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L'eredità militarista della polizia in America Latina: sparare per uccidere

Categorie: America Latina, Citizen Media, Governance, Protesta

Illustrazione di Connectas

Scritto da Suhelis Tejero su Connectas [1] [es, come i link seguenti], elaborato e aggiornato da Global Voices.

In pieno giorno e sotto gli occhi di tutti, una donna giaceva a terra con il ginocchio di un polizotto sulla nuca. Victoria Salazar Arriaza [2], una migrante salvadoregna, ha lanciato un gemito e il suo corpo si è spento in una delle strade della turistica località balneare messicana di Tulum. La sua morte, che ha generato indignazione a livello internazionale, è stata registrata in un video e ha mostrato ancora una volta quanto la brutalità poliziesca sia dominante in America Latina.

Pochi giorni dopo, a Villa Altagracia, Repubblica Dominicana, una coppia di pastori evangelici era di ritorno dalla predicazione insieme ad alcuni seguaci, quando la polizia ha “confuso” il veicolo a bordo del quale viaggiavano con quello di presunti antisociali. I sopravvissuti non ricordano di aver sentito la pattuglia della polizia che ordinava loro di fermarsi. Solo i dodici spari che uccisero [3] la coppia di novelli sposi.

A partire dalla fine di aprile, sui social network, sono stati condivisi migliaia di volte video [4] che mostravano manifestanti in Colombia che perdevano la vita di fronte alle pallottole della polizia. Almeno 19 persone sono morte [5] e centinaia sono rimaste ferite nelle proteste colombiane del 2021, iniziate contro una riforma fiscale e trasformatesi poi in manifestazioni contro l'aumento della disuguaglianza e la repressione statale. Tuttora in rete [6] continua ad essere pubblicata una grande quantità di video che mostrano questo vasto apparato repressivo.

Questi sono gli episodi più recenti di una cultura decisamente repressiva  affermatasi tra le forze dell'ordine di quasi tutto il mondo, come hanno potuto constatare i cittadini di Minneapolis, negli Stati Uniti [7], ad aprile. Un fenomeno che in America Latina si combina con gli storici problemi di violenza, impunità e scarsa istituzionalizzazione.

Infatti, nel caso della Colombia, i sondaggi del Barometro [19] indicano che la popolazione ha recuperato in parte la fiducia nella polizia dopo il 2016, quando il governo del paese e le Forze Armate Rivoluzionarie della Colombia (Farc) hanno firmato l’accordo di pace [20]. Dal 34,9% nel 2016, la fiducia è salita al 42,4 % due anni dopo, sebbene recenti avvenimenti [21] farebbero pensare che questa percentuale potrebbe essere diminuita notevolmente.

La regione non si caratterizza per la grande quantità di fiducia riposta nei corpi di polizia. 

Perché l'elemento militarista, lì, continua ad esistere. In Colombia, in Brasile e in Perù, per esempio, il regime legale non considera i poliziotti come civili, almeno dal punto di vista giudiziario. Quando un ufficiale di polizia commette abusi o oltrepassa i limiti dell'uso della forza nell'esercizio delle sue funzioni, è giudicato da tribunali militari, sebbene in senso stretto non faccia parte delle forze armate.

L'Organizzazione mondiale contro la tortura, che riunisce oltre 200 istituzioni non governative del mondo, ha recentemente manifestato la propria angoscia [22] per la “inquietante tendenza verso la militarizzazione” mostrata dalle forze di polizia civili in tutto il mondo.

Il Dialogo Interamericano (DI), un think tank statunitense, in un altro rapporto [23]ha aggiunto che i corpi di polizia in divisa si sono trasformati “con strutture iper-gerarchizzate caratterizzate da alti livelli di concentrazione del potere e prese di posizione”, il tutto condito con divisioni simili a quelle delle forze militari. 

La stessa entità ha aggiunto un elemento che ormai caratterizza l'attività della polizia: il controllo delle proteste sociali. Il DI ha evidenziato il caso del Nicaragua, il cui corpo di polizia per anni si è concentrato sulla prevenzione dei crimini e sulla vicinanza ai cittadini, ma dal 2018 ha preso parte alla repressione contro manifestanti [24] e oppositori del governo di Daniel Ortega. Un simile scenario di brutalità poliziesca contro le proteste si è verificato in Venezuela nel 2014 [25] e in Chile [26] dalla fine del 2019.

Alla fine del 2019 in Cile si è verificata un'esplosione sociale in cui la repressione della polizia ha causato centinaia di feriti.  

In questo paese Gustavo Gatica ha vissuto il suo momento più buio. “Ho visto stelline ovunque, come nei cartoni animati, e poi tutto nero”, ha dichiarato alla BBC [27]. Gatica ha perso l'uso della vista a causa dei pallini che i carabinieri cileni gli spararono al volto nel 2019, ed è diventato il simbolo delle vittime della repressione della polizia nel paese. Tramite l'utilizzo di armi non letali in questa nazione i poliziotti hanno causato gravi ferite a centinaia di partecipanti durante le manifestazioni avvenute durante i primi mesi dell'esplosione sociale del 2019.

Atti di violenza poliziesca come la repressione dei manifestanti in Cile o la morte della coppia di evangelici in Repubblica Dominicana sono stati sufficientemente scandalosi da spingere i governi ad annunciare riforme [28] delle forze di polizia, cosa che per anni non aveva avuto spazio nel dibattito politico, nonostante gli appelli delle organizzazioni per i diritti umani.

Si tratta di un compito più difficile di quello che sembra. Uno dei poliziotti arrestati per la morte degli evangelici ha ammesso durante gli interrogatori che lui e i suoi colleghi hanno sparato “per istinto”, quasi meccanicamente, contro il veicolo della coppia. Allo stesso modo, in Messico, la morte di Victoria Salazar non è stato un caso isolato, poiché i corpi di polizia di Quintana Roo hanno una lunga storia di abusi contro i cittadini.

Pertanto, non resta che vedere se con il passare dei mesi e l'indebolirsi dell'impeto, le promesse del governo si trasformeranno in realtà, affinché si possa iniziare a superare una cultura radicata da molti anni.