Le autorità del Kirghizistan hanno quasi vietato una manifestazione durante la Giornata internazionale della donna

Un raduno per la Giornata internazionale della donna a Bishkek. Foto di Aisha Jabbarova. Foto scattata davanti alla statua a Bishkek di Kurmanjan Datka, una leader di clan femminile kirghisa nata nel XIX secolo.

Le autorità di Bishkek, capitale del Kirghizistan, hanno presentato un divieto imposto su una manifestazione per la Giornata Internazionale della Donna, che è comunque andato avanti senza interruzioni nonostante le provocazioni dei vigilantes pro-patriarcato.

Gli ufficiali di Bishkek, il 6 marzo, avevano imposto il divieto di un raduno che viene stato organizzato dalla Bishkek Feminists Initiative (BFI) ogni anno dal 2016 per onorare la Giornata Internazionale della Donna, un giorno festivo nella maggior parte dei paesi ex-sovietici.

Il comune della capitale ha inizialmente affermato che il motivo era la “sicurezza personale dei cittadini” e non ha approfondito ulteriormente.

Ma poi gli ufficiali hanno sorprendentemente cambiato idea poche ore dopo, a seguito delle critiche dei media locali [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e delle vigorose critiche sui social network come Facebook.

Alla fine, la manifestazione ha visto circa 150 persone sfilare nel centro della città chiedendo la fine della violenza contro le donne, sollecitando la parità di diritti tra i sessi.

I partecipanti hanno anche urlato slogan come “basta corruzione”, “sicurezza e diversità”, “città pulita”, “scuole senza sessismo”, “spazio sicuro per le donne”.

Raduno per la Giornata internazionale della donna a Bishkek. Foto di Aisha Jabbarova. Lo striscione più grande recita: “Sono orgogliosa di essere transgender”.

La manifestazione ha visto la partecipazione di persone provenienti da diversi ceti sociali ed ha evidenziato la diversità nella società a Bishkek, diversità che i gruppi nazionalisti, con un significativo sostegno politico, hanno tentato di reprimere negli ultimi anni.

Nazik Abylgazieva, un'attivista dell'organizzazione locale LGBT Labrys, ha detto che era “importante partecipare alla manifestazione nonostante le pressioni e i tentativi di vietarla”.

“Mi sono unita alla manifestazione per dimostrare che non sarò in silenzio, anche se ci sono tentativi di escludermi da tutti i processi sociali in quanto membro della comunità LGBT,” ha continuato Abylgazieva.

Raduno per la Giornata Internazionale della Donna a Bishkek. Foto di Aisha Jabbarova. Lo striscione recita: “Una donna su quattro è vittima di violenze. Cosa stiamo aspettando?”

Una festa molto contestata

La Giornata internazionale della donna rimane una delle date più importanti nel calendario di paesi come il Kirghizistan, che prima dell'indipendenza nel 1991 era una repubblica costituente dell'Unione Sovietica. 

Molte femministe lamentano che la giornata è stata ridotta a una cerimonia di consegna di fiori, rafforzando le visioni patriarcali delle donne come casalinghe e offuscando le origini emancipatorie della data.

Voglio che ricordate le origini dell'8 marzo. È una giornata per i diritti delle donne e delle ragazze, dei diritti umani. Non è solo un giorno in cui prestiamo più attenzione alle donne, è un giorno in cui tutti noi dovremmo lottare per gli stessi diritti.

Seguendo questa tendenza, il vicino a sud del Kirghizistan, il Tagikistan, ha ribattezzato la giornata come la festa della mamma nel 2009. Nel vasto vicino a nord del paese, il Kazakistan, alle donne è stato vietato di tenere manifestazioni dell'8 marzo da diversi anni.

Il leader kazako di lunga data, Nursultan Nazarbayev, ogni anno durante l'8 marzo, lancia una raffica di battute sessiste.

Raduno per la Giornata Internazionale della Donna a Bishkek. Foto di Aisha Jabbarova.

Il raduno annuale dell'8 marzo, che si svolge nel meno autoritario dei cinque “Stans” dell'Asia centrale, ha preso quindi sfumature politiche.

Quest'anno, secondo Bektour Iskender, fondatore del canale mediatico Kloop, che ha partecipato alla manifestazione, la manifestazione era per “i diritti umani e per i diritti di tutti coloro che sono discriminati”.

Abylgaziyeva di Labrys ha fatto eco a questi sentimenti nella sua intervista a Global Voices:

Among my acquaintances are sex workers, HIV positive women, women who have history of drug abuse, doctors, teachers, actresses, musicians, artists, women of all backgrounds. However, we are all united by one thing – by the fact that we are being beaten, raped, and our rights are being limited. By attending the rally I am challenging myself as well as the system.

Tra i miei conoscenti ci sono sex workers, donne sieropositive, donne con precedenti di abuso di droghe, medici, insegnanti, attrici, musiciste, artiste, donne di ogni provenienza. Tuttavia, siamo tutte unite da una cosa: dal fatto che veniamo picchiate, violentate e i nostri diritti sono limitati. Partecipando alla manifestazione sfido me stesso e il sistema.

Guliaim Aiylchy, presidente del BFI, ha dichiarato a Global Voices che tenere comunque il raduno è stato importante in sé e per sé:

If we don't rally today, five years later, the right to (rally) will be taken away from us.

Se non manifestiamo oggi, tra cinque anni il diritto di manifestare ci sarà negato.

Le provocazioni promesse non sono arrivate

Sebbene il Kirghizistan rimanga il paese più democratico nella sua regione, rimane pieno di tendenze preoccupanti in termini di discriminazione e violenza contro gruppi tradizionalmente emarginati come la comunità LGBT.

I diritti delle donne non sono una cosa scontata in un paese in cui i rapimenti per matrimonio e la violenza contro le donne sono prevalenti e spesso non vengono puniti.

Negli ultimi anni, le posizioni socialmente conservatrici sono state rafforzate con terribili conseguenze grazie a gruppi come Kyrk Choro, un movimento patriota che si è impegnato di interrompere il raduno dell'8 marzo di quest'anno alla vigilia della festività.

Kyrk Choro ha raggiunto la notorietà nel 2014 grazie a raid videoregistrati in locali notturni e bar karaoke in cui il gruppo svergognava le prostitute locali per aver fraternizzato con clienti non kirghisi.

I membri hanno affermato di aver notificato al comune la loro intenzione di interrompere la manifestazione, un fatto che potrebbe aver spinto le autorità a vietare l'evento.

Raduno per la Giornata Internazionale della Donna a Bishkek. Foto di Aisha Jabbarova. Uno degli striscioni recita: “Il miglior regalo che puoi farmi sono i miei diritti”.

Durante la manifestazione, alcuni membri del gruppo si sono presentati in piccole quantità solo per dare fiori ai partecipanti. L'evento è stato ben controllato.

Ma la presenza delle cosiddette correnti “patriote” nella società ha fatto sentire molti gruppi già vulnerabili più presi di mira che mai.

Una donna transgender di nome Lola ha detto a Global Voices alla vigilia del raduno, che partecipare all'evento era fondamentale per “essere viste, essere ascoltate”, ma che non era sicura se si sarebbe unita all'incontro.

I don’t know whether it is safe for me or not. It is difficult for us [transgender people] to go out. We don’t trust anyone any more. We are attacked frequently. Often times there is a risk for us. Some people don’t consider me a human being.

Non so se sia sicuro per me o no. È difficile per noi [persone transgender] uscire di casa. Non ci fidiamo più di nessuno. Siamo attaccati frequentemente. Spesso rischiamo la vita. Alcune persone non mi considerano un essere umano.

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