In vista delle elezioni presidenziali in Uzbekistan, cresce la pressione su giornalisti e blogger

Otabek Sattoriy durante uno dei suoi video su YouTube. (Fotogramma dal suo canale Xalq Fikri [uz])

Otabek Sattoriy ha condotto un'operazione di giornalismo cittadino da solista sui suoi canali Telegram e YouTube fino a quando, il 30 gennaio, non è stato arrestato con l'accusa di estorsione.

Le accuse sono state immediatamente riportate [en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione] dalle organizzazioni per la libertà e i diritti dei media come inventate e una punizione per il suo attivismo anti-corruzione in una città di provincia, a oltre 600 chilometri dalla capitale Tashkent.

Ma queste voci hanno contato poco il 10 maggio, quando il tribunale regionale di Surkhandaryo, nel sud-est del Paese, ha condannato Sattoriy a sei anni e mezzo di carcere per estorsione e calunnia.

Il caso di Sattoriy è stato solo l'ultimo di una serie di incidenti che hanno coinvolto giornalisti in tutto il paese, costretti a lasciare la stampa uzbeka temendo un ritorno a giorni più bui con l'avvicinarsi delle elezioni presidenziali.

Le prove contro Sattoriy sono state prodotte solo dopo l'inizio del processo, mettendo in luce i tenui motivi su cui il tribunale locale aveva ordinato il suo arresto.

Sattoriy era una spina nel fianco per l'amministrazione locale della città di Termez.

La sua produzione sul canale YouTube [uz] e Telegram era iper-locale, ma ha toccato la torbida spesa del settore pubblico e altri problemi che, nel paese di 34 milioni di persone, sono sistemici.

Gulnoza Said, coordinatore del programma per l'Europa e l'Asia centrale presso il Comitato per la protezione dei giornalisti, ha definito la sentenza “un chiaro tentativo di spaventare la stampa dal coprire questioni delicate mentre si avvicinano le elezioni presidenziali”.

La condanna di Sattoriy arriva settimane dopo che il blogger Miraziz Bazarov è stato brutalmente attaccato, dopo aver criticato regolarmente il presidente Shavkat Mirziyoyev.

Il 28 marzo, tre uomini mascherati hanno aspettato che il blogger Bazarov uscisse dalla propria casa (a Tashkent) e lo hanno attaccato. Nessuno degli uomini è stato arrestato, ma da allora Bazarov è stato messo agli arresti domiciliari.

Blogger su questioni LGBT picchiati e imbavagliati

Bazarov, pur non identificandosi come LGBT, è stato un esplicito sostenitore dei diritti LGBT, inclusa la depenalizzazione dell'omosessualità.

In Uzbekistan, le relazioni omosessuali tra uomini sono punibili dalla legge con pene detentive fino a tre anni.

Due settimane prima dell'attacco, il parlamentare Rasul Kusherbayev aveva detto:

The day we allow (legalised gay sex) will be the day of our death.

Il giorno in cui lo permettiamo (ossia, che il sesso gay venga legalizzato) sarà il giorno della nostra morte.

Dopo l'attacco a Bazarov, Komil Allamjonov, presidente della Fondazione pubblica per il sostegno e lo sviluppo dei mass media nazionali, ha pubblicato un video [uz] in cui esortava i governi stranieri, le ONG e i giornalisti ad astenersi dal coprire le questioni LGBT:

In our country, where the majority of the people are Muslim, the society does not tolerate unnatural men and women. Our holy religion, Islam, does not allow it.

Nel nostro Paese, dove la maggioranza della popolazione è musulmana, la società non tollera uomini e donne innaturali. La nostra santa religione, l'Islam, non lo permette.

Allamjonov ha aggiunto che se le leggi che puniscono le relazioni tra persone dello stesso sesso saranno allentate e le persone LGBT diventeranno più visibili, “il numero dei linciaggi potrebbe aumentare”.

Dichiarazioni di questo tipo fanno venire brividi di freddo nella schiena di molte persone e attivisti LGBT, che sono stati oppressi per decenni nel paese.

Queste hanno anche chiaramente esposto i limiti di una campagna di riforme iniziata in Uzbekistan dopo la morte del suo primo presidente intransigente, Islam Karimov, nel 2016.

Allamjonov e Kusherbayev si sono entrambi autodefiniti funzionari progressisti in prima linea nel tentativo di alleviare il sistema fortemente autoritario di Karimov.

Helena Fraser, la coordinatrice delle Nazioni Unite in Uzbekistan ha condannato l'attacco a Bazarov in una dichiarazione:

The U.N. also condemns hate speech, which is an attack on tolerance, inclusion, diversity and the very essence of universal human rights norms and principles.

L'ONU condanna anche l'incitamento all'odio, che è un attacco alla tolleranza, all'inclusione, alla diversità e all'essenza stessa delle norme e dei principi universali dei diritti umani.

Il 29 aprile, la polizia ha arrestato Bazarov, con l'accusa di calunnia, subito dopo essere stato dimesso dall'ospedale.

L'Uzbekistan antepone il regime alla reputazione

Agnieszka Pikulicka-Wilczewska, una giornalista polacca di Tashkent che lavora per Al Jazeera, era andata all'ospedale dove era ricoverato Bazarov.

Successivamente, è stata messa sotto pressione dal ministero dell'Interno, che l'ha accusata di diffondere “informazioni negative e non obiettive” sul caso.

Nelle settimane precedenti a questo incidente, Pikulicka-Wilczewska era comparsa nei notiziari, quando aveva accusato pubblicamente un funzionario che si occupava della sua richiesta di accreditamento di molestie sessuali.

Pikulicka-Wilczewska ha affermato di aver precedentemente sollevato preoccupazioni sul comportamento allusivo del funzionario con un altro contatto del governo, che le aveva detto che la denuncia era “in fase di elaborazione”.

Lo scandalo di 24 ore, che si è svolto su Twitter, ha visto il ministero degli Esteri fare marcia indietro e rilasciare sia le scuse che l'accreditamento a Pikulicka-Wilczewska.

Il ministero degli Esteri ha anche affermato che il governo aveva licenziato [uz] la persona che lei aveva accusato di molestie.

Nel costruire questa dichiarazione, Allamjonov, un ex addetto stampa presidenziale, la cui fondazione esercita una grande influenza sulla scena dei media locali, ha incontrato, come dimostrazione di sostegno, Pikulicka-Wilczewska.

Un tempo famoso per la soppressione totale della libertà di espressione, l'Uzbekistan è ora desideroso di mantenere la buona volontà internazionale, posizionandosi come un paese più aperto.

Questa nuova prospettiva ha talvolta visto le autorità rispondere in modo proattivo agli scandali sulla libertà di parola autoinflitti e tentare di dipingerli come aberrazioni.

Ma la severa condanna di Sattoriy, nonostante la protesta, indica che il regime potrebbe essere ripristinato, prima di una votazione di ottobre che offrirà poche alternative reali a Mirziyoyev.

La vittoria di Pikulicka-Wilczewska sul sistema, nel frattempo, si è rivelata fugace.

Questa è la tipica vista che ho dalla mia finestra in questi giorni. Ogni volta che chiedo loro se vogliano del tè o del caffè, spariscono. Purtroppo, non ho nessuna foto dei ragazzi, sempre al telefono, dall’altro lato della casa. Non so dove lavorino, ma sembra essere un lavoro noioso. Altre foto in arrivo.

Il 2 giugno, la giornalista polacca ha twittato che il Ministero degli Affari Esteri uzbeko si era rifiutato di prolungare il suo accreditamento, innescando una nuova ondata di condanne da parte delle autorità di vigilanza sulla libertà di stampa.

“Negare l'accreditamento a una giornalista a causa della sua copertura mediatica è semplicemente inaccettabile”, ha scritto Said del CPJ nel comunicato stampa dell'organizzazione.

Il presidente Shavkhat Mirziyoyev ha ripetutamente chiesto relazioni critiche e all'inizio di quest'anno ha detto ai giornalisti che “sta dietro” a loro e ai loro sforzi per evidenziare i problemi.

Al momento, il suo governo è dietro di loro e sbircia da sopra le loro spalle.

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