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Cinema indiano alternativo: Netflix sta finalmente accogliendo la diversità culturale?

Categorie: Asia meridionale, Francia, India, U.S.A., Arte & Cultura, Citizen Media, Diritti umani, Etnia, Film, Letteratura, Linguaggi, Umorismo

Immagine tratta dal trailer Youtube  [1]della serie Taj Mahal 1989

La pandemia della COVID-19 ha senza dubbio portato beneficio alle piattaforme di streaming, Il lockdown in atto in molti paesi ha infatti imposto una chiusura dei cinema e ha forzato le persone a rimanere a casa e ha crearsi un proprio programma di intrattenimento. Una della piattaforme più di successo, Netflix, ha raggiunto il record di 37 milioni di nuovi utenti nel 2020 [2], [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] e ha inoltre iniziato a produrre proprie serie, film e documentari originali.

Mentre Netflix [3] [it], come i suoi rivali [4] HBO, Amazon Prime Video, Apple TV e altri, sta conoscendo un aumento globale in termini di utenti, per la maggior parte rimane una piattaforma eurocentrica e prevalentemente in lingua inglese. Sta però emergendo un cambio di rotta e oggi la piattaforma, così come le altre, offre un ampio catalogo di contenuti in lingue diverse dall'inglese, prodotte o dirette non solo dal mondo occidentale.

Una della regioni del mondo che sta maggiormente assistendo ad una crescita e diversificazione della propria rappresentazione è l'Asia meridionale. Nonostante Netflix continui a produrre e trasmettere programmi con stereotipi asiatici come l'action movie “Extraction [5]” [it], ha allo stesso tempo inserito nel palinsesto un buon numero di film che si distaccano dal tipico prodotto dell'industria di Bollywood e che si caratterizzano per una diversità di linguaggi, narrative e generi mai visti prima.

Per capire meglio questo nuovo approccio, Global Voices ne ha parlato con Shumona Sinha  [6][it], autrice franco-bengalese, che ha ottenuto un riconoscimento internazionale grazie al suo romanzo “Assommons les pauvres!” [Eliminate i poveri]. Sinha, come molti cittadini colpiti dal rigido lockdown in atto in Francia, ha potuto riconettersi con la sua giovinezza in Bengala grazie a nuove serie Tv e film indiani che lei stessa riconosce come un cambiamento molto apprezzato nella produzione cinematiografica del subcontinente indiano. Ammette di aver passato molto più tempo su Netflix, non avendo la televisione, e spiega la differenza con il palinsesto che offre la televisione francese [fr]:

Netflix investit dans les productions cinématographiques qui déjouent l’eurocentrisme ou l’occident-centrisme, explorent les cultures diverses peu représentées. Ces productions sont des collaborations entre les pays occidentaux et orientaux, africains, asiatiques, sud-asiatiques… Puis aussi il y a des films, des docus et des séries déjà produits par des pays divers et désormais disponibles sur Netflix. En tout cas, il y a une vraie diversité ethnoculturelle qui est totalement absente à la télé classique, française ou autre.

Netflix sta investendo sulla produzione di film che superano la tendenza eurocentrica e prettamente occidentale, esplorando culture diverse e meno rappresentate. Queste produzioni sono il risultato di collaborazioni tra l'occidente e paesi asiatici, africani, del sud est asiatico… Ci sono inoltre film, documentari, serie tv già prodotte in paesi diversi e che sono ora disponibli su Netflix. È chiaro che esiste tutto un mondo di culture e etnie differenti completamente assenti nei palinsesti delle televisioni sia in Francia che altrove.

Alla domanda su quale sia la serie dell’ Asia meridionale che preferisce sulla piattoforma di streaming, risponde [fr]:

Taj Mahal 1989! La production me semble presque artisanale : peu de moyens et beaucoup de rêve. Elle ressemble davantage au théâtre engagé qu’à une série. Dès la première scène on entend le nom de Safdar Hashmi [7], dramaturge-poète-comédien communiste assassiné en janvier 1989 lors de sa performance de théâtre de rue par les suppôts du parti de droite Congress-I. C’est inédit dans une série ou un film indien. L’histoire de la série évolue autour de cet axe : l’assassinat de Safdar Hashmi et sa perception chez les protagonistes. Deux clans se dessinent : les politiquement engagés et les apolitiques, égoïstes, considérés comme peu cultivés ou de la culture commerciale massive et capitaliste. Le décor de la série est le milieu des universitaires, on y découvre le militantisme communiste et la politique de droite quasi féodale. Tous ces éléments me rappellent mon adolescence et ma jeunesse militante communiste à Calcutta: j’avais écrit un poème en hommage à Safdar Hashmi quand j’avais quatorze ans ; plus récemment dans mon dernier roman “Le testament russe” j’ai évoqué l’assassinat de Safdar Hashmi. Autant de raisons d’aimer cette série !

 Taj Mahal 1989 [8]! La produzione ha un che di artigianale: un budget ridotto e un grande sogno. Più che una serie sembra un pezzo teatrale impegnato politicamente. Già dalla prima scena si può sentire il nome di Safdar Hashmi, [7] drammaturgo, poeta e attore comunista assassinato da sostenitori del partito di estrema destra Congresso Nazionale Indiano nel Gennaio del 1989, durante un suo spettacolo in strada. Questo non era mai successo in un film o serie tv indiana. La trama gira intorno a un'asse: l'uccisione di Safdar Hashmi e come questa viene percepita dai personaggi principali. Emergono due fronti: da una parte quelli politicamente attivi e dall'altra quelli che se ne stanno alla larga dalla politica, sono egoisti e sono cosiderati poco colti o più influenzabili dalla cultura di massa. Fa da sfondo il mondo degli accademici e lo spettatore scopre l'attivismo politico comunista e l'ideologia quasi feudale della destra. Tutti questi elementi mi hanno ricordato la me giovane, attivista comunista a Calcutta. All'età di 14 anni ho scritto delle poesie su Safdar Hashmi e nel mio ultimo romanzo “Le testament russe” [Il testamento russo] è citato l'assassinio di Hashmi. Quindi, sono molti i motivi per cui amo questa serie!

Come si può vedere dal trailer di Taj Mahal 1989, la serie ha un'atmosfera vintage:

Oltre al vena nostalgica, Sinha sottolinea come stia emergendo una nuova generazione di film e serie indiane e attribusice il merito a tre nomi chiave: il produttore Anurag Kashyap  [9][it], creatore della prima serie indiana di Netflix, un adattamento del romanzo “Sacred Games [10]” [it] di Vikram Chandra, e la cui carriera iniziò come attore proprio nel cast di Safdar Hashmi. Sinha parla anche di Vishal Bhardwaj  [11][it], che sarà tra l'altro uno dei principali produttori della serie Netflix “Midnight Children” [I figli della mezzanotte], adattamento del romanzo omonimo di Salman Rushdie.

Secondo Sinha questo cinema New Wave indiano è una reale alternativa alle narrative di Bollywood [fr]:

Regardez les séries comme Le seigneur de Bombay, Pataal Lok, Leila, Delhi Crime ; les films comme Pink, Talvar, Haider… qui explorent l’Inde réelle de façon néoréaliste, la violence et les discriminations de la société indienne, le fondamentalisme religieux hindouiste mêlé de sale politique nationaliste, sanguinaire. Puis il y aussi des films et séries néo-réalistes plus agréables, qui se détachent de Bollywood sans être complètement des films ou des séries d’auteur, comme A suitable boy, Dil dikhane do.

Pensate a serie come “Bombay’s Lord”, “Pataal Lok”, “Leila”, “Delhi Crime”; o a film come “Pink”, “Talvar”, “Haider”  che esplorano la vera India con uno stile neorealista, la violenza e le discriminazioni presenti nella società indiana, i fondamentalisti Hindu che si mescolano agli sporchi politici nazionalisti. Ci sono anche dei film e serie che sono molto più di intrattenimento ma che comunque sono differenti dalla narrativa di Bollywood senza essere film d'autore, come “A Suitable Boy”, “Dil Dikhane do”.

La tipica retorica di Bollywood, spiega Sinha, si basa tradizionalmente su una chiara e definita opposizione tra bene e male, e include storie d'amore romantiche che hanno come sfondo scenari bellissimi, in India o altrove, e presenta canzoni e balli a intervalli regolari. Simbolo di questo genere di film è l'attore Amitabh Bachchan [12] che domina la scena di Bollywood dagli anni '70.

Nonostante le differenze tra Bollywood e il cinema d'autore, ciò che è chiaro a Netflix è che l'India sta diventanto una fonte sempre crescente di contenuti e un mercato in espansione: la piattaforma ha appena annunciato l'uscita di 41 nuovi titoli indiani per il 2021. [13]