Attacco contro una giornalista e degli attivisti nelle Filippine proprio nella Giornata dei diritti umani

La giornalista Lady Ann Salem, arrestata dalla polizia assieme ad altri sei attivisti durante la Giornata dei Diritti Umani. Foto concessa da Manila Today, partner di Global Voices.

Il presidente delle Filippine Rodrigo Duterte ha ripetutamente espresso il suo sdegno per i diritti umani nei suoi interventi pubblici, chiamando gli attivisti per i diritti umani ‘nemici dello stato’ [en, come i link seguenti] e minacciandoli di indurre la polizia ad aprire il fuoco su di loro. A sottolineare il totale disprezzo del governo Duterte per i diritti umani, durante la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, gli agenti della polizia hanno arrestato una giornalista e sei attivisti sindacali nelle loro case di Metro Manila, con accuse appositamente costruite di detenzione d'armi.

Verso le 3 di notte del 10 dicembre scorso, l'attivista Diane Zapata ha dato l'allerta su Facebook circa il raid della polizia in corso nella sua abitazione di Quezon City. Ha detto anche che il suo compagno Denisse Velasco – tra i sindacalisti di Difesa del Lavoro Filippine – era stato fermato dagli agenti.

Successivamente, verso le 9 del mattino, l'editrice del Manila Today Lady Ann “Icy” Salem e Rodrigo Esparago, tra i sindacalisti per i lavoratori dipendenti sotto la Sandigang Manggagawa ng Quezon City (SMQC), sono stati arrestati dalla polizia nell'appartamento di Salem, a Mandaluyong City. Salem è membro di Altermidya, una rete di media indipendenti, e dell'Unione Nazionale dei Giornalisti Filippini, due organizzazioni che hanno ricevuto entrambi ammonimenti dalle autorità. La donna è inoltre tra le responsabili della comunicazione presso l'Associazione Internazionale delle Donne in Radio e in Televisione.

“Siamo stati costretti a rimanere di spalle per un'ora, mentre loro piazzavano le prove.”

Anche i sindacalisti Romina Astudillo, Jaymie Gregorio e Mark Ryan Cruz sono stati arrestati nelle loro case a Quezon City. I tre sono membri del Consiglio Regionale del centro sindacale Kilusang Mayo Uno-Metro Manila, per il quale Astudillo è Vice Segretaria. Nel corso della giornata, è emersa inoltre la notizia dell'arresto, alle 2 di notte, di Joel Demate, attivista del sindacato Solidarietà per il Benessere e i Diritti dei Lavoratori.

Da allora, i sette sono stati indicati collettivamente dai difensori dei diritti umani e dalle varie organizzazioni sociali e civili con l'appellativo “Human Right Day 7″, assieme al rispettivo hashtag  #FreeHRDay7, utilizzato per richiedere il loro immediato rilascio.

La manifestazione della Giornata dei Diritti Umani, che per tradizione si tiene ogni 10 dicembre per commemorare la Dichiarazione Universale dei Diritti Umani, è diventata occasione per condannare quest'ultimo giro d'arresti.

Durante la giornata, quindi, in migliaia hanno sfidato le minacce della polizia e preso parte alla protesta ai cancelli del Palazzo Presidenziale, situato sullo storico Ponte Mendiola, per condannare il continuo demonizzare e calpestare i diritti umani del governo Duterte.

“I manifestanti colpiscono l'effigie di Duterte”

Secondo le autorità, i sette sono stati arrestati dal Dipartimento Investigazione Criminale e dal Gruppo Rilevamento in quanto parte di un'operazione coordinata, per attuare un giro di vite nei confronti di armi da fuoco e gang criminali. La polizia reclama di aver trovato varie pistole, esplosivi e munizioni nelle loro abitazioni. Qualche giorno più tardi, però, le autorità attivate come Task Force Nazionale per la Fine del Conflitto Armato Comunista (NTF-ELCAC) hanno accusato i sette di essere una brigata comunista ultra armata e infiltrata nella capitale. Il NTF-ELCAC è un corpo costituito in virtù dell’Ordine Esecutivo 70 di Duterte del 2018, che va a coordinare i lavori delle agenzie governative per la campagna contro-insurrezione, nei confronti dell'ormai 52enne rivolta comunista.

Ad esempio, la sindacalista contadina Amanda Echanis è stata arrestata il 2 dicembre col suo bambino di appena 1 mese di vita a Baggao, Cagayan Valley, nelle Filippine del nord, con le stessa finta accusa di detenzione d'armi. Cosa identica è accaduta a Frenchie Cumpio, direttore esecutivo del sito di notizie indipendente Eastern Vista, nell'isola di Leyte, nelle Filippine centrali, il quale è stato arrestato assieme a quattro attivisti per i diritti umani lo scorso 7 febbraio.

Un contesto importante per comprendere questi arresti è la pratica del governo Duterte del “red-tagging”, ossia l'etichettare i dissidenti e gli attivisti come “terroristi comunisti” per giustificare la loro repressione, attraverso arresti o omicidi extragiudiziali. La repressione politica non solo pone sulla difensiva alcuni tra i critici del governo più esposti, ma è anche vista come un modo di deviazione dell'attenzione pubblica dall'inasprimento della crisi economica e dalla risposta incompetente a pandemia e catastrofi da parte del governo. La drastica limitazione degli spazi democratici nelle Filippine è evidenziata dal recente passaggio di una draconiana legge anti-terrorismo, dall'attacco alla libertà dei media e da un generale clima di impunità.

Durante la sua prima apparizione all'Assemblea Generale delle Nazioni Unite del 23 settembre, Duterte ha tenuto un discorso di 20 minuti dove prometteva il suo sostegno nel garantire i diritti umani, e allo stesso tempo condannava coloro che, a sua detta, hanno utilizzato i diritti umani come “un'arma” contro la sua amministrazione. Tuttavia, l'attacco senza precedenti agli attivisti ha smentito le sue parole, dimostratesi promesse vuote, e ha dato via ad una condanna generale che ha portato alla richiesta di rilascio dei prigionieri politici di Duterte.

“Duterte, ci hai lasciati a morire durante la tempesta. Adesso ti portiamo la tempesta a palazzo. Oggi è la Giornata Internazionale dei Diritti Umani, e nonostante la resistenza del popolo, lo stato ha arrestato sette attivisti e piazzato armi da fuoco e esplosivi.”

Why would any of them, living and working in Manila, Mandaluyong & Quezon City, have guns & grenades in their homes or offices?

Can’t recall the last time unionists & journalists staged an armed uprising in Metro Manila.

Oh… never.#FREEHRDAY7#STOPTHEATTACKS pic.twitter.com/RtAwX74xui

— Sonny Africa (@sonnyafrica) December 12, 2020

“Perché mai loro, che vivono e lavorano a Manila, Mandaluyong e Quezon City, dovrebbero avere pistole e granate nelle loro abitazioni o nei loro uffici?

Non ricordo bene quando è stata l'ultima rivolta armata organizzata da sindacalisti e giornalisti a Metro Manila. Ah… mai.”

“La rappresentanza giovanile si unisce al Global Day of Action gridando #FreeHRDay7! Fermiamo gli attacchi ai sindacati, ai difensori di diritti umani, ai giornalisti! Difendiamo il nostro diritto di parola e pretendiamo l'imputazione delle responsabilità. CI MERITIAMO DI MEGLIO!”

Vari gruppi progressisti sono alla Commissione per i Diritti Umani [21 dicembre] per richiedere l'immediato rilascio dei sette arrestati durante la Giornata dei Diritti Umani.

Foto da Kilusang Mayo Uno.

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