Artisti cubani protestano contro la repressione fra canzoni, social network e scioperi della fame

Screenshot del brano Patria y Vida su YouTube. Nella foto, Manuel Otero Alcántara con le iniziali del “Movimento San Isidro” sul petto.

Questo articolo è stato scritto in forma anonima da un/a autore/autrice di Cuba, che si firma col nome fittizio di “Luis Rodriguez”.

Nel corso della sua storia, il sistema politico cubano ha più volte represso qualsiasi forma di opposizione, comprese le proposte legittime fondate sui valori costituzionali [es, come i link seguenti, salvo diversa segnalazione]. Nel 2021, però, la società cubana ha in mano il potere dei social network – visti come forma di resistenza contro la repressione attuata dallo Stato cubano – oltre che canzoni dai testi incoraggianti ed altri metodi di protesta.

Lo scorso 4 aprile, i componenti del Movimento San Isidro (MSI), Luis Manuel Otero Alcántara e Maykel Castillo, conosciuto come Osorbo, hanno sventato un tentativo di arresto da parte della polizia nel quartiere San Isidro, a L'Avana, con l’aiuto della comunità locale.

Attivisti ed intellettuali del MSI si esprimono principalmente attraverso la musica ed attraverso i codici estetici della performance, arrivando anche ad atti di striptease. Nel Movimento, con sede a L’Avana, spiccano tra i membri cantanti come Luis Manuel Otero Alcántara e Maikel Castillo, il giornalista indipendente Carlos Manuel Álvarez e il rapper Denis Solís, arrestato a Cuba per rissa con la polizia – tra le altre voci. Quasi tutti i membri del MSI sono neri o mulatti e dalla sua creazione, nel 2018, gli esponenti sono stati oggetto di detenzioni arbitrarie.

La ragione che spiega l’incremento della repressione durante queste giornate di aprile si deve all’istigazione mediatica esercitata dal giornalista di un canale statale della televisione cubana, Humberto López, che nei giorni precedenti ha denunciato una supposta finalità sovversiva legata all’evento che si sarebbe svolto il 4 aprile. Obiettivo delle forze del regime era, quindi, l’impedimento dell’evento culturale.

Nello stesso giorno, la comunità è scesa in strada, in appoggio ai cantanti, con la loro canzone più recente, Patria y Vida, che vede protagonisti, tra gli altri, il gruppo Gente de Zona, Descemer Bueno e Yotuel, componente del gruppo Orishas. Il brano è stato intonato in coro, durante questa storica domenica:

Nel frattempo, resta in piedi anche un altro scenario simbolico di resistenza sociale. A causa del peggioramento della situazione economica registrato durante la pandemia – con i conseguenti effetti sui gruppi più vulnerabili in tutto il Paese – gli esponenti dell’organizzazione dissidente Unione Patriottica di Cuba (UNPACU) hanno preso l’iniziativa di distribuire generi alimentari presso la comunità di Altamira di Santiago de Cuba. Davanti al parere negativo del governo, che ha sbarrato la sede per impedire ai membri di portare avanti l’iniziativa, 27 degli attivisti hanno iniziato uno sciopero della fame alla fine di marzo. Il conflitto ha suscitato l’interesse della comunità internazionale, arrivando ad esprimersi sul tema organismi come l’Organizzazione degli Stati americani ed il Parlamento Europeo. Secondo il Diario de Cuba, la UNPACU ha sospeso lo sciopero l’11 aprile, tornando a distribuire i generi alimentari.

Il giorno seguente, il 12 aprile, Luis Manuel Otero Alcántara è stato assediato dalla polizia, Maykel Castillo è stato picchiato, mentre altri membri della comunità sono stati arrestati, secondo il profilo Instagram del MSI.

12 aprile, 2021. #Denunciamo le violazioni commesse dal corpo di sicurezza nazionale contro la società civile cubana.

Prosegue lo spirito del 27N 

Ciò che si è diffuso con il nome di 27N (ovvero le proteste del 27 novembre 2020) è considerato un fatto inedito per la società cubana ed è paragonabile al Maleconazo, termine utilizzato per riferirsi ai disordini antigovernativi che sconvolsero la nazione nel 1994, quando Cuba sperimentò una delle maggiori crisi economiche della sua storia.

Prima del novembre del 2020, non si era mai visto un gruppo di artisti-manifestanti riunirsi davanti al Ministero della Cultura con l’obiettivo di reclamare il diritto alla libertà d’espressione sull’isola, oltre che invocare la liberazione di alcuni membri del Movimento San Isidro (MSI) arrestati. Durante la nottata precedente, la sede di San Isidro – i cui membri principali erano in sciopero della fame con l’obiettivo di esigere la scarcerazione di Denis Solís – era stata trasferita.

Leggi anche: Tra il terrore della polizia e la diffamazione, i cubani lottano per poter esprimersi liberamente [it]

Questo fatto, apparentemente isolato, è il risultato di decenni di insoddisfazione ed arbitrarietà a cui sono stati sottoposti molti artisti ed intellettuali che un giorno hanno deciso di affrontare, in modo pacifico, il potere a Cuba.

In molti, sull’isola e fuori, hanno interpretato questo fatto come il preludio di una possibile rivolta sociale a Cuba, un segno che metta il governo in allerta e lo spinga ad accelerare il cambiamento che la società cubana chiede in ambito economico, politico e sociale, compresa la necessità di incentivare la creazione di una società civile legittima. A Cuba infatti non esiste, come in altri Paesi, la libertà di associazione. Le poche ONG funzionanti sono controllate dallo Stato, eccetto quelle che operano in ambito cattolico.

Julio César Guanche, intellettuale cubano esperto in tematiche giuridiche, spiega questo punto di svolta nella storia della nazione cubana alla stampa cilena:

El actual escenario cubano expresa el cambio generacional, social y cultural que experimenta Cuba desde hace años… Ninguno de los que estuvo el 27N frente al MINCULT [Ministerio de Cultura] nació ese día a la vida política en Cuba, como tampoco los que protagonizaron las protestas del Movimiento San Isidro. [Sus demandas], me parece, no se pueden reducir a una sola posición de izquierda o de derecha, y menos a la de “revolucionarios versus contrarrevolucionarios.”

Lo scenario cubano attuale esprime il cambio generazionale, sociale e culturale che Cuba sperimenta da anni… Nessuno di quelli che stavano di fronte al MINCULT [Ministero della Cultura] il 27N si affacciava per la prima volta alla vita politica di Cuba, né tantomeno i protagonisti delle proteste del Movimento San Isidro. [Le cui richieste], mi pare, non si possano ridurre ad una mera posizione, che sia di sinistra o di destra, e men che meno ad un semplice “rivoluzionari vs. controrivoluzionari.”

Il potere unificatore dei social contro i blocchi

Ma qual è stato il fattore decisivo che ha permesso di riunire questo numero di artisti sotto un ideale comune, quando in genere li ritroviamo isolati, frammentati?

Le nuove tecnologie di telecomunicazione ed il potere di mobilitazione dei social network, soprattutto Facebook e WhatsApp. Dal 2018, infatti, i cubani hanno avuto accesso ad Internet sui propri telefoni cellulari.

Per molti, l’uso dei social risulta talmente liberatorio che questi strumenti sono stati capaci di provocare effetti di mobilitazione in scenari dove vige l’oppressione, come nel caso cubano, e dove gli stessi strumenti agiscono come meccanismi di coesione e potenziamento di spazi volti all’organizzazione. I social network a Cuba potrebbero essere il contributo alla democratizzazione della società cubana ed alla presa di potere della nascente società civile, allo scopo di ridurre il monopolio che lo Stato ha storicamente esercitato negli ambiti dell’informazione e della cultura, pilastri ideologici di ogni Stato autoritario.

In risposta alle proteste, si sono verificati blocchi all’accesso Internet da parte dello Stato cubano e dell’impresa statale che monopolizza la sfera delle comunicazioni, ETECSA. È quello che è successo dopo le proteste di fronte al Ministero della Cultura nel novembre del 2020. Durante quella storica nottata, ETECSA, per ordine del governo, ha revocato senza alcuna spiegazione il servizio Internet e, quindi, l’accesso ai social in tutta l’isola, al fine di impedire che la notizia venisse trasmessa a livello mondiale dai media internazionali. Anche i membri della sede della UNPACU a Santiago de Cuba hanno subito il blocco dell’accesso ad internet in varie occasioni, oltre al fatto che sono state installate videocamere di sorveglianza al di fuori della sede. L’accesso ad internet viene negato anche ai giornalisti indipendenti, giacché considerati piuttosto scomodi dal regime. Il più delle volte, qualcuno con accesso ad Internet riesce a diffondere l’informazione, che si sparge come polvere all’interno del cyberspazio e della blogosfera.

Soprattutto grazie all’utilizzo di Reti virtuali private (VPN), di solito si riesce a restare connessi sui social. Comunque, con i nuovi tentativi legali di controllo dell’informazione – che il popolo cubano riceve costantemente – il futuro appare incerto.

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