Il Giappone annuncia le tempistiche per diluire e scaricare l'acqua radioattiva dalla centrale di Fukushima

Hata-hata, my least favourite fish

Il pesce delle sabbie giapponese (Arctoscopus japonicus [en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione], chiamato hatahata in giapponese), pesce primario pescato nei mari della Prefettura di Miyagi, circa 100 km a nord della centrale nucleare di Fukushima Daiichi. Foto di Nevin Thompson.

Il 13 aprile, il governo giapponese ha annunciato che le acque reflue contaminate e accumulate nella centrale nucleare in dismissione di Fukushima saranno scaricate nell'Oceano Pacifico nell’arco di due anni. Finora, il piano ha generato una simpatica mascotte, condanne e paure per il futuro delle comunità locali.

La catastrofe nucleare avvenuta nel marzo del 2011 ha causato la fusione di tre reattori nucleari gestiti dalla TEPCO, una compagnia elettrica. Le acque sotterranee che scorrono nella centrale nucleare di Fukushima della TEPCO, insieme all'acqua di raffreddamento introdotta deliberatamente, entrano costantemente in contatto con il combustibile altamente radioattivo dei tre reattori.

Man mano che l'acqua entra in contatto con i nuclei esposti, si contamina con isotopi radioattivi, tra cui cesio, cobalto, carbonio-14 e trizio. Poiché questi contaminanti sono difficili da rimuovere dall'acqua, l'effluente che si accumula costantemente viene raccolto e conservato in decine di cisterne di stoccaggio per evitare la contaminazione dell’oceano.

Attualmente vi sono più di 1,25 milioni di tonnellate [ja] di acqua contaminata immagazzinate nella centrale e il volume aumenta di circa 170 tonnellate al giorno.

fukushima radioactive water storage tanks

Cisterne contenenti acqua contaminata davanti agli edifici esposti a radiazioni di Fukushima Daiichi. Crediti per la foto: Susanna Loof/IAEA.

Mentre il governo giapponese aveva già dichiarato i suoi piani per smaltire le acque reflue nell'Oceano Pacifico nell'ottobre 2020, il nuovo annuncio del 13 aprile ha invece delineato le tempistiche per lo smaltimento.

La decisione pone fine a anni di dibattito su come smaltire l'acqua che è abbastanza da riempire più di 500 piscine olimpioniche, penetrata nelle centrali elettriche che nel 2011 hanno subito fusioni del nocciolo del reattore dopo un terremoto e uno tsunami.

Per pura coincidenza, la quantità di acqua contaminata è sufficiente a riempire il Tokyo Dome, un'unità di misura standard usata dai media nel Giappone orientale. 

Tuttavia, in una conferenza stampa [ja] del 13 aprile, il governo giapponese ha fornito pochi dettagli su come l'acqua sarebbe stata scaricata nell'oceano, ad esempio tramite una condotta sottomarina [it] al largo della costa dalla centrale nucleare Daiichi della TEPCO, o tramite una cisterna.

Il governo giapponese ha invece spiegato che l'acqua contaminata nelle vasche sarebbe stata diluita [ja] così tanto da non presentare un rischio per l'ambiente o per la salute umana.

Ha anche spiegato che il contaminante principale, il trizio, un isotopo radioattivo, non presenta alcun rischio per la salute umana e viene abitualmente scaricato dalle centrali nucleari in tutto il mondo.

Secondo una notizia riportata da Nikkei Asia:

When TEPCO releases treated water, it is diluted more than 100-fold using seawater, ensuring contains fewer than 1,500 becquerels of tritium. That is one-fortieth of the national standard. […]

According to the Ministry of Economy, Trade and Industry, 860 trillion becquerels of tritium are stored in the tanks at the Fukushima plant—equivalent to the amount of tritium released by South Korea's Wolseong Nuclear Power Plant over six to seven years. A reprocessing plant in France would release that amount in less than a year.

Quando la TEPCO rilascia l'acqua trattata, questa viene diluita più di 100 volte con acqua di mare, assicurando così che contenga meno di 1.500 becquerel di trizio. Si tratta di un quarantesimo dello standard nazionale. […]

Secondo il Ministero dell'Economia, del Commercio e dell'Industria, nelle cisterne della centrale di Fukushima sono immagazzinati 860 trilioni di becquerel di trizio, equivalenti alla quantità di trizio rilasciato dalla centrale nucleare sudcoreana di Wolseong in sei o sette anni. Un impianto di ritrattamento in Francia rilascerebbe quella quantità in meno di un anno.

Mentre gli esperti di chimica oceanica affermano che sono necessarie più informazioni per valutare il rischio di smaltimento nell’oceano, il governo giapponese afferma che altri isotopi più pericolosi che contaminano le acque reflue saranno rimossi. Utilizzando l’Advanced Liquid Process Sytem (ALPS), il sistema di rimozione multinucleo, “la maggior parte dei nuclidi viene rimossa dall'acqua contaminata”, ad eccezione del trizio.

Per far colpo sul pubblico, il governo giapponese ha incaricato Dentsu, il controverso colosso della pubblicità, di elaborare una campagna promozionale [ja] per il piano di scarico nell’oceano:

Come cerca di giustificare lo scarico di acque reflue radioattive nel Pacifico il governo giapponese? Inventando un simpatico personaggio, naturalmente.

Saluta Trizio, la particella radioattiva fatta a vignetta.

Tuttavia, la campagna di Dentsu è stata controproducente e la mascotte è stata rimossa  da internet dopo soli due giorni.

La decisione di rilasciare le acque reflue costituisce seri rischi per le comunità lungo la costa di Fukushima che, per più di un decennio, hanno lottato per riprendersi dalla distruzione causata dal massiccio terremoto e dallo tsunami che si sono verificati l'11 marzo 2011, e poi dai danni e lo stigma causati dalla successiva catastrofe nucleare.

Leslie Mabon, docente senior presso la Scottish Association for Marine Sciences (SAMS) e co-autore di un recente studio che ha indagato la resilienza e la rivitalizzazione delle comunità costiere a Soma, nella Prefettura di Fukushima, dopo il terremoto, lo tsunami e il disastro nucleare, osserva così su Twitter:

La pesca di Fukushima ha fatto molta strada dal 2011. Pertanto, qualsiasi cosa che venga percepita come un'interruzione di questo recupero, come i rilasci di acqua trattata, sono tendenzialmente accolti con preoccupazione, non solo per l'economia, ma per come potrebbero avere un impatto sui mezzi di sussistenza.

In aggiunta, Mabon sottolinea:

There has […] been huge effort from the fisheries co-ops and local/regional govt to build confidence and pride in Fukushima fish […] Respondents told us how great it was to go out and see local fish on the menu again, and how this symbolises recovery more widely. So there is real pride in local seafood which is seen as delicious and coming from an environment that is again clean and natural […]

C'è stato […] un grande sforzo da parte delle cooperative di pesca e del governo locale/regionale per costruire la fiducia e l'orgoglio per il pesce di Fukushima […] Gli intervistati ci hanno riferito quanto sia stato bello uscire e vedere nuovamente il pesce locale sui menu e come questo simboleggi maggiormente il recupero. Quindi, c'è un vero orgoglio per i frutti di mare locali che sono deliziosi e provenienti da un ambiente che è di nuovo pulito e naturale […]

Mabon afferma che si teme che i piani per rilasciare le acque reflue dalla centrale di Fukushima comprometteranno la percezione del pesce locale, con conseguente diminuzione della domanda e dei prezzi.

Tuttavia, secondo Mabon non si tratta solo una questione economica che può essere risolta con un risarcimento. Il declino della pesca a Fukushima implica anche una perdita del patrimonio culturale e la distruzione delle relazioni sociali e dell’insostituibile cultura locale. 

In short: you can give someone compensation, but you can't always give someone their livelihood back. This is why it is very important we take seriously – and give respect to – the concerns of fishers in the decision-making process around treated water at #Fukushima. (8) pic.twitter.com/naI8V3kipK

— Leslie Mabon (@ljmabon) April 13, 2021

In sintesi: si può ricevere un risarcimento, ma non sempre si può ricevere indietro il proprio sostentamento. Per questo è molto importante prendere sul serio (e rispettare) i timori dei pescatori nel processo decisionale sull'acqua trattata a #Fukushima.

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