Cambiamento climatico nel Pacifico: “È giunta l'ora” di agire per evitare la catastrofe

Survive, thrive 1.5

Gli attivisti del Pacific Island Represent delle Figi in un'azione prima del Climate Vulnerable Forum — Suva, Figi 2018. Foto per concessione di © Kurt Petersen / Greenpeace. Usata con permesso.

Il messaggio del report sul clima “Te Mana o te Moana: la stato del clima nel Pacifico 2021” [en, come tutti i link successivi salvo diversa indicazione] non ammette compromessi — “È GIUNTA L'ORA.” Secondo il rapporto, gli Stati insulari del Pacifico e le loro popolazioni “stanno affrontando alcune delle più gravi ripercussioni climatiche mai avute sulla Terra.” Il report è stato pubblicato nello stesso giorno del “Cambiamento climatico 2021: le basi nelle scienze fisiche“, redatto dall'Intergovernmental Panel on Climate Change’s (IPCC).

Nei prossimi anni, gli stati insulari potrebbero affrontare l'innalzamento del livello dei mari, maree primaverili più alte, maggiori allagamenti, erosione delle coste, acidificazione dell'oceano e salinità delle falde freatiche in aumento, distruzione dell'ambiente e dislocamento dei villaggi.

Il rapporto di Greenpeace su Australia e Pacifico identifica i responsabili della crisi e chi deve cambiare rotta per evitare il disastro. Sulla base dei dati del 2018, i quindici maggiori produttori di gas serra nel mondo producono il 72,21% delle emissioni mondiali, mentre gli stati insulari del Pacifico sono responsabili solo dello 0,23%. L'Australia si classifica come quindicesima maggiore produttrice di gas.

L'analisi della mancata azione dell'Australia sul problema climatico contiene un forte avvertimento:

…as an influential ‘middle power’, Australia also has potential to act as a fair broker at international climate summits and leverage its diplomatic influence with its allies to achieve more ambitious emissions reduction agreement outcomes, and a fairer result for Pacific Island Countries. This is all the more pressing, as runaway global heating will force Australia to bear the cost of resulting regional instability, including a new category of climate refugees.

…come importante “media potenza”, l'Australia ha anche il potenziale di agire come un giusto intermediario ai summit internazionali sul clima e fare leva sulla propria influenza con gli alleati per raggiungere obiettivi più ambiziosi negli accordi sulla riduzione delle emissioni, nonché un risultato più giusto per le isole del Pacifico. Tutto ciò è ancora più urgente, dato che il riscaldamento globale fuori controllo costringerà l'Australia a sostenere i costi della conseguente instabilità della regione, compresa la nuova categoria dei rifugiati climatici.

Inoltre, in un'analisi precedente, le Nazioni Unite avevano dato all'Australia il “cucchiaio di legno” (l'ultimo posto) per i suoi sforzi al fine di soddisfare l'obiettivo dello sviluppo sostenibile (SDG 13):

L'Australia si classifica ultima in tema di #climateaction nel report #SDG delle Nazioni Unite: “la classifica si basa su 4 indicatori: emissioni pro capite da combustibili fossili, emissioni pro capite di CO2 incorporate nelle importazioni, emissioni pro capite di CO2 incorporate nelle esportazioni & carbon pricing score”

L'avanzamento del Paese nella riduzione delle emissioni di carbonio è fortemente contestato. Il governo ha sostenuto che le emissioni di gas serra sono state ridotte del 19% dal 2005 – una cifra che ha richiamato grande scetticismo. Una stima afferma, al contrario, che c'è stato un incremento del 7% delle emissioni nello stesso periodo di tempo.

Il frontman dei Midnight Oil ed ex-Ministro dell'Ambiente, Peter Garrett, si è unito a un coro virtuale di richieste affinché il Primo Ministro Scott Morrison intraprenda azioni decisive per contrastare il cambiamento climatico:

Oggi grandi incendi colpiscono la Grecia. Domani, catastrofe, con il prossimo report di Nazioni Unite/IPCC. Il pianeta si sta gravemente surriscaldando. Una pandemia mondiale è difficile, una #EmergenzaClimatica è molto, molto peggio. Possiamo ancora agire ma il rifiuto di @ScottMorrisonMP di prendere sul serio la questione climatica è criminale.

L’Accordo di Parigi  [it] (2015) sul clima impone ai paesi firmatari di adeguare i loro Contributi Nazionali Determinati (anche conosciuti come NDC) per il raggiungimento dell'obiettivo di “mantenere l'aumento della temperatura media globale nettamente al di sotto dei 2°C (3,6°F) rispetto ai livelli preindustriali, e preferibilmente limitarne l'aumento a 1,5°C (2,7°F).”

I Contributi Nazionali Determinati dovrebbero essere aggiornati ogni 5 anni. Nessuno dei 15 paesi firmatari si è impegnato in riduzioni coerenti con il limite di 1,5°C dell'Accordo di Parigi e l’India è l'unica con emissioni compatibili all'obiettivo dei 2°C.

Il rapporto sottolinea le difficoltà affrontate dal villaggio di Vunidogoloa, nelle Figi. Gli abitanti sono stati costretti a spostarsi verso l'interno dell'isola di 2km nel 2014. La loro vicenda non è unica, considerato che altre 80 comunità delle Figi dovranno affrontare una dislocazione in futuro, secondo l'articolo del 2019 comparso su The Conversation, come tanti altri nel Pacifico:

Purtroppo è solo l'inizio. Il cambiamento climatico ha costretto queste comunità delle Figi a spostarsi – e altre 80 corrono lo stesso rischio, ecco cosa hanno scoperto via @ConversationEDU

Il Procuratore Generale delle Figi e Ministro per il Cambiamento Climatico, Aiyaz Sayed-Khaiyum, ha condiviso le sue idee in merito in una intervista radiofonica con l'ABC. Sayed-Khaiyum ha sottolineato la necessità di una finanza sostenibile in grado di sviluppare “resilienza nelle nostre infrastrutture, per essere in grado di adattarci.” Egli ha anche esortato l'Australia a far  “seguire i fatti alle parole”. 

Il Primo Ministro figiano Frank Bainimarama è stato secco:

Il nuovo rapporto dell'@IPCC_CH colloca le isole del Pacifico a 0,4°C da una catastrofe esistenziale. Sappiamo cosa succederà. Cosa ben più importante: sappiamo come impedire che accada. Per il @COP26, abbiamo bisogno di:

‼️ Tagli importanti alle emissioni entro il 2030.
‼️ Emissioni nette zero entro il 2050.
❌No scuse.

Il rapporto include anche diversi casi studio di attivisti e difensori della comunità a Vanuatu e Kiribati. Leiwia Poki Yavions, promotrice per la comunità di Vanuatu, ha invocato una più forte risposta da parte dei governi del mondo:

I want to say to the leaders of the world, please use your voices, your positions of power, to assist in stopping emissions and other activities that contribute to climate change. We are facing the effects of climate change every day, in every place in the world, but especially here in the Pacific.

Voglio dire ai leader mondiali: vi prego usate la vostra voce, la vostra posizione di potere, per dare una mano allo stop alle emissioni e alle altre attività che contribuiscono al cambiamento climatico. Stiamo affrontando gli effetti del cambiamento climatico ogni giorno, ovunque nel mondo, ma specialmente qui nel Pacifico.

La Pacific Islands Climate Action Network (PICAN), una delle organizzazioni a livello regionale per il supporto degli sforzi locali, ha twittato:

Il pianeta non deve solo raccogliere le risorse a sua disposizione per lavorare all'annullamento di alcuni degli impatti della crisi climatica, ma deve anche raccogliere il coraggio e la leadership politica per tramutare le parole in azioni. #BastaCombustibiliFossili #BastaCarbone #ClimateActionAdesso

Infine, Edward Morgan, un ricercatore sul clima alla Griffith University, ha condiviso questo messaggio da parte di Enele Sopoaga, ex-Primo Ministro di Tuvalu:

“Chiedo a chiunque legga questo rapporto di prendersi del tempo per riflettere con attenzione sui dati scientifici. E poi di guardare negli occhi il primo bambino che incontrano. Il cambiamento climatico è più di semplici rapporti e dati: è la prima e più importante questione che riguarda la nostra umanità”

La prefazione di Enele Sopoaga a “Te Mana o te Moana” (The Spirit of the Sea) continua:

We in the Pacific are more than just sinking islands, broken seawalls and cyclones — we are your brothers and sisters. I want everyone to look into the child’s eyes and imagine what those eyes will see in ten or twenty years. Will they see Dantes’ hell or will they see a sustainable planet?

Noi nel Pacifico siamo più di semplici isole in procinto di affondare, dighe marine e cicloni: siamo i vostri fratelli e sorelle. Voglio che tutti guardino negli occhi dei bambini e immaginino cosa vedranno quegli occhi in 10 o 20 anni. Vedranno l'Inferno di Dante o vedranno un pianeta sostenibile?

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