Spegnere, ridurre e sopprimere il dissenso online: La nuova normalità dell'Africa, Parte 1

Collegamento a internet dal parco nazionale di Nairobi. Foto di Erik (HASH) Hersman, 23 maggio 2009 (CC BY 2.0)

Nota dell'editor: Quest'articolo è formato da un'analisi in due parti sull'uso crescente di esami scolastici, proteste di massa o elezioni come scuse per spegnere l'internet o mettere il bavaglio ai media digitali in sei paesi africani: Algeria, Etiopia, Guinea, Nigeria, Sudan e Tanzania. Leggete qui la seconda parte [it].

Negli ultimi quattro mesi si sono verificati blackout totali o parziali di internet in cinque paesi africani: Algeria, Etiopia, Guinea, Sudan e Tanzania. Il governo nigeriano sta al momento prendendo in considerazione una nuova legge per mettere il bavaglio ai social media. 

I blocchi completi sono il risultato [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione]. di blackout totali di internet, mentre quelli parziali prevedono o restrizioni all'accesso o la strozzatura del servizio per porre limiti intenzionali alla larghezza di banda.

A partire dal 2007, quando la Guinea è diventata il primo paese dell'Africa subsahariana a spegnere l'internet, i blackout digitali sono lentamente aumentati fino a diventare una nuova normalità nel continente.

Durante la pandemia di Coronovirus, i governi africani hanno sfruttato la crisi della salute pubblica come una scusa per limitare i diritti digitali e, allo stesso tempo, consolidare il loro potere, secondo il rapporto del 2020 “The State of Internet Freedom in Africa” (lo stato della libertà su internet in Africa) da parte del Collaboration on Internet ICT Policy in East and Southern Africa (CIPESA). Ironicamente, questi blackout durante la pandemia hanno esacerbato il problema dell'informazione falsa o ingannevole [it] all'interno di molte comunità multilingui online.

La pandemia di Coronavirus non è però stata l'unica scusa impiegata dai governi africani. C'è una crescente tendenza a strumentalizzare gli esami scolastici e i momenti di tensione politica, come le proteste di massa e le elezioni, per sopprimere la libertà digitale.

Data la crescita di queste tendenze autoritarie che portano allo spegnimento o alla strozzatura d'internet, qual è l'impatto sociale e politico all'interno dei singoli contesti e paesi?

Ecco una raccolta di alcuni dei più recenti scenari che hanno luogo nel continente:

Algeria

Domenica 13 settembre l'Algeria ha registrato un'interruzione dell'accesso a internet che ha lasciato molti utenti con un “servizio lento al punto di non essere utilizzabile per diversi giorni”, riporta NetBlocks.

Confermato: internet interrotto in Algeria a seguito di restrizioni ai social media nelle prime ore della giornata; i dati in tempo reale della rete mostrano un impatto significativo sull'operatore statale Algeria Telecom (AS36947) in un apparente tentativo di contrastare le fughe di notizie riguardanti l'esame di maturità.

Più di mezzo milione di studenti algerini hanno iniziato il loro esame di maturità il 13 settembre. Le restrizioni all'internet erano parte di una serie di misure miranti a limitare la distribuzione di prove d'esame trapelate in precedenza.

Anche chi non era impegnato con gli esami è stato costretto a subire il danno di un blackout digitale; questa violazione dei diritti degli utenti è stata ignorata dal governo. 

Secondo il gruppo di difesa dei diritti digitali Access Now l'Algeria è uno dei paesi alla “guida” dei blocchi di internet in Africa nel 2019.

Nel marzo del 2019, in seguito alle proteste contro il tentativo dell'ex-presidente Abdelaziz Bouteflika di farsi eleggere per un quinto mandato, il paese ha subito un blackout digitale. Disagi nell'uso di internet sono stati anche registrati durante gli esami scolastici dell'anno scorso.

Quest'anno il costo del blocco di internet ha raggiunto una cifra presunta di 388 milioni di dollari, come dichiara secondo stime prudenti la Geneva Internet Platform.

Etiopia

Un uomo riceve un avvertimento sul ritorno delle piogge nella regione del Somali in Etiopia. I telefoni cellulari vengono sempre più spesso utilizzati per mandare avvertimenti e per coordinare attività di preparazione. Foto Flickr di Edwina Stevens/UN DRR/Small World Stories/Ethiopia Delivering as One, 28 marzo 2013, (CC BY-NC-ND 2.0)

Il 30 giugno il governo etiope ha disattivato l'accesso a internet in seguito a proteste nella capitale Addis Abeba e in altre città etiopi dopo l’assassinio [am] del famoso cantante e attivista Hachalu Hundessa.

In seguito all'omicidio di Hundessa il paese è stato colpito da un'esplosione di violenza a carattere etnico e religioso. I social media, in particolare Facebook, Twitter e YouTube, sono diventati l'epicentro di teorie del complotto, di discorsi che incitavano all'odio e di notizie false o inganevvoli.

LEGGI ANCHE : l'omicidio del musicista Hachalu Hundessa ha incitato alla violenza in Etiopia: Parte I [it] e Parte II [it]

Questo blocco totale ha riguardato l'internet mobile, la banda larga wireless e la linea asimmetrica di sottoscrizione digitale, o ADSL, una connessione a banda larga tramite fili di rame.

I servizi di banda larga wireless e dell'ADSL sono stati parzialmente riattivati il 16 luglio. Ma la maggior parte degli etiopi è rimasta nel limbo digitale poiché accede a internet tramite i dati mobili. Ciò suggerisce che il governo può aver riattivato il servizio solamente per il settore commerciale. Dopo un blackout di tre settimane il servizio internet è stato completamente riattivato in Etiopia il 23 luglio.

Questo grafico del progetto Internet Outage Detection and Anaysis (IODA) mostra le date del blocco e della riattivazione. Lo sfondo rosa equivale al periodo di interruzione; la zona in blu rappresenta la data d'inizio del blocco; il nero indica la data di riattivazione dei servizi di banda larga wireless e dell'ADSL; la zona sfumata dentro il giallo è la data di riattivazione (non rosa).

Un grafico IODA sul blocco dell'internet in Etiopia, riproduzione autorizzata.

NetBlocks afferma che l’Etiopia ha perso una somma presunta di 62.4 milioni di dollari a partire dai primi 14 giorni del blackout.

Durante quest periodo sono state documentate violazioni dei diritti umani. Circa 200 persone sono morte in conseguenza delle proteste e dei disordini civili, nonché delle violenze da parte della polizia, che hanno seguito l'assassinio di Hundessa. Tutto questo si somma alle persone che in precedenza erano già state arrestate o accusate di atti criminali collegati alle opinioni da loro espresse online sulla risposta del governo alla pandemia di Coronavirus.

Freedom House colloca l'Etiopa al ventinovesimo posto su cento per quanto riguarda la libertà di internet.

Il governo è anche solito tagliare l'accesso a internet soltanto in specifiche zone del paese. Da gennaio a marzo internet è stato disattivato nella regione di Oromia [it]. Al momento è in atto un blocco delle telecomunicazioni a livello locale nella regione del Tigrè nel nord dell'Etiopia dal 5 novembre, mentre i disordini politici e civili continuano in zona.

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