In Kenya, l'attenzione sull'aborto oscura la legislazione per servizi di assistenza sanitaria riproduttiva sicuri

Article 25's Global Day of Action for the Right to Health in Kenya by theteam25

Global Day of Action dell'articolo 25 per il diritto alla salute in Kenya. Foto di theteam25 (CC BY-SA 2.0)

I diritti riproduttivi in Kenya sono un argomento intimo ed emozionale, sul quale entrambe le parti hanno tracciato linee dure. I sostenitori e gli anti aborto continuano ad avanzare, spinti da episodi che risaltano [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] quando casi di grande interesse vengono alla luce e le passioni continuano a crescere. Nel frattempo, il paese registra i più alti numeri di aborti non sicuri in Africa. La mortalità materna è alta contando circa 6,000 decessi all'anno, 17% dei quali dovuti a complicazioni in seguito ad aborti non sicuri.

L'assistenza legale limitata per accedere all'interruzione della gravidanza è un potenziale compromesso che resta controverso, lasciando i due gruppi in uno status quo che sembra difficile da scuotere. Qual è la posta in gioco di questo acceso dibattito?

Da una parte, alcune femministe e i difensori dei diritti umani, come quelli che si sono radunati per la campagna #KeepWanjikuSafe nel 2020, sono desiderosi di vedere estesi i diritti riproduttivi. Ciò aiuterebbe a prevenire i decessi causati da pratiche di aborto non sicuro, che causano la morte di sette donne al giorno e costano, alle strutture sanitarie pubbliche, più di 500 milioni di scellini keniani impiegati ogni anno nell'assistenza post-aborto, stando a una ricerca del 2018 condotta dall'African Population and Health Research Centre (APHRC) e dal ministero della salute Keniano.

Dall'altra parte, i gruppi “pro-vita” sostengono che la costituzione già fornisce troppe scappatoie, che potrebbero presumibilmente portare a ciò che loro definiscono “aborto a richiesta”.

La posizione anti-aborto è portata avanti per lo più da gruppi religiosi ed è guidata da CitizenGo, una fondazione collegata all'estrema destra spagnola, che è attiva in diversi paesi per frenare la legislazione riguardante una serie di problematiche sociali, che vanno dal matrimonio tra persone dello stesso sesso all'educazione sessuale in materia di aborto.

In Kenya, CitizenGo ha lanciato la petizione contro la sezione locale di Marie Stopes, una ONG internazionale che offre gratuitamente servizi sanitari per la riproduzione e la pratica sessuale incluso l'aborto, questa ha portato ad una messa al bando dell'ONG nel 2018 che fu revocata un mese dopo. La rappresentante di spicco di CitizenGo in Kenya, Ann Kioko, siede anche al Consiglio dell'associazione dei vescovi cattolici del Kenya e ha legami con gruppi anti-aborto e anti-LGBT che hanno base negli Stati Uniti, come il Center for Family and Human Rights (C-Fam).

La più recente interazione su questo dibattito è avvenuta l'anno scorso, quando il disegno di legge Reproductive Healthcare del 2019 promosso dal senatore Susan Kihika fu proposto per consolidare il “diritto ad accedere ai più alti standard sanitari, incluso il diritto all'assistenza sanitaria riproduttiva” sancita dall'articolo 43 della costituzione del Kenya. Più ambizioso del disegno di legge del 2014 che l'ha preceduto, questo atto legislativo proponeva di rendere gratuiti i servizi preparto, durante e post parto, per ogni donna keniana, e bandiva la sterilizzazione forzata, regolava la maternità surrogata e provvedeva a creare una struttura più solida in materia di educazione sessuale.

Entrambi i disegni di legge, comunque, hanno suscitato polemiche su questioni analoghe, e in modo più acceso sul doppio problema di accesso all'aborto e divulgazione di informazioni accurate sull'educazione sessuale rivolta agli adolescenti. Coloro che si opponevano al disegno di legge del 2019 richiedevano che fosse accantonato, sostenendo che l'approvazione equivaleva ad

“back door legalization of abortion.”

Aprire una via clandestina alla legalizzazione dell'aborto.

Il disegno di legge fu allora temporaneamente ritirato affinché potessero esserci ulteriori consultazioni pubbliche, che potevano portare a una nuova stesura. Citata dal Business Daily, Mercy Mwangangi, la responsabile della segreteria amministrativa (CAS) del ministero della salute, giustificò la propria decisione sulla base che la legge fosse:

“defective” and “vague on the emotive technical issues of sexual and reproductive health and rights (SRHR) and assisted reproductive technology (ART)”.

“difettosa” e “poco chiara circa le questioni tecniche ed emotive in materia di diritti riproduttivi ed educazione sessuale e sulla tecnologia per la riproduzione assistita”.

Mentre faceva proposte più coraggiose, sulla controversa questione dell'aborto, il disegno di legge Reproductive Healthcare del 2019 non contrastava o modificava la costituzione keniana adottata nel 2010, la quale rendeva l'aborto legale solo in casi specifici, vale a dire se un medico riteneva che fosse a rischio la vita o la salute della madre, o se fosse stata necessaria un'operazione d'emergenza. Secondo una decisione della corte suprema del 2019, queste misure includevano le gravidanze causate da stupri. Intanto, l'assistenza medica nel provocare un aborto al di fuori di queste circostanze rimane severamente punibile dal codice penale.

Questo problema ha minacciato di sabotare l'intero progetto di riforma costituzionale nel 2010 siccome i sostenitori anti-aborto—soprattutto i leader religiosi cattolici ed evangelici cristianihanno fatto appello al sentimento religioso dei votanti per rigettare la bozza sulla base che avrebbe condotto alla “legalizzazione dell'aborto”.

Focalizzarsi sull'aborto nasconde gli altri problemi riguardanti la salute riproduttiva

"Refugees receiving care at a hospital in the Ifo 2 Refugee Camp in Dadaab" by World Bank Photo Collection is licensed under CC BY-NC-ND 2.0

Rifugiati che ricevono cure in un ospedale al campo profughi Ifo 2 a Dadaab. Foto di World Bank Photo Collection (CC BY-NC-ND 2.0)

Nel frattempo, i dottori continuano ad avere una mancanza di chiarezza e di formazione su come eseguire aborti in maniera sicura e restano esitanti nel procedere, vista l'assenza di un rassicurante quadro giuridico.

Il focalizzarsi sull'aborto eclissa gli altri problemi in materia di salute riproduttiva che raramente trovano spazio di discussione in mezzo a questa marea di voci. Stephanie Musho, un avvocato dei diritti umani che vive a Nairobi specializzata in giustizia di genere e di riproduzione, spiega cosa manca nei dibattiti pubblici:

The bill outlaws forced sterilization. In this country, women —particularly those living with HIV—have been forcefully sterilized because of the thinking of certain health care providers who feel this is the best way to stop the transmission of the virus from mother to child, even though we know that women living with HIV, for the longest time, have been able to get pregnant, carry the babies to term, and give birth without transmitting the virus. […]

The bill promotes the right to privacy and the right to consent. When you look at patients who have mental health disorders, a lot of times, decisions are made for them. […] We are not just going to make decisions for people about their bodies just because they have mental health conditions.

Il disegno di legge proibisce la sterilizzazione forzata. In questo paese, le donne —specialmente quelle che convivono con l'HIV—sono state sterilizzate forzatamente a causa del modo di pensare di certi operatori sanitari, che sentono che questo sia il modo migliore per fermare la trasmissione del virus da madre a figlio, nonostante è noto che donne affette dall'HIV, per molto tempo, sono riuscite a rimanere incinte e a portare la gravidanza a termine dando alla luce un figlio, senza trasmettere il virus. […]

Il disegno di legge promuove il diritto alla privacy e il diritto a dare il proprio consenso. Se si considerano pazienti con disturbi mentali, il più delle volte, le decisioni vengono prese in loro vece. […] Non prendiamo decisioni al posto delle persone, che riguardano i loro corpi, solo perché hanno disturbi mentali.

Etichettata dai suoi oppositori come “la legge sull'aborto”, il disegno di legge Reproductive Healthcare del 2019 è, di fatto, un documento completo che menziona l'interruzione di gravidanza in soli cinque dei 39 articoli (art. 26-30).

La legge aveva tre obbiettivi principali: assicurare un'assistenza sanitaria riproduttiva a livello nazionale, attraverso l'impegno dello stato e delle contee, comprendendo un'adeguata copertura di bilancio; regolamentare i servizi di procreazione assistita, come l'IVF (fecondazione in vitro) e la maternità surrogata; e di rendere chiaro il quadro giuridico per l'accesso ai servizi sanitari riproduttivi da parte degli adolescenti.

In un intervista su Milele FM a luglio 2020, il promotore della legge, il senatore Kihika, ha chiarito il suo intento iniziale: 

What drove me to come up with the bill was majorly to help couples that could not be able to conceive. I wanted to come up with a legislative framework that could bring in IVF and surrogacy. In my role as a representative of the people over time, I have come across couples who could not get the services. Even though it is available, there are no laws that govern it and it is extremely expensive that only the very wealthy in the society are able to access.

Ciò che mi ha portato a ideare il disegno di legge era prima di tutto il voler aiutare le coppie che non possono concepire. Volevo elaborare un quadro giuridico che potesse portare alla maternità surrogata e alla IVF (fecondazione in vitro). Nel mio ruolo di rappresentante del popolo nel corso del tempo mi sono imbattuta in coppie che non potevano avere accesso ai servizi. Anche se sono disponibili, non ci sono leggi che li governano e sono molto costosi, in questo modo solo la parte ricca della società può averne accesso.

Nonostante non contenga alcuna autorizzazione all'accesso alla maternità surrogata per le coppie dello stesso sesso, il disegno di legge cerca di instaurare il diritto che ogni persona ha di accedere ai servizi sanitari riproduttivi (art 7.1) e alla procreazione assistita (art. 9.1) oltre che regolare il consenso informato scritto in materia relativo al servizio sanitario riproduttivo.

Se il disegno di legge viene approvato, anche la “Legge sulla registrazione delle nascite e dei decessi” verrebbe modificata per facilitare la registrazione, alla nascita di un bambino, da parte di un genitore o di genitori nel caso di una maternità surrogata, per evitare il pasticcio legale di avere registrata in automatico la madre surrogata sul certificato di nascita, come ora accade.

Il senatore Kihika ha ulteriormente ribadito che i punti di vista religiosi sono stati adeguatamente presi in considerazione nella stesura del disegno di legge:

 I am a Christian and the context of the bill also accounts for our religious background. The bill also encourages abstinence but also offers counselling on the consequences of things like abortions.

Sono cristiana e il contesto del disegno di legge tiene anche conto del nostro background religioso. Il disegno di legge incoraggia l'astinenza ma offre anche consigli sulle conseguenze a cui portano cose come l'aborto.

Quello che infine viene meno nel dibattito tra pro- e anti-aborto è la speranza di andare avanti con una legislazione che potrebbe aprire la strada a milioni di keniani per accedere a una serie di servizi sanitari per la riproduzione sicura.

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