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Gli organizzatori della Marcia Aurat affrontano intimidazioni e minacce di azioni penali in Pakistan

Categorie: Citizen Media, Diritti umani, Donne & Genere, Governance, Libertà d'espressione, Politica, Protesta
Aurat March 2021 in Islamabad. Image via Facebook group Aurat Azadi March, used with permission. [1]

La Marcia Aurat 2021 a Islamabad. Immagine dal gruppo Facebook Aurat Azadi March (utilizzo autorizzato).

La Marcia Aurat [2] (Marcia delle Donne) [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] in Pakistan ha affrontato una forte resistenza da quando è stata istituita nel 2018. Quest'anno non è stato diverso: gli organizzatori hanno subito una dura opposizione nella forma di campagne di disinformazione, accuse di blasfemia, e persino minacce dal gruppo terroristico vietato, Tehreek-e-Taliban Pakistan [3].

Per il quarto anno consecutivo, il collettivo femminista Hum Aurtein [4] ha organizzato marce in tutto il Pakistan l'8 marzo, Giornata Internazionale della Donna [5], che hanno compreso mostre d'arte pubbliche e presentazioni che sottolineavano le sfide affrontate dalle donne. La Marcia si è anche concentrata sui danni causati dall’epidemia della COVID-19 in Pakistan [6], chiamandola una “Pandemia del Patriarcato”.

Immagini della Marcia Aurat di Islamabad [8] che mostrano una bandiera francese [9] tra gli striscioni hanno scatenato le accuse che gli eventi facciano parte di un “disegno straniero”; il Women Democratic Front [10] (WDF, Fronte Democratico delle Donne) ha risposto in un tweet:

La bandiera del WDF rappresenta il femminismo delle origini in Pakistan e non ha nulla a che fare con la bandiera francese. Noi, al WDF, ci opponiamo a tutte le forme di imperialismo e l'accusa di sventolare la bandiera di un'ex potenza coloniale è ridicola.

Un telo del #Metoo [13] a Lahore [14] presentava testimonianze di vittime di molestie e abusi sessuali, una delle quali recitava, “Avevo 9 anni, lui 50. Io sono stata zittita. Ma la sua voce si sente ancora quando chiama alla preghiera”. Questa è stata interpretata come blasfema e di insulto al profeta Maometto [15] [it]. Gli hashtag #Blasphemy_at_Aurat March [16] (“blasfemia alla Marcia Aurat”), #BanAuratMarch [17] (“proibite la Marcia Aurat”) sono diventati virali. Condannando la campagna di diffamazione, il profilo della Marcia Aurat ha scritto su Twitter:

Comunicato della Marcia Aurat di Lahore che condanna la diffamazione contro la marcia.

Come l'anno scorso, la Marcia Aurat di Lahore ha esposto un telo durante la Marcia Aurat 2021 che presentava testimonianze di donne sopravvissute a violenze sessuali e fisiche. Sul telo, le sopravvissute hanno condiviso le proprie esperienze personali di molestie da parte di datori di lavoro, insegnanti, parenti e sconosciuti fra gli altri.

Una testimonianza in particolare che è stata condivisa sui social media è di una donna di Lahore che ha subito abusi sessuali per mano di un 50enne lettore del Corano quando aveva 9 anni. Questa esperienza è stata scritta nel 2021. É spiacevole che alcuni politici, che non erano presenti nella città quando il telo è stato esposto, si siano sentiti personalmente presi di mira. Il nostro intento era di fare luce sulla questione seria degli abusi sessuali sui minori in Pakistan e sull'impunità garantita ai colpevoli. Nel 2019, un totale di 2846 casi di abusi sessuali sui minori sono stati riportati solamente nei media; possiamo solo immaginare quale sia la realtà. Casi come lo stupro e l'uccisione di Zainab Ansari hanno fatto luce sul problema dell'abuso di minore e hanno indignato noi come tutti i cittadini rispettabili di questo Paese. La Marcia Aurat di Lahore vuole fare luce su questi problemi sostenendo i sopravvissuti e dando voce alle loro storie.

É triste vedere che i detrattori arriveranno persino a sminuire l'abuso e lo stupro dei bambini per indebolire il movimento per i diritti delle donne e dei bambini. La Marcia Aurat continua a schierarsi con le vittime di abusi sessuali. Continuiamo la battaglia per un Pakistan dove tali abusi non sono dilaganti nella società e dove le voci dei sopravvissuti sono rispettate, non soffocate.

Un video della Marcia Aurat di Karachi [22] che mostra dei partecipanti scandire slogan è diventato virale con sottotitoli errati. La Marcia Aurat di Karachi ha risposto condividendo il video originale [23] e con le parole corrette, cosicché le persone potessero capire che si stava chiedendo azadi (“libertà”dal patriarcato.

Anche il giornalista Ansar Abbasi, fortemente critico nei confronti della Marcia Aurat e noto per le sue posizioni sessiste, ha retwittato il video, diffondendo disinformazione [24] e chiedendo al governo di prendere nota. In seguito, quando è stato dimostrato essere un falso, Abbasi [25]altri [26] hanno cercato di ritrattare, ma ormai era troppo tardi. La Marcia Aurat di Karachi ha scritto:

Chiediamo ad Ansar Abbasi e a Ovais Mangalwala di scusarsi con la Marcia Aurat per aver diffuso accuse atroci e false. Da giornalisti, sono responsabili di verificare e riferire i fatti. Chiedete scusa alle donne e alle donne trans del Pakistan per aver attaccato il loro movimento con una propaganda falsa.

Anche la Commissione per i Diritti Umani del Pakistan [31] (HRCP) ha commentato gli attacchi calunniosi:

HRCP condanna fermamente la deliberata e feroce campagna contro la Marcia Aurat, compresa quella di alcune parti dei media. Ancora una volta, accuse di blasfemia sono state utilizzate come armi, questa volta contro donne che coraggiosamente hanno attirato l'attenzione sulle molestie e le violenze sessuali che avevano sopportato.

E ha chiesto provvedimenti contro i responsabili:

Non è solo ripugnante, è un incitamento alla violenza. Chiediamo che vengano presi provvedimenti contro quelle persone. Una semplice scusa non è abbastanza. Infatti, è vergognoso che una tale risposta negativa sia diventata una caratteristica ricorrente della Marcia Aurat.

Gli organizzatori avevano preparato dei pass per i media [35] per coloro che si sono registrati all'evento, ma alcuni amministratori di canali di YouTube [36] sono riusciti a infiltrarsi nella folla e hanno importunato e tormentato i partecipanti, facendo domande indelicate e forzandoli a parlare; hanno persino fatto pubblicamente i nomi di coloro che si rifiutavano di commentare:

COMUNICATO DELLA MARCIA AURAT DI LAHORE SULLA RESPONSABILITÀ DEI MEDIA

Facciamo i nomi e denigriamo pubblicamente i canali YouTube che hanno molestato i partecipanti della Marcia Aurat e hanno messo in pericolo delle vite con la loro disinformazione. Non resteremo in disparte e non lasceremo che vengano rovinate delle vite:

La Marcia Aurat di Lahore ha rilasciato un comunicato che condanna gli standard permissivi e dannosi delle società dei social media e afferma che la loro indolenza ha messo in pericolo le vite degli organizzatori e dei partecipanti alla Marcia e danneggiato il movimento femminista in Pakistan:

COMUNICATO DELLA MARCIA AURAT CONTRO I COLOSSI DELLA TECNOLOGIA – RACCOLTA DI FIRME

Dopo aver raccolto un significativo numero di firme, progettiamo di inviare questi comunicati firmati ai colossi della tecnologia. Potete appoggiare il comunicato attraverso questo modulo di Google:

Minacce e arresti

Alcuni giorni dopo la Marcia Aurat 2021, gruppi religiosi hanno bloccato delle strade nella capitale Islamabad [44] [it], chiedendo che venisse registrata la First Information Report [45] (FIR, Prima Relazione Informativa)—una relazione che origina da reclami alla polizia—contro gli organizzatori e i partecipanti alla Marcia Aurat. L'amministrazione ha promesso che provvedimenti [46] sarebbero stati presi contro gli organizzatori nel giro di due giorni.

Tehreek-e-Taliban Pakistan [3] (TTP), un gruppo militante vietato e responsabile di molte attività terroristiche in Pakistan non è rimasto in silenzio. Ha avvertito i partecipanti alle marce [47]: “Correggete i vostri modi, ci sono ancora molti giovani musulmani qui che sanno come proteggere l'Islam e i limiti imposti da Allah”.

La Fondazione Shuhada ha presentato una petizione [48] presso l'Alta Corte di Islamabad (IHC)  per chiedere un divieto alla Marcia Aurat, sostenendo che le ONG erano state finanziate per promuovere un programma secolare occidentale in Pakistan. La Fondazione ha chiesto alla corte di riferire la questione al Consiglio dell'Ideologia Islamica (CII) [49], affinché si esaminasse se le donne fossero private di diritti legali, come sostenevano i partecipanti alla marcia, e se la Marcia Aurat fosse in linea con l'Islam e con la Costituzione. (Il CII [50] è un organismo costituzionale che offre consiglio legale relativo all'eventuale contraddizione con l'Islam di qualunque parte esistente di qualsiasi legge proposta.)

Mentre la polizia di Islamabad si era all'inizio rifiutata di aprire un caso perché le accuse erano senza fondamento [51], un giudice del tribunale locale di Peshawar ha ordinato alla polizia di avviare un'indagine [52] per blasfemia contro gli organizzatori della Marcia Aurat a Islamabad. Un tribunale a Karachi [53] ha emesso un'ordinanza simile, anche se l'anno scorso, l'Alta Corte di Islamabad (IHC) ha rigettato una petizione che cercava di fermare [54] la Marcia Aurat.

La Legge sulla Blasfemia [55] prevede punizioni per aver detto o fatto qualunque cosa contro qualsiasi religione riconosciuta, con pene che vanno da una multa alla morte. Questa parte del codice penale è stata inasprita mediante l'inclusione di elementi della legge islamica della Sharia [56] [it] durante gli anni '80, rendendola una delle leggi più severe contro la blasfemia.

Sostegno del governo e della società civile

Nonostante le minacce, la Marcia Aurat ha ottenuto sostegno [57] da più di 1000 giornalisti, politici, accademici, intellettuali e attivisti. L'Assistente Speciale al Primo Ministro del Punjab, la dottoressa Firdous Ashiq Awan, ha promesso di sostenere la Marcia Aurat a condizione che non “calpesti l'onore del Pakistan [58]“, nonostante abbia poi affermato che alcuni slogan andavano contro i valori [59] della società pakistana.

Nel frattempo, il Ministro per gli Affari Religiosi Noorul Haq Qadri ha affermato che le autorità stavano raccogliendo i nomi di coloro che hanno falsamente diffamato la Marcia Aurat: “Divulgheremo i nomi dei colpevoli [60] coinvolti e istruiremo cause contro di loro”, ha annunciato, aggiungendo che anche coloro che hanno condiviso striscioni della Marcia Aurat manipolati al computer verranno puniti.