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In Mozambico, il ciclone Idai ha quasi completamente sommerso Beira, città di 500.000 abitanti

Categorie: Africa sub-sahariana, Mozambico, Ambiente, Citizen Media, Disastri, Interventi umanitari
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Dopo il passaggio del ciclone a Beira. Foto di Juliano Picardo (19 marzo 2019). Pubblicazione autorizzata.

Il passaggio del ciclone Idai sull'Africa australe tra il 15 e il 19 marzo 2019 ha già causato più di 350 morti e più di due milioni di senzatetto in tutta la regione, in particolare nello Zimbabwe, nel Malawi e in Mozambico, quest'ultimo il più colpito.

Il ciclone di quarta categoria si è formato il 4 marzo nel canale del Mozambico. Ha toccato terra nella città costiera di Beira, la seconda città più grande in Mozambico con più di 500.000 abitanti. Sono stati registrati venti da 180 a 220 km/h, e più di 160 mm di pioggia hanno causato inondazioni improvvise.

Secondo il governo, il numero dei morti confermati in Mozambico è superiore a 200. Tuttavia, sembra che il numero sia molto più elevato. Il governo stima che più di 350.000 persone si trovano in uno “stato di rischio permanente”. L'ampiezza della devastazione è immensa. La Croce Rossa ha dichiarato [2] [en] che il 90% delle infrastrutture di Beira potrebbe essere stato distrutto. Sono state colpite anche le province mozambicane di Manica, Tete, Zambézie e Inhambane.

Le cifre provvisorie rivelano la distruzione di 23.000 abitazioni, 616 aule, 30 ambulatori, ponti ed altre infrastrutture, nonché interruzioni di corrente e terreni agricoli distrutti su 274.131 ettari. Il crollo delle torri di telecomunicazioni ha inoltre interrotto la rete telefonica e le connessioni internet nella regione.

Dal 2000 [3] [en] Idai è il ciclone più violento ad aver colpito il territorio mozambicano. L'Organizzazione delle Nazioni Unite ha dichiarato [4] [pt, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] che la catastrofe che il ciclone si lascia alle spalle potrebbe essere la peggiore mai conosciuta nell'emisfero sud.

Nella notte di martedì 19 marzo, il governo mozambicano ha dichiarato lo stato di emergenza e un lutto nazionale di tre giorni. Nonostante fossero state  previste [5] piogge torrenziali e venti violenti, l'entità della catastrofe era inaspettata. Il presidente Filipe Nyusi ha dovuto abbreviare [6] la sua visita ufficiale in Svizzera.

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Dopo il passaggio del ciclone a Beira. Foto di Juliano Picardo (19 marzo 2019). Pubblicazione autorizzata.

«Si tratta veramente di una catastrofe umanitaria di grandi dimensioni». Eccome come Nyusi ha descritto la situazione in una dichiarazione trasmessa in diretta sul canale della televisione pubblica, Televisão de Moçambique.

Dopo aver sorvolato le zone più toccate, Nyusi ha spiegato che nel distretto di Nhamatanda, Sofala, le acque dei fiumi traboccano a causa dell'elevato flusso dei bacini di Búzi e Púngoè:

As águas dos rios Púngoè e Búzi transbordaram fazendo desaparecer aldeias inteiras e isolando comunidades, vêem-se corpos a flutuar, e estradas totalmente cercadas pelas águas

Le acque dei fiumi Púngoè e Búzi sono straripate facendo scomparire interi villaggi e isolando le comunità, vediamo i corpi galleggiare, e le strade completamente circondate dall'acqua.

«Tutto è distrutto», ha dichiarato con grande rammarico [8][en] Celso Correia, il Ministro della terra, dell'ambiente e dello sviluppo rurale.

Dopo la distruzione della nuova strada statale n.6, João Machatine, il Ministro dei lavori pubblici , degli alloggi e delle risorse idriche, ha fatto notare che “la forza bruta dell'acque era tale che è riuscita a distruggere ciò che per noi sembrava impensabile”. La strada era stata aperta alla fine del 2018, e collegava il porto di Beira alle regioni interne. Machatine ha detto che “la sua solidità doveva resistere a qualsiasi tipo di intemperie”.

Il portavoce del Programma alimentare mondiale dell'ONU, Hervé Verhoosel, ha dichiarato [9] [en] all'AFP: “non penso che il mondo abbia ancora preso coscienza dell'ampiezza del problema”.

Il 19 marzo, in un fiume della provincia di Manica, sono stati rinvenuti 10 corpi. Molto probabilmente si tratta di abitanti che hanno cercato di sfuggire alle intense piogge tentando la traversata. A Búzi, quel giorno, molto persone si sono aggrappate agli edifici chiedendo aiuto:

Immagini scattate questa mattina nel distretto di Búzi dal team dell'Istituto Nazionale per la Gestione dei Disastri Ambientali. Le squadre di soccorso effettuano ricerche con il sostegno delle Nazioni Unite.

Le squadre di soccorso hanno riferito [13] di aver visto dei bambini aggrapparsi agli alberi. Privi di forze, sono stati portati via dalla corrente.

L'aiuto umanitario

Nelle zone toccate, diverse squadre nazionali ed internazionali arrivano per aiutare le popolazioni sfollate, per ridurre le loro sofferenze. Nonostante il ciclone sia passato, le vittime continuano ad affrontare forti piogge, il che rende più difficile l'arrivo dei soccorsi. È quanto riferito [14] da Paulo Tomás, portavoce dell'Istituto Nazionale di gestione delle catastrofi, a DW Africa, in un articolo del 18 marzo:

Os nossos armazéns ficaram destruídos. Há necessidade de fazer a assistência alimentar via ponte aérea para alguns locais onde não há transitabilidade via terrestre. Há dificuldades também na comunicação com alguns pontos. Estas é que são as maiores dificuldades neste momento. E a cidade da Beira está sem energia, logo não há água disponível.

I nostri magazzini sono stati distrutti. Bisogna distribuire l'aiuto alimentare per via aerea in certe zone dove è impossibile spostarsi via terra. E comunicare con alcune zone rimane ancora difficile. Attualmente queste sono le maggiori difficoltà. E la città di Beira è senza elettricità, non c'è quindi acqua disponibile.

Di fronte all'inaccessibilità delle rotte terrestri, l'India ha deciso di dirottare [15] tre navi militare verso il porto di Beira, al fine di fornire assistenza immediata alle persone colpite. Le navi portano cibo, vestiti e medicine. Tre medici e cinque infermieri sono a bordo per assistenza medica immediata.

Il Sudafrica ha inviato [16] più di 100 sommozzatori, aiutati da tre elicotteri, per soccorre le famiglie che si sono ritrovate intrappolate dall'acqua straripata dai fiumi Búzi e Púnguè. Verhoosel, che coordina l'azione umanitaria della Nazioni Unite in Mozambico, insieme ad altri partner, ha lanciato un appello [17] per la raccolta di circa 40 milioni di dollari americani

L'Unione Europea mette a disposizione [18] 150.000 euro per la Croce Rossa del Mozambico. Nel frattempo, la sezione portoghese della Caritas, un'organizzazione caritativa della Chiesa cattolica, ha annunciato [19] una donazione di 25.000 euro. Inoltre, la compagnia petrolifera Anadarko si è impegnata [20] a donare 178.100 euro.

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Dopo il passaggio del ciclone a Beira. Foto di Juliano Picardo (19 marzo 2019). Pubblicazione autorizzata.

La Francia ha inviato 60 tonnellate di aiuti materiali (3000 kit di ricostruzioni e 6000 tende). L'ONG francese Télécom Sans Frontières è riuscita a ristabilire le comunicazioni internet via satellite all'aeroporto di Beira grazie ai telefoni cellulari, contribuendo così al funzionamento delle operazioni di salvataggio.

Un aereo con gli aiuti alimentari dell'ONU è atterrato domenica 17 marzo a Beira con 22 tonnellate di biscotti arricchiti per nutrire 22000 persone per tre giorni [en]:

Risposta al CycloneIdai a Sofala: Oggi il WFP ha spedito quattro tonnellate di biscotti ad alto contenuto energetico per aiutare le persone bloccate nel distretto di Nhamatanda dopo l'alluvione che sabato ha fatto esplodere un'importante diga. Questo fa parte delle 20 tonnellate trasportate domenica in aereo a Beira da UNHRD di Dubai.

Attraverso i social media, numerose chiamate e raccolte fondi sono state organizzate dai mozambicani per aiutare le vittime del ciclone, come quello di Port Maputo:

Port Maputo annuncia una nave per il trasporto per l'aiuto umanitario alle vittime di Idai « chiediamo che le merci siano consegnate il prima possibile, tra le 7:30 e le 16 al deposito di cabotaggio del porto (accesso via Mártires de Inhaminga)».