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Giornalisti stranieri aggrediti da cittadini cinesi per la loro copertura sull'alluvione di Zhengzhou

Categorie: Asia orientale, Cina, Citizen Media, Disastri, Media & Giornalismi
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Screenshot di un servizio della BBC sui danni causati dalle inondazioni a Zhengzhou. Il giornalista è Robin Brant.

Il seguente articolo è stato originalmente scritto da Roda Kwan e pubblicato su Hong Kong Free Press il 26 luglio 2021. È stato ripubblicato su Global Voices nell'ambito di un accordo di partnership sui contenuti

I corrispondenti di diversi media internazionali sono stati aggrediti dai cittadini per le strade di Zhengzhou durante il fine settimana, mentre stavano riferendo le conseguenze delle gravi inondazioni avvenute nella città cinese il 22 luglio [2][en, come tutti i link successivi, salvo diversa indicazione].

La piattaforma di social media Weibo è stata sommersa da una serie di post furiosi in cui si criticava il corrispondente in Cina della BBC Robin Brant per un servizio che metteva in discussione l'efficacia del progetto multimiliardario per il controllo delle inondazioni [3], dopo che una dozzina di persone sono morte [4] in un vagone della metropolitana durante l'allagamento.

‘Non sappiamo perché siano stati lasciati così indifesi’, ha detto Brant in un servizio venerdì scorso, aggiungendo che Pechino aveva avvertito altri governi locali di esaminare la propria preparazione e i regolamenti della metropolitana.

I filmati [5] circolati online mostrano passeggeri sommersi fino al petto in vagoni affollati.

I netizen cinesi sulla piattaforma Weibo – simile a Twitter – hanno accusato Brant di essere un ‘pettegolo straniero’ e ‘di aver gravemente distorto i fatti’ nel suo servizio sull'alluvione.

La città visitata la scorsa notte a nord di Zhengzhou sta ora affrontando l'innalzamento del livello dell'acqua. I soccorritori hanno trasferito le persone la scorsa notte. Hanno riferito che il fiume vicino sarà deviato, quindi più persone dovranno lasciare la zona oggi.

‘Il giornalista della BBC Robin Brant è apparso molte volte nelle zone copite dai disastri nella nostra città, e ha gravemente distorto i fatti. Se trovate questa persona, siete pregati di contattatare immediatamente la polizia’, si legge in un post di sabato.

Il giorno seguente, Alice Su, capo dell'ufficio di Pechino del Los Angeles Times, e Mathias Boelinger, corrispondente in Cina della Deutsche Welle, sono stati circondati da una folla inferocita che credeva erroneamente che Boelinger fosse Brant.

‘Continuavano a spingermi, gridandomi che ero una cattiva persona e che dovevo smettere di diffamare la Cina. Un ragazzo [ha cercato di] strapparmi via il telefono’, ha twittato Boelinger dopo l'incidente.

‘Dovresti avere una visione positiva della Cina’, ha detto un uomo a Boelinger, come mostrato in un video che circolava su Weibo.

La coppia stava intervistando i negozianti della città riguardo le sfide che hanno dovuto affrontare tra le inondazioni e l'aiuto “insufficiente” del governo per drenare i loro locali sotterranei, ha twittato Su.

Anche corrispondenti per Al Jazeera e dell'Associated Press hanno twittato di esser stati aggrediti dalla folla, che li ha ripresi in dei video e ha chiamato le autorità.

Katrina Yu di Al Jazeera ha twittato che gli incidenti rappresentano un ‘triste segnale della crescente rabbia e diffidenza nei confronti dei media stranieri in Cina’.

Triste segnale della crescente rabbia e diffidenza nei confronti dei media stranieri in #Cina. Quando stavamo filmando di fronte alla metropolitana di #Zhengzhou la folla ci stava riprendendo e chiamava le autorità. Questo post su Weibo avvisa i residenti di “non accettare interviste dai media esteri, non venite strumentalizzati!”

La Cina ha espulso almeno 20 corrispondenti negli ultimi due anni, il numero più alto dal 1989, secondo il Club dei Corrispondenti Stranieri in Cina.

‘Il mito della città spugna’

Gli incidenti sono avvenuti quando il Global Times, di proprietà statale, ha redarguito i servizi dei media stranieri secondo cui le inondazioni avevano infranto il “mito” di Zhengzhou come “città spugna” dopo che il governo ha investito 50 miliardi di yuan (7,72 miliardi di dollari) nel 2018 in infrastrutture per proteggere la città da gravi inondazioni.

Gli articoli hanno anche messo in dubbio la risposta di emergenza alle inondazioni da parte delle autorità.

“Gli osservatori cinesi hanno smentito i rapporti, sottolineando che questi media hanno messo in evidenza i danni, trascurando però un fatto, ossia che le inondazioni a Zhengzhou accadono una volta ogni cent'anni e di una portata oltre le capacità di qualsiasi altra città”, si legge nell'articolo del Global Times. “Hanno quindi constatato che il governo di Zhengzhou ha fatto del suo meglio per limitare i danni”.

Zhengzhou, nella provincia dello Henan, ha visto cadere la pioggia di un anno intero in tre giorni la scorsa settimana, causando inondazioni che hanno ucciso almeno 56 persone, secondo i dati ufficiali.