Il governo etiope ha usato le restrizioni della COVID-19 per zittire il dissenso?

Youth volunteers take to the streets to mobilize against COVID- 19 in Ethiopia /CC by 2.0

Giovani volontari scendono in strada per mobilitarsi contro il COVID-19 in Etiopia. Foto di UNICEF Etiopia. CC-BY 2.0.

Un certo numero di attivisti etiopi sono stati arrestati [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] nel 2020 per aver violato le restrizioni della COVID-19 del paese, sollevando domande sul fatto che il governo abbia usato questi protocolli per mettere a tacere le critiche.

L'Etiopia era sotto uno stato di emergenza (SoE) per contrastare la diffusione della COVID-19 da aprile a settembre 2020.

Il 20 aprile, Elizabeth Kebede, avvocato, attivista e critica esplicita del governo, è stata arrestata ad Addis Abeba per aver presumibilmente “diffuso false voci” sulla situazione della COVID-19 ad Harar, la principale città della regione di Harari.

A marzo, poco dopo che l'Etiopia aveva registrato il suo primo caso di COVID-19, Elizabeth aveva postato su Facebook che conosceva persone che, pur essendo entrate in contatto con altre che erano risultate positive alla COVID-19, non erano andate in quarantena.

Elizabeth è stata estradata ad Harari lo stesso giorno dell'arresto, secondo l’Ethiopian Women Lawyer's Association (EWLA) dove lavora come volontaria. È stata rilasciata il 6 maggio senza accuse.

L'EWLA ha sostenuto che la polizia di Harari non aveva la giurisdizione per intentare cause contro Elizabeth, dato che il suo indirizzo permanente è ad Addis Abeba. Dicono anche che non c'era alcuna necessità legale di trasferirla ad Harari.

Anche il giornalista etiope Yayesew Shimelis è stato arrestato senza accuse, il 27 marzo 2020. Questo è stato un giorno dopo aver pubblicato un video sul canale YouTube Ethio Forum, che amministra, riferendo che il governo centrale stava preparando 200.000 tombe per ospitare i morti da COVID-19, citando fonti anonime. Yayesew è stato rilasciato il 23 aprile.

Il Ministero della Salute e l’Ufficio del Primo Ministro hanno respinto le affermazioni fatte nel video. Il primo ha detto che il video “dovrebbe essere condannato” e il secondo che “gli agenti delle forze dell'ordine […] sono stati incaricati di prendere provvedimenti contro individui e gruppi che scatenano il terrore sulla salute e il senso di sicurezza della gente”.

Yayesew conduce un programma politico settimanale su Tigray TV, un canale di proprietà del governo regionale del Tigray, una grande forza di opposizione al governo di Addis Abeba. Il giornalista è noto in Etiopia per essere critico nei confronti del primo ministro Abiy Ahmed.

Dopo aver assistito alla feroce reazione sui social media al suo servizio video, Yayesew ha twittato dicendo che “non immaginava che la notizia potesse essere così scioccante”.

Yayesew ha detto a Global Voices che YouTube ha eliminato il suo video, e Facebook ha eliminato un post in cui aveva condiviso il video. Dice che anche Twitter ha sospeso il suo account.

Disposizioni vaghe

La direttiva emessa dal Consiglio dei ministri per attuare lo stato di emergenza aveva disposizioni che, secondo gli esperti, minavano la libertà di espressione e scatenavano un effetto raggelante sulla stampa.

Per esempio, l’articolo 3/26 proibiva la pubblicazione di informazioni che “potrebbero rendere la società instabile”.

It is prohibited to disseminate any information that makes the society unstable and that puts psychological pressure on society regarding COVID-19 and related issues.

È proibito diffondere qualsiasi informazione che renda la società instabile e che metta pressione psicologica sulla società riguardo alla COVID-19 e alle questioni correlate.

Inoltre, l'articolo 4/10 dichiara che le informazioni diffuse dai media non devono creare shock.

Government communications professionals and private media institutions should disseminate information, news analysis, or related information on COVID-19 and related issues without exaggerating or undermining the relevant information and without causing undue shock and terror.

I professionisti della comunicazione del governo e le istituzioni dei media privati dovrebbero diffondere informazioni, analisi di notizie o informazioni correlate sulla COVID-19 e questioni correlate senza esagerare o sminuire le informazioni pertinenti e senza causare shock e terrore indebiti.

Il prezzo della censura

A screenshot of Yayesew's Facebook Page

Uno screenshot della pagina Facebook di Yayesew preso il 25 febbraio 2021.

Dal suo rilascio, Yayesew non è più così esplicito. La sua biografia su Facebook è stata aggiornata e recita: “Non riesco a respirare… sto zitto”.

In un video che ha caricato su YouTube il 2 giugno 2020, Yayesew dice di aver dovuto interrompere il suo show su EthioForum di Tigray TV “con tristezza” per un motivo che “non può rivelare per il momento”.

Elizabeth Kebede ha poi lasciato l'Etiopia per un paese sconosciuto. In un post su Facebook del novembre 2020, ha spiegato le sue ragioni per cercare asilo all'estero, e ha indicato che il suo caso non è stato chiuso, ma solo trasferito da Hariri ad Addis Abeba.

Il suo post su Facebook, che da allora è stato rimosso, includeva una dichiarazione allegata della missione permanente dell'Etiopia a Ginevra che recitava:

Ms. Elizabeth's posts have severely undermined the safety, equality and dignity of certain ethnic groups and it would likely incite violence and disturb public safety.

I post della signora Elizabeth hanno gravemente minato la sicurezza, l'uguaglianza e la dignità di alcuni gruppi etnici e probabilmente incitano alla violenza e disturbano la sicurezza pubblica.


Questo articolo fa parte di una serie di post che esaminano le interferenze con i diritti digitali durante il blocco e oltre durante la pandemia della COVID-19 in nove paesi africani: Uganda, Zimbabwe, Mozambico, Algeria, Nigeria, Namibia, Tunisia, Tanzania ed Etiopia. Il progetto è finanziato dall'Africa Digital Rights Fund della Collaboration on International ICT Policy for East and Southern Africa (CIPESA).

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