In Indonesia, molti movimenti popolari, ONG e volontari stanno approfittando della chiusura delle frontiere per combattere un problema che da anni affligge Bali, quello dell'inquinamento causato dalla plastica, e lo fanno dedicandosi alla pulizia di foreste e fiumi che, a causa del turismo, sono contaminati da plastica e altro genere di rifiuti.
Un problema ben documentato quello dei rifiuti a Bali [en, come i link seguenti], che affonda le proprie origini in secoli di turismo non sostenibile aggravato dalla presenza di infrastutture per lo smaltimento dei rifiuti inadeguate e da un aumento dell'inquinamento marino a livello globale.
Turismo e rifiuti
Il turismo costituisce uno dei principali motori dell'economia dell'arcipelago indonesiano e negli ultimi anni ha subito una crescita vertiginosa. Tra il 2010 e il 2019, Bali ha visto raddoppiare il numero di visitatori, da 2,57 milioni a 6,3 milioni. Tuttavia, se da un lato si registra un'impennata del mercato del turismo e del settore alberghiero, dall'altro le infrastrutture – in particolar modo quelle preposte allo smaltimento dei rifiuti, ai trasporti e alla depurazione delle acque – hanno subito un arresto, lasciando il Paese impreparato a gestire il flusso dei turisti.
A proposito di questo tema, Gus Angung, presidente dell'Ufficio del turismo di Bali ha rilasciato un'intervista a ABC News In Depth.
The infrastructure is the problem here in Bali. Traffic and rubbish. The number one problem in Bali. Bali has already had tourism [for] more than 100 years. All of the money comes in, but 70 percent of the money goes out of Bali because the business is not operated by [the] Balinese people. The way of thinking has to change.
Qui a Bali il problema sono le infrastrutture. Traffico e rifiuti, il problema numero uno a Bali. Bali è una meta turistica omai da più di 100 anni. Ma il 70% delle entrate riconducibili al turismo non resta nel Paese perché le attività non sono gestite da balinesi. Dobbiamo cambiare prospettiva.
A Bali, in media un turista consuma al giorno 3,5 volte più plastica di un abitante del luogo.
Il problema della plastica in Indonesia
Dato che Bali — come pure gran parte dell'Indonesia — non dispone di un sistema di gestione delle acque centralizzato, sempre più rifiuti confluiscono nei fiumi e, poi, negli oceani. Per di più, durante la stagione delle piogge, a causa dei temporali marittimi i rifiuti vengono trasportati nuovamente sulle coste, gettando nel degrado le spiagge e innescando un ciclo di inquinamento senza fine.
Quest'anno Bali ha affrontato una stagione delle piogge particolarmente difficile, perchè le spiagge sono state letteralmente inondate da rifiuti. Il 4 gennaio 2021, in occasione di una giornata dedicata alla pulizia delle spiagge, un cittadino ha acceso una protesta travestendosi da sirenetta e posando tra la spazzatura disseminata sulla spiaggia.
Mermaid in a sea of…trash?
LOOK: A person dressed as a mermaid lies on Kuta Beach covered in trash in Bali, Indonesia on Monday, January 4. ?: Dwi Duarsa via Reuters pic.twitter.com/v13S8wqMDk
— Rappler (@rapplerdotcom) January 4, 2021
Una sirenetta in un mare di…spazzatura? Una persona vestita da sirenetta sdraiata su una spiaggia ricoperta di spazzatura, a Kuta Beach, Bali, Indonesia, 4 gennaio.
Durante queste giornate non è raro raccogliere tra le 30 e le 60 tonnellate di spazzatura. Denise Hardesty, ricercatrice presso la CSIRO (Commonwealth Scientific and Industrial Research Organisation, Australia), nel dipartimento che si occupa specificamente del problema globale dell'inquinamento della plastica, in un'intervista a the Guardian ha dichiarato che la quantità di plastica trasportata a riva è sconcertante e che la situazione è destinata a peggiorare.
It’s not new and it’s not surprising and it happens every year, and it’s been growing over the last decade. The rubbish had likely not traveled far and there would be many other beaches on the Indonesian archipelago suffering a similar fate.
Non è una novità, non c'è da meravigliarsi. Accade tutti gli anni e ultimamente il problema è peggiorato . I rifiuti probabilmente non sono andati lontano e ci sono molte altre spiagge dell'arcipelago indonesiano che stanno a soffrendo un simile destino.
L'Indonesia produce circa 6,8 milioni di tonnellate di plastica all'anno. Di questi, circa il 90% viene abbandonata sulle strade o sversata in aperta campagna e negli oceani, senza considerare le tonnellate di spazzatura importate ogni anno dall'Australia e dai paesi occidentali.
Il Governo di Bali auspica di contenere questi numeri e di ridurre la produzione di plastica del 70% entro il 2025. È in questa prospettiva che il Governo ha intrapreso una serie di iniziative, per lo più fallimentari, volte ad arginare il problema dei rifiuti.
Ad esempio, nel dicembre 2018 il Governatore di Bali ha annunciato che la provincia avrebbe vietato l'utilizzo di buste di plastica monouso, divieto che è stato ampiamente ignorato.
La pandemia ha esacerbato ulteriormente il problema della plastica, in quanto la popolazione fa largo impiego di DPI usa e getta e plastica monouso per l'asporto nei ristoranti. Secondo le stime di alcuni ricercatori, la pandemia avrebbe comportato un incremento dell'inquinamento globale e del consumo di plastica di 1,6 milioni di tonnellate al giorno.
Ambientalismo popolare
Se da un lato il Governo sta cercando di contrastare il problema dei rifiuti sull'isola, dall'altro anche i privati cittadini e alcune organizzazioni si stanno attivando per cercare di arginare questa ondata di rifiuti.
Come molti altri paesi, anche l'Indonesia nel marzo 2020 ha bloccato le frontiere ai turisti internazionali. Per Bali — la cui economia si basa per il 70–80% sul turismo — è stato un duro colpo.
Ma sembra che già prima della pandemia l'inquinamento causato da questa immensa mole di plastica costituisse una minaccia per le risorse naturali, la reputazione e il turismo dell'isola.
Photos I took of piles of trash on #bali #beaches including famed surfer beach #Kuta. ? #pollution #plastic #garbage #earthminders #savetheplanet #paradise ??? #tourism #travel #wehaveaproblem pic.twitter.com/9Lz9VmdtGi
— Elaine Weeks (@selaineweeks) February 10, 2018
Alcune foto scattate da me che ritraggono montagne di rifiuti sulle spiagge di Bali, tra cui la famosa spiaggia dei surfisti di Kuta.
In questa fase di stallo per il turismo, alcuni cittadini si stanno adoperando per cercare di riportare Bali alla sua condizione originaria e di organizzare movimenti ambientalisti di stampo popolare che promuovano la pulizia di spiagge, fiumi e foreste. Gary Bencheghib, fondatore di Sungai Watch, in un'intervista rilasciata a ABC News In Depth ha parlato dell'operato della sua organizzazione.
There was a sense of, we want to go somewhere, we want to do something. And so that's really where we started our weekly clean-ups around the same time. Progressively, you know, we went from, like, 20, 30 an hour, all the way up to 150, 200 people. Because of COVID, people have more time. There is this community out there that wants to clean and press the reset button on Bali before we open up to international tourism.
Sentivamo di voler andare da qualche parte, di voler fare qualcosa. Ed è così che abbiamo iniziato a organizzare una volta a settimana le nostre giornate di pulizia delle spiagge. Pian piano, da 20-30 che eravamo siamo diventati 150-200. A causa del COVID, la gente ha più tempo libero. Lì fuori c'è un'organizzazione che vuole un nuovo inizio per Bali, prima che l'isola riapra al turismo internazionale.
A Bali esistono centinaria di organizzazioni anti-plastica, nate per la maggior parte da iniziative locali su piccola scala promosse da studenti o abitanti del luogo che volevano “fare la differenza”. Molti di questi gruppi, inclusa l'organizzazione Bye Bye Plastic Bags, fondata nel 2013 da due ragazze poco più che adolescenti, organizzano quotidianamente giornate di pulizia delle spiagge, con l'obiettivo di fronteggiare l'assalto della plastica e di sensibilizzare l'opinione pubblica sul problema.
Sin dall'inizio della pandemia, Sungai Watch si sta impegnando per ripulire le foreste di mangrovie e i fiumi di Bali e per preservarne la biodiversità, ad esempio grazie all'impiego di un sistema di boe installate nei fiumi in grado di contenere i rifiuti e che da settembre 2020 ha consentito di raccogliere 450.000 kg di rifiuti.
Tuttavia, il gruppo è consapevole che, senza un cambiamento strutturale significativo, ripulire i fiumi non sarà sufficiente a risolvere il problema. È per questo motivo che il gruppo si sta anche occupando di etichettare e categorizzare ogni singolo rifiuto raccolto, con l'intento di responsabilizzare i consumatori e le società raccogliendo dati sulla produzione di rifiuti sull'isola.
What we’re trying to leverage is the brands that are responsible for the plastic packaging. Sungai watch in many ways is more of a data river cleanup organization. So really giving that transparency as to what we’re finding in the rivers online for everybody to see, so they can engage.
Il nostro obiettivo è di fare pressione sulle aziende attive nella produzione di imballaggi di plastica. Sungai Watch è molto più di una semplice organizzazione per la pulizia dei fiumi.
Su Twitter il gruppo ha postato un video che mostra il loro sistema di boe.
70% left to clean pic.twitter.com/XsxUU0fXdH
— Sungai watch (@Sungaiwatch) February 9, 2021
70% ancora da pulire.
La CSRIO ha proposto un'altra soluzione al problema dei rifiuti: l'intelligenza artificiale. Il gruppo sta sviluppando una tecnologia, attualmente testata a Londra e a Dhaka, che sfrutta l'IA per monitorare la quantità di rifiuti nei fiumi.
Al contempo, mentre l'Indonesia cerca di contrastare l'impennata dei casi di COVID-19, è evidente che Bali e l'intero Paese dovrebbero rivalutare la propria dipendenza dal turismo e trovare un equilibrio tra le opportunità economiche generate dal turismo e la necessità di preservare e salvaguardare le preziose risorse naturali che hanno da offrire.