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Chi è responsabile della valanga di spazzatura che ha ucciso 16 persone in Mozambico?

Categorie: Africa sub-sahariana, Mozambico, Ambiente, Citizen Media, Diritti umani, Interventi umanitari, Lavoro, Politica, Salute
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Una sopravvissuta che ha perso i suoi vicini nella tragedia. Foto: Marco Simoncelli.  Pubblicata con consenso.

Il governo del Mozambico è pronto ad accelerare la chiusura del più grande sito di smaltimento dei rifiuti del paese a seguito del crollo di un cumulo di rifiuti che ha provocato la morte di 16 persone il 19 febbraio. La tragedia ha messo a nudo la cattiva gestione dei rifiuti nella capitale Maputo, nonché la precaria situazione delle centinaia di netturbini che vivono nei pressi del sito.

La forte pioggia che ha colpito il paese di recente [2] [pt, come i link seguenti] ha causato la valanga nel sito di smaltimento dei rifiuti di Hulene, alla periferia di Maputo, seppellendo diverse case. Nove adulti e cinque bambini sono morti sul posto e altri quattro adulti e due bambini sono stati ricoverati in ospedale. L'incidente è avvenuto intorno alle 2 del mattino, mentre i residenti dormivano. Sette case sono state completamente distrutte e oltre 120 persone sono state allontanate dalla zona.

In funzione dal 1972, la discarica all'aperto è la più grande del Mozambico e l'unica di Maputo, una città con oltre un milione di abitanti che produce [3] circa una tonnellata di rifiuti al giorno. Il quartiere di Hulene B, che si estende su 17 ettari, o circa 24 campi da calcio, è un'area ad alta densità di popolazione situata a circa sette chilometri dal centro di Maputo.

Durante la guerra civile del Paese (1977-1992), molti si sono trasferiti nell'area di discarica in cerca di sicurezza. Oggi è una fonte di reddito per molte famiglie che lavorano come netturbini. Non esiste un servizio pubblico di riciclaggio a Maputo; sono infatti le aziende private che raccolgono rifiuti con l'aiuto dei netturbini di Hulene.

Da anni si parla di chiudere il sito. Dopo la tragedia, i politici sembrano volersi impegnare ad accelerare il processo: il giorno successivo, il governo centrale ha raccomandato all'amministrazione di Maputo di accelerare il trasferimento delle famiglie.

Oltre al reinsediamento, la chiusura di Hulene suppone la sospensione della ricezione di nuovi rifiuti, secondo [4] il ministro del territorio, dell'ambiente e dello sviluppo rurale, Celso Correia. Ha anche affermato che il processo richiederebbe almeno cinque anni e costerebbe 110 milioni di dollari alle casse pubbliche. Non è chiaro cosa accadrà ai cumuli di spazzatura rimasti lì o allo spazio stesso.

In quanto tale, la spazzatura verrebbe portata nella discarica di Matlemele che dovrebbe essere costruita nella città di Matola [5] [it], a circa 20 chilometri da Maputo. Si prevede [6] che, a partire prima parte del 2019, la nuova discarica riceverà i rifiuti delle due città.

La nuova infrastruttura dovrebbe includere un'unità di riciclaggio con una capacità di 200 tonnellate al giorno, nonché un impianto di trattamento dei rifiuti e un sistema per la produzione di energia dal biogas, un tipo di biocarburante – capacità che il sito di Hulene non ha in quanto è semplicemente un sito di smaltimento dei rifiuti.

Un video [7] amatoriale realizzato dal giornalista di Radio Indico Lote Sigauque mostra quanto l'area manchi di standard minimi di abitazione:

‘In altri paesi, questo porterebbe alle dimissioni’

In una conferenza stampa il giorno seguente, il 20 febbraio, la portavoce del governo centrale Ana Camoana ha descritto l'avvenimento come un “tragico incidente”, alla presenza di Global Voices. Tuttavia, i cittadini affermano che ciò sarebbe potuto essere evitato se il governo avesse adottato determinate misure.

Secondo il giornalista ambientalista Isac Naiene, le persone che vivono nella zona avevano già avvertito che un simile disastro potesse accadere. Ha scritto [8] su Facebook:

[…] entrevistei um sem número de famílias que residem nas redondezas da lixeira de Hulene, que relataram o drama que é viver ali […] e durante a conversa, algumas pessoas já previam que uma tragédia como a da última madrugada viesse a ocorrer. Dito e feito. Talvez agora que o pior aconteceu, as autoridades tomem consciência da necessidade urgente de se encerrar a lixeira de Hulene.

[…] In precedenza ho intervistato innumerevoli famiglie che vivono nelle vicinanze del sito di smaltimento dei rifiuti di Hulene, che hanno raccontato il dramma di vivere lì […] e durante la conversazione, alcune persone avevano già predetto che una tragedia come quella di questa mattina sarebbe dovuta accadere. Detto fatto. Forse ora che è accaduto il peggio, le autorità si allarmeranno sull'urgente necessità di chiudere il sito di smaltimento dei rifiuti di Hulene.

Il presidente del Consiglio municipale della città di Maputo, David Simango, che aveva già promesso [9] la chiusura del sito durante la sua campagna elettorale del 2013, ha accettato la responsabilità dell'evento ma si è rifiutato di “dibattere” se l'istituzione avesse  potuto evitare la situazione o meno.

Nella conferenza stampa tenuta il giorno della tragedia, Simango ha detto:

[…] Nós assumimos a responsabilidade de tudo que aconteceu […] Queria pedir a todos para nos concentrarmos no socorro das pessoas em vez de fazer um debate da lixeira […] Não queria discutir se foi por negligência ou não, eu prefiro dizer que temos a responsabilidade no que aconteceu e assumimos. Agora, se é na amplitude ou na forma limitada, esse debate vamos deixar para depois.

[…] Ci assumiamo la responsabilità di tutto ciò che è accaduto […] Vorrei chiedere a tutti di concentrarsi sul salvataggio delle persone invece di avere un dibattito sul sito di smaltimento dei rifiuti […] Non volevo discutere riguardo questa negligenza, preferisco dire che abbiamo la responsabilità di quanto accaduto e lo accettiamo. Ora, se la negligenza è completa o parziale, lasceremo questo domanda per dopo.

Il suggerimento [10] di Bitone Vitage, politologo e appassionato commentatore sui social media, era che i gestori del sito dovessero dimettersi a nome delle vittime:

Em outros países isso valeria renúncia por parte do Presidente e dos vereadores para área de saneamento e das infraestruturas. Por uma questão de ética e de vergonha na cara o Edil deveria renunciar em nome da dor que estas famílias terão que carregar por toda a vida.

In altri paesi ciò meriterebbe le dimissioni da parte del presidente e dei consiglieri nell'ambito della sanificazione delle infrastrutture. In nome dell'etica e della dignità, il funzionario dovrebbe dimettersi a causa del dolore che queste famiglie dovranno sopportare per tutta la vita.

Il 23 febbraio il presidente del Paese, Filipe Nyusi, ha fatto visita alle famiglie ricollocate in due tende, messe a disposizione dalle autorità comunali, presso il Bairro Ferroviário. Ha citato la visita sulla sua pagina Facebook ufficiale, dove ha anche confermato il suo invito alla popolazione a non tornare nelle loro vecchie residenze intorno alla discarica “in quanto prive di condizioni minime di igiene e di sicurezza”.

‘La discarica che uccide è la stessa che sostiene’

Le autorità municipali promettono di chiudere il sito dal 2014. L'unica misura adottata finora, tuttavia, è stata il reinsediamento di alcune delle famiglie residenti in un'altra zona, ma secondo Yolanda Manuel, segretaria per la salute e l'azione sociale a Maputo, alcuni di loro sono tornati.

A questo proposito, Dercisio Tembe ha scritto [11] su Facebook:

Muitos deles se não forem todos há anos foram indemnizados para sair daquela zona, mas só saíram por um tempo e voltaram, afirmo isso, porque conheço uma família que tinha saído e voltou, optando por usar o dinheiro e vender os terrenos disponibilizados pelo governo. […]

Molti di loro se non tutti sono stati risarciti anni fa per lasciare quella zona, ma sono andati via solo per un po’ e poi sono tornati, lo dico perché conosco una famiglia che è partita ed è tornata, scegliendo di usare i soldi e vendere le terre messe a disposizione dal governo. […]

Tuttavia, i residenti con cui Global Voices ha parlato hanno negato queste accuse, affermando che coloro che sono stati spostati erano residenti in aree del quartiere di Hulene colpite da inondazioni e non realmente coloro che vivono vicino al sito di smaltimento dei rifiuti.

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Il sito di smaltimento dei rifiuti di Hulene, l'unico a servire Maputo, la capitale del Mozambico. Foto: Marco Simoncelli. Usata con autorizzazione.

Inoltre, anche le famiglie reinsediate nell'area di reinserimento lamentano [12] la mancanza di servizi di base, come energia elettrica, vie di accesso e mercati.

In un altro post [13] di Facebook, José Machado, ha sottolineato che il reinsediamento, se non accompagnato da altre misure a garanzia dei redditi delle famiglie, corre il rischio di fallire, dato che è situato nel sito di discarica dove molti hanno guadagnato soldi:

A lixeira que hoje matou mais de uma dezena de pessoas é a mesma que alimenta mais de uma centena de famílias. […] Parem de querer encerar a nossa fonte de rendimento sem antes nos dizerem pra onde devemos ir, de forma humilde, ganhamos o que ganhamos nessa nossa pobre actividade de todos os dias e assim criamos os nossos filhos e sustentemos as nossas famílias.

La discarica che oggi ha ucciso oltre una dozzina di persone è la stessa che sostiene oltre un centinaio di famiglie. […] Non potete chiudere la nostra fonte di reddito senza prima dirci dove dobbiamo andare. Noi guadagniamo umilmente ciò che guadagniamo nella nostra attività povera ogni giorno, cresciamo i nostri figli e sosteniamo le nostre famiglie.

#PrayForHulene

La tragedia ha commosso i molti mozambicani nell'ultima settimana. Su Twitter, gli utenti hanno creato l'hashtag #PrayForHulene per mobilitare risorse verso le 32 famiglie coinvolte nel processo di reinsediamento.

So che stando uniti e dando un briciolo di ciò che abbiamo e possiamo, saremo più forti e potremo aiutare coloro che hanno davvero bisogno in questo momento! #TwitterFriends #PrayForHulene #HelpForHulene

Tweet: Ragazzi, siamo empatici e mostriamo solidarietà. Qualsiasi aiuto è apprezzato #TwitterFriends #WeBack #PrayForHulene

Ore dopo la creazione dell'hashtag si vedevano già i primi risultati. Jessica ha twittato:

Continuare a donare. #PrayForHulene#TwitterFriends

L'indirizzo si trova nei messaggi che circolano…

oppure tramite DM

Le forti piogge che hanno travolto [24] il Paese finora hanno colpito circa 130.000 persone, soprattutto a causa delle inondazioni nelle aree urbane.