Il progetto Reframed Stories [en] invita i partecipanti a reagire alle tematiche che li vedono coinvolti che ottengono un'ampia copertura mediatica. Questi articoli si basano sulle riflessioni di persone che spesso nei media vengono rappresentate da terze parti, piuttosto che da se stesse. La generazione di word cloud sulla piattaforma Media Cloud [en], che analizza le raccolte mediali in una specifica area del mondo, può fornire ai partecipanti una panoramica sulla loro rappresentazione nei media e può dar loro la possibilità di analizzarla. Questo progetto si astiene dal giungere a una generica conclusione sui dati, ma al contrario, costituisce il punto di partenza per un dibattito su come si è rappresentati nei media digitali.
César Pérez è un Champuria (Mapuche cileno) originario di Castro (Isola di Chiloé) e di Osorno. Ha una laurea in antropologia e attualmente lavora all’Università di Los Lagos [es, come i link seguenti] a Osorno, in Cile. Questa è l'analisi che ha effettuato a partire dal word cloud relazionato ai termini “indigeni” e “mapuche [it]”, un popolo indigeno del Cile meridionale e dell'Argentina.
La nube de palabras asociadas a “mapuches” indica claramente una conceptualización marcada por el conflicto. La violencia histórica del Estado chileno hacia el pueblo mapuche aparece aquí, en esta época, bajo la forma de la criminalización de la resistencia. Es decir, ante el avance colonialista, las formas en que el pueblo mapuche ejerce su autonomía y el derecho a la vida son judicializadas. Aquellos que dirigen y participan en movimientos, o que sostienen un discurso de resistencia, son investigados, llevados a tribunales, condenados, en una palabra: perseguidos. La razón detrás de esto es que, por un lado, la resistencia mapuche amenaza con desenmascarar el origen violento del sacramentado estado-nación chileno, y por otro lado, se pone en el camino de proyectos extractivistas de las grandes empresas que están emparentadas con la élite nacional.
Il word cloud relazionato a “mapuche” indica chiaramente uno scenario caratterizzato dal conflitto. In quest'epoca, la violenza storica dello Stato cileno nei confronti del popolo mapuche si manifesta sotto forma di criminalizzazione della resistenza. In altri termini, vengono punite dalla giustizia le azioni del popolo mapuche finalizzate ad esercitare la propria autonomia e il proprio diritto alla vita, dinnanzi all'avanzata coloniale dello Stato. Coloro che dirigono o partecipano ai movimenti di protesta, o chi sostiene la resistenza, vengono sottoposti a un'inchiesta, sono processati, condannati, insomma: perseguitati. Il motivo di tutto ciò è che, da un lato, la resistenza mapuche minaccia di smascherare la matrice intrinsecamente violenta dello Stato-Nazione “sacro” del Cile e, dall'altro, intralcia i progetti di estrazione delle grandi compagnie legate all'élite nazionale.
Ahora, si uno observa la nube de palabras asociadas a “indígenas”, el tono cambia de inmediato. Aquí aparecen de inmediato palabras más positivas, tales como: desarrollo, consulta, derechos, participación, reconocimiento. Sin embargo, el hecho mismo de que estén asociadas al concepto de “indígenas” esconde un interés ya no tan noble, ya que es una palabra que despersonaliza a los pueblos a los que se refiere. Es una palabra que surge de la caracterización homogeneizante y reificadora de parte del Estado chileno a los pueblos preexistentes en este territorio. Y las palabras asociadas entonces pasan a tener otro valor: el del paternalismo, de la mitigación maquiavélica del conflicto histórico, de la asimilación, etcétera.
Frente a esta realidad mediática, ¿qué palabras preferiría que se asocien al pueblo mapuche? En mi opinión, hace falta una representación que refleje un desenvolvimiento más autónomo de la sociedad mapuche, que no esté siempre supeditada a la relación con el Estado chileno…. Aquí cabrían palabras como sociedad, idioma, cultura, e incluso palabras que pasarían cada vez más a ser préstamos del mapudungun al castellano, como, por ejemplo: trawün, we tripantu o lofche. Aunque se dice que el lenguaje crea realidad, pienso que no se puede esperar que los medios por sí solos cambien la realidad. Son procesos complejos de cambio social y cultural, por lo que tenemos que seguir luchando por ir transformando la realidad actual. Así, los medios que vayamos generando de manera más autónoma tendrían la doble función de coadyuvar en estos procesos y al mismo tiempo reflejar el resultado de los mismos.
Ora, se osserviamo la word cloud relativa a “indigeni”, il tono è completamente diverso. Vediamo subito comparire delle parole molto positive, come: sviluppo, consultazione, diritti, partecipazione, rinascita. Eppure, il semplice fatto che siano associate al concetto di “indigeno” cela un intento poco nobile, poiché questo termine depersonalizza i popoli cui si riferisce. Emerge la volontà dello Stato cileno di oggettivare ed omogeneizzare quei popoli preesistenti nel territorio… Dovrebbero esserci delle parole come società, lingua, cultura, e persino delle parole che dalla lingua mapudungun [fr] entrano a far parte dello spagnolo come prestiti sempre più frequenti, quali: trawün, we tripantu o lofche. Anche se è noto che la lingua crea la realtà, penso che non ci si possa aspettare che siano soltanto i media a cambiarla. Se ci facciamo carico delle complesse dinamiche dei cambiamenti sociali e culturali, riusciremo a trasformare la realtà del presente. Anzi, i media che avremo creato in modo più autonomo potrebbero, al contempo, sia contribuire a tali processi che rispecchiare i loro risultati.
Questo articolo fa parte di una serie di Rising Frames realizzata nell'ambito di un'attività organizzata da Fernando Carías. Fernando ha partecipato all'organizzazione di un atelier che si è svolto il 26 maggio 2018 a Osorno in Cile, riunendo i rappresentanti di varie collettività e gruppi per analizzare come questi, o le tematiche di loro interesse, fossero rappresentati da una raccolta di media cileni, e per scrivere degli articoli in risposta a questa rappresentazione.