- Global Voices in Italiano - https://it.globalvoices.org -

Secondo un rapporto, i media africani perpetuano stereotipi dannosi sul continente

Categorie: Africa sub-sahariana, Etiopia, Namibia, Nigeria, Sudafrica, Tanzania, Uganda, Citizen Media, Media & Giornalismi
A screenshot of the Africa No Filter 2020 report on how African media covers Africa

Una schermata del rapporto Africa No Filter del 2020 riguardante il modo in cui i media africani coprono il continente

Secondo un recente studio, l'eccessiva dipendenza dalle agenzie di stampa globali è la ragione principale per cui i media africani continuano a perpetuare narrazioni dannoseriguardanti l'Africa.

Il rapporto “How African Media Covers Africa [1]” [en, come i link seguenti, salvo diversa indicazione] (cioè “in che modo i media africani coprono l'Africa) pubblicato nel febbraio 2021 offre una comprensione più profonda delle ragioni per cui la povertà, la guerra, le malattie e le elezioni fallite continuano a dominare l'attenzione dei media in Africa. Il rapporto, che ha cercato di stabilire come i media africani in vari paesi coproao le storie del resto dell'Africa, ha intervistato persone nell'industria dei media per scoprire perché questa tendenza continui. Venticinque professionisti senior dei media di sette paesi africani: Etiopia, Kenya, Namibia, Nigeria, Sudafrica, Uganda e Tanzania – tra cui corrispondenti esteri e giornalisti e redattori africani senior – sono stati convocati per discussioni di gruppo.

L'indagine si è concentrata su ciò che determina quali storie siano prioritarie, il modo in cui le storie sull'Africa sono inquadrate dai media africani, chi racconta queste storie (reporter africani o stampa straniera), quali vincoli ostacolino lo scrivere dell'Africa e quali interventi siano necessari per sradicare gli stereotipi negativi del continente da parte dei media in Africa.

Commissionato da Africa no Filter [2], una collaborazione di donatori che mira a spostare stereotipi dannosi e idee errate sul continente, il rapporto condivide alcuni approfondimenti sui punti deboli dei media africani.

O è un'ingiustizia, o non fa notizia

How African Media Covers Africa - News coverage by category

Editoriale, articolo di fondo/colonna (non da editore), rubrica, notizie, in sintesi – Rapporto “How African Media Covers Africa” del 2021-grafico a torta che mostra i tipi di storie con più e meno priorità.

Secondo il rapporto, molte storie sull'Africa pubblicate dai media africani seguono la strada del “o è un'ingiustizia, o non fa notizia”. Politica, elezioni e crisi in Africa e altre storie di “brutte notizie”, come le proteste, dominano la copertura delle informazioni. Le brutte notizie, secondo il rapporto, rappresentano l'80% di tutta la copertura e dominano la copertura dell'Africa, mentre i servizi e le opinioni contribuiscono solo per l'8% e il 6%, rispettivamente.

Mentre il rapporto ha scoperto che alcuni dei media hanno esaminato sezioni dedicate alle notizie dal resto dell'Africa, ha notato che la maggior parte ha limitato quasi esclusivamente la copertura alle notizie locali o nazionali. Il 47% ha incluso eventi che accadono in altri paesi africani nei loro diari delle notizie, mentre l'11% ha detto di non farlo. La copertura per paese è spesso concentrata su una manciata di paesi che, secondo il rapporto, è spesso intensificata intorno alle elezioni.

Eccessiva dipendenza dalle agenzie globali di notizie via cavo

How African Media Covers Africa 2021 report- Statistics on the percent of stories by author

Chi scrive: Reporter (identificato per nome): 40%, agenzia France-presse: 14%, BBC: 9%, altri: 8%, reporter (identificato come corrispondente): 5%, Xinhua: 4%, agenzia di notizie nel paese (il proprio paese): 4%, altro autore (non un giornalista): 4%, Reuters: 4%, agenzia di notizie nel paese (un altro paese): 3%, Al Jazeera: 2%, agenzia di notizie africana: 2%, rete televisiva globale cinese: 1% — Rapporto “How African Media Covers Africa” del 2021-grafico a torta che mostra i tipi di storie con più e meno priorità.

Secondo il rapporto, il 63% dei media africani non ha corrispondenti in Africa. Le loro notizie provengono quasi esclusivamente da agenzie di stampa internazionali il cui pubblico principale è l'Europa. L'Agenzia France-Presse (AFP) rappresenta il 14% delle storie; la BBC il 9%; Reuters e Al Jazeera contribuiscono rispettivamente con il 4% e il 2%. Secondo i redattori intervistati, la supremazia di queste agenzie di notizie è dovuta alla loro offerta di alternative più economiche al mantenimento di una redazione completa e dei corrispondenti esteri.

Questa alternativa più economica ha avuto un costo enorme per il modo in cui l'Africa è percepita sia a casa che sulle mappe delle notizie globali. Questo, secondo il rapporto, è avvenuto a spese di narrazioni positive come il cambiamento che i giovani del continente stanno facendo. Inoltre si è persa in mezzo a tutte le notizie superficiali la storia della “Silicon Savannah” degli innovatori del continente, le cui storie non vengono raccontate dai media africani.

Solo il 45% dei redattori intervistati ha detto che le loro pubblicazioni hanno una pagina sull'Africa. Il 50% ha concordato che gli articoli da loro pubblicati contengono diversi stereotipi nonostante il loro desiderio di una copertura più stimolante:

“African crisis sells, but when local media positively changes how they cover stories, broader African media will pick up on that trend.”

- Sentiments of some participants in a survey focus group for the report.

“La crisi africana vende, ma quando i media locali cambiano positivamente il modo in cui coprono le storie, i media africani più ampi seguiranno questa tendenza”.

- Pensieri di alcuni partecipanti a una discussione di gruppo creata per stilare il rapporto.

Mancanza di fondi e riduzione delle entrate

La mancanza di fondi per scrivere o produrre storie originali è stata considerata il più grande vincolo. I redattori hanno anche attribuito la copertura superficiale alla riduzione delle redazioni a causa della diminuzione delle entrate pubblicitarie. Le pubblicazioni dei media a livello globale hanno subito una riduzione delle entrate a causa degli effetti della pandemia di COVID-19. Secondo il rapporto Print Media Global Market del 2021 [3]:

“The outbreak of Coronavirus disease (COVID-19) has acted as a significant restraint on some of the print media markets in 2020 following reduced circulation and dwindling advertising as businesses were disrupted due to lockdowns imposed by governments globally.”

“Lo scoppio del Coronavirus (COVID-19) ha agito come una significativa limitazione su alcuni dei mercati della stampa nel 2020, a seguito della riduzione della circolazione e della diminuzione della pubblicità, poiché le attività sono state interrotte a causa delle chiusure imposte dai governi a livello globale”.

A parte la pandemia, i modelli di reddito tradizionali che sono stati il pilastro della stampa a livello globale stanno implodendo. Un articolo di maggio 2020 di Africa Portal intitolato “Giornalismo in pericolo: Mitigare l'impatto della COVID-19 sui giornali” ha osservato che:

“The traditional business model for newspapers, underpinned by advertising and circulation, has imploded. This is not a new occurrence or due to COVID-19: revenue from these two sources has been steadily declining in recent years due to the uptake of digital news and the challenging economic environment in many African countries.”

- Africaportal.org, May 2020 [4]

“Il tradizionale modello di business dei giornali, sostenuto dalla pubblicità e dalla circolazione, è imploso. Questo non è un fatto nuovo o dovuto a COVID-19: le entrate da queste due fonti sono state in costante calo negli ultimi anni a causa della diffusione delle notizie digitali e del difficile contesto economico di molti paesi africani.”

Il pedaggio non salverà il giornalismo

Il rapporto si conclude con alcune raccomandazioni sia dagli intervistati che da Africa No Filter, tra cui:

La necessità per i media africani di ripensare il proprio modello di business è qualcosa che, anche se non è stato catturato nel rapporto Africa No Filter, è inevitabile e necessario per la sua sopravvivenza. Pedaggi e modelli di abbonamento digitale sono diventati il nuovo standard industriale per la stampa a livello globale. Sfortunatamente per i media africani, questo passaggio a modelli di business alternativi è stato più una reazione impulsiva che, per la maggior parte, è stata innescata dalla pandemia. All'inizio di quest'anno, uno dei principali giornali del Kenya, Daily Nation, ha annunciato l'adozione di un abbonamento.

Tuttavia, come ha fatto notare News24.com, i pedaggi non salveranno il giornalismo [5]; sono il buon giornalismo e i contenuti che i lettori apprezzano e sono disposti a pagare che faranno la differenza. Questo rapporto fa raccomandazioni simili per quanto riguarda l'importanza di un contenuto ricco che includa argomenti diversi e le voci di più persone. Tuttavia, come mette in evidenza il rapporto, il buon giornalismo richiede investimenti.