi e fondi russi garantiscono lo status quo in Transinistria, auto-proclamatasi repubblica che occupa una striscia di terra sulla riva sinistra del fiume Dniester.
Centinaia di migliaia di moldavi si sono diretti ad est e sempre più ad ovest alla ricerca delle prospettive economiche che il loro paese non può offrire loro. In un paese con uno dei più alti tassi di spopolamento al mondo, i cittadini all'estero hanno un peso enorme durante le elezioni.
Leggi anche: Dare un senso alla “crisi di spopolamento” della Moldavia [it]
Sandu ha ottenuto più di 948.000 voti; il più alto numero di voti per un candidato presidente nella storia della Moldavia. Molti di questi elettori erano moldavi residenti all'estero – in particolare nell'Unione Europea. Le scene seguenti in un seggio elettorale in Germania indicano che gli emigrati non sono ambivalenti verso la politica a casa [en]:
This is the queue of Moldovans waiting to vote in the 2nd round of the presidential elections today – at a polling station in Germany. The choice is between the pro-Russian incumbent and his pro-European challenger. pic.twitter.com/I3n4nrqi1b
— Will Vernon (@BBCWillVernon) November 15, 2020
Questa è la fila di moldavi in attesa di votare nel secondo turno delle elezioni presidenziali oggi – in un seggio elettorale in Germania. La scelta è tra il presidente in carica pro-Russia e il suo sfidante pro-Europa.
Il loro impegno si è intensificato a causa dell'estensione delle recenti turbolenze politiche della Moldavia.
Nel 2014, un miliardo di dollari è stato sottratto da tre banche locali con la connivenza di influenti politici. Lo scandalo ha fatto infuriare l'opinione pubblica [en] e ha portato alla caduta dell'ex primo ministro Vlad Filat [en], uno degli uomini più potenti del paese. Da quel momento in poi, la politica moldava è stata dominata dall'oligarca Vlad Plahotniuc. Una successione di governi di coalizione nominalmente filo-europei guidati dal Partito Democratico di Plathotniuc (DPM) ha affrontato il PSRM pro-Russia e un gruppo di partiti anti-Plathotniuc ma pro-Europa, uno dei quali guidato da Sandu. Nel 2018 l'Unione Europea aveva dichiarato [en] la Moldavia uno Stato “prigioniero da interessi oligarchici”.
A seguito di inconcludenti elezioni parlamentari [en] la scorsa primavera, il governo di Plathotniuc è caduto e Plathotniuc ha abbandonato il paese, lasciando il PSRM e Sandu formare un governo di unità per la “de-oligarchizzazione”. Sandu è stata in carica come primo ministro [en] per alcuni mesi, prima che anche quel governo cadesse lo scorso novembre in seguito ad un voto di sfiducia del PSRM e di alcuni dei restanti parlamentari del DPM.
Leggi anche: Turbulence in Moldova after ‘anti-oligarchic’ government falls [en]
Un secondo mandato per Dodon avrebbe potuto essere l'occasione per il PSRM di consolidare la sua già notevole influenza sulla politica moldava.
Se l'elezione di Sandu è un ostacolo a questo obiettivo, potrebbe non essere insormontabile. Con poche eccezioni – come la nomina del primo ministro e la convocazione di referendum nazionali- la presidenza della Moldavia è in gran parte un incarico formale. Tuttavia, si tratta di una posizione di rilievo e consente a chi la detiene di fissare il tenore del dibattito politico. Se questi gesti si scontrano con la politica del governo, il presidente può rapidamente diventare un vero problema per i governi in carica, come la coalizione guidata da DPM ha scoperto dopo l'elezione di Dodon.
“La vittoria di Maia Sandu rappresenta una doppia vendetta – per il governo spodestato nel 2019 e per le elezioni perse nel 2016. Il successo di Sandu non dovrebbe in alcun caso essere considerato come un sostegno assoluto alla sua agenda politica. Piace ed è supportata, da un gran numero di elettori, per la sua politica e per il suo partito politico. Ma un segmento più piccolo ha votato contro Igor Dodon e ama altri leader diversi da Sandu, come Renato Usatîi o Ilan Shor “, spiega Dionis Cenusa, un analista politico moldavo e ricercatore dell'istituto di studi politici presso l'Università Justus-Liebig di Giessen.
“Quindi, in poche parole, i voti per Maia Sandu al ballottaggio non riflettono la sua reale popolarità del momento. Ciò non dovrebbe significare che le cose possono cambiare se la sua presidenza ottiene buoni risultati”, ha dichiarato Cenusa a Global Voices.
Pertanto il sostegno di Sandu proveniva da un gruppo diversificato, tra cui i suoi sfidanti del primo turno, i politici liberali e i politi di centro-destra Andrei Năstase e Dorin Chirtoacă, la cui politica è associata con l'unificazione della vicina Romania, una posizione ampiamente detestata dagli elettori pro-Russia.
Questa volta, sono stati affiancati da un improbabile alleato. Renato Usatîi, sindaco di Bălți, la seconda città più grande della Moldavia, ha ottenuto il 10% di voti al primo turno. Usatîi è a capo del Partito Nostru, un gruppo di opposizione populista filorusso la cui base politica si sovrappone all'elettorato di Dodon. Ma quando Usatîi non è arrivato al ballottaggio, ha invitato i suoi sostenitore a votare “contro Dodon”.
Insieme all'incombente minaccia della COVID-19, la partecipazione di Usatîi ha fortemente distinto questo voto dalla corsa presidenziale nel 2016. Ma molto è rimasto uguale – in particolare i punti di discussione dei candidati.
Entrambi gli sfidanti si sono accusati di corruzione a vicenda. Il politico di spicco del PSRM Bodgan Țîrdea insinuava che gli alleati di Sandu e i principali media indipendenti fossero gli agenti del filantropo miliardario George Soros, mentre la campagna elettorale di Sandu mirava ad attirare l’attenzione su un incontro registrato di nascosto nel giugno del 2019 tra Dodon e Plahotniuc.
Il programma della campagna di Dodon ha suscitato preoccupazioni tra gli elettori moldavi circa l’ “ottimizzazione”, la riduzione del settore statale che la politica di Sandu ha invece sostenuto. Tuttavia, il tono prevalente era quello di una guerra culturale: i volantini suggerivano che l’elezione di Sandu avrebbe declassato lo status della lingua russa in Moldavia, avrebbe vietato la pubblica celebrazione della sconfitta della Germania nazista per mano dell’ Unione Sovietica, e minato i valori Cristiano ortodossi legalizzando il matrimonio tra persone dello stesso sesso. Hanno proclamato: “la Moldavia ha qualcosa da perdere!”.
Questo ha costretto Sandu a pubblicare un video in lingua russa su Facebook il 12 novembre, nel quale ha respinto ciascuna di queste accuse.
Dodon ha denunciato presunti brogli elettorali su larga scala, ma ha accettato il risultato elettorale. Ora non ha altra scelta: il 16 novembre, il presidente russo Vladimir Putin si è congratulato con Sandu per la vittoria elettorale.
In recenti interviste con i media russi, come TV Rain, Sandu ha ribadito il suo desiderio di mantenere forti legami con la Russia, pur rinnovando l’accordo di associazione con l’Unione Europea del 2014. La sua priorità principale con Mosca, dice, è di ripristinare le esportazioni moldave verso la Russia, le quali sono state ostacolate a causa dei cattivi rapporti degli ultimi anni.
Vladimir Soloviev, un ex corrispondente della Moldavia per il quotidiano russo Kommersant, scrive per Carneige Moscow che il Cremlino potrebbe anche essere in grado di trovare un'intesa comune con Sandu. Il giornalista suggerisce che la Russia possa aver riposato sugli allori negli ultimi anni, accontentandosi di stare a guardare man mano che successivi ed impopolari governi europeisti danneggiavano la credibilità dell’Unione Europea presso i comuni cittadini moldavi.
Ma mentre Mosca investiva le sue speranze in un politico, sottolinea, Bruxelles aveva intrapreso un programma più ampio per riconquistare quella fiducia, riparando strade e ricostruendo scuole. E nonostante l’apparente assistenza dei consulenti del Cremlino [en] data a Dodon, un vago appello contro il cambiamento non stato abbastanza allettante.
Il simbolismo della vittoria di Sandu non è banale, soprattutto dato che ha affrontato un linguaggio sessista [ro], i tentativi di diffusione di falsità sulla sua vita personale, e le critiche da parte di figure religiose per non essersi ancora spostata pur avendo superato i 40 anni. La speranza è che la prima donna presidente della Moldavia possa determinare una svolta nella questione dell’uguaglianza nella vita pubblica, che il simbolismo della posizione che occupa le permetterà certamente di compiere.
È fondamentale che il suo ruolo permetterà anche a Sandu di indire elezioni parlamentari anticipate, che ha già dichiarato essere una priorità [en]. La posta in gioco sarà ancora più alta.
Leggi qui la copertura speciale di GlobalVoices Moldavia: in attesa di un altro proclamatore? [it]