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La comunità transgender ecuadoriana organizza la sua prima marcia

Categorie: Ecuador, Citizen Media, Diritti gay (LGBT), Diritti umani

La prima Marcia Nazionale Transgender in Ecuador, 20 novembre 2020. Foto di Andrea Romero [1] , usata con il suo consenso.

Probabilmente il nome di Rita Hester non è conosciuto abbastanza dall'opinione pubblica, ma lo è sicuramente per le comunità transgender di tutto il mondo. Hester, una donna transgender di colore [2] [en], è stata brutalmente assassinata nel 1998 negli Stati Uniti.

Quest'omicidio rimane tutt'oggi irrisolto. Infatti, un mese prima che Hester venisse assassinata, alcuni media statunitensi avevano ampliamente seguito l'assassinio del giovane gay Matthew Shepard, cosa che invece non avvenne dopo l'assassinio di Rita Hester.

Da quel momento, in vari paesi, il 20 di novembre si commemora la Giornata Internazionale della Memoria Transgender [3] [it]. In Ecuador, in occasione di questa commemorazione, è stata organizzata la prima Marcia Nazional Transgender. Pachaqueer [4] [es, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione], uno dei collettivi partecipanti, ha diffuso un comunicato stampa in cui spiegava in parte la sua opinione politica:

#marchamostrans en ruptura cøntracultural y pølítica pørque #estamoshartas de las élites y cønsevadurismøs lgbtiq+. marchamøs para reclamar espaciøs dønde læs persønas trans pødamøs ser recønøcidæs desde la autønømia de nuestras existencias. marchamøs en memøria de nuestræs muertæs y en resistencia de nuestræs cuerpæs.

#marciamotransgender per una separazione contro culturale e politica perché #siamostufe delle élite e dei tradizionalismi lgbtiq+. marciamo per reclamare degli spazi dove le persone transgender possano essere riconosciut* a partire dall'autonomia della nostra esistenza. marciamo in memoria de* nostr* mort* e per la resistenza de* nostr* corp*.

Questa marcia [5] ha avuto risonanza in diverse città ecuadoriane come Santo Domingo, Ambato, Riobamba, Loja, Cuenca, Machala e Esmeraldas. La “Red Comunitaria Trans” a Guayaquil si è occupata dell'organizzazione nazionale.

Coca e Mota, fondatori e organizzatori di Pachaqueer, hanno parlato con Global Voices tramite Zoom. Si sono presentat* con questi nomi e identità di genere, liber* dai binarismi sociali.

La prima Marcia Nazionale Transgender in Ecuador, 20 novembre 2020. Foto di Andrea Romero [1], usata con il suo consenso.

Carlos E. Flores: Qual è stato l'obiettivo e quale proposta politica ha dato inizio alla prima Marcia Nazionale Transgender in Ecuador?

Coca: Uno de los principales detonantes para la organización desde la autonomía y desde la colectividad de esta marcha fue que estamos hartas, estamos cansadas de la deuda social, de la deuda estatal, de la mercantilización de la lucha trans. Entonces, sentimos que estos 23 años en Ecuador la despenalización [de la homosexualidad] está vigente, ya no somos detenidas simplemente por el hecho de existir pero sigue habiendo una discriminación social, una penalización en las calles hacia las cuerpas trans.

Y las élites o las hegemonías que han llevado la lucha LGTBI, aquí en el país, durante todo este tiempo, lo único que han hecho ha sido lucrar de las muertes de las personas trans, de las necesidades de la población trans. Sentimos que ha llegado a un punto en que nosotras ya no queremos dialogar con estas organizaciones porque nos sentimos instrumentalizadas a pesar de que esta lucha por la despenalización [de la homosexualidad] en el país fue encabezada por personas travestis y transexuales e, irónicamente, esta misma población es la que ha sido rezagada durante toda la historia […].

Coca: Uno dei motivi scatenanti per l'organizzazione di questa marcia, dall'autonomia e la collettività, è stato il nostro essere stufe, stanche di questo debito sociale, del debito nazionale, della mercificazione della lotta transgender. Quindi, nonostante da 23 anni è in vigore la depenalizzazione [dell'omosessualità] e non rischiamo più di essere arrestate a causa della nostra stessa esistenza, continua a esistere una discriminazione sociale e nelle strade continuano a penalizzarsi i corpi transgender e le élite o egemonie che hanno condotto la lotta LGBTI. In questo paese, durante tutto questo tempo, l'unica cosa che è stata fatta è stata lucrare sulla morte delle persone transgender, sulle necessità di questa comunità. Sentiamo che siamo arrivati a un punto in cui non vogliamo più parlare con queste organizzazioni perché ci sentiamo strumentalizzate, nonostante la lotta per la depenalizzazione [dell'omosessualità] nel paese venne guidata da persone transgender e, ironicamente, questa stessa comunità è quella che è stata lasciata indietro durante la storia […]

La prima Marcia Nazionale Transgender in Ecuador, 20 novembre 2020. Foto di Andrea Romero [1] usata con il suo consenso.

CF: Quali sono state le richieste concrete che avete fatto allo Stato con questa marcia?

Coca: Bueno, hay un sinnúmero de demandas. Por ejemplo, la inserción del cupo laboral trans dentro del Código de Trabajo, las garantías y derechos para niñez y adolescencia, el acceso libre y gratuito de procesos de hormonización, los inhibidores para adolescencia trans, las garantías para adultas y adultos mayores trans, garantías para trabajadores sexuales […] Estas son las que más encabezaban esta necesidad de demandar al Estado.

También la reparación para las compañeras y compañeres asesinades en la época de los 80s y 90s en el régimen de dictadura de León Febres Cordero, cuando era penalizada la homosexualidad y había el [artículo] 516 [del entonces Código Penal] que permitía la persecución a personas transexuales y travestis por las calles donde eran asesinadas, desaparecidas, torturadas.

Ahora hay una demanda ingresada a la fiscalía, al Estado, por caso de lesa humanidad donde hace más o menos un año y medio que se ingresó el trámite y esta denuncia no avanza, entonces era una posibilidad de generar un poco de presión. Los mismos policías que fueron los que se encargaron de todas estas vejaciones a la población trans, ahora ellos gozan de jubilaciones, de una estabilidad económica y nuestras compañeras, nuestras próceres de la despenalización cada vez son menos y están en la precarización absoluta, están olvidadas. Entonces, [la marcha] es también por el ejercicio de la memoria y de la visibilidad.

Coca: Beh, di richieste ce ne sono una miriade. Per esempio, l'introduzione della quota di lavoro transgender nel Codice del Lavoro, le garanzie e i diritti per bambini e adolescenti, l'accesso libero e gratuito alle terapie ormonali sostitutive, gli ormoni inibitori [6] per gli adolescenti transgender, le garanzie per adult* transgender, garanzie per sex workers […] Questi sono i principali motivi che ci hanno spinto a muovere queste richieste allo Stato,. Tra queste, c'è anche la richiesta di rimediare alle morti di tutti i compagni e le compagne uccis* negli anni '80 e '90 durante la dittatura di León Febres Cordero, quando l'omosessualità era penalizzata e il [articolo] 516 [del Codice Penale in vigore durante quel periodo] che permetteva la persecuzione di persone transgender, che di conseguenza venivano uccis*, torturat* e fatt* sparire. È stato presentato un ricorso contro lo Stato per crimini contro l'umanità la cui pratica è partita più o meno un anno fa, ma questa denuncia non avanza quindi volevamo mettere un po’ di pressione. Gli stessi poliziotti che avevano fatto tutte queste vessazioni adesso godono di una pensione di una stabilità economica, mentre le nostre compagne, coloro che iniziarono la lotta per la depenalizzazione, sono sempre meno e vivono nella precarietà assoluta, sono dimenticate. Ragion per cui [la marcia] serve anche come esercizio per la memoria e la visibilità.

La prima Marcia Nazionale Transgender in Ecuador, 20 novembre 2020. Foto di Andrea Romero [1], usata con il suo consenso.

CF: Quando si parla di “rimediare”, in cosa consiste? 

Mota: Principalmente la reparación debería ser que el Estado reconozca que hubo tortura, asesinato y desapariciones por parte de la policía nacional en complicidad con el Estado de turno contra la población trans y contra la población LGTBI. Esta sería la mínima reparación, tener el reconocimiento del Estado.

De ahí hay obviamente otras reparaciones como la económica, reparaciones en el campo de la seguridad social, por ejemplo. Esto se está gestando obviamente para las personas que fueron víctimas de estas agresiones en esas épocas. Hay una lista larga de personas que se va acortando con el tiempo; lamentablemente mientras se espera que la justicia llegue, las mujeres trans siguen muriendo.

Mota: Principalmente, nel riconoscimento da parte dello Stato delle torture, uccisioni e sparizioni messe in atto dalla polizia nazionale insieme al Governo di turno contro la comunità transgender e quella LGBTI. Il minimo sarebbe proprio questo, il riconoscimento di tali delitti. Dopo ci sarebbero ovviamente i risarcimenti economici e sul piano della previdenza sociale, per esempio, per le persone che furono vittime di quelle aggressioni in quel periodo. C'è una lista lunghissima di persone che con il tempo si accorcia, perché mentre aspettiamo che la giustizia faccia il suo corso, le donne transgender continuano a morire.

CF: Per concludere, siete a conoscenza della situazione delle persone transgender nelle carceri ecuadoriane?

Mota: Nosotras tenemos información cercana de la Red Comunitaria Trans que trabaja muy de cerca con el tema de mujeres trans privadas de libertad y también con mujeres transmigrantes. Lamentablemente, como decíamos en el inicio de estas declaraciones, existe un monopolio no solamente en el Ecuador sino en la región que se acreditan como organizaciones de lucha LGTBI u organizaciones y federaciones trans que lo único que hacen es lucrar de lo que son las muertes de las personas y lo que hacen es levantar cierta información que está disponible públicamente pero no recaban más allá, es decir, no se hace un seguimiento al tema de reparación y justicia. Eso por un lado.

Por otro lado, por supuesto que el sistema carcelario en el país tiene un déficit absoluto en el término de igualdad, en el respeto de género, de reconocimiento de la identidad trans. Lamentablemente, las mujeres trans tienen que ser destinadas a los reclusorios de hombres, ahí es donde tienen que hacer su tránsito. Muchas incluso tienen que parar su transición o tienen que de alguna u otra forma buscar las posibilidades de iniciar esa transición dentro de la privación de la libertad, estando encerradas, siendo privadas de libertad. Es una cosa humillante para una mujer trans tener que ingresar a un calabozo de hombres. Es humillante. Además es también exponernos una vez más a doble, triple, cuádruple vulneración porque vamos a ser objeto de violaciones, de vejaciones y un sinnúmero de maltratos por el tema de nuestra identidad de género.

Mota: Abbiamo alcune informazioni grazie alla “Red Comunitaria Trans” che si occupa da vicino delle donne transgender private della libertà e anche delle donne transgender migranti. Sfortunatamente, come dicevano all'inizio di queste dichiarazioni, esiste un monopolio, non solo in Ecuador ma anche nella regione, di organizzazioni che si dichiarano vicine alla lotta LGTBI o di organizzazioni e federazioni transgender che però sono solo interessate a lucrare sulla morte delle persone e diffondono informazioni già disponibili pubblicamente ma non si spingono oltre, cioè non sono interessate a rimediare e fare giustizia. Questo è un aspetto. L'altro aspetto è che ovviamente il nostro sistema carcerario ha un deficit assoluto in termini di uguaglianza, rispetto del genere e di riconoscimento dell'identità transgender. Sfortunatamente, le donne transgender devono essere portate nelle sezioni maschili, ed è lì che devono fare la loro transazione. Molte sono inoltre costrette a mettere in pausa il processo e trovare in qualche modo una possibilità di iniziare la transizione durante la loro incarcerazione mentre sono private della loro libertà. È una cosa umiliante per una donna trans dover vivere in una prigione maschile. È umiliante. Inoltre, in questa situazione siamo esposti e vulnerabili il doppio, il triplo, il quadruplo del normale perché siamo oggetto di violenze, vessazioni e di una miriade di maltrattamenti a causa della nostra identità di genere.