La pace non sarà ancora arrivata nell'Ucraina orientale, ma non è arrivato nemmeno il coronavirus.
O almeno questo è quanto affermano le autorità de facto della Repubblica Popolare di Donetsk (DNR), uno dei due territori separatisti dell'Ucraina orientale dilaniata dalla guerra. In una conferenza stampa del 24 marzo, la Ministra de facto della Salute Olga Dolgoshapko ha dichiarato l'assenza di casi confermati di coronavirus sul territorio nazionale. Nonostante ciò, i media governativi de facto riferiscono che 71 persone sarebbero “sotto osservazione” in ospedale, mentre 247 cittadini si troverebbero in autoisolamento. Il 25 marzo Leonid Pasechnik ha dichiarato che anche nella Repubblica Popolare di Lugansk (LNR) non si registra alcun caso di coronavirus. La Ministra de facto della Salute della Repubblica Popolare di Lugansk, Natalia Pashchenko, ha aggiunto che 60 persone sarebbero attualmente “sotto osservazione” nel più piccolo dei due territori separatisti.
Circa tre milioni di persone vivono sotto il controllo dei due regimi separatisti autoproclamatisi indipendenti dall'Ucraina nell'aprile del 2014. La guerra che ne è conseguita è costata la vita a oltre 3000 civili e ha causato più di un milione e mezzo di sfollati. A livello internazionale la Repubblica Popolare di Donetsk e la Repubblica Popolare di Lugansk sono considerate tuttora territori ucraini, e sebbene la Russia formalmente non riconosca la loro autoproclamata indipendenza, essa fornisce ai governi separatisti supporto e orientamento sul piano economico, politico e militare.
L'Ucraina controllata dal governo al momento è in lockdown, con i confini chiusi e 162 casi confermati di coronavirus [en]. Nel frattempo, la pandemia ha colpito duramente anche la Russia, con oltre 840 casi confermati [en] e un'impennata delle diagnosi di polmonite. Mosca ha risposto chiudendo tutti i suoi confini [en] il 17 marzo, compresi quelli con l'Ucraina orientale. Ma il 23 marzo, lo stesso giorno nel quale la Repubblica Popolare di Donetsk ha chiuso le frontiere [en] con i territori controllati dal governo ucraino, il Primo Ministro russo Mikhail Mishustin ha disposto un'eccezione agli ordini del Cremlino: “alla luce del blocco economico dei territori”, ha affermato, la Russia aprirà i suoi confini a tutti i residenti delle regioni di Donetsk o Lugansk, indipendentemente dalla loro cittadinanza. In ogni caso, le autorità separatiste non intendono correre alcun rischio nemmeno quando ad essere coinvolti sono i loro benefattori: il 25 marzo la Ministra della Salute della Repubblica Popolare di Donetsk ha disposto l'autoisolamento di 14 giorni anche per chiunque provenga dalla Russia o dalla Repubblica Popolare di Lugansk, sintomatico o asintomatico.
Va ribadito che il coronavirus e le misure restrittive volte a contenerlo hanno delle conseguenze pesantissime per gli abitanti di una regione già instabile, in particolare per gli anziani che finora potevano attraversare il confine per recarsi nei territori controllati dal governo ucraino per ricevere la pensione da Kiev, alla quale ancora hanno diritto.
Come se niente fosse?
Reperire informazioni affidabili provenienti da Donetsk o Lugansk è tutt'altro che facile, ed è difficile se non impossibile svolgere attività giornalistica indipendente critica nei confronti delle autorità de facto. La situazione è aggravata dal fatto che anche le informazioni relative ai territori separatisti provenienti dal fronte ucraino possono essere inaffidabili. In una newsletter pubblicata di recente [en] da CivicMonitoring, un progetto finanziato dal Ministero Federale degli Affari Esteri tedesco per monitorare le violazioni dei diritti umani nell'Ucraina orientale, si sottolinea quanto segue:
While the separatists did not confirm any infections with the new virus, both sides used the crisis to spread disinformation about each other. The Donetsk separatists claimed on 11 March that tuberculosis and pneumonia were rampant among Ukrainian servicemen stationed along the Contact Line. And Ukrainian Interior Minister Arsen Avakov said on 13 March that there were 12 cases of infections in Horlivka, the second-biggest city inside the “DNR” – the Donetsk Health “Ministry” denied.
I separatisti non hanno confermato alcun caso di infezione da nuovo coronavirus, ma entrambe le parti si sono servite della crisi per diffondere disinformazione sul conto della controparte. L’11 marzo i separatisti di Donetsk hanno segnalato un aumento esponenziale dei casi di tubercolosi e polmonite tra le truppe ucraine stanziate al fronte. E il 13 marzo il Ministro degli Interni Arsen Avakov ha denunciato la presenza di 12 casi di coronavirus a Horlivka, la seconda città per grandezza della Repubblica Popolare di Donetsk, dato smentito dal “Ministero” della Salute locale.
Nel frattempo i notiziari fedeli alle autorità de facto delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk millantano un clima di normalità nella regione, per quanto ciò possa essere possibile dopo quasi sei anni di conflitti armati e isolamento. I notiziari internazionali hanno pubblicato dichiarazioni in linea con questa tesi:
“Dopo sei anni siamo ormai abituati a vivere in situazioni di crisi”, ha dichiarato una fioraia di Donetsk in un'intervista sul canale YouTube tedesco OstWest il 20 marzo. Supermercati presi d'assalto? Non che le risulti, ha affermato facendo spallucce.
Tuttavia ci sono i primi segnali che le cose stiano cambiando. Sul diffusissimo social russofono VKontakte, un membro di Tipichny Donetsk, gruppo dedicato alle notizie di attualità della città dell'Ucraina orientale, il 24 marzo ha condiviso la foto di un avviso affisso sulla porta di una filiale della Banca centrale repubblicana che prescrive ai clienti l'uso della mascherina per poter accedere agli uffici. “Lavoro nel campo dei materiali edilizi e non abbiamo più mascherine”, ha commentato un utente. E sebbene i media governativi de facto rassicurino rispetto alla disponibilità delle merci [en], i post più recenti nello stesso gruppo social che assicurano che gli scaffali dei supermercati siano ben forniti stridono con i commenti increduli dei cittadini: “Dov'è finito il grano saraceno?”, chiede un utente. “Non c'è più latte per 17 rubli, sono rimasti soltanto i marchi che lo vendono a 40 rubli o di più”, lamenta un altro.
Le autorità de facto hanno annunciato delle misure di emergenza ancor prima della chiusura dei confini. Un decreto emesso il 14 marzo da Pushilin esortava a “essere pronti”, imponeva al personale sanitario di recarsi alle frontiere per misurare la febbre a tutti i viaggiatori e disponeva l'autoisolamento per 14 giorni a chiunque rientrasse da paesi a rischio.
Sebbene queste misure non siano paragonabili a un lockdown totale o alla quarantena, esse promuovono il distanziamento sociale. A partire dal 19 marzo le scuole e gli asili devono adottare la didattica a distanza. Secondo quanto riportato dal videoblogger di Donetsk Ivan Likhachev, dal 21 marzo i cinema e i teatri della città sono chiusi, sebbene il servizio di trasporto pubblico non abbia subito interruzioni. Allo stesso modo, il decreto di Pushilin ha vietato a istituzioni statali come i Ministeri dello Sport e della Cultura di organizzare grandi eventi pubblici con più di 1000 partecipanti fino almeno al 10 aprile.
Ciononostante, gli ufficiali di governo, tra cui Pushilin stesso, continuano a partecipare alle riunioni come se niente fosse:
С руководителями учреждений культуры #ДНР в канун их профессионального праздника обсудили достижения и проблемы развития отрасли, в том числе необходимость оказания государственной поддержки в этот непростой период. pic.twitter.com/3IDImu8xo9
— Пушилин Денис (@pushilindenis) March 24, 2020
Alla vigilia della Giornata dei lavoratori della cultura della #DNR, ci siamo confrontati con gli esperti del settore sui successi, le difficoltà e la necessità di sostegno da parte dello Stato in questo periodo particolarmente difficile.
Incurante della pandemia, Pushilin ha sottolineato la sua determinazione a tenere una grande parata per il Giorno della Vittoria il 9 maggio. Per l'occasione sono attesi migliaia di partecipanti per commemorare la vittoria dell'Unione Sovietica sulla Germania nazista. La parata di quest'anno ha un significato particolare: a dicembre Pushilin aveva dichiarato che il 2020 sarebbe stato “l'anno della grande vittoria”.
Il leader separatista ha chiesto al proprio staff di pensare a “modalità alternative” per lo svolgimento della parata anche nel caso in cui la situazione dovesse peggiorare. Tuttavia nei gruppi VK i cittadini di Donetsk hanno criticato aspramente la sua determinazione nel voler svolgere l'evento, considerandola una scelta irresponsabile.
Un'analisi del caso
I social media mostrano che i cittadini delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk attivi online sono consapevoli del pericolo rappresentato dal virus. Il Ministero de facto della Salute della Repubblica Popolare di Donetsk ha messo a disposizione della popolazione una linea telefonica dedicata all'emergenza. Ma non è raro imbattersi in lamentele su come le autorità de facto abbiano gestito la crisi e sul loro livello di preparazione. Esattamente come i notiziari locali affermano che i sistemi sanitari siano pronti ad affrontare la crisi, i media ucraini come il magazine online Apostroph denunciano come nelle corsie degli ospedali di Donetsk e Lugansk siano numerosi i pazienti affetti da polmonite e gravi difficoltà respiratorie. Il 18 marzo il Difensore Civico per i Diritti Umani dell'Ucraina ha scritto su Facebook [ua] che la settimana precedente oltre 600 cittadini dei territori separatisti avevano contattato le autorità lamentando i sintomi dell'influenza.
Gli ufficiali sanitari de facto della Repubblica Popolare di Donetsk non hanno né confermato né smentito queste affermazioni, sebbene il 16 marzo Dolgoshapko abbia inaspettatamente riconosciuto la morte per influenza suina di 40 persone dall'inizio dell'anno.
Indubbiamente entrambi i territori separatisti dipendono fortemente dagli aiuti russi per il contenimento della pandemia da coronavirus. Il settimanale ucraino Focus, citando un'intervista con un medico di Donetsk, denuncia [ua] come la città abbia a disposizione soltanto 20 respiratori. La capacità di produrre localmente mascherine e sanificante in massa, come affermano i notiziari separatisti, potrebbe non essere sufficiente. Questo potrebbe essere il motivo per cui, come dichiarato da diversi notiziari ucraini, la scorsa settimana un team di 40 medici specialisti provenienti dalla Russia avrebbe ispezionato le infrastrutture nei territori separatisti per valutarne l'idoneità ad affrontare la pandemia. Secondo le medesime fonti ucraine, sarebbe stata disposta la partenza di un convoglio per il trasporto di dispositivi medici che dovrebbe giungere a destinazione entro il 1 aprile. Non è presente alcun riferimento a tale convoglio né su siti web russi né separatisti.
Il mistero più grande è forse anche il più ovvio: come fanno i medici locali a effettuare i tamponi per il coronavirus?
Nell'aggiornamento più recente sulla situazione sanitaria, Dolgoshapko ha affermato che diversi dei pazienti ospedalizzati sono già stati sottoposti al tampone per il coronavirus. Ne consegue che la Repubblica Popolare di Donetsk ha a disposizione dei sistemi per effettuare i test.
Gli ufficiali ucraini sono scettici; nello stesso post su Facebook, Denisova ha affermato che, per quanto ne sappia il governo ucraino, nessun territorio ha a disposizione test in grado di distinguere i sintomi dell'influenza da quelli del coronavirus. L'origine di questi test utilizzati dai medici locali è stata la maggiore causa di speculazioni nei media ucraini. Novosti Donbassa, un sito di notizie indipendente con sede in Ucraina al quale lavorano giornalisti fuggiti dalla regione dopo il 2014, denuncia che la Repubblica Popolare di Donetsk non dispone delle infrastrutture necessarie per analizzare i campioni raccolti in fase di test, citando un ufficiale sanitario superiore de facto.
Se le autorità separatiste dell'Ucraina orientale hanno ricevuto i kit per fare i tamponi per il coronavirus, essi probabilmente sono stati forniti dalla Russia. Come riportato da RBC, il 12 marzo il governo russo ha inviato 800 kit “Vector” a diverse ex Repubbliche sovietiche, oltre che alla Mongolia e all'Iran. I giornalisti di Novosti Donbassa sottolineano come i media controllati dai separatisti non intendano approfondire la questione:
Заметили, что телеканалы «ДНР» и другие СМИ стараются не афишировать, что имеющиеся тест-системы были получены из России. В сюжетах каналов из донецкой лаборатории об этом упоминалось только на одном канале, остальные — вырезали. Количество тест-систем вообще никто не называет.
Abbiamo notato che i canali televisivi della Repubblica Popolare di Donetsk e altri media stiano cercando di tacere il fatto che i test in possesso [delle autorità] provengano dalla Russia. Solo un canale lo ha menzionato nel suo servizio da Donetsk, tutti gli altri hanno tagliato la notizia. Nessuno ha menzionato il numero di test.
— Дежурный по Донбассу, Telegram, 26 marzo 2020
Essendosi separati dal resto dell'Ucraina, è altamente probabile che i leader delle Repubbliche Popolari di Donetsk e Lugansk dovranno affidarsi all'aiuto della Russia per far fronte alla pandemia. Indipendentemente da chi dovrà assolvere a questo compito, la speranza è che ci riesca, poiché una delle poche convinzioni che supera le divisioni politiche è che il Donbass non meriti altre morti civili.
Come scritto da un utente di VK:
Да в любом случае он у нас будет, это нужно понимать. Поэтому надо готовить тест-системы, койки, аппараты ИВЛ и набирать дополнительный мед. персонал. А просто надеяться на то, что нас обойдёт стороной – слишком наивно.
Guardate, in ogni caso arriverà anche da noi, e dobbiamo prenderne atto. Ecco perché è necessario trovare tamponi, letti, respiratori e personale sanitario ausiliario. Sperare che saremo risparmiati è da ingenui.