Una serie di storie animate rivitalizza le lingue indigene del Messico

Donna maya animata, protagonista di una delle storie narrate in lingue indigene.

Screenshot de La última danza (L'ultima danza).

“Non puoi amare ciò che non conosci” è l'assunto alla base di 68 lingue, 68 cuori, un progetto che punta a preservare le minoranze linguistiche del Messico attraverso una serie di storie animate narrata in lingue indigene e sottotitolata in spagnolo.

Un esempio del progetto è il seguente video.

Ispirato alle fiabe tradizionali del popolo Yaqui [it, come tutti link successivi, salvo diversa indicazione], El Chapulín Brujo (Il Grillo Stregone) racconta come una tribù di questa etnia sia sopravvissuta all'attacco di un mostro feroce grazie all'Albero Sacro e al Grillo Stregone che riuscì a sconfiggere la bestia.

La storia è narrata in yaqui, una lingua dello stato messicano del Sonora.

Il nome del progetto allude alle 68 lingue indigene attualmente parlate in Messico. Come si legge nella descrizione del canale Vimeo del progetto:

Las lenguas indígenas engloban una visión única de la vida y del mundo. Al desaparecer, se pierde la cosmovisión y cosmogonía única de cada pueblo.

Le lingue indigene racchiudono una visione unica della vita e del mondo. La loro estinzione comporta la perdita di questo singolare punto di vista e dell'origine di ogni comunità.

In questo senso, il progetto riconosce le lingue indigene come delle finestre da cui osservare nuove visioni del mondo e mira quindi a preservare la loro estinzione.

Questa idea si concretizza nella seguente animazione, basata sulla poesia Cuando muere una lengua [es] (Quando muore una lingua) dello storico e antropologo messicano Miguel León-Portilla, uno dei massimi esperti di cultura nahuatl.

La storia è narrata in lingua nahuatl, più precisamente nella sua variante linguistica parlata nella regione Huasteca e recita:

Cuando muere una lengua […]

Entonces se cierra a todos los pueblos del mundo, una puerta, una ventana.

Un asomarse de modo distinto a las cosas divinas y humanas, a cuanto es ser y vida en tierra.

Quando muore una lingua […]

Una porta, una finestra si chiude a tutti i popoli del mondo.

Uno sguardo differente su tutte le cose divine e umane, la vita sulla terra e la nostra esistenza.

Questa prima serie di animazioni ha riportato in vita alcune storie della tradizione popolare e opere di artisti e poeti indigeni, ma anche storici, filosofi ed esperti di lingue e culture indigene. Sul sito del progetto si legge quanto segue:

En esta [primera] serie se retratan siete de estas 68 visiones del mundo: huasteco, maya, mixteco, náhuatl, totonaco, yaqui y zapoteco, a través de la visión de siete escritores y siete ilustradores gráficos.

In questa prima serie sono presenti 7 delle 68 visoni del mondo: huasteca, maya, mixteca, nahuatl, totonaca, yaqui e zapoteca che prendono forma attraverso le opere di sette scrittori e illustratori.

Il video che segue si basa su La última danza [es] (L'ultima danza), un racconto dello scrittore maya Isaac Esau Carrillo Can [en]. La storia narra di una donna che ricorda una conversazione con suo padre, il quale ha lasciato il mondo terreno per ricongiungersi con sua moglie. L'uomo assicura a sua figlia che “il grande seme delle danze” è stato piantato in lei e le dice addio lasciandole il compito di diffonderlo nel mondo.

La storia è narrata in lingua maya yucateca.

In un'intervista a Global Voices, Gabriela Badillo, fondatrice e direttrice creativa del progetto, ha affermato di star lavorando a stretto contatto sia con l'Istituto nazionale delle lingue indigene che con parlanti di lingue minori del Messico, in modo da coprire una per una tutte le 68 lingue del paese, soprattutto quelle che sono maggiormente a rischio estinzione.

Badillo ha ribadito che il progetto è frutto di una collaborazione tra autori contemporanei, traduttori e interpreti indigeni, illustratori, progettisti del suono, nonché un team di ricerca e adattamento delle storie. Inoltre ha sottolineato l'importanza del coinvolgimento delle comunità indigene che hanno condiviso le storie della loro tradizione popolare.

Quando abbiamo chiesto come il progetto è stato accolto dal pubblico, Gabriela ha risposto:

En general, las comunidades con las que nos hemos acercado lo han recibido con emoción, por ver en un video parte de su historia, tradición, cultura.

No mostrada como una “cultura estática” y antigua de museo sino [como] algo vivo que va cambiando y creciendo con el tiempo y con las nuevas generaciones; sin caer en los “clichés” de lo indígena sino incluyendo a los jóvenes de las comunidades, así como a artistas mexicanos que aportan un grano de arena.

Sobre todo, en aulas de enseñanza nos han comentado que las y los niños se muestran muy emocionados.

In generale, le comunità a cui ci siamo avvicinati hanno accolto il progetto con emozione, desiderose di vedere parte della loro storia, cultura e tradizioni su uno schermo.

Questo perché non abbiamo rappresentato la cultura indigena come una “cultura statica” o un'esibizione museale, ma piuttosto come qualcosa di vivo, che si evolve e cresce con il tempo e le nuove generazioni.  Inoltre abbiamo evitato i soliti cliché sulle persone indigene e incluso i giovani delle comunità, così come alcuni artisti messicani.

Soprattutto nelle aule scolastiche ci è stato riferito che i bambini sono rimasti particolarmente colpiti dal progetto.

Il canale Vimeo del progetto contiene tutte le informazioni sulle storie animate, i crediti corrispondenti a ogni video e le relative descrizioni in inglese.

Alcune video possono anche essere guardati con sottotitoli in inglese sul canale YouTube.

Maggiori informazioni e aggiornamenti sul progetto sono disponibili alla pagina Facebook e sul sito del team creativo.

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