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L’Ucraina commemora il 77° anniversario della deportazione dei Tatari di Crimea

Categorie: Europa centrale & orientale, Ucraina, Citizen Media, Diritti umani, Indigeni, Migrazioni, Politica, Storia
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Bandiera dei Tatari di Crimea. Immagine di Riwnodennyk [2], Pubblico Dominio.

Il 18 maggio gli ucraini hanno celebrato la memoria delle vittime della deportazione sovietica dei Tatari di Crimea [3] [it]. Nel 1944, per volontà del leader sovietico Joseph Stalin, praticamente l’intera popolazione tatara fu radunata ed esiliata dalla penisola di Crimea, la propria patria, a sud dell’Ucraina. In soli tre giorni, nel maggio 1944, dalle 180.000 alle 200.000 persone, tra adulti e bambini, furono cacciate dalle loro abitazioni e caricate su treni affollati per essere trasferite in Asia centrale e nei monti Urali. Il motivo ufficiale della deportazione era legato a false accuse di tradimento mosse, dal regime di Stalin, contro l’intera popolazione.

Emine Dzheppar [4], Vice Primo Ministro degli Affari Esteri dell’Ucraina, essa stessa Tatara di Crimea, ha pubblicato su Twitter un post riguardante l’anniversario della deportazione, in ucraino, inglese e Qırım Tili (lingua tatara di Crimea) [en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione]:

Il 18 maggio 1944, il regime di Stalin ha avviato la deportazione della popolazione indigena della Crimea. In soli tre giorni non vi fu nemmeno più un Tataro di Crimea sulla penisola. La deportazione venne condotta in condizioni disumane: morì circa il 50% delle persone.
Eterna memoria per le vittime del genocidio della #CrimeanTatarPeople.

Anche l’account Twitter ufficiale della Repubblica autonoma di Crimea ha commemorato la giornata con un suggestivo post raffigurante la forma familiare della bandiera Tatara di Crimea [8], composta da segmenti ferroviari. L’account Twitter ufficiale dell’Ucraina, invece, ha condiviso immagini d’archivio dei villaggi tatari di Crimea abbandonati dagli abitanti deportati.

77 anni dalla forzata deportazione di massa della popolazione tatara di Crimea dalla propria patria, da parte dell’#USSR. Quasi metà della popolazione morì in esilio a causa del crimine delle autorità sovietiche.

Ricordiamo le vittime del genocidio. #Surgun #CrimeanTatar

In pochi giorni, tra il 18 e il 20 maggio 1944, il regime di Stalin deportò più di 200.000 indigeni Tatari dalla @Crimea. Il 46% di essi morì nel primo anno di esilio. Oggi onoriamo la memoria delle vittime di questo orrendo genocidio.

Üsküt, villaggio tataro disabitato (Crimea, 1945)

La deportazione (parte della politica stalinista di trasferimento della popolazione) e la successiva repressione dei Tatari di Crimea, da parte delle autorità sovietiche, ebbero come conseguenza l’abbandono di 80.000 abitazioni e di 360.000 acri di terra. Le stesse hanno altresì causato la morte di numerosi membri della comunità indigena, alcuni durante la deportazione e molti altri in esilio. Anche le pubblicazioni e l’istruzione nella lingua tatara di Crimea (Qırım Tili) hanno subito restrizioni: ad oggi, l’UNESCO dichiara che la lingua autoctona sia gravemente minacciata e a rischio di estinzione.

Il lungo esilio dei Tatari di Crimea durò 45 anni: nonostante la condanna dello sfollamento da parte di Nikita Khrushchev, successore di Stalin, fu solo durante l’era della Perestrojka [17] [it] (alla fine degli anni ’80) che 260.000 Tatari di Crimea tornarono in patria.

Il divieto di rimpatrio fu abolito ufficialmente il 14 novembre 1989, quando il Consiglio Supremo della Crimea dichiarò che la deportazione era stata un crimine. Il 12 dicembre 2015, il Parlamento ucraino (Verkhovna Rada) ha emesso una risoluzione [18][uk] che riconosce la deportazione come genocidio e ha decretato il 18 maggio “Giornata della memoria delle vittime del genocidio dei Tatari di Crimea”.

Il trauma e il ricordo della deportazione rimangono fondamentali per la storia e l’identità dei Tatari di Crimea e hanno ottenuto una rinnovata attenzione dall’occupazione [19] russa della Crimea nel 2014. Le autorità della Crimea, insediate per volontà della Russia, hanno vietato [20] l’organo rappresentativo dei Tatari di Crimea, i Mejli [21][it], e rinnovato la persecuzione della comunità indigena. Da allora, più di 10.000 persone, la maggior parte dei quali Tatari di Crimea, hanno lasciato la penisola occupata.

Nel 2016, l’Ucraina ha partecipato [22] all’Eurovision Song Contest con “1994” [23], una canzone sulle repressioni della Mosca sovietica contro la comunità tatara di Crimea. Sebbene l’ingresso ucraino avesse causato costernazione tra i legislatori russi, quell’anno il concorso venne vinto dall’ucraina Jamala, artista tatara. Parlando a Radio Free Liberty [24], Jamala ha confessato di voler attirare l’attenzione internazionale sugli eventi in Crimea. Senza questa pubblicità, ha affermato, la storia potrebbe ripetersi.

Nel 2016, l’Ufficio dell’Alto commissariato delle Nazioni Unite per i diritti umani ha lanciato un avvertimento [25] alle autorità russe per aver “intimidito, molestato e incarcerato rappresentanti tatari di Crimea, sovente con dubbie accuse”. Mentre il Cremlino e le autorità locali presentano molti degli arresti e delle detenzioni dei Tatari di Crimea come operazioni anti-estremiste contro gli islamisti, i difensori dei diritti umani [26] [it] sostengono che la repressione degli attivisti locali [27], dei giornalisti [28] e degli avvocati [29] sia volta a mettere a tacere le voci critiche.

Nel suo recente rapporto [30] sulla situazione dei diritti umani nella Crimea occupata, la Missione statunitense presso l’OSCE ha osservato che:

According to a recent report by the Crimean Human Rights Group, as of the end of April, there are more than 100 Crimeans held as political prisoners in Crimea or Russia, including 74 Crimean Tatars.

Secondo un recente rapporto del gruppo per i diritti umani della Crimea, a partire dalla fine del mese di aprile, più di 100 crimeani sono detenuti come prigionieri politici in Crimea o in Russia, inclusi 74 Tatari di Crimea.

In un nuovo episodio [19] del documentario “Nashi 30. Living History” (prodotto dall’emittente pubblica ucraina UA:PBC), dedicato al ritorno spontaneo dei Tatari di Crimea in patria, la giornalista ucraina Nataliya Gumenyuk ha intervistato i membri della comunità indigena. Questi ultimi ricordano la loro vita in esilio e riflettono sulla storia dello sfollamento e sugli echi che il trauma decennale continua ad avere sugli eventi moderni.

Oggi ricordiamo le vittime della deportazione dei Tatari di Crimea del 1944. Questo è il mio documentario (con sottotitoli in inglese) in cui si affronta il loro ritorno in Crimea, per il quale hanno lottato. Benché triste, si tratta di una storia di forza e di speranza

Guarda il documentario integrale qui sotto [in lingua ucraina con sottotitoli in inglese].