Scomparso Bunny Wailer, icona reggae e ultimo dei “Wailer” originali

L'icona reggae Bunny Wailer mentre si esibisce a Negril, durante il Dubdem Sound System Jamaican Tour, 2009. Foto di Dubdem e FabDub on Flickr, CC BY 2.0.

Poco prima delle 8.00 del 2 marzo,  Neville O'Riley Livingston, meglio conosciuto come Bunny Wailer – o affettuosamente “Jah B”- è morto [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] all'età di 73 anni al Medical Associates Hospital di Kingston, Giamaica.

Essendo uno dei membri fondatori del gruppo reggae The Wailers [it](gli altri erano Bob Marley e Peter Tosh [it]) il musicista era praticamente sinonimo di questo genere pionieristico di musica nato [it] in Giamaica alla fine degli anni '60 e che si è presto diffuso in ogni angolo del mondo.

Negli ultimi anni, Wailer non presentava uno stato di salute ottimale. Il tre volte vincitore del premio Grammy era stato colpito da un lieve ictus nel 2018, per poi averne un secondo nel luglio 2020, non molto tempo dopo  che la sua storica compagna Jean Watt, conosciuta come Sister Jean, era stata dichiarata scomparsa il 23 maggio dello stesso anno. Non è stata ancora ritrovata.

La notizia della morte di Bunny Wailer ha colpito duramente sia i suoi connazionali che i fan dei Wailers di tutto il mondo, tanto più che la notizia è arrivata solo due settimane dopo che un'altra figura iconica del reggae, U-Roy, è scomparsa all'età di 79 anni.

Il primo ministro della Giamaica, Andrew Holness, ha twittato:

Le mie più sentite condoglianze alla famiglia, agli amici e ai fan della leggenda del Reggae, Neville Livingston, anche noto come Bunny Wailer, JahB.

Su richiesta della famiglia di Wailer, anche il ministro della cultura del paese, Olivia “Babsy” Grange, ha rilasciato una dichiarazione:

We mourn the passing of this outstanding singer, songwriter and percussionist and celebrate his life and many accomplishments…

We remember with great pride how Bunny, Bob Marley and Peter Tosh took Reggae music to the four corners of the earth.

Today, the last surviving Wailer has passed.

His son Abijah said to me this morning that “Bunny Wailer cannot die, he has transitioned.”

Piangiamo la scomparsa di questo eccezionale cantante, cantautore e percussionista e celebriamo la sua vita e i suoi numerosi successi…

Ricordiamo con grande orgoglio come Bunny, Bob Marley e Peter Tosh hanno portato la musica Reggae ai quattro angoli della terra.

Oggi, l'ultimo Wailer sopravvissuto è morto.

Suo figlio Abijah mi ha detto questa mattina che “Bunny Wailer non è morto, si è trasformato”.

Condividendo una foto dei tre giovani Wailer, la cantante Nadine Sutherland era solo leggermente confortata dal pensiero che i grandi del reggae sarebbero stati finalmente riuniti:

Questa notizia è stata una coltellata allo stomaco! No amico! Soffro immensamente.

Bob Marley morì di cancro nel 1981, e Peter Tosh fu assassinato nella sua casa nel 1987.

Gli esordi di Bunny Wailer

Livingston nacque il 20 aprile 1947 a Kingston, ma dall'età di sette anni visse con suo padre a  Nine Mile, St. Ann, un quartiere della Giamaica rurale. Lui e Marley divennero amici quando frequentarono insieme la Stepney Primary e la Junior High School. Infatti, i due erano essenzialmente fratellastri, poiché la madre di Marley, Cedella Booker, era la moglie legale del padre di Bunny, Thaddeus.

Dopo essersi trasferito a Trench Town, Kingston, il duo incontrò Peter Tosh e insieme formarono un gruppo, chiamato inizialmente The Wailing Wailers. Il musicista reggae  Joe Higgs, che abitava nelle vicinanze, li prese sotto la sua ala, aggiungendo il cantante Junior Braithwaite e le coriste Beverly Kelso e Cherry Green. Con questa formazione divennero The Wailers.

Original Wailers Musical Lesson'; image by vinylmeister on Flickr, CC BY-NC 2.0.

Nel dicembre 1963, il gruppo registrò la canzone ska “Simmer Down” nell'iconico Studio One [it] che divenne una hit numero uno. Dopo aver registrato due album e numerosi singoli, il gruppo fece il suo debutto internazionale con l'album “Catch a Fire”[it] con la Island Records di Chris Blackwell.

L'ultimo album con tutti e tre i membri originali fu “Burnin’” [it] (1973) che includeva il classico “Get Up Stand Up.”. Durante la sua vita, tuttavia, Bunny ha continuato ad essere consultato come la principale autorità su tutto ciò che riguarda i Wailers, compreso il documentario definitivo del 2012 “Marley,”, che ha raccontato il viaggio di Bob Marley per diventare “il profeta degli oppressi”.

Forgiare il proprio cammino

Rastafariano devoto e poco entusiasta dello stile di vita itinerante, Livingston lasciò la band nel 1973 e iniziò a lavorare al suo primo album da solista, “Blackheart Man,” molto acclamato come un classico del roots reggae.

Durante gli anni '90, vinse tre Grammy per tre album che celebravano l'eredità di Marley: “Time Will Tell: A Tribute to Bob Marley” (1991); “Crucial! Roots Classics” (1995); e “Hall of Fame: A Tribute to BM's 50th Anniversary” (1997). Gli album includevano collaborazioni con i figli di Marley, Damian, Stephen e Ziggy.

Un tesoro nazionale

Nel 2017, Livingston ha ricevuto l’ Ordine al Merito [it] della Giamaica, un premio nazionale conferito ai giamaicani (e talvolta ai cittadini di altri paesi) che si sono distinti nelle arti, nella letteratura o nella scienza.

In un mini-documentario che cattura l'essenza della sua vita, Livingston è ritratto come un amato anziano e griot rastafariano, dedicato alla sua religione e alla musica e cultura giamaicana.

Più tardi nella vita, il suo carisma naturale e la sua effervescenza – come si vede in questa clip di intervista per l'acclamato documentario sul cricket delle Indie Occidentali, “Fire in Babylon” – lasciarono il posto alla reclusione e lui fece poche esibizioni dal vivo. Un articolo del 2006 del Washington Post notava che “come risultato, è sempre stato più una figura di culto che una star commerciale, così come una delle figure più enigmatiche del reggae”.

I giamaicani possono sentire che con la morte di Wailer si è chiuso un capitolo della musica giamaicana. Nella suggestiva canzone “Dreamland”, che ha co-scritto, canta in modo struggente:

Oh, what a time that will be,
Oh, just to wait, wait, wait and see!
We'll count the stars up in the sky
And surely we'll never die.
And surely we'll never die.

Oh, che tempo sarà,
Oh, solo aspettare, aspettare, aspettare e vedere!
Conteremo le stelle su nel cielo
E sicuramente non moriremo mai.
E sicuramente non moriremo mai.

 

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