- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

La polizia del Kenya ricorre alle pubbliche relazioni su Twitter mentre l'arresto di un blogger va contro l'opinione pubblica

Categorie: Citizen Media, Cyber-attivismo, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta, Salute
Kenya Police. Image by theglobalpanorama. (CC BY-SA 2.0 )

La polizia del Kenya. Foto:DEMOSH/Global Panorama [1] su Flickr (CC BY-SA 2.0 [2] ).

La polizia del Kenya è ricorsa a Twitter per conquistare la fiducia della popolazione, ma la gestione dell'arresto di un blogger famoso, invece, ha portato l'opinione pubblica su tutte le furie.

Il 4 marzo, l'account Twitter ufficiale del Dipartimento per le Investigazioni Criminali del Kenya @DCI_Kenya ha pubblicato un thread [3] [en, come i link seguenti] confermando l'arresto del blogger Edgar Obare, per un presunto tentativo di truffa e dell'estorsione di 10.000 dollari americani ad un politico keniota.

In un thread di Twitter con una serie di post salaci, fra cui delle foto del blogger e del suo presunto complice, il DCI ha accusato apertamente Obare di ricatto. I post dichiaravano che fosse un truffatore seriale:

In un caso di evidente ricatto da parte di truffatori che intendono beneficiare economicamente di figure di spicco infangando la loro immagine online & pretendendo soldi per non postare informazioni “scandalose” su di loro, gli investigatori hanno arrestato ancora una volta il truffatore seriale Edgar Obare.  pic.twitter.com/9jiJQXQpdn [4]                                                                                                      -DCI KENYA (@DCI_Kenya) 4 marzo 2021 [3]

Le sue azioni sono state ritenute dal DCI, sullo stesso thread, una violazione della sezione 23 [5] della legge sugli abusi e i crimini informatici del 2018, che stabilisce che:

A person who knowingly publishes information that is false in print, broadcast, data or over a computer system, that is calculated or results in panic, chaos, or violence among citizens of the Republic, or which is likely to discredit the reputation of a person commits an offence and shall on conviction, be liable to a fine not exceeding five million shillings or to imprisonment for a term not exceeding ten years, or to both.

Una persona che pubblichi coscientemente informazioni false nella stampa, in una trasmissione, attraverso altri dati o su un sistema informatico, che siano calcolate o risultino in panico, caos o violenza fra cittadini della Repubblica, o che probabilmente screditino la reputazione di una persona, commette un'offesa e deve, previa condanna, versare una multa non superiore a cinque milioni di scellini o scontare l'incarcerazione per un periodo non superiore a dieci anni, o entrambi.

Se incriminato e condannato, Obare potrebbe dover scontare fino a 10 anni di carcere.

Questo arresto, tuttavia, non è il primo screzio di Obare con le autorità keniote. A luglio del 2020, era stato arrestato e interrogato [6] per i suoi reportage scottanti di scandali in cui erano coinvolte delle personalità keniote molto note, condivisi sulle sue storie di Instagram.

La sezione 23 viene usata per mettere a tacere i blogger kenioti

Da quando la sezione 23 è stata resa legge a maggio del 2018, molti blogger sono stati arrestati [7] e incriminati secondo questa legge per presunti discorsi d'odio, diffusione di informazioni false sulla pandemia di COVID-19, o per aver criticato il governo online.

Secondo Bowmanslaw.com [8], [en] la Bloggers Association of Kenya (BAKE) ha presentato una petizione [9] alla Corte Suprema che metteva in discussione la costituzionalità di 26 sezioni della legge, compresa la sezione 23, prima del suo avvio. La BAKE sosteneva che [10] la legge infrangesse la libertà di espressione e il diritto di privacy. A febbraio del 2020, la petizione è stata respinta e la sospensione delle sezioni contestate revocata.

Il caso della Bloggers Association of Kenya (BAKE), che ha messo in discussione la legge sugli abusi e i crimini informatici del 2018, è stato respinto dopo che il giudice della Corte Suprema James Makau ha dichiarato la legge interamente valida.  https://t.co/qhTvv9wfkJ [11] #CybercrimesLawke [12]                                                                      -BAKE Kenya ?? (@BakeKenya) February 20, 2020 [13]

Anche se da quel momento la BAKE ha fatto ricorso, [10] l'effetto si sente già. I blogger e gli utenti internet si trovano ad affrontare sempre più intimidazioni [14] [en] e violenze per la loro attività online negli ultimi anni.

Mentre il paese si avvia verso le elezioni presidenziali del prossimo anno [15], ci sono stati altri casi in cui i blogger e utenti social kenioti sono stati arrestati sulla base di questa legge per aver diffuso informazioni false sui politici. Manca ancora più di un anno ad agosto 2022, quando il Kenya andrà alle urne, eppure ci sono già crescenti dubbi [16] [en] sulla diffusione di informazioni distorte sui social media che, secondo gli esperti, potrebbe compromettere la democrazia.

Il DCI accusato di aver incastrato il blogger e di avere priorità malriposte

I kenioti su Twitter hanno espresso la loro rabbia dopo la pubblicazione del thread e hanno accusato il DCI di intimidazione e di aver incastrato Obare. Un utente ha pensato che Obare avrebbe potuto querelare il DCI:

I remember on the insta story edgar obare assured alfred he will volunteer to be a witness now imegeuka ni the suspect??? Like how??? @DCI_Kenya [17] edgar can sue you for calling him serial fraudster without evidence #freeedgarobare [18]

Mi ricordo che sulla storia insta edgar obare aveva assicurato alfred che avrebbe testimoniato volontariamente ora improvvisamente è diventato un sospetto??? Cioè, come??? @DCI_Kenya edgar può querelarvi per avergli dato del truffatore seriale senza nessuna prova #freeedgarobare

Un'altra utente ha pensato alle altre persone detenute ingiustamente:

La vicenda di Edgar Obare dimostra come ti possano incastrare e farti passare per un criminale. Immaginate quante persone innocenti sono dietro le sbarre per colpa di una persona privilegiata che si approfitta del proprio potere. #FreeEdgarObare [19]          -Becky Moraa (@BeckyMoraa_) 5 marzo 2021 [20]

Un'altra persona, invece, ha messo in dubbio le priorità del DCI alla luce di altri casi irrisolti ad alto impatto:

Quindi il DCI ha le energie e le risorse per arrestare Edgar Obare, il nostro “maestro dello scoop” per delle cose senza senso, ma quando lui ha denunciato i giri di prostituzione minorile non hanno fatto niente, proprio niente!

La polizia del Kenya usa Twitter per cambiare la sua immagine infangata

Un articolo recente del Washington Post ha rivelato [22] [en] che la polizia del Kenya vede Twitter come il suo principale strumento per le pubbliche relazioni in un tentativo di cambiare la percezione che il pubblico ha del suo lavoro:

“To become known as crime fighters, not killers”

“Per farci conoscere come combattenti del crimine, non come killer”

Parlando al Post, il direttore George Kinoti ha spiegato il perché:

“For a very long time in Kenya, police have been thought of as killers. See a policeman? You run. Nothing good could come of it,” he said. “If we want the public’s confidence, we have to show them we are not all like that—we do work for them.”

“Per molto tempo, in Kenya, la polizia è stata considerata un gruppo di assassini. Vedi un agente? Fuggi. Non ne può uscire nulla di buono.” ha detto. “Se vogliamo la fiducia del pubblico, dobbiamo dimostrare che non siamo tutti così: lavoriamo davvero per loro.”

La violenza è il marchio di fabbrica della vigilanza del Kenya. Ad aprile del 2020, Human Rights Watch ha pubblicato un rapporto [23] [en] sugli abusi di potere della polizia durante i coprifuoco dal tramonto all'alba imposti a Marzo del 2020 per contenere l'avanzare della COVID-19. Stando al rapporto, nei primi 10 giorni di coprifuoco, sei persone sono morte a causa delle violenze della polizia. In undici mesi di coprifuoco, 20 persone sono state uccise.

La polizia keniota ha una lunga storia di uso eccessivo della forza, che spesso sfocia in morti ingiustificate. Secondo Moina Spooner di The Conversation [24] [en], vari fattori, tra cui la sua nascita sotto il dominio coloniale britannico, politiche di reclutamento pessime, corruzione e scarsa affidabilità, hanno contribuito in larga parte a questo fenomeno. I kenioti non considerano più la polizia un servizio.

In qualche modo, il DCI crede [22] [en] che le pubbliche relazioni, soprattutto i “live-tweet,” cambieranno la percezione dei kenioti senza realizzare le riforme assolutamente necessarie nel corpo di polizia.

Da settembre del 2020, l'account Twitter ufficiale del Directorate of Criminal Investigations-Kenya @DCI_Kenya condivide storie raccapriccianti di arresti sul proprio profilo tentando di dimostrare ai kenioti di essere, in realtà, degli investigatori di crimini e non solo dei killer che usano eccessivamente la forza [25]. [en]

Il coinvolgimento dei kenioti su Twitter, #FreeEdgarObare

A screeshot of the hashtag #FreeEdgarObare among the trending topics on Twitter in Kenya (Screenshot captured on 5th March)

Una schermata dell'hashtag #FreeEdgarObare fra le tendenze su Twitter in Kenya (Schermata acquisita il March 5)

Secondo l'articolo sul Washington Post, il DCI spera che la sua crescente su Twitter aiuti a contrastare il crimine.

Gli sforzi per le pubbliche relazioni del DCI potrebbero ritorcerglisi contro, però.

Dopo l'arresto di Obare del 4 marzo, i kenioti hanno lanciato l'hashtag #FreeEdgarObare [26] su Twitter per chiederne il rilascio. Alle 10:00 GMT+3 dello stesso giorno, l'hashtag era fra gli argomenti in tendenza in Kenya.

Come ha sottolineato un utente  [27][en],

Il presidente ha detto in una diretta radio che ogni giorno vengono rubati due miliardi dal governo, non avete arrestato quegli altri, avete arrestato Edgar obare, un chiacchierone digitale… Non sono proprio le giuste priorità!!!

Aggiornamento: Edgar Obare è stato rilasciato su cauzione il 6 marzo e ha dichiarato che il Directorate of Criminal Investigations (DCI) venga sfruttato dalle persone al potere per prenderlo di mira ingiustamente.