“Non siamo Bot!” migliaia protestano a Berlino contro i filtri di upload della riforma europea sul diritto d'autore

Berlino, 2 marzo: dimostrazione contro l'articolo 13 della nuova riforma europea del diritto d'autore. Foto di Tim Lüddemann (CC BY-NC-SA 2.0.)

Il 2 marzo scorso, a Berlino, circa 5000 persone hanno dimostrato contro una prevista riforma dell'Unione Europea del diritto d'autore, che potrebbe influenzare radicalmente la pubblicazione e la condivisione di contenuti online.

L'articolo 13 della proposta di riforma richiederebbe, tra le altre cose, che le piattaforme online come YouTube installino i cosiddetti filtri di upload: un meccanismo tecnico che impedirebbe agli utenti di caricare contenuti tutelati dal diritto d'autore e quindi, in linea di principio, implicherebbe una sorta di “censura preventiva” sulle maggiori piattaforme di media e social online.

La protesta faceva parte di una serie di raduni che, secondo quanto racconta il sito netzpolitik.org [de, come i link seguenti, salvo diversa indicazione], dovrebbero culminare il 23 marzo in una manifestazione a livello europeo.

Con temperature glaciali, i dimostranti di Berlino hanno marciato dal grattacielo Axel-Springer, oltre il Ministero della Giustizia, fino alla Porta di Brandeburgo. Gli organizzatori avevano dapprima previsto 500 partecipanti, pensano tuttavia che ci sia stata una partecipazione quasi 10 volte maggiore; persone che si sono messe in gioco per la protezione della libertà in internet.

Manifestazione a Berlino contro la riforma del diritto d'autore #Uploadfilter

La dimostrazione è stata organizzata dall’Alleanza „Berlin gegen 13“ [Berlino contro 13, N.d.T.], alla quale appartengono anche  organizzazioni della società civile [en] che sostengono i diritti digitali e la libertà dei media, così come gruppi informali e partiti politici che si oppongono a questo aspetto della riforma.

Secondo European Digital Rights (EDRi), un'associazione di organizzazioni per i diritti civili che si occupa di protezione dei diritti digitali, l'articolo 13 è il risultato di discussioni segrete [en] che si sono svolte in febbraio tra il gruppo di negoziazione del Parlamento europeo, gli Stati membri dell'UE e la Commissione europea. Francia e Germania [en] avevano preparato il progetto attuale, che il Parlamento europeo metterà ai voti a marzo o aprile e che potrebbe quindi divenire presto legge.

In merito a ciò EDRi ha espresso la preoccupazione che la proposta di riforma potrebbe comportare una restrizione illegale alla libertà di espressione e potrebbe limitare l'accesso alla conoscenza. Diego Naranjo, consigliere politico senjor di EDRi, ha dichiarato [en]:

The secret discussions have ended with the worst version of the “Censorship machine” we have seen so far. Citizens need to react, once again, to prevent these upload filters that threaten our freedom of expression from becoming reality.

Le discussioni segrete ci hanno condotto verso la versione peggiore che si sia mai vista della “macchina della censura”. I cittadini devono reagire di nuovo per impedire che questi filtri di upload, che minacciano la libertà di espressione, diventino realtà.

Con la protesta a Berlino ha avuto luogo per la terza volta un grande raduno offline di persone che si sono pronunciate contro l'articolo 13. Simili manifestazioni [en] organizzate il 16 e il 23 febbraio [en] a Colonia hanno visto ugualmente la partecipazione di migliaia di cittadini.

Nel suo discorso di apertura alla manifestazione “Berlin gegen 13″, Markus Beckedahl, fondatore e redattore capo di netzpolitik.org, un sito web per le libertà digitali, ha spiegato: “Noi non siamo contro il diritto d'autore. Ma siamo contrari a filtri di upload obbligatori!”

I dimostranti portavano con sè vivaci cartelli colorati con scritte come “Noi non siamo Bot”, “Filtri diesel invece di filtri di upload” o “Salvate internet” e cantavano strofe della canzone “Wir sind keine Bots”, scritta appositamente dallo YouTuber Willboy per protestare contro l'articolo 13:

Noi non siamo Bot ;-)

La canzone è uscita venerdì 1 marzo, quindi un giorno prima della manifestazione, e nel giro di pochi giorni è diventata un successo online con oltre mezzo milione di visualizzazioni.

Julia Reda, membro del Parlamento europeo per il Partito Pirata, ha richiamato l'attenzione sul fatto che il Partito Popolare Europeo (PPE), conservatore, ha cercato di votare la legge già prima delle ampie e pianificate proteste della Campagna #SaveYourInternet del 23 marzo – come maggiore gruppo parlamentare, il PPE ha la maggioranza nel Parlamento europeo.

Ultima notizia: @ManfredWeber e il @EPPGroup (gruppo PPE) vogliono anticipare alla prossima settimana la votazione sull'#Articolo13 e la riforma del diritto d'autore, per precedere le proteste #SaveYourInternet-/#StopACTA2! Per impedirlo, abbiamo bisogno di una protesta pubblica!

Non importa se la riforma del diritto d'autore sarà approvata o no, i sostenitori dei diritti digitali dovranno affrontare nei prossimi tempi altre battaglie, nel caso venissero avanzate proposte politiche allo scopo di risolvere i problemi con i contenuti online attraverso tecnologie automatizzate. Un comitato della Commissione europea con il compito di combattere i “contenuti terroristici” in rete propone un approccio simile, che dovrebbe obbligare le piattaforme online [en] a utilizzare programmi automatizzati per “scoprire, identificare e rimuovere immediatamente o bloccare contenuti terroristici”.

Evelyn Austin dell'organizzazione per i diritti digitali Bits of Freedom, con sede nei Paesi Bassi, ha detto nel corso di una conferenza pubblica [en] in gennaio che trova preoccupanti le linee guida che mirano a una censura preventiva:

We see as inevitable a situation in which there is a filter for copyrighted content, a filter for allegedly terrorist content, a filter for possibly sexually explicit content, one for suspected hate speech and so on, creating a digital information ecosystem in which everything we say, even everything we try to say, is monitored.

Pensiamo che sia inevitabile che vengano filtrati contenuti protetti dal diritto d'autore, presunti contenuti terroristici, possibilmente contenuti sessuali, presunti discorsi d'odio e così via e si crei in questo modo un ecosistema di informazioni digitali in cui tutto ciò che diciamo e perfino ciò che cerchiamo di dire, sia controllato.

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