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Spotify, non spiare: Global Voices si unisce alla coalizione di oltre 180 musicisti e gruppi per i diritti umani schierati

Categorie: Attivismo, Citizen Media, Annunci, GV Community Blog

Lo scorso 4 maggio, Global Voices si è unita ad una coalizione di oltre 180 musicisti e organizzazioni umanitarie da tutto il mondo per mandare una lettera [1] [en, come i link seguenti] a Spotify per chiedere alla compagnia di impegnarsi pubblicamente a non utilizzare, autorizzare all'uso su licenza, vendere o monetizzare il suo nuovo brevetto per la tecnologia di riconoscimento vocale [2].

Spotify afferma che la tecnologia può captare [3], tra le altre cose, “lo stato emotivo, il genere, l'età o l'accento” per suggerire musica. Questa tecnologia è pericolosa, una violazione della privacy e di altri diritti umani, e non dovrebbe essere implementata né da Spotify né da altre aziende.

Il 2 aprile 2021, Access Now ha mandato una lettera [4] a Spotify, chiedendo all'azienda di abbandonare la tecnologia del brevetto. Il 15 aprile 2021 Spotify ha risposto [5] ad Access Now, affermando che l'azienda “non ha mai implementato la tecnologia descritta dal brevetto in nessuno dei prodotti e non ha progetti in merito”.

Se, da una parte, la coalizione ha avuto piacere di sapere che Spotify non ha attualmente intenzione di impiegare la suddetta tecnologia; dall'altra, sorge la domanda: Spotify l'ha mai testata? Anche se Spotify non dovesse utilizzarla, l'azienda ne trarrebbe profitto se venisse utilizzata da altre entità. Ogni utilizzo di questa tecnologia è inaccettabile.

“La dichiarazione di Spotify in merito all'assenza di progetti per l'utilizzo di questa tecnologia pericolosamente invasiva è solo uno specchio per le allodole” ha detto Jennifer Brody (she/her/hers), Advocacy Manager di Access Now per gli Stati Uniti. “Se l'azienda vuole davvero dimostrare il suo impegno nella protezione dei diritti umani, Spotify deve pubblicamente dichiarare di non utilizzare, autorizzare all'uso su licenza, vendere o monetizzare il suo dannoso spyware”.

“Affermare di poter captare i gusti musicali delle persone basandosi sul loro accento o di individuarne il genere in base al suono della voce è razzista, transfobico e semplicemente inquietante” ha detto Evan Greer (she/they), musicista a capo di Fight for the Future che ha firmato la lettera. “Non è sufficiente che Spotify dica che al momento non ci sono piani per l'utilizzo di questo brevetto. Devono impegnarsi ad annientare completamente il progetto. L'azienda dovrebbe pensare a pagare equamente gli artisti, invece di sviluppare distopiche tecnologie di controllo”.

Tom Morello (he/him)*, chitarrista dei Rage Against the Machine, ha firmato la lettera e ha detto: “Non puoi rockeggiare quando le aziende ti controllano continuamente. Spotify deve lasciar perdere subito e fare la cosa giusta nei confronti dei musicisti, fan e chi lavora nella musica”.

Sadie Dupuis (she/her)* di Speedy Ortiz e Sad13 e un membro dell'Unione dei Musicisti e dei Lavoratori Uniti (Union of Musicians and Allied Workers, UMAW) hanno detto: “Invece di sprecare soldi in software di controllo inquietanti, Spotify dovrebbe pensare a pagare gli artisti un penny per ogni streaming e ad avere maggiore trasparenza sui dati che già raccolgono da tutti noi”.

“La rassicurazione che Spotify non abbia attualmente progetti per l'uso di questa tecnologia invasiva e terrificante, non è sufficiente. Con l'idea di inserire pubblicità e rendere più accattivante la loro piattaforma, hanno depositato un brevetto precisamente per sorvegliare le persone e discriminarle secondo il genere, l'accento e altro ancora. Spotify deve completamente abbandonare la premessa di questa tecnologia e impegnarsi a non utilizzare, autorizzare all'uso su licenza, vendere o monetizzare il suo brevetto di riconoscimento vocale.” ha sostenuto Lia Holland (she/they)*, Campaigns and Communications Director presso Fight for the Future. “La nostra coalizione di artisti è disgustata e disturbata dal capitalismo del controllo e dai modelli di business abusivi che perpetra. Spotify deve chiudere la porta in faccia al riconoscimento vocale e buttare via la chiave”.

Leggi la lettera di coalizione in spagnolo qui [6], e firma anche tu [7].

*Nota del traduttore: Le persone menzionate nell'articolo specificano i pronomi di genere con cui vogliono che ci si riferisca a loro, cioè he/him per il maschile e she/her per il femminile. Mentre they ha la funzione, in questo caso, di un pronome inclusivo non indicativo di genere. Nella traduzione è stato scelto di lasciare i pronomi inglesi, data da una parte l'impossibilità, al momento della scrittura dell'articolo, di un soddisfacente corrispettivo diretto del suddetto they; e dall'altra, per utilizzare la versione più internazionalmente accettata e diffusa, anche in Italia.