Famoso regista serbo arrestato dopo l'accusa di stupro mossa da ex studentesse

L'attrice serba Milena Radulović (25). Wikipedia photo di Track and Field Serbia, CC BY-NC-SA.

Il magnate del cinema e del teatro serbo Miroslav Mika Aleksić è stato arrestato il 16 gennaio [en] dopo che sei donne hanno presentato denuncia alla polizia serba accusandolo di averle violentate quando erano alunne presso la sua scuola di recitazione.

Secondo i media serbi, il tribunale serbo ha condannato il regista di cinema e teatro 68enne a una custodia di 30 giorni mentre la polizia indaga sul caso. Le donne lo accusano di aver commesso otto atti di stupro e sette di molestie sessuali tra il 2008 e il 2020. Aleksić non è stato incriminato.

Il veterano regista, attore e sceneggiatore ha un ricco curriculum [en] nelle industrie cinematografiche e teatrali locali. È il fondatore e direttore della prestigiosa accademia di recitazione di Belgrado Stvar Srca (che significa “questione di cuore” in serbo), frequentata da circa 3000 bambini e ragazzi [sr, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] negli ultimi anni. L'età a cui accedono gli studenti va tra i 6 e i 13 anni.

Blic Daily ha riferito che decine di persone hanno risposto all'appello pubblico della polizia affinché le ex vittime di abusi sessuali nella scuola si facessero avanti. Inoltre, il tabloid serbo Alo ha riportato che un amico di famiglia di Aleksić lo ha recentemente denunciato, sostenendo che abbia molestato sessualmente la figlia.

Secondo l'agenzia di stampa statale serba Tanjug, il 26 gennaio la moglie di Aleksić, Biljana Mašić, ha annunciato che Stvar Srca sarebbe stata chiusa.

Nel gruppo delle sei donne che ha presentato la denuncia iniziale, solo le attrici professioniste Milena Radulović e Iva Ilinčić hanno parlato pubblicamente delle aggressioni che affermano di aver subito.

In un'intervista del 16 gennaio con Blic Daily, Radulović, adesso 25enne, ha detto di aver iniziato a frequentare la scuola di recitazione di Aleksić all'età di 11 anni e che ne aveva 17 quando Aleksić, all'epoca 61enne, l'ha violentata. Ha testimoniato per cinque ore nell'ufficio del pubblico ministero di Belgrado il 20 gennaio.

“La parte peggiore di questo schema è che il terreno viene spianato in anticipo fin dalla prima infanzia da un mostro. Non possiamo permettere che altri bambini subiscano la stessa tortura” ha detto Radulović.

I duri metodi di insegnamento e di disciplina di Aleksić's sono ben noti in  Serbia. Una ex studentessa, Zorana Minčić, ha detto a Dnevno.rs che dirigeva il dipartimento di teatro di Radio Belgrade “come una setta, con lui come guru”.

Lo scandalo ha attirato l'attenzione dei social media dei Balcani nelle ultime settimane. L'hashtag #NisiSama (“non sei solo” in serbo) è stato di tendenza su Twitter ed è stata creata una pagina Facebook chiamata “Nisam tražila” (“non l'ho chiesto”). Gli amministratori della pagina, che ha guadagnato oltre 3.4000 “mi piace” in un paio di giorni, pubblicano anonimamente storie di violenze sessuali che ricevono dagli utenti tramite email e tramite Facebook.

Come prevedibile in casi come questo, gli attori che si sono espressi a riguardo hanno dovuto affrontare una serie di attacchi sui social media. L'attivista, scrittrice e traduttrice Rumena Bužarovska, una dei promotori del movimento macedone #MeToo [en] nel 2018, suggested [en] che molte di queste reazione “aderiscono al modello DARVO,” un acronimo che significa “nega, attacca e inverti il ruolo di vittima e aggressore”.

Alcuni media serbi hanno anche tentato di compromettere le testimonianze delle vittime. Il quotidiano nazionalista serbo Pravda ha pubblicato un articolo che cita un presentatore di talk show che dice che gli attori sono “alti sacerdoti della professione”, la “professione” in questo caso è quella in cui i valori della Serbia sono gradualmente “sostituiti da quelli degli Stati Uniti d'America”.

Nel frattempo, un video di una conduttrice serba che pronuncia un monologo a supporto delle vittime è diventato virale nella regione, oltre a fare riferimento a scandali passati del paese. Di seguito, una traduzione e una spiegazione dei riferimenti:

Tweet: Silenzio…
È scomodo ma siamo abituati a tacere su molte questione importanti. Restiamo in silenzio quando non dovremmo, quindi non chiedere mai più alle vittime perché abbiamo taciuto, non ne hai il diritto, ma sostienile a raccontare qualora siano pronte.
Introduzione per il segmento di notizie quotidiane con Jelena Obućina.

Video: Buona sera [16 secondi di silenzio].
È spiacevole ma siamo abituati a tacere: quando i nostri stipendi sono in ritardo, quando dobbiamo comprare pannolini per 300 euro [riferito ai lavoratori di fabbriche di investimenti esteri con pause per il bagno limitate], quando dobbiamo fotografare i nostri voti [riferendosi a uno scandalo di ricatto in cui il partito al governo ha costretto gli elettori a dimostrare di aver votato per il candidato giusto], quando i piloti vengono dichiarati alcolizzati [riferito ad un incidente mortale in elicottero nel 2015 che causò la morte di 7 persone, per il quale nessuno fu arrestato], quando ci manca l'acqua potabile, quando i nostri fiumi sono avvelenati, quando non ci sono letti disponibili negli ospedali, quando veniamo picchiati durate le proteste [it], quando il padre [in cerca di giustizia] di un lavoratore morto in servizio [en] viene fischiato, quando il politico serbo accusato di violenza sessuale Jutka [it] riceve applausi, quando alcuni idioti demoliscono la città, quando una zia manda soldi dal Canada [en], quando [come parte di proteste filogovernative] vengono sparati fuochi d'artificio sui tetti durante il lockdown [en], quando [il politico dell'opposizione Boško] Obradović viene demonetizzato, quando è fiorita Jovanjica [en], quando le registrazioni video di un casello e Kosovska Mitrovica scompaiono, quando ci mentono sul coronavirus [it], quando creano controversie coi nostri vicini a nostro nome…
Restiamo in silenzio, quando non dovremmo farlo.
Per questo motivo, non chiedere mai alle vittime perché abbiano taciuto. Non ne hai il diritto. Sostienile a raccontare, qualora siano pronte.

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