Gli oceani ricoprono circa il 71% [1] [en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione] della superficie terrestre e costituiscono il 97% delle acque totali. Come sta dunque il nostro “pianeta blu”, e in modo particolare il mar dei Caraibi? La tanto pubblicizzata economia blu [2], considerata la soluzione sostenibile alle preoccupazioni della regione, è solo un'espressione o rappresenta davvero l'ultima speranza per i Caraibi?
Il tema scelto per la Giornata mondiale degli oceani 2021 [3] è Vita e mezzi di sussistenza. Con un’area [4] [it] pressapoco superiore ai 2 milioni di km² (circa l'1% della superficie oceanica globale), il mar dei Caraibi rappresenta una risorsa cruciale per gli abitanti: il 70% della popolazione vive infatti sulle aree costiere e per certi aspetti dipende [5] dal mare e dalle coste per vivere.
L'ambiente marino deve fronteggiare un gran numero di sfide, tra cui l’inquinamento [6] causato da plastiche e rifiuti di altro genere, attrezzatura da pesca abbandonata, pesticidi e altre sostanze chimiche spesso irregolari utilizzate in agricoltura. Lo sviluppo turistico [7], con la costruzione di hotel, porticcioli turistici e porti per navi da crociera, ha cambiato drasticamente le coste delle isole, portando allo sradicamento di mangrovie considerate vitali [8] e di altri habitat costieri, danneggiando così la barriera corallina e i prati di alghe marine. Le prospezioni e le trivellazioni di petrolio rappresentano un'altra fonte di crescente preoccupazione per alcuni territori.
Non meno importante è il problema della caccia e del bracconaggio di importanti specie marine e costiere, comprese tartarughe in pericolo di estinzione [9] [it] e mammiferi marini. Proprio quest'ultimi saranno al centro dello United Nations Caribbean Environment Programme [10] (UN/CEP) con sede a Kingston, in Giamaica: per un mese, a partire dalla Giornata mondiale degli oceani, il programma cercherà di aumentare la sensibilizzazione verso questa specie che include balene, squali e lamantini dell'India occidentale in pericolo di estinzione:
Our marine mammal campaign starts tomorrow #WorldOceansDay2021 [11]? until July 7!
Learn interesting facts about marine mammals?? in the Wider Carib, the threats they face, conservation efforts being undertaken to protect them & how YOU can help!
…because #MarineMammalsMatter [12]! pic.twitter.com/5M7BxMWg5U [13]
— UNEP Cartagena Convention & Caribbean Enviro Prog. (@UNEP_CEP) June 7, 2021 [14]
La campagna sui mammiferi marini inizia domani #WorldOceansDay2021? e termina il 7 luglio!
Scoprite tutte le curiosità sui mammiferi marini ?? dei Caraibi, le minacce che devono affrontare, gli sforzi di conservazione attuati per proteggerli e come potete aiutarci!
… perché i mammiferi marini sono importanti!
Attualmente l'ONU sta cercando di risolvere un altro problema [15], quello delle alghe sargasso. Da qualche anno infatti, queste piante hanno invaso [16] alcune delle spiagge più belle dei Caraibi, minacciando il turismo di queste località.
Tuttavia, mentre la regione celebra la Giornata mondiale degli oceani, l'impatto del cambiamento climatico e della pesca eccessiva [17], inclusa quella illegale e irregolare condotta da pescatori locali e stranieri, si appresta a diventare uno dei problemi più urgenti e apparentemente irrisolvibili. Poiché il mar dei Caraibi non è l'unico a farne le spese, questa sarà una delle problematiche oggetto di discussione durante la giornata [18] dell'8 giugno.
La serie devastante di uragani [19] che ha colpito i Caraibi negli ultimi anni (il più recente nel 2019, l'uragano Dorian [20] [it]) ha dato prova di quanto la regione sia estremamente sensibile al cambiamento climatico. L'estremo degrado delle barriere coralline [21] [it] caraibiche, che ospitano più di sessanta specie di coralli e 1500 specie di pesci, e sulla quale dipendono moltissime attività del turismo industriale della regione, è solo uno dei risultati spaventosi dell'impatto del cambiamento climatico sull'ambiente marino. Un declino drastico che, a causa dell'innalzamento delle temperature superficiali marine e dell'acidificazione degli oceani, aumenta la fragilità dei coralli. Anche le barriere coralline e le mangrovie, che fungono da barriere protettive e terreno fertile per la vita dell'oceano, sono state danneggiate dal numero crescente di tempeste violente. Secondo il rapporto del National Environment and Planning Agency of Jamaica [22] del 2020, tutte le barriere coralline dell'isola sono in cattivo stato e il 36% è in condizioni critiche.
Intanto, le organizzazioni non governative locali stanno cercando di ristabilire l'equilibrio: alcune comunità in Giamaica, per esempio, stanno lentamente reintroducendo i coralli [23] grazie a vari metodi di “giardinaggio” e ripiantando i loro giovani coralli coltivati su scogliere degradate. A Grenada, invece, i coralli sono reintrodotti utilizzando strutture di Biorock [24]. Ma, per quanto innovativi, i risultati di questi metodi rimangono da vedere.
Sustainable Grenadines (SusGren), organizzazione non governativa (ONG) transnazionale che si occupa principalemente di ambiente marino e costiero e di mezzi di sussistenza sostenibili per gli abitanti delle Grenadine (situate tra Grenada e Saint Vincent e Grenadine), ha recentemente intrapreso un progetto che prevede la coltivazione del muschio di mare [25]: una delle maggiori imprese è stata il restauro di Ashton Lagoon [26], un progetto di porticciolo turistico fallito trasformato oggi in un'attrazione di eco-turismo di successo.
I problemi ambientali del mar dei Caraibi sono tutti collegati: i Caraibi sono una delle regioni più sovrasfruttate dalla pesca. Lo sfruttamento eccessivo delle risorse del mare, e in particolare il problema della pesca illegale, non dichiarata e non regolamentata sia all'interno della regione che nei confronti degli interessi ittici d'oltremare, colpisce a sua volta le barriere coralline dei Caraibi e, di conseguenza, la vita e i mezzi di sussistenza delle comunità locali di pescatori.
Durante la Giornata mondiale degli oceani, l'Earth Journalism Network organizzerà un webinar in cui esperti regionali discuteranno [27] della questione dei sussidi per il settore della pesca e se le trattative in corso presso l'Organizzazione mondiale del commercio (OMC) potranno effettivamente fare la differenza.
Accanto agli sforzi messi in campo dalle ONG, spesso supportate da finanziamenti di organizzazioni multilaterali, è compito dei governi locali lavorare a stretto contatto con i propri cittadini per proteggere il mare e tutte le creature che ospita. Alcuni fanno meglio di altri: il Belize, per esempio, per proteggere [28] [it] le sue vivaci barriere coralline, ha ampliato [29] [it] il numero di aree marine protette (MPA).
La ratifica e l'adesione ad accordi internazionali fondamentali come il Protocollo SPAW [30], che Paesi come la Giamaica non hanno ratificato, e la Convezione di Cartagena sulla biodiversità [31] aiuterebbero tra l'altro a fornire istruzione, assistenza tecnica, finanziamenti e promuovere la creazione di altre MPA.
Inoltre, la volontà e l'azione politica informata e guidata da scienziati locali come il professor Michael Taylor [32], studioso del cambiamento climatico, e la professoressa Mona Webber [33], biologa marina all'Università delle Indie occidentali, aiuterebbe a spronare i leader dei paesi caraibici a sviluppare un piano realizzabile e assolutamente necessario per proteggere il mare. È fondamentale intensificare una rigorosa applicazione delle norme ambientali e una maggiore vigilanza [34] contro la pesca illegale dentro e intorno le acque costiere.
Le splendide acque turchesi dei Caraibi, che hanno donato tanto agli abitanti e alle economie locali, non meritano niente di tutto questo.