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L'attivista sudafricano per le baraccopoli vince il premio Per Anger 2021

Categorie: Africa sub-sahariana, Sudafrica, Citizen Media, Diritti umani, Sviluppo

S'bu Zikode, co-fondatore del movimento Abahlali baseMjondolo al Poverty Scholars Program: Poverty Initiative Strategic Dialogue, 13 novembre 2010. Foto di Michael Premo [1],  (CC BY-NC-SA 2.0 [2]).

L'attivista sudafricano per i diritti umani Sibusiso (S’bu) Innocent Zikode [3] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] è stato insignito del Premio Per Anger 2021 [4]. Il lavoro di Zikode è incentrato sul diritto all'abitazione, alla proprietà e alla sopravvivenza degli abitanti più poveri delle baraccopoli del paese e il 21 aprile riceverà il premio umanitario da parte del Living History Forum.

Istituito [5] dal governo svedese nel 2004 e gestito dal Living History Forum, il premio promuove le iniziative a sostegno dei diritti umani e della democrazia in tutto il mondo. Il premio è stato intitolato a Per Anger [6], un diplomatico svedese della città di Budapest che ha salvato molti ebrei dalla persecuzione e dalla morte durante la seconda guerra mondiale nell'Ungheria occupata dai nazisti.

Zidoke è stato il co-fondatore, 16 anni fa, diAbahlali baseMjondolo [7] (frase zulu traducibile in “il popolo delle baracche”), un movimento sudafricano che lotta [8] a “sfratti illegali e campagne per il diritto alla casa per tutti”, soprattutto per gli abitanti delle baracche. Il movimento è nato da una protesta organizzata a partire dalla baraccopoli di Kennedy Road, a est della città di Durban [9] [it] all'inizio del 2005, e si è poi diffuso a Pietermaritzburg [10] [it] e Città del Capo [11] [it].

Il Sudafrica ha un grande problema abitativo [12], aggravato dalla mancanza di servizi essenziali come l'elettricità e l'approvvigionamento idrico nelle baraccopoli che ospitano i “poveri e bisognosi [13]” del paese.

Zikode ha affermato che “una baracca senza acqua, elettricità e servizi igienici non può essere chiamata casa”, secondo un comunicato stampa [4] del Living History Forum. “Al contrario, questa implica situazioni pericolose particolarmente dure per le donne, i bambini e le minoranze”, afferma Zikode.

Il problema degli alloggi e la conseguente mancanza di servizi igienico-sanitari hanno esacerbato [14] la pandemia COVID-19 tra le comunità svantaggiate e vulnerabili in Sud Africa.

Con il suo incessante lavoro Zikode ha ricevuto il consenso della popolazione, ma il movimento è considerato una minaccia [15] alla classe dirigente del Sudafrica.

Zikode ora condivide questo riconoscimento con i precedenti vincitori [16], alcuni tra i più recenti sono: Elena Urlaeva (2010), Narges Mohammadi (2011), Sapiyat Magamedova (2012), Justine Ijeomah (2013), Rita Mahato (2014), Islena Rey Rodríguez (2015) ), Abdullah al-Khateeb (2016), Gégé Katana Bukuru (2017), Teodora del Carmen Vásquez (2018), Najwa Alimi (2019) e Intisar Al-Amyal (2020).

La lotta per la dignità degli abitanti delle baracche

La segregazione urbana e razziale [17] era una delle caratteristiche distintive dell'apartheid in Sud Africa. Tuttavia, questa regolazione degli spazi urbani è continuata anche dopo la caduta dell'apartheid [18] nel paese, seppur in una forma diversa.

I sudafricani sono ancora divisi in coloro che hanno una casa e i senzatetto, ovvero gli abitanti delle baracche.

Tuttavia, nel 2004 “una serie di proteste popolari contro i governi locali” in Sud Africa ha portato alla nascita di Abahlali baseMjondolo (AbM), “un movimento autonomo degli abitanti delle baracche”, afferma [19] Richard Pithouse, studioso in studi politici e internazionali dell'Università di Rhodes, in Sud Africa. L'AbM “è nato da questo fermento locale e da allora ha lanciato l'urgente rivendicazione dell'autonomia organizzativa, della pianificazione urbana locale e del diritto alla città”, afferma Pithouse.

Nel Maggio del 2005 gli abitanti di sei baraccopoli e appartamenti comunali a Durban hanno organizzato una protesta che ha coinvolto oltre 5.000 persone per reclamare l'accesso [20] alla proprietà, alloggi adeguati, servizi igienici e la fine degli sgomberi forzati.

Nigel C. Gibson, attivista e studioso britannico, afferma che i manifestanti [21] “hanno presentato un memorandum composto da 10 richieste redatto attraverso una serie di incontri e discussioni comunitarie”. Questo ha portato l'AbM all'inizio del 2006 a “organizzare il boicottaggio delle elezioni del governo locale previste per marzo di quell'anno”, afferma Gibson.

Ma la lotta dell'AbM a favore dei più vulnerabili, non è andata bene per molti.

Nel Settembre 2009, la sede originaria del movimento AbM, nella baraccopoli di Kennedy Road a Durban, è stata attaccata [22] da alcuni uomini armati sotto gli occhi della polizia. Gli aggressori stavano cercando [23] Zikode minacciando di ucciderlo.

L'attacco, che sarebbe stato perpetrato [24] da “persone associate alla sezione locale dell'ANC” (African National Congress, ovvero il partito a capo del governo sudafricano), ha causato due morti, numerosi feriti e la distruzione di 30 baracche.

In seguito, S'bu Zikode fu costretto a nascondersi [25] e la polizia arrestò 13 membri dell'AbM.

Il gruppo per i diritti umani Amnesty International ha descritto [26] l'attacco come una “violenza di matrice apparentemente politica”.

Tuttavia, l'aggressione all'AbM non ha scoraggiato né i suoi leader né il movimento. Al contrario, ha rafforzato la loro determinazione nel continuare a lottare per i diritti dei vulnerabili abitanti delle baracche sudafricane a vivere una vita dignitosa [27].