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La grandezza della scrittrice caraibica Jean Rhys

Categorie: Caraibi, Dominica, Regno Unito (GB), Trinidad & Tobago, Citizen Media, Donne & Genere, Letteratura
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La moderatrice Shahidha Bari (in alto a sinistra) discute l'impatto dell'autrice Jean Rhys sulla letteratura caraibica insieme alla scrittrice, traduttrice e accademica americana Lauren Elkin (in alto a destra), la scrittrice e giornalista britannica Linda Grant (in basso a sinistra) e la poetessa e blogger di libri di Trinidad Shivanee Ramlochan (in basso a destra) durante un evento online svoltosi il 19 novembre 2020. L'evento è stato facilitato dalla Royal Society of Literature, dall'NGC Bocas Lit Fest e dalla British Library. Screenshot tratto dal live streaming dell'evento.

La scrittrice modernista Jean Rhys, nata a Dominica e meglio nota per il suo romanzo “Il grande mare dei Sargassi” [2] [it], una replica artisticamente audace, fortemente femminista e sfacciatamente anticoloniale al “Jane Eyre” [3] [it] di Charlotte Brontë, è ormai considerata parte essenziale nel panorama del canone letterario; ma cosa la rende così eccezionale?

Per celebrare il secondo centenario della Royal Society of Literature [4] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e il decimo anniversario del principale festival caraibico della letteratura, l’NGC Bocas Lit Fest [5], un gruppo di scrittrici composto dall'americana Lauren Elkin, la britannica Linda Grant e la poetessa trinidadiana Shivanee Ramlochan, ha tentato di rispondere a questo quesito durante un evento online [1] trasmesso in streaming il 19 novembre.

“Il grande mare dei Sargassi” è raccontato dal punto di vista di Antoinette Cosway, la trasposizione di Rhys del personaggio di Bertha Mason [6], la sposa demente di Mr. Rochester nel classico della Brontë. Sebbene sia oggi considerato un capolavoro (la rivista TIME lo ha citato tra i 100 migliori romanzi in lingua inglese dal 1923 e il Bocas Lit Fest lo ha definito [7] uno dei “100 libri caraibici che ci hanno formato”), quando venne pubblicato nel 1966, era ritenuto, piuttosto, un'opera controversa.

Tuttavia, nonostante i membri del gruppo letterario lo abbiano definito un romanzo “perfetto”, “Il grande mare dei Sargassi” non rappresenta il fulcro dell'opera letteraria della Rhys. La sua carriera ha attraversato decenni, dai suoi primi romanzi ambientati a Parigi, alla sua autobiografia [8] incompiuta, pubblicata nel 1979, anno della sua morte.

“Impossibile sottovalutare l'importanza della Rhys”

Quello di Jean Rhys è un nome molto conosciuto nei Caraibi, la sua notorietà è in gran parte dovuta al successo de “Il grande mare dei Sargassi”, un classico nei programmi di studio scolastico. Shivanee Ramlochan suggerisce, tuttavia, che tale opera non rappresenta l'unica ragione a supporto dell'importanza dell'autrice.

“La sensibilità e la forza della sua letteratura persistono attraverso forme che forse in molti non si sarebbero mai immaginati”, spiega Ramlochan. Puntualizza, inoltre, che i temi dell'autrice rimangono rilevanti per quanto concerne le “questioni di potere, di subordinazione, di obbedienza e di chi scrive quali tipi di racconti”, problemi con cui i Caraibi dovranno spesso avere a che fare, aggiunge.

La casa d'infanzia della scrittrice Jean Rhys a Roseau, Dominica, scattata nel maggio 2006, 14 anni prima che fosse demolita. Foto di Janine Mendes-Franco, usata previa autorizzazione.

Nel maggio 2020, la casa d'infanzia della Rhys nella capitale della Dominica, Roseau, è stata demolita [9] per ospitare un esercizio commerciale, un atto che Ramlochan ha trovato “istruttivo”:

[…] on the one hand for someone like me it’s an unbearable tragedy, but in looking at the responses of Dominicans [some] question the legitimacy of Rhys to that climate […] the idea of why a white Dominican woman who spent scant time in Dominica should be venerated in a certain way. So the response to Rhys is not just one thing [it's] an interweaving of complex parts of what makes Caribbean identity or a Caribbean writer.

[…] da un lato, per una come me, si tratta di una tragedia insopportabile, ma notando la reazione degli abitanti di Dominica, [alcuni] si interrogano sulla legittimità della presenza della Rhys in questo tipo di ambiente […] sull'idea del perché una donna bianca di Dominica, che ha trascorso così poco tempo in quella città, dovrebbe essere venerata in un determinato modo. Quindi, la reazione a Rhys non rappresenta un'unica cosa, [è] piuttosto un intreccio di questioni complesse riguardanti il cosa rende caraibica un’identità o cosa rende caraibico uno scrittore.

Cosa si prova leggendo le opere della Ryhs

Sebbene tutti i membri del gruppo siano fan della scrittrice, ognuna di loro ha provato sensazioni diverse nel leggere i suoi testi per la prima volta.

Lauren Elkin, oggi una 42enne, ha scoperto per la prima volta l'autrice quando aveva solo 20 anni e viveva a Parigi (molti dei primi romanzi della Rhys erano ambientati proprio nella città francese). Ricorda di essersi sentita “estasiata da quella sua visione del mondo così dura, nervosa, sensuale e incredibilmente ricca e complessa [e] dal suo interrogativo su cosa significhi essere una donna […] che non si adatta perfettamente al mondo circostante”.

Linda Grant, che ha definito Rhys “la grande stilista”, ha iniziato a divorare la sua scrittura [10] intorno agli anni '70. Rhys, dice, è riuscita “a mettere a nudo l'essenza di ciò che significava essere donna in un mondo antifemminista […] Per la prima volta abbiamo visto cosa succede alle donne in un mondo fatto per i maschi”. Linda Grant aggiunge inoltre di essere stata molto colpita dalla “straordinaria prosa” della Rhys:

I don’t know what she’s doing, I cannot see how she does it. There are no rhetorical flourishes, […] The sentences are short, they are quite unadorned, there’s very little in the way of adjectives or adverbs and then suddenly you turn a page and everything has led you on to being punched in the solar plexus by one sentence. It’s perfect. She’s like Bach. She writes in a way that is pellucid; you can see through it – and it seems to be coming from a very precise place in her brain where she is totally in control of what she’s saying. I would place her among the highest ranks – Virginia Woolf, James Joyce.

Non so quello che fa, non riesco a vedere come lo fa. Non ci sono abbellimenti retorici, […] Le frasi sono brevi, abbastanza sobrie, c'è pochissimo in termini di aggettivi o avverbi, e poi, all'improvviso, giri pagina e ti senti come colpita nel tuo plesso solare, solo leggendo una singola frase. È perfetto. È come Bach. La sua scrittura è trasparente; puoi vederci attraverso e sembra provenire da un punto molto preciso del suo cervello, dove detiene il controllo totale di ciò che sta dicendo. La collocherei allo stesso livello di altri grandi della letteratura: Virginia Woolf, James Joyce.

Ramlochan, inoltre, ha detto che il suo rapporto con la Rhys è stato “quello più determinante” nella sua carriera di poetessa e scrittrice.

Una scrittrice che chiede di “guardare oltre”

Mentre alcuni fraintendono la Rhys, riducendola a “questa figura passiva e sventurata”, Elkin ha descritto l'opera dell'autrice come:

[…] a complex feminist project, asking us to look beyond the sleeping with men to get by. [Rhys] is a major social writer condemning her social system, not just lamenting her lot. She's a major ethical voice, asking us to reassess.

[…] un complesso progetto femminista che ci chiede di guardare oltre il dormire con gli uomini per poter tirare avanti. [Rhys] è un'importante scrittrice della società che condanna il sistema sociale che la circonda, non limitandosi solo a lamentarsi del suo destino. Rappresenta una delle maggiori voci etiche, e ci chiede di ri-considerarci.

Altri criticano invece gli elementi autobiografici [11] presenti nelle opere della Rhys, una critica che secondo la Elkin non fa che screditare l'abilità artistica dell'autrice.

Ricordando che una volta la stessa Rhys disse “Comincio col raccontare un fatto e poi accade qualcos'altro”, Elkin ha definito l'autrice come una “creatrice di auto-fiction”. Ha aggiunto poi: “Non è riduttivo dire che stesse esplorando la chimica di ciò che potrebbe accadere quando si combinano insieme entrambi gli elementi su di una stessa pagina.”

Risonanza postcoloniale

Dal premio Nobel Derek Walcott [12] alle voci più contemporanee, come quella di Tiphanie Yanique [13], sono molti gli scrittori caraibici che hanno tratto ispirazione dalle opere della Rhys, probabilmente anche per via della sua presa di posizione anticoloniale.

La poetessa Ramlochan, anche lei originaria dei Caraibi, ha detto: “È facile per me osservare un personaggio come quello del signor Rochester e comprendere il suo disagio nei confronti di un posto che si aspettava solo di colonizzare e di [usare] per i suoi interessi. I colonizzatori non si aspettano delle difficoltà”. Descrivendo la risposta della Rhys a tal proposito come “appropriata”, ha inoltre spiegato:

You can appropriate and you can decimate and you can rape and pillage, but the place that you are damaging can damage you back — and you just might have to admit that you can deserve that.

Puoi appropriarti di un luogo, decimarlo, violarlo e saccheggiarlo, ma il posto che stai danneggiando può danneggiarti a sua volta e poi potresti aver bisogno di ammettere che lo meriti.

Prendere una tale posizione durante la scrittura de “Il grande mare dei Sargassi”, era piuttosto coraggioso per l'epoca, e il romanzo era stato probabilmente anche uno dei primi libri caraibici pubblicati con la prospettiva di un personaggio di un'opera già esistente.

Da “Good Morning Midnight” [14], romanzo culmine degli anni '30, al suo capolavoro [2] [it], scoprire – o riscoprire – Jean Rhys, è un viaggio che vale la pena di intraprendere.

Come ha detto Ramlochan, “Questi tempi sembrano reclamare una sorta di rivelazione e penso davvero che la troverò tornando alla lettura di Jean Rhys”.